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LEGGENDARIO
OSSIA
RACCOLTA
DELLE VITE
DE' SANTI , E SANTE
Ricavate da. tdrj Scrittori recenti
TOMO PRIMO.
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PADOVA
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fWJJiSO CU SWKH COWNO.
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FEB 1 3 V*jJ
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ALL' ALTEZZA REALE
D I
VITTORIO AMEDEO
DUCA DI SAVOJA
Gli Editori pregano Felicita*»
il
Uando appunto
andavamo 'in cerca
di qualche (aggetto degno di pre-
fentarfi a V. A. R. in dimoftrazione
a 2 del
rv
del noflro umiliflimo oflequio, ci
venne fatto d' incontrare un Tefto
a penna, contenente gli Atti de'San-
ti , che ne' Dominj della Reale fua
Cafa fin da primi fecoli della Chie-
fa fiorirono . Reftammo nel leg-
gerlo affai contenti non folo per
gli efempj di foda pietà Criftiana >
d'umiltà, di pazienza, di carità,
d'ubbidienza, di penitenza , di raf-
fegnazione- , che ci fi propongono
da imitare , onde poffono de' Po-
poli migliorarfi i coftumi ; ma mol-
to più per la mirabile conneffìone,
che ci Scoprimmo , delle cole Ec-
clefiafiiche colla Storia de' tempi ,
donde a' fatti di quefta nobile parte
d' Italia ne può derivare gran lu-
me.
T
me . Narrafi , come , e quando co-
minciò a fpargerfi nelle varie Pro-
vincie la predicazione del fanto
Vangelo , e per chi ne fu tolta, e
fradicata l'Idolatria , V Arianiimoi
il Neftorianifmo, e tante altre ere-
sie , che la Liguria , l' Infubria , la
Lombardia , la Provenza di queJ
tempi infettavano . Il primo Ve-
fcovo di quafi ogni Chiefa vi fi
accenna , il primo Fondatore , e
chi dotolla , e chi le rendite ne ac-
crebbe : e perchè , e da chi fi fon-
darono tanti Monifleri , che fu-
rono per lungo tratto di fecoli l'ari-
lo della fantità, e della fcienza; e co-
me gli uni per l' inoffervanza della
difciplina Monastica da un Ordine
a 3 palla-
VI
paffarono ad un altro , e finalmen-
te andarono a male , ficchè appe-
na ne refta vefligio ; ed altri ali*
oppofto pel rigore dell5 offervanza
nell' antico loro iplendòre fi man-
tennero . E tutto ciò fi narra con
{implicita di ftile , con fòmmo giu-
dizio , con efatto criterio ; sban-
dite ne fono le favole , e le po-
polari tradizioni o porte fono in
dubbio , oppur corrette ; né altri
documenti vi fi allegano , che gli
antichi Martirologi della Chiefa ,
che gli Annali Benedettini , Ci-
fiercienfi , Certofini , che gli Ar-
chivi delle Cattedrali , e delle Col-
legiate , de' Monifteri , delle Città,
de Borghi, e fino delle private fami.
glie
vrr
glie Nobili , da cui tratte furono
le fante narrazioni ; tantoché ci
parve leggere un riftretto di Sto-
ria Ecclefiaflica della Savoja , e del
Piemonte , anzi alcuna fiata pezzi
di Storia Ecclefiafiica univerfale .
Maggiormente poi fummo pa-
ghi , e contenti , quando arrivam-
mo alle vite d' Umberto III. , di
Bonifazio Arcivefcovo di Cantor-
bery , di Margherita la Grande ,
d' Amedeo IX. , di Lodovica di
Savoja , donde i femi di fantità
propagati da Padri ne' Figli , e ne*
Nipoti , veggonfi felicemente ger-
mogliare nelT animo di V. A. R. f
per non parlare del Vostro Gran
Genitore, vivo efemplare di prò-
a 4 bità
Vnr
bità non folo a tutti i fuoi po-
poli , ma eziandio a Principi tutti
viventi della Terra .
Fatte da noi quefte ofTervazioni
non dubitammo punto d' offerire
a V. A. R. in iftampa lo Scritto
a penna, perfuafiflimi , che l'avreb-
be benignamente accettato, perchè
di cofe vi fi parla al genio fuo fòpra
ogni credere vaghiffimo di fapere
confacenti, che altrove raunate infie-
me non fi leggono , che allettano
colla narrazione, e per viad'efem-
pj dolcemente inftruifcono , e che
nel medefimo tempo gran luce in
poche linee apportano a quanto
della condizione di quefte Provin-
cie , e de* cambiamenti , che col
prò-
re
progreflò de* tempi in effe avven-
nero , sì dagli antichi , che da'mo-
derni è flato mai fcritto. E di fatto
non fittoflo avemmo T onore d'ac-
cennarle , che noi defideravamo
per rendere più pregevole 1' opera
apporle in fronte PAugufto iiio No-
me , eh' Ella ci diede fegni fenfi-
bili del benigno fuo gradimento ,
avvegnaché dall'altro canto fem-
braffe ripugnarvi la fua Criftiana
umiltà a vederlo alla tefta di tan-
ti magnanimi Eroi della Chiefa .
Ecco dunque A. R. per foddiC
fare finalmente al gran defiderio,
che da Iunghiflìmo tempo aveva-
mo, di fignificarle in pubblica for-
ma la profondiflima nofìra vene-
ralo-
X
razione, e fé ci è permeflò il dirlo,
il tenero finceriflimo affetto noftro
alla Reale Sua Persona, ecco
quefta raccolta d'Atti di Santi uomi-
ni, che colla predicazione Crifliane
refero quefte contrade , e fanti fe-
cero colle divine loro infiruzioni
quefti Popoli , umilmente le pre-
fentiamo . Se fia mai , che quella
abbia tal volta luogo nelle fue quo-
tidiane lezioni d' ottimi libri , oh
noi felici , e ben fortunati ! Non
imploriamo no , Signore , non im-
ploriamo a favore d'efla T Alta Sua
Protezione , perchè le cofe , che
vi fi contengono , ancorché forie-
ro di qualche neo macchiate, con
Criftiane operazioni anzi imitare ,
che
XI
che con critiche fottigllezze ceri-
furare fi debbono. Iddio frattanto
mifericordiofo datore dell' umane,
e celeffi felicità la confoli , e la
feliciti in ogni fua imprefa; ma la-
zialmente la feliciti nella conferva-
zione della Regia fua Prole, eh' è
una delle grandi confolazioni , alla
quale anelino quelli divotiflimi Po-
poli , e che noi ardentemente pre-
ghiamo il Cielo a concederci di
vedere a.' nofiri t dì per vantaggio
maggiore della Chiefa , e a glo-
ria immortale dell' Augultifìima fua
Cafa perfettamente compita .
Dalla Stamperia Reale ai i*
Aprile 1756,
A
XIII
A CHI LEGGE
GLI EDITORI
3 Eccellenza di quejla rac-
colta tu t hai potuto co-
nofcere , o cortefe Leg-
gitore y dalla preme/fa
Lettera dedicatoria , fé
pur 1* hai letta . Altra cofa dunque
a fare non ci refta, che renderti infor-
mato del fuo Autore , e dell' opera9
che per noi alla medefirna fi è con-
tribuita .
L Autore fi fu D. Pier Giacinto
Gallica del luogo di Giaveno , Ca-
nonico di quella infigne Collegiata
dì S.' Lorenzo , che cefso di vivere
nel giorno quinto di Giugno dell*
anno 1737. Sin dalla prima J uà
gioventù, diede qucflo degnìfflmo Sa-
cerdote
xrv
cerdote faggi di quella perfezione
Criftiana , alla quale poi pervenne
neu età avanzata . Affìduo negli
eferci^j della pietà , e della Cleri-
cale profeffìone , tutto 7 tempo y che
gli avanzava dallo fiudio delle Teo-
logiche contemplazioni f e della Sto-
ria Ecclefiaflica , a cui era/i par-
ticolarmente dato y occupavalo nella
lettura de' fanti libri y e fpe%ialmen-
te ài quelli , che la vita , e le anio-
ni mirabili defcrivono degli Eroi
della Chiefa . Laonde invogiioffì di
fare un efatta ricerca degli Atti de
Santi del Paefe , e di parecchi an-
cora le vite pubblicò colle (lampe .
Ed avendo coli' efperienza y e collo
fiudio apprefo y quanto mai anda-
rono errati i noflri Maggiori nel
credere troppo facilmente le popolari
tradizioni y che correvano a alcuni
fatti y volle chiarirfene per fé ftejfo
nella
xr
nella loro forgente , penetrando né
pia intimi , e fecreti Archivi de Mo-
ni/Ieri delle 'B adie , J correndo le pia
antiche Cronache , confrontando gli
Scrittori più accreditati, e per me^jo
' d amici rivolgendo le carte più di-
menticate de' Capitoli , delle Chiefef
delle Città , delle Terre , de Vil-
laggi ; e dall' ammaffo di tutte que-
lle memorie ne compofè lo Scritto
a penna , che a noi mercè la cor-
tesia del Signor Tommafo Francefco
Galliy^ayfuo degno nipote , ed erede t
in mano pervenne . Ne folamente
di quelli gli Atti raccolfe , che fio-
rirono nella Savojaf e nel Piemonte f
ma di quelli ancora , che illuflra-
rono colla loro fantità le Provincie,
che anticamente ubbidivano alla Rea-
le Cafa di Savoja ; come altresì. Jla-
mo d! opinione r che fé più lunga
vita Iddio conceduta gli avejje ,
quelli
XVI
quelli ancora delle nuove conquifte
avrebbe aggiunti . Comechè poi avea
in animo di foddisfare anche al ge-
nio di coloro y che oltre alla pietà ,
e divozione vanno con lodevole cu*
riofità in cerca di erudizione , agli
atti de* Santi , come flanno nelle lo-
ro Leggende , ha foggiunte alcune
dotte % e f enfiate annotazioni y le qua»
li in breve y e con chiare^a i punti
principali controverfi J piegano de me»
defimi y oppure gli altrui abbagli
con invidiabile mode fila y e Jenqa
baldanza dificuoprono .
Ma per dire qualche cofa di più
precifo del nofiro Autore , e delle
(uè Chrifiiane, ed Ecclefiafiiche vir-
tù y ammeffo alt ordine Clericale ,
e gradatamente promoffio alla digni-
tà Sacerdotale , diede tali contraffe-
gni del buon ufo , che faceva della
grafia ricevuta nella [aera Ordina*
XVII
glorie y e del capitale di fpirito , di
cui avealo Iddio dotato , che l'Aba-
te Ignazio Carroccio di degna me-
moria , Vicario deli inclita Badia
di S. Michele , volle fervirfi della di
lui opera nel Smodo , che congregò
Panno 1699. in G lave no ; che per
molti anni egli regolò in qualità di
Corife ffore ordinario il Monijìero del-
la Vijita^ione di Torino con tale fod-
disfa^Lone , e vantaggio di quelle de-
gne Spofe di Gesù Crijìo, che Jicco-
me vivente riguardato mai tempre
t avevano con occhio d1 ejlraordina-
ria Jìima , e nfpetto , così dopo tua
morte ne vollero avere il Juo ritratto]
e che finalmente nominato alla Pre-
benda Canonicalej nuovamente eretta
dalla Famiglia Sclopis in quella in-
figne Collegiata di GiavenOy fu e dal
Capitolo y e dal Popolo con Jenji di
Jzngolar giubilo , e gradimento ri*
b ceuuto ,
XVIII
cevuto , non tanto pel buon concetto,
che univerfalmente aveafì della fua
dottrina , e delle fue virtù , quanto
per le fondate fperan^e , che conce-
pivano de' vantaggi sì fpi rituali ,
che temporali, cui, e gli recati avreb-
be e alla Chiefa , e al Luogo . E
di fatto corrifpofe egli fedelmente
alle comuni afp ettagoni, jicchè nien-
te più da lui defiderarji poteva . In-
defeffo nel dirigere le anime al fa-
ero Tribunale della penitenza ,■ afjl-
duo con efemplarità al Coro nelt
offerire a Dio facrify di lode , efat-
tiffimo nelt offervan^a de riti Eccle-
fiajlici , ed amantijjìmo della pro-
prietà, e pulizia della Cafa di Dio,
proccurò alla fua Chiefa un nuovo
più vago afpetto , al Coro difinti
ornamenti , alla Sagrefiia facri ar-
redi , miglior ordine alle cerimonie
Ecclefiajtiche , maggiori fpintuali
agi
XIX
avi al votolo , e fino al Seminario
Ab aliale, i cui intere ffi maneggiò lo-
devolmente per pia anni , recò van-*
tao gì confida 'abili , non avendo per
qiicjlo fine risparmiato ne attenzio-
ni , ne viaggi benché incomodi, e
difiafirofi per foflenerne le ragioni in
una lunga intricatifijtma lite, che gli
riufeì di terminare utilmente a prò
del medefemo . La fiua Cafa era mai
fempre aperta ad ogni ordine di
per Jone Rehgiofie ; e la fua libe-
ralità inverfio de poveri arrivò a fie-
gno , che non avendo più , onde
Jowcnirli , g-unfe a prendere in
prefitto una fomma di danaro per
fiollevarli dalie mi ferie . Né trala-
f ciava perciò d efiercitarfii con gran-
de %elo nel? Appojlolica predicazio-
ne ora con fiacre concioni , ora con
ifiru^ioni morali , ed ora con fami-
liari dìficorfi , fiudiandofi per ogni
b 2 gufa
XX
guifa di trarre alla retta firada i
traviati , e di mantenere nella me-
defima i buoni . Ne conobbe di que-
llo degno Sacerdote la pietà , e fo-
dera il Re Vittorio ; e pero a lui
appoggiò la vi/ita delle Parrocchie
delle Valli di Lucerna, commiffio-
ne dì non poca importanza , e di
fpinojiffime difficoltà ripiena , ch'egli
ad ogni modo compiè felicemente con
foddisf anione e del Re , e de3 Superiori
Rcclejiajlici . Come poi era pratico
dell3 Archivio Ab aliale , e Capitolare,
e delle ragioni , che già competevano
al Monijlero di S. Michele, traf
mefje alla Collegiata di Gì ave no ,
che a quello fuccedette , adoprojfì nel-
le occafioni efficacemente per difen-
dere i dritti del Capitolo , infintane
tochè dalle lunghe fatiche , ed in-
celanti occupazioni pel corfo di
treni anni , quanti fervi nel Cano-
nicato
XXI
meato a quella Ckiefa , confunto ~f
dopo due mefi di molefia infermiti
d' idropisia di petto , da lui pazien-
temente /offerta , cefsb di vivere ai
cinque , come dicemmo a principio,
di Giugno dell anno 1737. cor-
rendo di fua età £ anno circa fef-
Jantejimo quinto , con fommo ram-
marico del Capitolo , e del Popolo,
ma fievolmente de poveri per la
perdita et un benefattore si amore-
. vote , la cui memoria abbiamo fil-
mato di rendere venerabile appreffo
de pojleri colla pubblicazione di que-
flo fuo ManoJ crino .
Per venire al fecondo capo, di
cui volevamo informato il nofiro
Leggitore, a noi ancora è accaduto
ciò , che a tutti fuol accadere nella
fiampa , e pubblicazione de* Tefii
a penna , fpezialmeme ferità di
mano degli Amori medefimi , d in-
b 1 Goti*
XXI I
controre molti intoppi [ìa per le can-
cellature , fia per le correzioni o rìon
intefe y o non pofìe direttamente a
loro luogo , fia ancora per la quan-
tità delle cartucce confufe y e con
indi/Unti fgtii notate , o ancora
pel trasporto delle fiejfe materie
fuori de' loro capi ; onde non leg-
gieri è fiata la no/Ira fatica in
dicif erare lo fritto, in mettere al
loro fito le parti , in riempiere i
voti y in apporre le date y in uni-
re per dir così quefie membra dif-
perfe y e formarne un giufio cor-
po ; alle quali cofe tutte avrebbe
certamente fupplito l' Autore y fé
foffe ancora alcuni anni viffuto y
come fi comprende dalle vite y che
con animo di fiamparle avea già
correttamente trafcnttc . E fìccome
degli Autori y di cui erafi fervito y
egli o vagamente aveva notato il
libro ,
XXI I I
libro, oppure non ne aveva citato
alcuno , noi non folo abbiamo con-
frontato , quanto eglifcrive, col Tuo
Autore , ma ancora abbiamo^ notato
in pie delle pagine il preci fo libro,
o capo , dond egli ha pigliate le
fante narrazioni, e tal volta enan-
dio con qualche piccola giunta .
Alle annotazioni erudite dell'Au-
tore ne abbiamo aggiunte alcune no-
- ftre , o che dicono cofe , eli egli
non ha potuto fapere , perchè dopo
la di lui morte avvenute , o che
mettono in miglior lume , quanto
egli ha detto negli Atti, oppure
ancora propongono opinioni più pro-
babili , e circofan^e più. certe ac-
cennano de' fatti fia di tempo , fa
di luogo , fa di perfone : il che
tutto potrà il Leggitore agevolmen-
te comprendere dal modo , con cui
l* e f poniamo , Abbiamo inoltre ag-
b 4 giunte
XXIV
giunte le vite , ( che in tempo deU
la fiamma ci furono fuggente ) di
S. Baudolino Protettore d' Aleffan-
dria> del B, Ugo Canefri d' Alexan-
dria , Cavaliere Gerojolimitano , del
B.Antonio Rubino da Strambino del-
la Compagnia di Gesù , martiri^ato
per la fede di Cri/lo nel Giaponz,
e della B. Giovanna Francefca Fre-
miot di Chantal , Fondatrice dell'
ìnclito Ordine della Vifitayione dì
Maria .
Quefia raccolta d' Atti de' Santi,
quale fi è , ferina con grande di-
ligenza dal Canonico Gallica , fé
nfvegliajfe mai qualche altro inge-
gno de' noflri a profeguirla col me-
de fimo metodo fino all' intero fio
compimento, avremmo ben noi il pre%-
£0 dell' opera , e la no (Ira indujìria
nel pubblicarla , quando anche non
m venijj} altro prò } farebbe affai
diffUh
XXV
degnamente rìcompenfata . Ma cer-
tamente ne verrà un vantaggio gran-
dijjimo a tutti coloro di qual Jifia
fiato yfefio j età, e condizione, a quali
uio infpirerà di leggerla attenta-
mente y e con retta intensione , ed
è d imparare ad e/empio de Santi,
le cui fante anioni fi defcrivono ,
a regolare fintamente la loro vita :
e gli fieffi uomini dotti ci trove-
ranno di che pafcere , e contentare
la loro erudizione .
Accetta dunque di buon grado ;
ó Leggitore , chiunque tu fi , que-
fia nofira attenzione 9 e • vivi felice »
IMPRIMATUR.
Fr. Johannes Dominicus Allonus, Ma-
gifter Vicar. Gen. S. Officii.
V. Ffancifcus Ferrerius Collegii TheoL
Taurinenfìum Prasfes.
Se ne permette la flampa .
Di Pralormo per la Gran Can-
celleria .
TAVOLA
GENERALE
DE SANTI-
A
SAbondio , Tebeo Tom. i. pag.55
A B. Aimone d'Aofta, Prio-
re della Gran Certofa T. 5. p. i$i
B. Aimone Tapparella dell' Or-
dine de' Predicatori T. 6. p. a.50
SS. Albano,ed Antonino,TebeiT. 1. p. 55
S. Alberto , Vefcovo di Ver-
celli, e poi Patriarca di Ge-
rufalemme . . . T. 5. p. 64
S. Albino, Vefcovo di Vercelli T. 1. p. 356
S. Albino II. , Vefcovo di Ver-
celli . . . T. 3. p. 152
B. Alerino de'Rambaldi, Vef-
covo d' Alba . T. 6. p. 105
SS.Alverio;e Sebaftiano,TebeiT. 1. p. 114
S. Amblulfo, Abate della Nova-
lefa . . . T. 3. p. 14*
B. Ambrogio, de' Feis, Certo-
fino . . X. 7< P- 7?
S. Am-
S.Ambrogio,AbateAgaunenfeT. 3. p. £8
B. Amedeo , Monaco Cifter-
cienfe . . T. 4. p. aio
B. Amedeo, Duca di Savoja T. 6. p, 32
B. Anaftafio , Monaco di S. So-
lutore . . T. 4. p. 20
B. Andrea de' Principi d'Antio-
chia , Canonico Regolare
del S. Sepolcro , morto in
Annifsì * . T.
B. Angela Ranzi , Agoftiniana T.
B. Angelo da Ovattò, Minore
Ofiervante . . T.
S. Anfelmo, Arcivefcovo di
Cantuaria . . T.
B.Antelmo,Vefcovo diBelley T.
B. Araiulfo martire , Monaco
della Novalefa . T.
B. Anfgarda Regina . T.
B. Antonio Gallo da Nizza dell'
Ordine diS. Agoftino T. 5, p. 315
B. Antonio Pavonio da Saviglia-
no , dell' Ordine de' Pre-
dicatori . . T.
B. Antonio da Rivoli . . T.
B. Antonio le Coq, Certofino T.
B. Antonio Rubino della Com-
pagnia di Gesù . . T.
B. Archangela da Trino . T.
B. Ardizio da Vercelli . T.
B;Ar,
5. p.
44
6. p.
240
6. p
• 7
4. p.
22
4. p.
224
3. p.
9S
3. P.
192
5-
P.
l6m
6.
P-
i6f
6.
P-
182
6.
P-
32*
6.
P-
18}
i\
P-
1*
B.Ardoino, Vefcovo di Torino T. 5. p. 25
B. Artoldo di Belley . . T. 5. p. 154
S. Attilo, Tebeo . . . T. 1. p. 71
B
S. Barolo,Tebeo . . T.
B. Bartolommeo da Cervere T.
S. Baffo, Vefcovo di Nizza T.
S. Baudolino, Protettore d'Alcf-
fandria T.
S. Beato, Vefcovo di Lofanna T.
B. Beatrice d' Omacien , Ver-
gine Certofma . . T.
S. Benedetto, Vefcovo d'Alba T.
S. Benedetto de' Revelli , Vef-
covo d' Albenga . » T. 3. p. a.53
S.Benedetto il Seniore, Abate di
S. Michele della Chiufa T. 3. p. 348
S.Benedetto il Juniore, Abate di
S. Michele della Chiufa T. 3. p. 358
S.S. Benigno, Beffo, e Bifuzio,
Tebei . T. 1. p. 57
S. Bernardo di Mentone T. 1. p. 179
B.Bernardo I. Priore della Cer-
tofa delle Porte . . T. 4. p. 120
B. Bernardo Certofmo , Vefco-
vo di Belley . . . T. 4. p. né
B. Ber-
I.
P-
75
6.
P-
243
a.
P-
116
5.
P-
1
3-
P-
ao
5-
P-
241
|-
P-
66
B. Bernardo Certofmo , Vefco-
vo di Dia . . T.
B. Bernardo li. Vefcovo di Bel-
ley T.
B. Bernardo della Torre , Prio-
re della C ertola delle For-
te, e poi Generale . T
B.Bernardo da Vercelli, Abate
del Moniltero di S. Paolo
de' Monaci Olivetani in
Buda T.
B.Bernardo, Marchefe di Ba-
den ... T.
B. Bernulfo , Vefcovo d' Alti T.
S. Beffo , Vefcovo d' Ivrea T.
B. Berta di Valperga , BadelTa
di Bufano . : T.
S. Bonifazio , Abate di S. Mi-
chele di I.ucedio . . T.
B.Bonifazio di Valperga , Vef-
covo d' Aofta . . . T.
S. Bonifazio , Vefcovo di Lo-
fanna ... T.
B. Bonifazio di Savoja ; Arci-
vescovo di Cantuaria T.
B. Bonifazio di Chalant, Vefco-
vo d' Aofta . . T.
S. Bononio, Abate di Lucedio T.
S. Bovone , Protettore di Vo-
4. p. 133
4. p. 135
5. p. 51
6. p. 165
p. a$8
p. 159
p. 71
p. 306
p. 188
p. 11*
p. 158
p. ,85
p. 298
p. 179
ghera
T.
3. p. 120
S. Bru-
S. Brunone , Vefcovo di Segni,
Patrizio Artigiano . T. 4. p. 17$
B. Cale d' Aitone . . . T. 2. p. 175
S. Candido, Tebeo . . . T. 1. p. 116
B. Candido Rtnzi,Minore Ofler-
vante T. 6. p. 362
B. Caterina da Raeconigi T. 7. p. 83
B. Celfo Martire . . ' T. 2. p. 156
SS. Cefario,e Chiafredo,TebeiT. 1. p. 60
B. Cherubino Tefta dell' Ordi-
ne A goftinìano . . T. 6. p. 301
B. Cherubino da Morianna Cap-
puccino . . T. 7. p. 79
B. Claudina, Vergine CertofinaT. 5. p. 91*
S. Concorde Vefcovo , morto ,
e fepolto nel Priorato di
Lemens predò di Ciam-
berl . . . T. 5. p. 116
S. Coftamino, Tebeo . . T. 1. p. 63
S. Coltanzo,Tebeo . . . T. it p. 63
S. Coftanzo , Vefcovo di Ver-
celli , . . T. 3. p. 13
SS. Defi.
•
SS.-Defiderio *, Demetrio, e Di-
fendente, Tebei . T, x, p. 69
S. Devota, Vergine, e Martire T. a. p. 125
S. Diego , o Didaco , Vefcovo
di Vercelli . . . T. a, p. 354
S. Dionigi , primo Vefcovo
d' Alba, poi Arcivefcova
di Milano , . T. a. p. 315
B. Domenico da Follano , Mi-
nor Offervante . . T. 7. p. 69
S. Domiziano , Romito . T. i. p. 275
S. D afcolio , Vefcovo di Ver-
celli . . . T. 2. p. 347
S. Duterio, Vefcovo di Nizza T. 2. p. 138
E
S. Eirardo , Abate della Nova-
lefa . . . T.
SS. Elia, eMileto . T.
S. Eldrado , Abate della No-
valefa . , T.
S. Elogio , Vefcovo d' Ivrea T.
B. Emerico, Vefcovo d'Aolta T.
B. Etnilh Btchieri da Vercelli
dell'Ordine Domenicano T.
3-
a.
p. 76
P. 9*
3.
1.
5-
p. 196
p. 361
p. 291
5-
S.
p. 321
Emi-
S. Emiliano , Vefcovo di Ver-
celli . . T. 2. p. 376
B. Enrico da Commentina, Pa-
triarca di Coitantinupoli T.
E. Enrico, Vefcovo di Geneva T.
B. Enrico Scarampi , Vefcovo
di Feltre . . T.
B. Eraldo , Vefcovo di Mo-
riana ... T.
S. Evafio Martire , Vefcovo
d' Aiti . T.
S. Evafio II. , Vefcovo d' Atti T.
S. Eufredo Martire d'Alba T.
S. Eulalia Vergine , e Martire
d'Aiti . T.
S. Eufebio , Vefcovo di Ver:
celli , e Martire, . T.
S. Eufebio , Arcivefcovo di
Milano . T.
S. Eufebio II. , Vefcovo di Ver-
celli ... T. a. p. 386
B. Eufeo di Serravaile/ Romito
diSerravalle . . . X. 5. p. 2.35
5.
P-
a44.
5.
P-
51
6.
P-
IIQ
4-
P-
0,50
2.
P-
H
X.
P-
74
z.
Pi
349
z
P-
s>*
1.
P-
1 30
1.
P-
340
S. Fa-
S. Favorirlo , Romito Vercel-
lefe . . . T. 4. p. 407
S. Felmafio, VefcovodiS. Gio.
di Moriana . . T. 2. p. 19 1
S.Filofofo,Vefcovodi VercelliT. 3. p. 33
S. Flaviano , Vefcovo di Ver-
celli . . . T. 3. p. 15
S. Fortunato Vefcovo, fepolto
nel Territorio Senonefe T. a. p. 391
S.Fortunato, Vefcovo di Fano T. a. p. 395-
B. Francefchino da Cafale , Ca-
nonico Regolare . T. 6. p. aoi
S. Francefco di Sales, Vefcovo
di Geneva . . * T. 7. p. 163
S. Frodoino , Abate della No-
valefa . . . T. 3. p. 163
S. Frontiniano, Diacono , mar-
tirizzato in Alba . . T. a. p. 3 x 1
G
S. Gallo, Vefcovo d' Aofta T. 3 p. a34
S. Gaudenzio , Vefcovo di No-
vara . . . . T. 1. p. ai 5
S. Gerardo d' Ulzio , Vefcovo
di Cicerone . • • X. 4. p. 330
S. Già,
p.
74
p-
171
p-
*59
p-
«5
S. Giacomo , Arcivefcovo di
Tarantafia . . . • T. 1. p. 293
SS. Gii io , Giorio , e Giorgio,
Tebei . . . T. 1.
S. Giocondo, Vefcovo d'Aorta T. 3.
B. Giorgio , Abate del Viilare di
Cottanzo . . T. 6.
S. Giovenale, Tebeo . T. 1.
B. Giovanna Frane efea Fre
miot di Chantal . T. 7. p. 240
B. Giovanna , Vergine Certo-
1 fina . T. 5. p. 57
. S. Giovanni Vincenzo, Arcivef-
covo di Ravenna , Protet-
tore del Luogo di S. Am-
brogio . . . T. 3. p. 203
B. Giovanni di Calmeto , Cer-
tofino . . . T. 4. p. ni
B. Giovanni, detto lo Spagnuo-
lo.primo Priore delte Cer-
tofa delKipofatorio T. 4. p. 158
B. Giovanni , Monaco Certo-
fino . .. . T. 5. p. 62
S. Giovanni di Matta , Patriar-
ca dell'Ordine della Santif-
fìma Trinità per la reden-
zione degli Schiavi . T. 5. p. 108
B. Giovanni da Vercelli , Ge-
nerale dell' Ordine de' Do-
menicani . . . T. 5. p. 21 j
e 2 B. Gìo.
B. Giovanni Orfini, , Vefcovo
di Torino . . T. 5. ' p.
B. Giovanni di Dermonda,Cer-
toiìno . . . . T. 6. p.
B. Giovanni Gromis . T. 6. p.
B. Giovanni Demostene Ranzi ,
Minore Oflervaute T. 6. p.
S. Giuliana , Matrona d'Ivrea T. 1. p.
S. Giuthano , o Giustiniano ,
Vefcovo di Vercelli T. a. p.
S. Giuito , Monaco della No-
valefa, e Martire . T. 3. p.
S. Godone , Abate della Nova-
lefa . . . T. 3. p.
S. Gottofredo , Abate della No-
valefa . . T. 4. p.
S. Gozzelino , Abate di S. So-
lutore . . T. 4. p.
S. Grato , Vefcovo d' Aorta T. 3. p.
S. Guarino , Abate dell'Alpi T. 4. p.
Sr Guglielmo, Abate, Fondato-
tele de' Romiti di Monte
Vergine . . T. 1. p.
S. Guglielmo , Abate di S. Be-
nigno di Digione . . T. 3. p.
S.Guglielmo II. Abate di S. Be-
nigno di Fruttuaria T. 3. p.
S. Guglielmo de' Fenolj , Cer-
tofino diCafoto . . T. 4. p.
S. Gu-
B. Guglielmo Zucchi , Prete
Aleffandrino . T. 5. p. 376
B. Guglielmo Arnaldi , Priore
della Gran Certofa . T. 6. p. t
S. Innocenzo, Tebeo . . T. 1. p. 111
S.Landolfo, Vefcovo d' Adi T. 3. p. 3*7
S. Lanfranco , Vefcovo di Ver-
celli . . . T. 1. p. 374
S.Lanfranco, Vefcovo di Pavia T. 4. p. 193
B. Libiana, BadefTa di Bufano T. 4. p. 9
SS. Liberata , e Fauftina , Ver-
gini . . . T. 3. p. 42
SS. Licinia , Leonzia , Flavia ,
ed Ampellia,Vergini Ver-
cellefì . . T. 1. p. 351
S. Limenio , Vefcovo di Ver-
celli . . . T. 2. p. 323
B. Lodovica di Savoja, Monaca
di S. Chiara . . . T. 6. p. 34*
B. Luigi Alemandi , Arcivefco-
vo d' Aries , e Cardinale di
S.Chiefa . . T, 6. p. aa,
e 3 B. M*d«
6.
P-
37»
i.
P-
76
i.
P-
150
i.
P-
7<S
7-
P-
59
2.
P'
331
M
B. Maddalena Bichieri da Trino
del Terzo Ordine di S.Do-
menico . . T.
S. Magno , Tebeo . . . T.
S. Majorino, Vefcovo d'Acqui T.
S. Marchefe , Tebeo . T.
B. Marco da Nizza de' Minori
Offervanti . . T.
S.Marino, Martire di MorianaT.
B. Margherita di Duino , Ver-
gine Certofma . T. j. p. 6#
B. Margherita di Savoja , detta
la Grande . . T. $. p. 257
SS. Martiniano , Maurizio fem-
plice foldato , e Mena ,
Tebei . . T. 1. p. 78
B. Martino Fontana da Vercelli
dell' Ordine Eremitano di
S. Agoftino . T. 6. p. 400
Martirio del Clero Vercellefe
per opera degli Unni T. 3.
S.Malfimo,Vefcovo di Torino T. 1.
S. Malli mo, Vefcovo di Ver-
celli . . . T. 1.
S. Matfìmo, Vefcovo di Pavfa T. $.
S. Matfio, Vefcovo di Lofanna T. 3.
S. Mau-
p-
189
p.
1
p-
371
p-
37
p-
12
S. Maurizio , Capo della Legio-
ne Tebea . . T. i. p. 2
B. Michele da Vercelli , Certo-
fino . . T. 7. p. 70
S.Mombo, o Momboto,Tebeo T. 1. p. XI^
N
B. Nantelmo Certofmo, Vefco-
vo diGeneva . T. 4. p. m
B. Nantelmo , Vefcovo di Bel-
„ . ley * * • T-.5. p- 179
S. Nitardo , Monaco di S. Be-
nigno diDigione . T. 4. p. 18
o
B. Occlerio . . T. 4. p. i9S
B. Oddino Barotto " . T. 5. p. 386
B. Oddone , Monaco Benedet-
tino • • • T. 4. p. iP
S. Onorato , Vefcovo di Ver-
„ celli • • T. 2. p. 5. a
B.Orico dell'Ordine degli Umi-
liati, Vercellefe . . T. 4. p. 3«8
S. Orfo , Canonico Regolare T. 3. p. 22.6
S^fpizio,Confcffore . . T. a. p. 194
e 4 B. Pana-
T.
S-
P.
369
T.
6.
P-
130
T.
2.
P-
246
B. Panacea , Vergine .
B. Paola di Bene
S. Pietro Diacono .
S. Pietro Conzavio, Confeflore,
Cittadino d' Adi . T. 3. p. i6a
S.Pietro II., Vefcovo di Ver-
celli . . . T. 3. p. 335
S. Pietro , Arcivefcovo di Ta
rantafia . , T. 4. p. 169
S. Pio Qu^ito . . T. 7. p. 1
S. Ponzio, Vefcovo di Cimella,
e Martire . . T. a. p. 165
S. Ponzio di Balmeto , Certo-
fino . . T. 4. p. 104
B.Ponzio, Abate di Six T. 4. p. 314
B.Ponzio di Toira , Certofino,
e Vefcovo di Mafcone TV 5. p. ioj
S. Prifcilla Romana , fepolta
nella Badfa della No valefaT. 2. p. 87
S. Prot afìo , Vefcovo di Lo-
fanna . . T. 3. p. 2.1
S.Qu?
I
S. Quilico, Tebeo . T. i. p. ut
BB. Raimondo Ruffo , Fran-
cesco , e Lorenzo d' Alef-
fandria , Martiri dell' Or-
dine de' Minori . T. 5. p. 311
B.Rainaldo, Vefcovo di BelleyT. 4. p. |ia
B. Scohftica da Trino , Carme-
litana . . . T. 6. p. 100
S.Secondo, Luogotenente Gene-
rale della Legione Tebea T. x. p. 41
S.Secondo , Martire, Patrizio
Artigiano . . T. a. p. 254
S. Sereno, Vefcovo di Mariìglia,
fepolto in Biandrata T. $. p. 27
S. Severino , Abate di S. Mauri-
zio . . . T. 3. p. i
S. Siagrio , Vefcovo di Nizza T. 3. p. 86
S. Sina*
S. Simplicio , Vefcovo di Ver-
celli • ■■■.• • T. a. p. 368
SS. Solutore , Avventore , ed
Ottavio, TebeL . T. 1. p. 86
S.Stefano Burgenfe, Priore della
Certofa diMajorevo T. 4. p. io'i
S. Stefano, Certofino", Vefcovo
di Dia . . T. 5. p. 93
B.Tadeo, Vefcovo d' Irlanda T. 6. p. 127
B. Teobaldo , Confeflbre T. 4. p. 339
S. Teonefto, Tebeo . T. 1. p. iii
SS. Tiberio , e Tegolo, Te-
bei ... T. 1. p. 81
S. Tigria , o Tegla„ Vergine T. 2. p. 276
S. Tomafo , Abate di Farfa T. 3. p. 77
B. Tomafo d' Aleffandria dell'
Ordine de' Servi di Ma-
ria . . . T. 5. p, 292
SS. Trifone , e Refpicio, Mar-
tiri . . . T. a. p. 143
S. Turibio , Cittadino Torinefe,
Vefcovo d' Aftorga T. 2. p. 209
S. Va-
V
S. Valeriane» , Vefcovo di Ci-
mella . . . T. i. p. atfi
S. Valerio, Vefcovo di Nizza T. a. p. a68
S. Vedafto , Vefcovo di Ver-
celli . . T. 3. p. a$
S. Veremondo, Vefcovo d'I vreaT. 3. p. 341
S. Ugo, Abate della Novalefa T. 3. p. 144.
B. Ugo Canefri d' Alexandria T. 5. p. 18
S.Ugolina, Vergine VercellefeT. 4. p. 361
B. Ugone , Cardinale . . T. 5. p. 195
B. Ugone IL , Vefcovo di Gre-
noble , e Arcivefcovo di
Vienna , e poi Certofino
nel Moniftero delle Porte T. 4. p. n j
S. Vidone, Vefcovo d'Acqui T. 1. p. 254
S. Vidone di Lomeilo , Vefco-
vo di Savona . T. 4. p. 191
B. Vidone di Valperga,Vefcovo
d'Alti . . . T. 5. p. 195
S. Vilcario , Arcivefcovo di
Vienna , e poi Monaco
Agaunenfe . . T. 3. p. 73
SS. Vincenzo , ed Oronzio ,
Martiri . . T. 1. p. 100
S. Vittore , primo Vefcovo di
Torino • . T. 1. p. 344.
SS. Vie-
SS. Vittore, e Valerio^Tebei T. i. p. 114.
S. Vittore, e Compagni mar-
tiri di Pollenzia . T. a. p. 32.8
B.Umberto di Bugey , Arci-
vefeovo di Lione . T. 4. p. 137
B. Umberto III. di Savoja T. 4. p. 0.5 5
■ >
TAVO-
T A V O L A
DE' SANTI,
1 cui Atti defcrivonfì in quefto Primo
Tomo .
SAbondìo , Tebeo . . Fag. 5$
À S.S. Alban*, e Antonino Tebei . . 55
SS. Alverto , e Sebajìiano, Tebei . 1 1 +
S. Ando , Tebeo . . . . 71
S- Barolo, Tebeo . . . • 7$
SS. Benigno, Beffo, e Befu^io, Tebei- 57
S. Bernard» di Mentone . . 17 9
S. Candido , Tebeo . . • . 116
SS. Cefario , e Qhiafredo , Tebei . éo
S. Cojìantino , Tebeo . . . £8
S. Cojlanxp , Tebeo . . . . 63
SS. Defidcrio , Demetrio, e Difendente, Tebei 69
S. Domixjano,Komito . . • 275
S. Eufebio, Ve f covo di Vercelli , e Martire 13©
S. Gaudenzio, Vefcovo di Novara . . 215
S. Giacomo, Ar cive f covo di Tarant afta . 293
SS. Gilto, Giorio, e Giorgio, Tebei . . 74
S. Giovenale, Tebee
S. Giuliana, Matrona d* Ivrea . . . 269
S. Guglie Imoy Abate y Fondatore de' Romiti di
Monte Vergine . . . 3°4
S. Innocenzo, Tebeo « * • l 1 *
S. M.u
S. Magno, Tebeo . • ; ; 76
S. Ma jorino , Ve/covo d' Acqui .. . 250
S. Mar chef e, Teùeo . . . 76
SS. Man intatto , Maurino, femplice foldato,
e Mena , Tebei . . . 78
S. Maurino , Capo della Legione Tebea . 1
S. Mombo , 0 MombotOy Tebeo . . . 116
S- Quitico , Tefoo . . . 118
S. Secondo Luogotenente Generale della Le-
gione Tebea .... 45
SS. Solutore , Avventore, ed Ottavi», Tebei S6
S. Teonejlo , Tebeo . . . 12 1
SS. Tiberio e Tegolo, Telpei . . 81
S. Vidone, Ve j covo d'Acqui . • 254
S. Vittore, pnmo Ve/covo di Torino . . 344
SS» Vittore , e Valerio, Tebei . . . 1x4
Omnes
Omnes iffi in generationibus
gentis fuae gloriam adepti flint ,
pt in diebus fuis babentur in lau-
pbus . Ecclefiaft. e. 44.
1
1
DI S. MAURIZIO
CAPO DELLA LEGIONE TEBE A,
E DE' SANTI SUOI COMPAGNI
Martirizzati in Agauno .
OCHE cofe abbiamo della
vita , o fia del martirio di
S.Maurizio, Capo dellr. Le-
gione Tebea ,. e de* Sa i
fuoi compagni martiriz.
in Agauno , fuori che quelle fcritte
S.Eucherio Vefcovo di Lione, che vù
full' incominciar del fecolo quinto .
Quefte ftefTe furono pubblicate da Surio,
e da Mombrizio , ma sì (corrette , e
di circoftanze poco verifìmili , anzi di
talli racconti sì ripiene , che l il P.
Ruinart fu corretto di cercar altrove
i veri atti de' Santi Martiri . Oltre agli
Tom. I. A atti
i Ruinart Afta Martyrum edit. Veron. pag. 237.
7. Di S. Maurizio.
atti ci diede quefto dottiffimo uòmo
una prefazione cavata da un Meflale
Gotico Gallicano antico di novecento,
e più anni , che ha per titolo Immo*
Iasione della Meffa , regiftrata dal P.
Mabillone nel libro terzo della Litur-
gia delle Gallie , ' nella quale leggonfì
le feguenti parole appartenenti al mar-
tirio de' noftri Santi: Eterno Dìo, voi
fofte , o Signore , che con un dolce , e
Subitaneo movimento della vojlra grazia
fermajle tutta una Legione di Tebei neW
atto , che le veniva comandato di fare
uri orrìbile carnifìcina del vojlro popolo ;
in guifa che quefii uomini generojì ama-
rono meglio lafciarfl tagliare a pezzi ,
che lordar fi le mani nelP innocente fan-
gue de* Crijliani , e abbaffando le loro
tefle fono la fpada de carnefici , carica-
ronfi eglino me de fi mi del pefo della per-
fecuzione , che per le mani loro volevafì
mettere fulle fpalle de loro fratelli . Così
il Tiranno avendo ordinata la decima-
zione della Legione , chi fi trovò il de-
cimo in numero , fu il primo a rieevere
la
l Pag. a8i.
Di S. Maurizio. 3
la corona . Allora mille voci udironfi
nel campo ; non fi pensò più al combat-
tere ; fi tra/curò la gloria di vincere ;
quefìa non fece pia imprejfione ne&li ani-
mi . Z' unica emulazione , che fi vide
tra i Capi , ed i foldati , fu a chi da'
rebbe il primo la vita fua per Gesù Cri-
(lo . Intanto queflo popolo eletto è inu-
manamente uccifo ; il fangue cola in
ogni parte ; ma conferva/i pura la fede
infra le flragi , e V orrore . In quejla
maniera voi , Signore , proteggete chi
combatte per la voftra gloria : amabile ,
e pojfente protezione , che dona la pa-
^ien^a ne tormenti , e la fermerà nella
confej/ione del voflro fanto nome !
A quefta prefazione di Ruinart fia-
mi lecito per onore della venerabile
antichità aggiungere quella , che Ja-
copo Pamelio rapporta nel Tuo libro
della Liturgia :
per Cri fio Signor noflro ; per-
chè noi conofciamo , quanto fa chiara
apprejfo di voi la vita de1 Santi , la
morte predio fa de quali ci rallegra , e
protegge : il perchè folenni^ando il Na-
A 2 tale
4 Di S. Maurizio.
tale glorìofo de voflri Martiri Maurl^ioj
Efuperio , Candido , Vittore , Innocenzo y
Vitale , e loro compagni , vi tributiamo
lodi eterne , con fupplichevole confezione
dicendo , Santo , Santo , Santo te.
Quelli documenti ben manifeftano,
quanto antico fia nella Chiefa il culto
de' noftri Santi Martiri , la cui Legio-
ne chiamò S. Gregorio Turonenfe Le-
gione Beata -, Venanzio Fortunato com-
pofe in loro laude un Inno ; e '1 Car-
dinale Tomarl regiftrò ancora la Mef-
fa , che fi cantava a lor onore nella
Chiefa Gallicana , In Oriente il noft.ro
S. Maurizio è poco conofeiuto , ma
in Occidente non havvi Provincia ,
che non ne fia fingolarmente divota .
Ma veniamo agli atti del martirio di
quefia Beata Legione , contenuti in
in una lettera di S. Eucherio a Sal-
vio , o come altri dicono , Silvio Ve-
feovo ( come fi ricava dalla fiefla
lettera) della diocefi, di cui era Aga-
uno , cioè di Martignì .
Ai
»
v.
Di S. Maurizio. 5
„ Al mio Beariiiimo Signore, e
„ Padre in Gesù Criflo Salvio
„ Ve (covo
„ Eucherio prega fallite.
M
Ando a Voftra Beatitudine una
relazione fedele della morte
de1 noftri illuda Martiri . Ho fcritto
le circoitanze di un combattimento
sì gloriofo a Gesù Crifto per tema,
che '1 tempo non ne cancellale in-
fenfibilmente la memoria. Per altro
„ io le ho ricevute da autori degni
di fede , che mi hanno aflicurato
d* averle fapute dal Santo Vefcovo
di Geneva Ifaaco , a cui il Beato
Teodoro Vefcovo di Ottoduro x le
„ avea raccontate . Noi vediamo i fe-
„ deli venire in folla dalle Provincie
„ più lontane alla tomba di quelli
„ Santi , portando oro , argento , e
„ altre cole preziofe ; onde vi man-
„ diamo quella ftoria , acciocché la
A 3 met-
Z Otfodurenfs leggono i più antichi MSS. , e così fi
dee leggere , e non Sedunenjìs , come ne' pofte-
riori , e mcn corretti .
6 Di S. Maurizio.
mettiate a' loro piedi . Sotto i vo-
ftri aufpicj noi prendiamo la libertà
di prefentarla loro , {congiurandoli
d'accordarci la loro protezione .
Quanto a voi , noftro onorati/Timo
Padre , e Fratello cariffimo in Gesù
Crifto , vogliamo fperare , che non
ci perderete di memoria . Sopra
tutto vi preghiamo a ricordarvi di
noi in quel giorno (bienne , che
ogni anno celebrate ad onore di
cotefti illuftri Soldati , e ancora
tutte le volte , che farete orazione
dinanzi alle loro reliquie .
„ Martirio de' Santi d' Agauno .
NOI vogliamo lafciare alla po-
fterità T iftoria del martirio di
quefti generofì Soldati , che nelle
campagne d' Agauno donarono la
loro vita per amore di Gesù Crifto.
„ C'invita la grandezza del (oggetto,
„ e ci (limola il defiderio di contri-
„ buire alla gloria di tanti Santi , per
„ la quale noi faticheremo con (ìcu-
„ rezza d'incontrare il vero , perchè
la
9?
?J
55
55
55
55
55
55
55
55
55
55
55
59
Di S. Maurizio. 7
„ la narrazione è cavata da memorie
„ molto antiche . La tradizione non
„ può ancora eflere indebolita dalla
„ lunghezza del tempo , perchè riamo
„ poco lontani da quelli , che ne fu-
„ rono teftimonj . In fine noi con
„ gran piacere pubblichiamo la felici-
„ tà d* Agauno , e penfiamo di fare
„ cofa accetta al popolo fedele , che
„ F abita . Se le città , che hanno
„ F onore d' eflere le deportane delle
„ fagre fpoglie di un Martire, fono ri-
„ guardate con una fpezie di venera-
,, zione religiofa , quale rifpetto non
„ dee averi! per un luogo conlagra-
„ to dai fangue di più di feimila Mar-
„ tiri ?
„ Allorché gemeva il Mondo fotto
„ la tirannia di Diocleziano , e Maffi-
„ miano , il Cielo fi popolava di Mar-
„ tiri . Tutte le provincie delF Impe-
„ rio ne mandavano in gran numero,
„ e non pattava giorno , che molti
„ non cadeffero fotto il filo della fpa-
„ da . Maflìmiano fegnalofll in queila
„ occafione, e fé fopravanzava il fuo
A 5 Col-
S Di S. Maurizio.
Collega in avarizia , in crudeltà , e
impudicizie , oltrepafTavalo molto
più nelP attaccamento , che avea al
culto degP Idoli , egualmente che
nelP odio , che portava al vero Dio.
Armò pertanto , dirò così , tutta la
fua empietà per rovinare , e diftrug-
gere il nome Criftiano . Se alcu-
no pigliava»* ardire di profetare
apertamente la fede 'di Crifto, egli
vedeva fubito la fua cafa circondata
da' birri , che rapivanlo dalle brac-
cia della famiglia, e conducevanlo
al fupplizio . In fine il Tiranno fi
era porto talmente in cuore di abo-
lire la religione di Gesù Crifto , che
fece un' ignominiofa tregua co' Bar-
bari per applicarti tutto alla perfe-
cuzione de' Fedeli .
„ NelP armata di Cefare militava
allora una Legione , chiamata Te-
bea , comporta ■ di feimila , e fei-
cento foldati effettivi , che Maifimia-
no
i L' antico Martirologio d' Occidente attribuito a
S. Gerolamo ne numera 5585. Un antichiflìmo
d' Anveiia 66^6. , e gli Atti regiftrati da
Suiio 6666.
Di S. Maurizio. 9
no avea fatto venire dall' Oriente ,
ov' ella era in quartiere . Col rinfor-
zo di quefta avrebbe ben egli po-
tuto fcompigliare fubito il nemico,
fé l' ingiufta paffione , che lo ani-
mava contro de' Criftiani , non gli
aveffe fatto anteporre il piacere di
fpargere il fangue loro alla gloria
di trionfare de' nemici dell' Imperio.
Quefta Legione di Tebei era com-
porta di bravi foldati , il Cui valore
era ftato più volte fperimentato j
„ intrepidi ne' pericoli , e per la mag-
9, gior parte invecchiati nella profe£
„ rione dell'armi, ma da altro canto
„ fedeli a Gesù Crifto , fermi nella lo-
9, ro fede , e che fapevano rendere a
„ Dio ciò che a Dio fi debbe , fenza
9, mancare di dar a Cefare ciò , che
„ a Cefare ii appartiene . Ora l' Im-
„ peratore avendoli con altre truppe
mandati contro de' Criftiani , cui egli
faceva in ogni parte cercare, e mo-
rire , effi dichiararono fchiettamen-
„ te di non poter ubbidire a comandi
9y così ingiuri 7 e d'efTere nel campo
per
io Di S. M aur i zi o.
per ajutarlo a riportar vittorie, ma
non per eflere miniflri della fua cru-
deltà . Marfimiano , che ritiratoli a
Martignì per ripolare alquanto dal
lungo viaggio non era lontano dal
campo , neh" udire tal nuova, incam-
minoilì colà pieno di rabbia , e non
refpirando, che fangue, e vendetta.
„ Prima però di pattar oltre , ra-
gion vuole , eh' io deferiva il luogo,
ove flava accampata la Legione .
Agauno è dittante da Geneva fettun-
ta miglia, e dai Lago Lemano quat-
tordici . Quello luogo è fituato in
una valle formata dall' Alpi , le cui
cime fervongli di corona . Il Roda-
no , che la traverfa , non lafcia nelle
fue ripe , che un cammino ttretto ,
e difficile per le rocche , che dall'
una , e l'altra parte del letto fi avan-
zano fino alla fponda . Ma dopo un
lungo fpazio il pie della montagna
fi va allargando alla deftra , e alla
finittra , e forma un cerchio , che
racchiude una campagna affai dittefa,
nel cui mezzo ila il Borgo d' Agau-
no.
Di S. Maurizio, h
» no . Ivi erari ritirata la Legione Te-
y, bea, dopo aver fatto la Tua dichia-
„ razione di non poter ubbidire a' bar-
0 bari comandamenti dell'Imperatore.
0 Ora il furore , che quefta dichiara-
„ zione eccitò nell'animo del Principe,
0 fu sì violento, ch'egli comandò im-
0 mantinente , che fi decimafle la Le-
„ gione j fperando con quefto coman-
„ do , che coloro , a' quali non fareb-
„ be toccata la forte , ed il gaftigo ,
„ fpaventati dal pericolo , che aveano
» sfuggito , e dalia veduta de'Compa-
„ gni fotto gli occhi loro decapitati ,
H fi rifolverebbero d' ubbidire . Ma in-
0 gannoffi il Tiranno, concioflìachè né
„ il lagrimevole fpettacolo , né il ti-
» more di un confìmile dettino punto
„ li motte , non che fpaventogli . Anzi
„ tutti alzarono le grida , dicendo ,
» che non fi lorderebbero giammai le
» mani nel fangue innocente de' lor
„ fratelli . Defecarono il culto degl*
„ Idoli, e dittero d'eflere adoratori del
» vero Dio , pronti a patire gli ultimi
, fupplizj , e la morte piuttotfo , che
far
ii Di S. Maurizio.
M far cofa , la quale forfè contr' alla
n Religione, che profetavano. A tale
„ racconto ordinò Maffimiano , che fi
„ decitnafìe per la feconda volta la Le-
„ gione, e che fi coftringeffero nulla-
M dimeno i fuperftiti ad efeguire i fuoi
„ comandi . La Legione fu dunque
^ nuovamente decimata ; ma gli altri
„ fenza perderti d'animo perfeveraro-
y> no fempre nel rifiuto di adorare gi*
a Idoli, confortandoti vicendevolmente
£ a ftare fermi , e coftanti nella loro
fanta rifoluzione .
» Quegli , che loro infpirava quefla
» mirabile cofìanza , era S. Maurizio,
» loro Capo, e Condottiere^ cui uni-
„ ronfi Efuperio x Marefciallo di Cam-
M pò, e Candido Senatore della Legione.
„ Non cefìavano quefìi tre Capi di
w rapprefentar loro la fantità del giu-
ra-
X Eucherio chiama Efuperio Campidoftor , la qual
voce è interpretata da du Cange , qui fcientiam
armorum , 6* omnes armatura: numeros mil'uibus
tradit . Guglielmo BaldeiTani la ipiega Alfiere
Generale, e Tillemonte Alfiere, o Maggiore. Sem-
bra , che il noftro Scrittore abbia letto Campi-
dutfor , come fi legge in alcuni efemplari, i»
vece di Campidofior .
»
Di S. Maurizio. 13
» ramento fatto a Gesù. Crifto , e la
„ fedeltà , che doveano al loro vero
„ Imperatore : eh' era cofa gloriofa il
„ morire per la difefa della legge di
n Dio ; che T elempio de' loro Compa-
„ gni , i quali vedeano dittefì fopra '1
„ terreno, come tante vittime fagrifì-
n cate ali' onore di quello grand' Id-
n dio , doveva maravigliofarrjente ani-
„ marli ; che dall' alto del Cielo , ove
„ di frefeo erano (aliti , tendevano lor
„ ie mani , e loro inoltravano le co-
i rone , tutte (ìmili a quelle , che rif-
„ plendevano fopra le proprie tefte .
„ Quelli tre grandi Uomini non fi tra-
„ vagliarono molto per accendere nel
M cuore de' loro foldati quel fuoco di-
„ vino , di cui già ardevano . Tutti
„ anelavano al martirio , e così ani-
„ mati da quello bel fuoco fecero pre-
» fentare a Maflìmiano una fcrittura
» conceputa di preffo in quelli ter-
„ mini.
SI-
»
»
*4 Di S. Maurizio.
» SIGNORE.
NOI fìamo voftri foldati, è vero,
ma fìamo ancora fervi del ve-
ro Dio , e ci facciamo gloria di
confefTarlo . Voi ci avete onorati
d'accettarci nella voftra milizia; ma
fìamo debitori a Dio del dono dell*
innocenza. Se da voi riceviamo il
foldo , come una ricompenfa dovuta
alle noftre fatiche , da Dio ricevem-
mo la vira , come un dono gratui-
to , che non polliamo giammài me-
ritare . Non è dunque a noi permeilo
di ubbidire al noftro Imperatore ,
quando ce '1 vieta il noftro Iddio ,
che è altresì il vofr.ro , o Signore .
Balla, che ci comandiate cofe giu-
fte , ed allora ci troverete fottomeffi,
ubbidienti , ed apparecchiati ad in-
traprendere qual fi fìa cofa pei vo-
ftro fervizio , e per la voftra gloria.
Conduceteci in villa dell' inimico ,
e '1 metteremo in ifcompiglio '. Le
noftre mani non afpettano che 'l vo-
ftr©
Di S. Maurizio. 15
M (Irò comando per ìnfanguinarfi ; ma
n noi non ifpargeremo mai quello de*
„ noftri fratelli , voiìri fudditi . Abbia-
„ mo noi forfè pigliate Tarmi per
h efterminare i Romani , o per difen-
n derli? Infin ad ora non abbiamo com-
„ battuto , che per la giuftizia , per
n la confervazione dell' Imperio, e per
„ mantenere la tranquillità . Quefto
n fu fempre il prezzo, ed il motivo
„ di tanti pericoli , a' quali ci riamo
11 efporti , e ci efponiamo ogni giorno.
11 Che fé noi manchiamo alla fedeltà
H promefla a Dio , quale fìcurezza po-
11 trefte avere , che noi conferverem-
>y mo quella , che a voi abbiamo giu-
» rata ? Un doppio giuramento ci lega
n inverfo Dio , e inverfo il noftro Im-
» peratore . Violando il primo, poco
„ ci coderebbe rompere anche il fe-
M condo . Voi ci comandate di fcan-
„ nare i Criftiani : perchè non impie-
„ gate per un sì gran difegno gli al-
11 tri foldati , da' quali fotte sì ben fer-
» vito , allorché comandante loro di
„ ftrozzare i noftri compagni ? Che
afpet-
i6 Di S. Maurizio.
0 afptttate a farne altrettanto di noi?
„ Chi vi ritiene ? Noi conferiamo un
H Dio Creatore di tutte le cofe , e
w Gesù Criflo fuo Figliuolo , e Dio ,
„ come fuo Padre . Vidimo poco fa i
H noftri compagni fpirare fotto '1 ferro
m micidiale de' carnefici , e coperti re-
H Itamrao del loro fangue . Offervafte
H in noi una lagrima » né fendile un
w fofpiro , abbiamo noi compianta la
0 loro morte immatura? Accompagnati
H gli abbiamo co' noftri voti , e defi-
i derj , anzi con mille contraffegni di
» giubilo. Noi portiamo loro invidia,
» noi li giudichiamo beati per edere
„ flati degni di patire 'per Crifto. Del
a refto non temiate punto , che la dif-
„ perazione , o '1 timore della morte
„ ci metta P armi in mano per rifof-
u pingere quella , che ci verrà data .
m Ancorché 1' Imperatore abbia giura-
„ to di perderci , non lafceremo di
„ rifpettarlo . Noi non impediremo i
„ colpi , che ci verranno avventati, né
„ ci ferviremo delle noftre armi per
» oliare all'efecuzioné de' fuoi coman-
di,
Di S. Maurizio. 17
„ di , quantunque ingiufti . Amiamo
i dunque meglio morire , che fare un
M minimo male a' noftri fratelli, e non
„ vi ha luogo all' elezione tra '1 vive-
„ re colpevoli , e '1 morire innocenti .
k In fine noi damo Criftiani , né un-
^ quemai ci rifolveremo a fpargere *I
M fangue de' Criftiani .
„ Maflimiano dopo aver letto que-
% Ito fcritto forte infierne , e rifpetto-
* fo , né più fperando di poter vin-
„ cere la coftanza di que' generofì
„ Criftiani, (labili di farli pattare tutti
„ al filo delle fpade . I noftri Santi
„ nel vedere avvicinarti* i foldati colle
» fpade nude in mano , pofero giù le
„ armi , e predando il collo a' carne-
>y fici ricevevano fenza lamenti il col-
w pò mortale . Avrebbero potuto ven-
» dere cara la loro vita , e forfè pel
H numero , e valore far provare a1 fol-
w dati , che gli fcannavano , che non
„ era così agevole cofa il levarla loro.
„ Ma ricordevoli , che quegli , di cui
» erano adoratori , e per amor del
„ quale morivano, come agnello man-
fi fueto
18 Di S. Maurizio.
„ fueto neppur avea aperto la bocca
„ per dolerfì dell' ingiuftizia de' Tuoi
» nemici , quali pecorelle innocenti da
» una truppa di lupi affamati ailalite
M in un deferto , lafciaronfi ftrozzare .
„ Il terreno reftò in un fubito rico-
„ perto di corpi o morti, o moribon-
„ di, e da rivi di fangue, che colava
„ da ogni parte , bagnato . Qual tiran-
„ no ne fece mai fpargere in tanta co-
„ pia full' arena ? Un folo comando
„ non punì mai tanti colpevoli in una
„ volta : e laddove una colpa com-
H meffa da molta gente reità per lo
„ più* impunita, qui nemmeno la mul-
„ titudine potè falvare gì' innocenti .
» Così un folo uomo abufando di fua
„ autorità fé perire con una fola pa-
„ rola un popolo intero di Santi . In
„ tal maniera rimafe eftinta nei pro-
„ prio fuo fangue una Legione d'An-
„ gioii mortali, la quale forza è cre-
„ dere , che in quel momento andò
w ad unirii alle Legioni degli Spiriti
„ del Cielo per lodare , e benedire in
„ eterno il Dio degli eferciti.
Il
Di S. MAurizio. 19
„ 11 martire Vittore non era afcrit-
>y to a quella Legione , e nemmeno
„ era più afcritto alla milizia , anzi
„ avendo ottenuto lettere di Veterano
„ (lavali ritirato alla campagna. Portò
„ T incontro , eh' egli viaggiando en-
„ trò nel Campo di Maflimiano in quel
„ medefìmo giorno , eh' erari fatta sì
„ orribile fpedizione , e ritrovò , che i
„ micidiali banchettavano allegramen-
» te . Aveano appunto ottenute per ri-
» compenfa della loro infame crudeltà
» le Ipoglie de' Martiri, e dopo averle
» divife rallegravano per sì buona for-
» tuna . Appena (coprirono Vittore ,
„ che l'invitarono a bere in loro com-
M pagnia , e già ubbriache più del loro
„ folle giubilo, che di vino, fecergli
n il racconto di quanto era leguito .
„ Ma egli fremendo per l'orrore , e
» deteftando dentro di fé que' mici-
„ diali , non volle toccare quelle vi-
» vande afperfe di fangue umano .
„ Levoflì dunque prontamente , e fug-
„ gendo una menfa cotanto funefta ,
i> meditava di ritirare , quando i fol-
B 2 dati
»
»
»
»
»
»
2,o Di S. Mauri zio.
dati avvedendocene , dimandarongli
afpramente , s' egli era Crifliano . Sì,
loro rifpofe , io fon Criftiano , e lo
farò coli' ajuto di Dio , fintantoché
avrò fpirito vitale . Appena pronun-
ciate quelle parole, fcagliaronfegli ad-
doftb , e lo strozzarono.
„ Di quefto gran numero di Martiri
noi non abbiamo potuto fapere il
nome di altri , che di S. Maurizio ,
di S. Efuperio, e di S. Candido ,
per qualunque ricerca abbiamo fat-
ta . E' però vero, che la città di
Soleura conferva ancor a' noftri gior-
ni la memoria di Vittore, e d'Orfo,
che comunemente crederi foriero due
foldati di quefta Beata Legione , e
che foffrirono ivi il martirio .
* Conviene ora per foddisfazione de*
Lettori, che io racconti, quale fofle
il fine tragico , e funefto del Tiran-
no . Avendo egli formato il difegno
di far perire Coftantino fuo genero,
che dopo la morte di Coilanzo fuo
padre era flato follevato all' Impe-
rio a quefti avuta notizia delle pefli-
me
Di S. Maurizio, ti
jj me intenzioni del fuocero , e feli-
„ cernente falvatofì dall' infidie del me-
„ defimo , lo forprefe in Marfiglia , e
y> fecelo ftrangolare . Cosi terminò la
„ vita per una morte ben degna uno
y> de' pia federati uomini , che faliffe-
„ ro fui trono de' Cefari .
„ Quanto poi ai Beati Martiri
% d' Agauno , fi ha per tradizione ,
„ che parecchi anni dopo '1 loro mar-
» tirio Teodoro Vefcovo di Ottoduro,
„ avuta relazione del luogo , ov' era-
„ no riporti i loro fanti Corpi , ivi
n fece fabbricare una belliffima Chiefa.
„ Mentre quefta fabbricavafi , avvenne
„ un cafo degno di memoria , che noi
* qui rapporteremo . Tra' manovali ,
n che davano opera alla fabbrica, avea-
» ne uno di religione pagano , il qua-
„ le in giorno di Domenica , aflìften-
* do tutti gli altri al divino uffizio ,
„ oftinom* a continuare il fuo lavoro;
„ quando i noftri Santi Martiri gli
„ comparvero tutti rifplendenti di glo-
„ ria, rimprocciandolo della fua em-
» pietà , e dell' ardire , che avea avu-
B 3 to
22 DI S. Maurizio.
n to di metter le fue mani profane, e
N idolatre in un' opera desinata al cul-
» to del vero Dio . Anzi fentitofì Tuo-
» mo pigliare da mano inviabile , fu
» lungo tempo tormentato . Spaventa-
» to dunque dalla vifìone , atterrito
„ dalla parlata , e addolorato per li
» colpi ricevuti, fi condurle di poi alla
» Chiefa, ove ftavano i Fedeli , e fi
» fece CrifHano .
» Aggiungerò ancora un miracolo ,
H del quale tutta la Provincia è infor-
,> mata. La conforte di Quinzio, per-
„ fonaggio riguardevole per la fua di-
» gnità, effendo del tutto paralitica ,
„ ficchè non poteva far ufo delle gam-
» be , defiderò d' efTere condotta ad
„ Agauno colla fperanza di ricuperare
» la fartità per V interceffione de' Santi
» Martiri. E in fatti, ottenutane dal
» marito la permifììone , non fu fitto-
» ilo portata alla Chiefa , che i mem-
i» bri per metà morti ripigliarono una
» nuova vita . Ritornò co' fuoi piedi
„ all' albergo , e porta feco ancora al
» prefente , ovunque va , una pruova
vifi-
Di S. Maurizio: 15
M viabile, ed autentica del potere di
„ quelli Santi Martiri appretto Dio .
„ Lafciamo per ora molti altri mira-
h coli , che accadono giornalmente
„ per la loro interceffione .
Sin qui S. Eucherio pretto di Rui-
nart ; alle quali cofe non abbiamo , né
Tappiamo che aggiungere .
Nel luogo, ove S. Maurizio infieme
co' compagni patì il martirio, fu in-
fìn dai primi fecoli, ch'ebbero i Cri-
ftiani la pace , eretta una Chiefa . Se
datti fede ad un'antica relazione cita-
ta da Baldettani , e della quale Surio
ne fa menzione , e Tillemonte anco-
ra nelle fue Memorie del tomo quar-
to , a' tempi di S. Martino già ivi
flava una Bafilica , uffiziata da' Mo-
naci , a' quali avendo il Santo diman-
data qualche reliquia de'Martiri , per
lo rifiuto , che gliene fecero , per-
chè noi conofcevano, tagliato un cef-
puglio d' erbe in quelle campagne ,
ne vide ufcire fangue frefchiffimo , e
in tale abbondanza , che ne riempiè
alcuni vafi . Il che per iftinto divino
B 4 ma-
\\ Di S. Maurizio,
manifeftato a' Monaci , quefti venne-
ro in cognizione della fantità sì del
pellegrino , di cui fatta aveano poca
ftima , sì del luogo , che abitava-
no . Soggiunge quella relazione , che
S. Martino dedicò pofcia a S. Mauri-
zio non folo la fua Cattedrale , ma an-
che quella d' Angers , portando Tempre
feco un vafo di quel fangue , ficcome
dappoi S. Gallo introduttore dell'Ordi-
ne Monadico nella Germania , ed Ap-
posolo degli Svizzeri Tempre aveva
feco alcune reliquie del Santo . La co-
mune opinione però fi è , che S. Si-
gismondo Re di Borgogna rofTe quello,
che fece fabbricare al Santo la Chiefa,
ed il Moniftero, febbene Nauclero lo
aferiva a Simone Fratello del Santo
Re , che da lui fu fatto ivi feppellire.
Si lamentano perciò con gran ragione
gii eruditi , che le notizie , che fi han-
no delP incominciamento di quefta
Chiefa , fieno confufe , E fé in alcuni
atti di S. Eucherio fé ne fa menzione,
fi crede, 1 che fia una giunta fatta
ai
x Tillem. t.4. Ruinart aft.Mart. p.285. Pagi ad an.»95.
Di S. Maurizio, t ?
ai medefìmi , da chi li copiò ; perchè
Eucherio precedette Sigifmondo d'anni
forfè ièfTanta , onde non potè parlare
degli onori , che dal pio Re furono
fatti ai Tebei sì per motivo della pro-
pria divozione , che per le iftanze di
Maffimo Vefcovo di Geneva. Ora quel
1 che di certo pofììamo dire , fi è ,
che quefto Principe , fé non fondò la
Chiefa , riftorolia , e P ingrandì ; fé
non v' introduffe i Monaci , ne aumen-
tò il numero , e ne accrebbe le ren-
dite ; fé non fu il primo , che la ta-
ccile uffiziare , ne regolò gli uffizj ;
perchè ordinò , che i Monaci cantaf-
fero a due cori , com' egli era irato
degno d' udire dagli Angioli , il che
quantunque già praticato in molti luo-
ghi, non lo coftumava però la Chiefa
Gallicana , e né pure a' noftri giorni
fi fa nella Metropolitana di Lione :
anzi volle di più il Santo , che ivi
1' uffiziatura folte continua , 2 che chia-
mano
I V. Mabillon. ann. Bened. tom. t. pag. 27., Til-
lemonte tom. 4. delle Memorie . Bolland. toni.
1. Feb. p. 65.
a Gregor. Turon. 1. 3. huì. Frane, n. i. p. 108.
26 Di S. Maurizio»
mano Laus perennìs , il che fece pofcia
praticare ad efempio de' Monaci Agau-
nefì Dagoberto Re di Francia nel fuo
Monifìero di S. Dionigi , ove però
poco durò il pio coftume per negli-
genza d' un Abate .
La Chiefa Abaziale più volte diftrut-
ta dal furore de' Barbari , rialzo/fi Tem-
pre più gloriofa dalle fue rovine; e fi
fa , che Cario Magno dopo le deva-
ftazioni de' Longobardi rifabbricoPa in
più vaga forma , che non era . Oltre
a Santi Sigifmondo, e Gontranno non
vi fu Re di Borgogna, che non Pave£
fé in (ingoiar venerazione ; e folevano
quei della Borgogna Transjurana ivi ri-
cevere la Reale Corona , ficcome alcu-
ni 1' ejeffero per luogo di loro fepoi-
tura . Defolato poi di nuovo il Moni-
ftero in occaflone di guerre feguite in
Borgogna , il Re Ridolfo ad iitanza
di Burcardo Arcivefcovo di Lione, cui
doleva molto veder quel fanto luogo
fenza venerazione , non folamente lo
redimì infìeme cogli edifizj air antico
fplendore , x ma coli' autorità de' fuoi
i L'anno 1014. Ofdl-
Di S. Maurizio. 17
ordini ricuperogli , quanto già avean-
g!i donato gli antichi Monarchi . Così
rinovato il culto divino , sì grande
dappoi fu il concorfo de' popoli per
vietare le reliquie de' Santi Martiri ,
che in progreflb di tempo , attiguo ai
Moniftero fu fabbricato un groflb Bor-
go , che da S. Maurizio pigliò il no-
me , e fi chiama di Valefia , per dif-
ferenziarlo da un altro porto in Taran-
tafìa . Ed è cofa notabile , che in una
fcrittura rapportata dall'Abate Ughelli,
1 ove fi numerano tutti i più cofpicui
Santuarj della Criftianità , in fello luo-
go è notato quello de' Martiri Tebei ;
il che ben manifefta , in quale venera-
zione i noftri Maggiori abbianlo fem-
pre mai tenuto .
Come poi il Corpo di S. Sigifmon-
do per avvifo degli Angioli fotte ca-
vato dal pozzo , in cui era flato get-
tato in Orleans , e portato nel Moni-
ftero di S. Maurizio, a me ora non
occorre ricordarlo . Ricorderò bensì ,
che fi contano da feflanta Vefcovi af-
fittenti
2 In S. Gaudentio Ariminenfi .
2$ Dr S. Maurizio.
fidenti x alla fondazione dì quel Mo-
niitero , fra' quali in fecondo luogo è
nominato Teodoro , o Teodulo Vefco-
vo d' Ottoduro , eh' è prefentemente
Martignì , città Vefcovile , prima che
fofTe rovinata , e trafportato folle a Sio-
ne il Vefcovado . Dirò , che fu retto
il Moniftero da molti Abati , che o
falirono a Sedie Epifcopali , o merita-
rono d' avere il loro nome fra' Santi .
A quelli donò da principio la regola
il Vefcovo Diocefano ; ma di poi ab-
bracciarono quella di S. Benedetto .
Convien però dire , che ben pretto
s' introducete ivi la Regolatezza de'
coftumi , mentre Lodovico il Pio ad
efìì foftituì Canonici fotto il governo
d' un Prepofto , come 11 legge appref-
fo Guifcenone nel libro delle Pruove ..*
E tra' Canonici dopo trecento anni
venne a dicadere talmente la difcipli-
nà Ecclefìaftica , che mancando in efìì
la divozione , mancò parimente lo-
ro la fuffiftenza . Ma Rinaldo figliuolo
d'Um-
i Mabillon. Annal. Benedift. tom. i. p. 28.
2 Pag. 32.
Di S. Maurizio. 29
d' Umberto IL Conte di Savoja , elet-
to Prepongo, tanto fi adoperò con Ame-
deo III. fuo fratello , che quelli fece
rifiorire in quella Chiefa la difciplina
Ecclefiaftica , ne ricuperò in parte le
rendite , e ne accrebbe i beni . Reftò
il Conte , come leggiamo in un fuo
Diploma , ■ toccato da vivo dolore
nell' animo , vedendo la defolazione di
quella Chiefa , e portatori fui luogo ,
col configlio di S. Ugone Vefcovo di
Granoble , e di altri grandi Perfonaggi
perfuafe ai- Canonici Secolari di lafciar
il Moniftero , e la Chiefa a Canonici,
che vivefTero in comune , come fu fat-
to , -venendo il tutto approvato con
fua Bolla da Onorio II. a In quella
preferirle il Sommo Pontefice, che do-
po riabilito un numero fufficiente di
Canonici Regolari fi aveffe ad eleg-
gere un Abate dotato di tale fapien-
za , e di coftumi sì regolati , che va-
lerle a reggere degnamente quel Col-
legio . Ma la dignità Abaziale non fu
rifta-
l Guifcenone Pniove pag. 31.
a Guifceoone Pr. pag. .32.
3 o Di S. Maurizio.
riftabilita , che da Eugenio III. , come
fi vede per una Bolla data dal mede-
iìmo in Lione .
Umberto III. Conte di Savoja fu
egli ancora molto inclinato a benefi-
care quella Chiefa , raccomandatagli
dal B. Amedeo Vefcovo di Lofanna .
In una lettera fcritta dal pio Vefcovo
al Conte , ■ di cui era tutore, così gli
parla : Studiatevi , Signore , di confer-
mare con gran diligenza i diritti sì della
Chiefa di S. Maurilio , che delle fue
dipendente , affinchè la Legione Tebea
combatta per noi , e interceda appreffo
Dio , Jìcchè promuova la nojlra dignità^
ed accresca le nofire entrate. Continua-
rono dipoi i Principi della Reale Cafa
a favorire quel Moniftero , onde in ri-
compenfa n'ebbero dall'Abate Ridolfo
T anello del Santo , che fervi pofcia ai
Conti, e ai Duchi- di Savoja per con-
traflegno nel pigliare pofTefìb de' loro
Stati . Fu quell' anello donato al Con-
te Pietro verfo l' anno 1250. z Rac-
conta
1 Guifcenone Pr. pag. 38.
a Guifcenone Pr. pag. 73.
Di S. Maurizio. 31
conta BaldefTani, ■ che guerreggiando
il Conte Amedeo detto il Verde a fa-
vore del Papa contro Galeazzo, e Ber-
nabò Signori di Milano , dopo avere
vinto iì primo coli' armi , fu in peri-
colo d' eiTere colla frode vinto dall'
altro . E ciò , perchè Bernabò fece at-
torniare le vettovaglie , che conduce-
vanti all' efercito de' Savojardi -, onde
accadde gran mortalità tra' foldati .
Allora Amedeo ricorrendo alla prote-
zione di S. Maurizio intinfe nel vino
P anello del Santo Martire , che diirri-
buito poi a' foldati, non folamenre re-
carono prefervati quelli , che non avea-
no ancora guftato il veleno , ma furo-
no altresì rifanati quelli , che già per
lo veleno erano in pericolo di morire.
Del refto S. Maurizio fu dagli Oc-
cidentali considerato come il difenfo-
re , e protettore della Chiefa , nella
guifa , che gli Orientali confederano
S. Giorgio . Carlo Martello volendo
combattere aontro de' Saraceni , volle
la celata, e la lancia già ufata da S. Mau-
rizio
1 L. 2. pag. 103,
3* DiS. Maurizio.
rizio ; Carlo Magno ne ufava lo flen-
dardo nelle guerre contra i Barbari ,
il quale cadde nelle mani di Ottone il
Grande ; Carlo IV. Imperatore otten-
ne dalP Abate , e dal Conte di Savoja
colla tefta di S. Sigifmondo la fcure
di S. Maurizio. La fpada è un gioiel-
lo preziofo , che polTeggono i noftri
gloriofi Sovrani . Né dobbiamo tacere,
che nella Bahìica di S. Pietro nel Va-
ticano fta una Cappella dedicata al no-
ftro S. Martire -, e che dinanzi al fuo
altare riceve il nuovo Imperatore de'
Romani la fagra unzione , allorché vie-
ne folennemente coronato peonie fcri-
ve Nauclero eflerii praticato con Fe-
derigo III. ultimo degl'Imperatori co-
ronati in Roma , e fi legge ancora nel
Cerimoniale del Papa.
Quanto al Corpo di S. Maurizio ,
non fi può negare , che qualche parte
di lui fu conceduta a' Principi, che ne
dimandarono, e ne è una pruova quel
fuo braccio , che già donato ad Otto-
caroRe di Boemia , è flato ridonato a
Carlo Emmanuello il Grande -, e la fua
Un-
Di S. Maurizio. 33
lingua confervata in un Convento de'
Francefcani in Cauel Reale nella Dio-
cefi di Tolone . Si fa ancora per tefìi-
monianza di Ditmaro ■ , che Ottone I.
fece portare alcuni Corpi de' Santi Te-
bei con quello di S. Maurizio , cioè
con qualche parte , a Maddemburgo ;
e S. Gregorio Turonenfe * attefta, che
la Tua Cattedrale avea qualche reliquia
di S. Maurizio ; e Lucio III. ne man-
<Iò qualche porzione a Guglielmo il
Buono Re di Sicilia , che collocolla
nel Tuo Moniftero di Monreale. E Mar-
lot , che ha fatto la noria della Me-
tropoli di Rems, rapporta il frammento
d'una lettera in data dell'anno 1115.
feruta da un Abate di S. Maurizio ai
Canonici di quella Chiefa, nella quale
dice di mandar loro una porzione confi-
derabile delle reliquie di S. Maurizio ,
e fuoi Compagni, a condizione di ofler-
vare il promenb giuramento , che le
metterebbono nella Chiefa di S. Sinfo-
ri ano . Molte altre Chiefe vantanti di
Tom. L C avere
1 Chron. 1. a. pag. 224.
2. L. io. hift. Frane, n. 19.
34 Di S. Maurizio.
avere reliquie del Santo : ma o fono
particelle , o di qualche altro di nome
conrimile. Per altro dalle anellazioni
del Vefcovo di Sione Illebrando di
Riedmatten , e dell' Abate di Si Mauri-
zio Adriano ' di Riedmatten dell'anno
1590., che fi leggono appretto Gu-
glielmo Baldeflfani , fi vede , che le re-
liquie divife in quell'anno fecondo i
patti erano per antichiffima tradizione
credute le vere , e indubitate reliquie
di S. Maurizio Capo , e Condottiere
della Legione Tebea , Per intelligenza
di che è da faperfi , come febbene En-
rico IL Re di Francia per la pace di
Cambray , e per lo matrimonio di
Margherita fua forella col Duca Em-
manuel Filiberto avefie reftituito a
quello Principe gli Stati ufurpati a Car-
lo III. fuo padre, i Valefiani però, che
prevalendoli delle anguftie del Duca
eranfi impolMati di varj luoghi della
Co-
1 Reftò dunque ingannato dal cognome Riedmatten
il P. Sigismondo Cappuccino nella vita di S.
Sioifmondo, e appretto lui l'Abate dell' Itola ,
ouando fcrhTero , che Adriano di Riedmatten
era infieme Vefcovo di Sione. , e Abate di S.
Maurizio .
Di S. Maurizio. 35
Corona di Savoja, fé li ritennero, fra*
qua]i era il Borgo , e 1 Moniilero di
S. Maurizio . Anzi quefti nelP anno
1589. per mantenerfene in poffefTo ,
pigliarono le armi a favore di Geneva
contro Carlo Emmanuele I. . Ciò diede
luogo ad un trattato , nel quale fu ac-
cordato , che i Valefiani continuaffero
a poffedere que' luoghi , con patto pe-
rò , che rimetterebbero al Duca le fa-
gre offa di S. Maurizio . Ma allorché
giunìero gli Ambaiciatori di Savoja ,
capo de' quali era il Vefcovo d'Aorta,
follevatofi il popolo di quel Borgo ,
che non voleva rimaner privo d'un te-
foro , che rendevalo sì riguardevole ,
convenne venire a un nuovo trattato ,
e che gli Ambafciatori fi contentaffe-
ro di partirle , giudicando meglio aver-
ne la metà con Scurezza, e buona gra-
zia dei Borghefi , che di efporre il ne-
gozio al pericolo , già vociferandoli di
voler pigliar l'armi, o foftituire un al-
tro corpo a quello, che fi chiamava.
Ai 29. dunque di Decembre del 1590.
dopo la Meffa folennemente celebrata
C 2 nella
36 Di S. Maurizio.
nella Cappella dei Santo da Monsignor
d' Aofta , e tolto il giuramento dall'
Abate , e dal Sacrifta fopra F identità
delle reliquie, fi fé la divisone delle
fagre offa, che colla fpada del Santo,
e colla dovuta atteftazione fi confegna^-
rono al Vefcovo d' Aofta , e a' Tuoi
Compagni , che con grand' onore le
portarono prima in Aofta , e poi a To-
rino . * Di quella traslazione fé ne ri-
nova la memoria ogni anno nella Me-
tropolitana, celebrandofene F uffizio fot-
to rito di doppio ai quindici di Gen-
naro , che è F anniverlario del giorno,
in cui ella feguì nelF anno 1 5 9 1 . La
fefta poi fi celebra fino, ab antico in
tutto '1 Dominio ai 12. di Settembre;
ed ultimamente Benedetto XIII. ha
conceduto F uffizio con rito di prima
claffe , e coli' ottava per tutto i Do-
minio ,
Anno-
1 V. Baldeflani Storia Tebea pag. 313. e feg.
Di S. Maurizio. 37
Annotazioni.
CHE dopo la pubblicazione del Van-
gelo negli eferciti degC Imperatori
fi ritrova/fé fempre un gran numero di
Fedeli , ne fa teflimonian^a il Martiro-
logio , che di tanti Santi fa onorata
menzione . // folito però fu di ejìgere
da' Crifliani un giuramento fecondo la
forma , che riferifce Vegeto con queflt
parole -, giurano per Dio , per Crifto ,
e per lo Spirito Santo , e per la Mae-
ftà dell' Imperatore , la quale fi dee
dagli uomini e amare , e riverire .
Promettevano ancora di combattere va-
lorofamente , di ubbidire agli ordini, di
non abbandonare la milizia , e ove por*
taffe tocca/ione , di morire per la Ro-
mana Repubblica. iVe rifiutavano, come
offerva Tertulliano neW Apologetico , di
giurare per la vita d$ Cefari , avvegna-
ché non voleffero giurare pei loro genjy
come facevano i Pagani , perchè i genj
erano Demonj , laddove la vita de Ce-
C 3 fari
38 Di S. Maurizio.
fari doveva effere loro cara . Di eia
troviamo efempj negli atti de* Santi Mar'
tiri , e fpe^ialmente di S. Potamiena ai
2S. di Giugno, e di S. Giulio ai 25.
di Maggio , che fono dei più finceri ,
Ora perchè Maffimiano per P odio , che
portava alla noflra religione , pretefe
dalla Legione Tebea fagrifiy , e giura"
menti fecondo 7 rito de1 Gentili , la Le-
gione feparojji daW efercito r e venne poi
due volte decimata , e finalmente del tutta
trucidata .
Tillemonte nel tomo quarto d'elle fue
Memorie fé la prende con gran ^elo con-
tro d1 un Miniflro l Anglo-Sabaudo , il
quale per ifcreditare i Tebei di Torino
impugnò tutta la Legione . E pure il
martirio di quefia è appoggiato a tefti-
monian^e antichijjime , e a monumenti
indubitati , tal che la minore taccia, che
abbia quegli meritata , fi è di temerà*
rio , negando ciò , che ritroviamo ancora,
confermato da Meffali Gotici della Chiefa
Gallicana antichi di mille anni. Speria-
mo
1 M. Dubourdieu Miniflro della Chiefa di Savoja
a Londra .
Di S. Maurizio. 39
mo di vedere in breve le fatiche erudite
de Continuatori di Bollando , i quali pro-
mettono nel Settembre a" impugnare vi'
v amente la critica disertatone, che quel
Minifiro pubblicò in Lingua Francefe 9
e Inglefe .
Ma il noflro Autore non ha fatto of-
ferva^ione a quanto fcrijfe il P. Soleri
contro il medefimo miniflro Anglo- Sa-
baudo nelle fue annotazioni [opra 7 Mar-
tirologio a" HJ fuor do alla pagina 68£.
E nemmeno ha letto , o per dir meglio^
ha potuto leggere la Difefa della veri-
tà della Legione Tebea in rifpofta alla
Differtazione critica del Miniftro Du-
bourdieu dell' Abate D. Giufeppe Dell'
Ifola dell'Ordine di S. Benedetto,J?am-
pata in Nancy l'anno 1737. , e dedi-
cata a Carlo Emmanuele Re di Sar-
degna , poiché nel medefimo anno egli
pafsò ad altra vita . Quefia difefa è
ferina con calore , con vivacità, con eru-
dizione , e verità .
Nulla fcrive S. Eucherio del tempo
del martirio de foldati Tebei , il che ha
dato luogo a varietà d'opinioni. Il Car-
C 4 dinaie
40 Di S. Maurizio*
dinaie Baronio * la mette alP anno 197»
Ma perchè Diocleziano pigliò per fuo
collega Mafjimiano per opporlo ad Fila-
no , ed Amando v che uniti alla gente fa-
cinorofa della campagna fono 7 nome di
Bagaudi , fi erano follevati nelle Gallie9
nelt anno 286., nella quale occajìone fu
chiamata daW Oriente la Legione Tebea9
Tillemonte nel citato tomo quarto delle
Memorie è di opinione , che il martirio
feguiffe alcuni anni prima , cioè nello
fleffo anno 286., come è molto più pro-
babile a . Ed in queflo cafo dovremo di-
re , che i faldati Tebei ritrovarono in
Roma non già il Pontefice Marcellino ,
ma Cajo . Comunque la faccenda fia, certo
€ , che il martirio de1 noflri Santi prece-
dette la perfecu^ione generale di Diocle-
ziano , che incominciò non prima deW
anno 303.
// motivo del martirio , per quanto
fcrive S. Eucherio , fu , perchè non volle
la
1 Ann. 1. Marcellinl Papa pag. 69$. edit. Rom. Le
Cointe ad ann. 638. n. 118. Morino com, de
reb. Conft. Magn. part. 2. pag. 216". & feq.
2 II P. Labbe tom. 1. Chron. part. 2. pag. 216.
il P. Ruinart Aft. Mart. p. 288. ir. 7. Baillet
vita de' Santi ai 12. di Settembre .
Di S. Maurizio. 41
la Legione infanguinarfi Umani nel fan*
gue de Criflianì . Quefio non ripugna a
ciò , che ne dicono altri , vale a dire ,
che non volle ajjifiere a profani f agri fiy
ordinati da Ce fare , e fare il giuramento
feconda il rito de1 Gentili ; conciofjiachè
potrebbe effervi intervenuto ? uno, e l'al-
tro motivo y co fa molto verifimile , che fi
ritrova ferina negli atti de Santi Tebei
pofleriori a S. Eucherio, il quale può o
mver ignorata qualche circofian^a , o
averla ommeffa . Non fi può ad ogni
modo prefiar fede ad una vita di S. Ba-
b alino , nella quale fcrive C Autore , che
viveva nel fecola f et timo , effere fiati
Crifiiani Amando , ed Eliano , e però
anche tali i Bagaudi , i quali tumultua*
vano , perchè non volevano fottometter fi
a Principi facrileghi . Or quantunque fi
ammetta , che alcuni de Bagaudi foffero
Crifiiani , ■ non fi dee però credere di
tutti y e fecondo i principi della nofira
religione fi dee ubbidire nelle cofe lecite
anche ai Sovrani infedeli , e niuno de*
Crifiiani iti primi f ecoli pigliò giammai
tarmi
1 Tillemont. tora. 4. meo1*
42 Di S. Maurizio.
P armi contro degly Imperatori a titolo del
loro paganefimo .
Quanto alla fepoltura de Tebei , è
credibile , che feguiffe fubito dopo la car-
nificina : pfbichè come penfare , che fi la-
fciaffero tanti cadaveri infepolti con rif-
chio d? infettare l* aria ? Diedero facilità
di feppellire qué* corpi le molte caverne 9
che flavano in quella valle , fatte forfè
daW efcrefcen^a del Rodano , fiume affai
rapido . Si crede , che veniffero quelle
reliquie manifeflate al Vefcovo Teodoro ,
che viveva neW anno 380. E non è in-
veri fimile , che a lor onore faceffe ivi
ergere una Chiefa , che foffe poi vifita-
ta da S. Martino . Ma perchè rari era-
no in quel tempo i Monaci in Francia ,
è fofpetta a Tillemonte l la narrazione
del miracolo raccontato da Surio fulla
fede a1'' una lettera di alcuni Canonici di
Cafielnuovo a Filippo Arcivefcovo di Co-
lonia . Il primo Arcivefcovo di tal nome
vivea neW anno 11S0,
DI
a Tom. 4. delle Memorie ;
41
DI S. SECONDO
LUOGOTENENTE GENERALE
DELLA LEGIONE TEBEA,
E MARTIRE.
S Secondo fu non folo faldato della
A Legione Tebea , ma uno de' prin-
cipali , anzi Luogotenente Generale di
S. Maurizio . Adorava , come tutti gli
altri della medefìma Legione , Gesù
Criito , quando incamminandofi coli'
efercito verfo le Gallie , giunfe alle ra-
dici dell'Alpi Graje. Quivi da' zelanti
del culto degF Idoli fu accufaro a Maf-
fimiano qual uomo , che faceife più
T uffizio di predicatore de' Criitiani ,
che di Capitano de' foldati ; onde fu
chiamato alla prefenza dell' Imperato-
re . Era Secondo flato allevato in Cor-
te , e per le fue nobili qualità molto
caro a Maflìmiano , il quale fece ogni
fuo
44 Di S. Secondo."
{tio sforzo per tirarlo al culto de' fuoi
Dei , ma non ebbero forza alcuna fo-
pra il magnanimo fuo cuore né le
premerle , né le minacce . Anzi con-
fefTando palefemente d' effere Criftiano,
e predicando ad alta voce non eflervi
altro Dio , che Gesù Crifto 7 fu per
ordine di Maffimiano imprigionato ,
affegnandogli pochi giorni di tempo
per ravvedere . Maurizio non mancò
di vietarlo bene fpeflb , e di animar-
lo a ftare coftante nella generofa ri-
foluzione di perdere piuttofto la vita ,
che la fede . Moki altri Uffiziali dell'
armata o fofTero mandati dall' Impera-
tore , o avefìero di lui compaffione
per la fua giovinezza , e pel fuo valore,
andarono parimente a vederlo, per con-
fortarlo ad ubbidire al fuo Sovrano ,
dal quale avea già confeguito una ca-
rica sì onorevole con ifperanza di otte-
nerne delle maggiori . Ma egli rifpofe,
che i beni del Mondo ugualmente che
la vita fono cofe caduche , e pertanto
non meritevoli de'noftri affetti; al con-
trario doveri! amare quella vita, ch«
non
Di S. Secondo. 45
non ha fine , ed è prometta da Dio a
chi gli è fedele.
Pafsò intanto il termine prefitto al
Santo dall' empio Imperatore, il quale
avendo faputo, che Secondo perfifteva
nel fuo antico proponimento , coman-
dò , che fotte condotto ad Agreftio
Prefetto di quella Provincia, acciocché
lo facefle decapitare . Dubitò forfè di
qualche tumulto nell'efercito, ove que-
gli fotte ivi decollato; tanto era l'af-
fetto, che i Soldati portavano al Santo
giovane ; onde volle , che in qualche
diftanza feguifle Tefecuzione. S.Mau-
rizio con altri Capitani della Legione
accompagnollo fino al luogo , ove fu
decapitato, e fu refo degno di vedere
la beli' anima di Secondo effere dagli
Angioli portata in Cielo . Verfo la fera
fu il fagro Corpo del Santo martire
levato dal porlo , ov' era flato uccifo ,
per dargli nel feguente giorno onore-
vole fepoltura . Ma dopo avere Mau-
rizio pattato qualche ora della notte
cantando inni , e falmi , addormenta-
tofi co' compagni , fu il Corpo indi
leva-
a6 Di S. Secondo.
levato da altri, e forfè dagli Angioli,
come dice la tradizione , e come feri-
ve Baldeffani , x e portato a Torino,
ove fu decentemente fepolto vicino
alla Dora in un luogo affai ameno ,
Quivi , redimita alla Chiefa la pace ,
fu a lui eretto un nobile tempio , che
durò fino al fecolo decimo fefto, quan-
do fu diroccata quella Bafilica dai
Francefì . Scrivono Monsignor della
Chiefa , z ed altri , che Guglielmo Ve-
feovo di Torino , il quale ville nel
principio del fecolo decimo, portò nella
fua Città le fante offa . Certo è, eh' egli
levò dal luogo , in cui prima era fla-
to fepolto , il Corpo di S. Secondo ,
e portollo nella Cattedrale , o come
altri dicono , nella Chiefa del Santo
vicino alla porta, che chiamavano del
Palazzo . S. Maurizio vedendo manca-
re il Corpo del Santo , raccolfe con
venerazione il fangue , di cui era tin-
to il terreno , e ritornato alla fua Le-
gione, col racconto della vittoria ot-
tenuta
1 Lib. i. pag. 41..
* Hift. Chron. Epifc. pag. 62.
Di S. S EC ONDO. 47
tenuta dal Tuo Luogotenente ammolla
a ilare colante , e falda nella fede.
Grande invero è la divozione de'To-
rinetì verfo il Santo Martire , invocando*
lo fpezialmènte per ottenere o acqua
dal Cielo ne' tempi di liceità , o il
fereno , allora quando le troppe acque
danneggiano le campagne -, onde fre-
quenti fono le novene , che fanu* al
fuo altare. Se ne recita l' uffizio Tor-
to rito di doppio di prima claffe con
ottava ai 26. d'Agofto, e a fuo ono-
re ceffa tutta la Città dalle opere fer-
vili , efTendo fella di precetto , e co-
me tale fi fefleggia infino da' tempi
di Monfìgnore Gianlodovico della Ro-
vere , come confta da un fuo Sinodo
nel capitolo quarantefìmo fettimo. Con-
corre col Corpo dell' Augufta Città
anche una nobile Compagnia di cento
Fratelli , ed altrettante Sorelle , e in-
oltre la Confraternita di S. Maurizio
per rendere più magnifica la feria ,
nella quale 11 portano le offa del San-
to entro un buflo, ed una torre d'ar-
gento in proceffione dopo i vefperi.
Negli
4g Di S. Secondo.
Negli atti riferiti da Mombrizio G.
legge, che per li meriti del S. Mar-
tire confeguivano i Torinefi immenfl
favori ; che al fuo fepolcro era il ri-
corfo dei febbricitanti , e degl' infer-
mi , rinnovando^ talora i prodigj , che
fi ammiravano alla tomba d' Elifeo .
Aggiunge, che i Fedeli raccogliendo
della polvere del fuo fepolcro , ritro*
vavanla poflente a cacciar ogni male ,
cxonchiude ellere la Città di Torino
felice , perchè ha il patrocinio di Santi
così miracolo»* .
In Vintimiglia conferva^ la fua pre-
ziofa tetta, ed è ancora confiderato ,
come Protettore principale della Città,
facendofene la fetta coli' uffizio fotto
rito di prima claffe , Ma come , e
quando ila a' Vintimigliefì arrivato que-
fto teforo, né a noi è venuto a no-
tizia, né penfo, eh' eglino lo fappiano,
avvegnaché nano nell'opinione , che
il S. Martire nella loro Città patirle
il martirio .
Anno-
Di S. Secondo. 49
Annotazioni.
NEL Martirologio Romano ai 26,
a" Agofio abbiamo la memoria di
queflo Santo colle feguenti parole : A
Vintimiglia Città della Liguria S. Se-
condo Martire uomo riguardevole , e
Capitano della Legione Tebea . Di
lui per tejlimonian^a del Baronio nelle
fue note [opra 7 Martirologio trattano
Beda , Ufuardo , Adone , ed altri . Ne
regijlra gli Atti Mombri^io , e più bre-
vemente Pietro de A 'atali . Ma gli Atti
di Mombri^io a mio parere fono di
molto pofleriori al martirio del Santo ,
e forfè fono un omilia fatta a di lui
onore da autore a noi ignoto, il quale
potrebbe effere Guglielmo Vefcovo di To-
rino , di cui fi legge , che compofe la
Storia di S. Solutore , e Compagni . Da
quefli però raccoglie fi una forte conghiet-
tura per penfare , che f ebbene in Vinti'
miglia fé ne confervi il Capo , non fìa
però in quel luogo feguito il martirio
di Secondo . Si dice ivi , che fu uccifo
Tom. I, D il
50 Di S. Secondo.
il noflro Santo un miglio lontano dal
Caftello Cefario , cui Annibale chiamò
Vi&imolis y perchè in quefto luogo vinfe
quìndicimila uomini , che prima in uny
altra battaglia vinto aveano i fuoi . Ora
vicino a Vintimiglia non vi è memoria,
che paffaffe Annibale , giudicandofi falfa
dagli Eruditi V opinione di coloro , che
dicono, Vintimiglia effere fiata così chia-
mata , perchè in quelle vicinante fojfero
flati uccifi ventimila uomini -, e neppure
evvi memoria , che ci foffe un Caftello
chiamato Cefario , o Cef ariano .Si fa
dunque luogo ad uri altra opinione , che
è di Monfignor Ferrerò , il quale feri-
re, che il Corpo di S. Secondo fu ri-
trovato preffo di Cerione ( e quefto è
il Caftrum Csfarianum , o Csfarium )
vicino al monte Vittumullo , ov era un
Caftello di tal nome preffo Salu^ola ,
menzionato in alcuni privilegi accordati
da Ottone III. , da Corrado IL , e da
Enrico IL alla Chiefa di Vercelli. Tale
opinione è ancora fondata fopra /' auto*
rità d'Ufuardo , ed è abbracciata da
Monfignor della Chiefa nella fua Cero*
na
Di S. Secondo. 51
na Reale * $ ove ferire , facilmente ef-
ferfì potuti ingannare gli Scrittori , at-
tefo la fimilituiine de* nomi Vittumullo,
e Vintimiglia , e daW effere V uno , e
1* altro luogo collocati nelP antica Ligu-
ria . A nojtri giorni il monte Vittumullo
è chiamato della Beffa , preffo cui fla
una Badia dedicata a S. Giacomo , fon-
data da Reinero Vefcovo di Vercelli
verfo Iranno 1100. Per altro fé la Le-
gione Tebea era incamminata da Roma
verfo il paefe degli Svifferi , come mai
può effere , che paffaffe per Vintimiglia ?
quando non vogliamo dire , che venijfe
per mare ; cofa inverijimile , perchè fi
fa , che pafsò da Piacenza , ove reflò
S. Antonino , che fu poi nella medefima
Città martiri^ato * .
Dice Baldeffani 3 , che Majjlmiano ,
fatto imprigionare S. Secondo, mandollo
poi a Agreflio Prefetto della Liguria ,
dal quale fu in Vintimiglia condannato
a morte . Ma è mai credibile , che
S. Maurilio con altri Ufficiali della Le-
D 2 gione
i Part. 2. pag. 259. 2 V. Ferrari Cat. SS. Itali*.
3 il. Tebea 1. 1. p. 40.
52 Di S. Secondo.
gione abbia accompagnato il Santo sì
lontano dalla fua truppaì Laddove fé fi
ammette , che S. Secondo foffe martirio-
Tato a Vittumullo y poco fé ne difcofia-
ya . Né giova opporre , che in Vinti-
miglia fé ne conferva il Capo : imperoc-
che V avere una Città reliquie di un Santo
non prova , che in quella efeguito fi fia
il di lui martirio .
In S. Secondo luogo vicino a Pine-
rolo fi crede, che il S. Martire J off riffe
la prigionia , e la tortura . Io non fa-
prei , quale fondamento abbia quefia tra-
dizione. Da S. Secondo però a Vintimi-
glia havvi ancora un gran tratto di
paefe ; e però fi potrebbe ammettere la
prigionia in Pinerolo , fen^a effere in ne-
ceffità di concedere il martirio in Città
sì lontana*.
DE'
jj+**> ♦+.♦»"*.+.♦ .+ 4-.4-4- 4- 4-' 4- 4- 4- ♦ 4- 4* Ih
*j| »»» 4- »>.»»" +' 4- 4- 4- 4- » 4- 4- > 4- * 4- > | *
DE' SS- MARTIRI TEBEI
Dispersi in Varj Luoghi , e Citta*
della savoja , e del piemonte.
QUando fi dice , che la Legione
Tebea fu per ordine di Mafìi-
miano Imperatore prima due vol-
te decimata , e poi dall' Efercito Ce-
fareo interamente trucidata , ciò non
fi dee intendere in guifa , che niuno
avanzaffe de' foldati , o niuno dalla
flrage comune campafle . Egli non è
credibile , che tutti i foldati della Le-
gione fi trovaffero nelle campagne
d' Agauno , ove feguì l' eccidio ; e fi
fa , che o per diminuire il numero
della foldatefca , che dava a temere
di follevazione , ove tutta fi fotte ri-
trovata unita , o perchè la neceflìtà lo
richiedefle , S. Gereone con un buon
nerbo di gente fu inviato nelle Fian-
dre, e che in Treviri, in Colonia, e
D 3 nelle
54 De' Ss. Martiri Tebei.
nelle vicinanze furono dipoi martiriz*
zati . Altri ancora fi ritrovavano fuori
del campo , o fé ne ritirarono prima
della fìrage totale in altri luoghi , ed
ivi un gloriofo martirio foffrirono. Ed
è certo, che parecchi Eroi di quella
Legione hanno col loro fangue inaf-
fìate altre campagne , che quelle d'Aga-
uno , e colle loro reliquie arricchite
hanno varie città , e luoghi della
Lombardia , della Savoja , del Delfi-
nato, e ancora della Provenza . Noi
parleremo folamente di quelli, che pa-
tirono il martirio nella Savoja , nel
Piemonte , e in altre provincie del Do-
minio della Real Cafa di Savoja .
S. Abondio . Nella fondazione del
Moniftero di Caramagna tra le molte
Reliquie , che donarono alla Chiefa
Olderico Manfredo Marchefe di Sufa ,
e Berta fua conforte , fi contano quel-
le de' Ss. Martiri Abondio , Afterio ,
Cefario , Longino , Mauro , e Deme-
trio , giudicati della Legione Tebea :
e fi crede , che foffero compagni de*
Santi CoftanZo , e Valeriano martiriz-
zati
De' Ss. Martiri Tebei. 55
rati nelP Alpi Cozzie , e marittime .
Fa menzione di loro BaldefTani nella
fua Storia Tebea J : né altro di effi ci
è venuto a notizia.
S. Albano , che BaldefTani a crede
Martire Tebeo, ha dato il nome ad
un caftello poco dittante dalla città di
Foffano . Non fi fa però , dove fieno
ripofte le fue reliquie , che forfè fi
veneravano in quelle vicinanze . Si può
ad ogni modo conghietturare , che in
que' contorni egli fòrTriffe il martirio .
S. Antonino . Nella valle di Sufa
fi vede un luogo , che altre volte chia-
moflì Borgo di S. Agata , ed ora
S. Antonino . Si crede, che pigliaffe
il nome da un foldato Tebeo per no-
me Antonino , in quelle vicinanze mar-
tirizzato , e differente da un altro di
fimil nome venerato in Piacenza. Ma
i difaflri da quella Valle fofferti han-
no confufe in guifa le cofe , che ora
nella Parrocchiale ri dorata a' noflri tem-
pi per opera di D. Ignazio Carroccio
Prepofto della Metropolitana di Tori-
D 4 no,
1 PaS- 374- *• P»S- 372- 373-
5 6 De' Ss. Martiri Tebei.
no , e Vicario Generale allora della
Badia di S. Michele , fi onora S. An-
tonino Prete , e fé ne fa la fetta ai
due di Settembre ; tanto che del Te-
beo fi farebbe ivi fmarrita la memo-
ria , fé non ne facefle menzione Bal-
defTani .
S. Benigno . Ritrovanti al dire dì
BaldefTani x alcune reliquie di un S. Be-
nigno martire Tebeo nella Badia di
S. Solutore in Torino . La foprafcritta
di effe reliquie , che lo dice martire
Tebeo , ci dà motivo di credere , che
quelle non fìano d' altri Santi di no*
me confimile, i quali nulla hanno, che
fare co' compagni di S. Maurizio .
Noi piangiamo con ragione la voraci-
tà del tempo , che di quefto Santo non
ci ha lafciato, che il folo, e nudo nome.
S. Besso fu uno di que' Tebei, che
dopo la flrage della Legione in Aga-
uno ripafsò i monti verfo P Italia in
compagnia di S. Tegolo . Ricoveratoti
in alcuni monti della Città d' Ivrea ,
ftavafene colà afcofo , infìnchè ceflaf-
fero
i L. i. pag. 27.
De* Ss. Martiri Tebei. ^y
fero le ricerche de' folcisti mandati da
Maffimiano dietro ai Tebei fuggitivi $
quando per F occasione , che racconta
"* Baldeflani , ei fu fcoperto . Avevano
alcuni pecoraj fatto cuocere una pe-
cora rubata al loro padrone , e vedu-
to Beilo in que' contorni , invitarono
feco loro a mangiarla . Beffo ricusò
di pigliarne ; anzi fi mife a fgridarli,
come richiedeva il zelo della giultizia.
Quegli o fpinti dal timore di venirne
accufati al padrone , o incitati dallo
fdegno per la riprenfìone di Beffo, in
una valle, che fi chiama Soana, dalle
balze del monte precipitarono . Ma,
affinchè più illuftre foffe il fuo marti-
rio , non effendo egli per la precipi-
tofa caduta morto , fopraggiunfero colà
alcuni foldati dell' Imperatore, da'ouali
riconofciuto per Tebeo , e ritrovatolo
nella fede di Crifto piucchè mai co-
llante, fu così infanguinato, com'era,
barbaramente uccifo . Reftarono le fa-
gre reliquie del Santo in quella valle
molti anni , fintantoché per divina prov-
viden-
i Lib. i. pag. 129.
^S De' Ss. Martiri Tebei.
videnza alcuni uomini del Monferrato
le fcoprirono . Pigliato quelli il fagro
teforo con difegno di arricchirne la
loro patria , lo ripofero in un Tacco ,
e ovunque pattavano , riponevano il
facco in un cantone della cafa . Ma
quantunque pia foffe l'intenzione loro,
fu punito non pertanto il poco rifpet-
to , che a quelle fante fpoglie porta-
vano ; e però privi ne rimafero . Im-
perocché giunti in Ozegna, fece Iddio
comparire la notte molti lumi attorno
il facco in un cantone dell' albergo ri-
porto -, il che veduto dall'otte non fen-
za fua grande maraviglia, volle quefti
vedere , cofa contenere il facco j ri-
trovò le fante reliquie , ed avvedutoli,
che quelli aveanle rubate , e ne pri-
vavano la diocefi d' Ivrea , pigliolle, e
in luogo decente le ripofe , rimetten-
do nel facco offa tolte dal comune ci-
miterio .
Reftò in Ozegna il Corpo di S. Bef-
fo fino a' tempi del Re Ardoino , che
dalla fama fpinto de' miracoli , che fi
facevano nella Chiefa , ov' egli era fla-
to
De' Ss. Martiri Tebei. 59
to ripoflo , volle arricchirne la Città
capitale di quella provincia . Se ne
fece la traslazione con tutta la pom-
pa immaginabile , che fu ancora ac-
compagnata da prodigj .• Nel pafTare il
ponte della Dora Baltea rettati immo-
bili coloro , che portavan le facre ce-
neri , avanzar non poterono un parlo,
finché i Cittadini non promifero con
voto di collocarle fotto un altare , fo-
pra cui fi celebrale la fanta Merla .
Fatto il voto, cefsò la prodigiofa gra-
vezza, e furono agevolmente portate
alla Cattedrale , e nella cappella fot-
terranea fotto T aitar maggiore ripo-
fte , ove , dice Baldeffani ■ , fi celebra
ogni giorno la fanta Merla , e feguo-
no ad onore del Santo frequenti mi-
racoli . Onde il S. Martire in Ivrea è
in grande venerazione , ed è uno de'
Protettori della Città , e però fé ne fa
T uffizio al primo di decembre fotto
rito di doppio maggiore .
S. Bisuzio . Negli archivj della Cat-
tedrale di Torino fi fa menzione di
S.
« Lib. 2. pag. 270-271.
6o De' Ss. Martiri Tebei.
S. Bifuzio martire Tebeo con altri
fuoi compagni . Di lui altro non ci
retta , che il nome : qualche cofa però
ne diremo, quando avremo a parlare
di S. Martiniano .
S. Cesario . Truovafi il nome di
quefto Santo tra le reliquie della Chie-
fa Abaziale di Caramagna : altro di lui
non Tappiamo .
S. Chiafreek), che altri chiamano
Jafredo, o Teofredo, è in molta ve-
nerazione nel Marchefato di Saluzzo .
Si crede , che foffe del numero di quei
Tebei , che avanzati dalla ftrage della
Legione vennero in Piemonte , e che
feguitato dai foldati di Maffimiano
foffe martirizzato vicino alle foci, ove
incomincia il Po . Fu fepolto in Crif-
folo terra preffo del monte Vefulo ,
ed effendo ftato per lungo tempo ivi
celato , finalmente volle la divina prov-
videnza con un miracolo manifeftarlo.
Mentre un bifolco arava, precipitaro-
no da una rupe i buoi coli' aratro -,
difcefo l'agricoltore nella valle ritro-
vò le fue beftie totalmente fané ; e
s'av-
De' Ss. Martiri Tebei. 6i
s'avvide, che l'aratro nel cadere avea
fcoperto un fepolcro . Dall' ifcrizione ,
eh' era (opra la pietra, fi venne in co-
gnizione , che ivi flava il Corpo di
S. Chiafredo martire Tebeo ; il perchè
fu eretta in un monacello vicino una
Chiefa , ove fi ripofero quelle facre
olla , E' quella Chiefa in grande ve-
nerazione per li miracoli ivi da Dio
operati ad interceffione del Santo; è
particolarmente vifitata ai fette di Set-
tembre, nell'ultima domenica di Ago-
ito , ed ancora nella fefta del Corpo
de Signore, e d' Ogniffanti . Scrive
Baldeflam * , che il nome del Santo
tu m fogno rivelato da un Angelo al
Contadino , ma Ferrari vuole , che fi
leggeffe fopra la pietra fepolcrale
Affalita poi quella valle dagli ereti-
ci , Carlo Emanuele I. ordinò, che fi
trasferiffero le reliquie nella Rocca di
Revello circa l'anno M9J. Vi furono
pero lafciate unacofeia, ed una mano,
le quali nell'anno 1655. ai 12. di Giu-
gno per poco non vennero nelle mani
de'
* Lib. 2. pag. 266.
Ci De' Ss. Martiri Tebe-i.
de' Barbetti . Imperocché ufciti quefti
dalle valli di Lucerna , e dato a facco
il luogo , e le Chiefe di Criffolo , fa-
rebbero le reliquie reftate loro preda,
fé il Paroco prevedendo il pericolo ,
portate non le aveffe in una caverna
del monte vicino . Quivi ancora pene-
trò la cupidigia di quegli empj , ma
per Divin volere non rubarono, le non
eli arredi , e rimafero in falvo le re-
liquie , verificandoli il detto del Sal-
mifta, che fiatino [otto la cufiodia del
Signore le offa de' Santi . Non andaro-
no però impuniti quegli fcellerati, per-
chè incontrati da una banda di caval-
leria del Duca furono tagliati a pezzi
in numero di fettanta col loro condot-
tiere, come racconta Monfignor della
Chiefa x .
Seguita poi la demolizione della
Rocca di Revello , fu il Corpo dei
Santo trasferito nella Cattedrale di Sa-
luzzo, e riporto fotto l'aitar maggio-
re . Finalmente fabbricatafi dalla pietà
di Monfignor Morozzo una magnifica
cap-
I P. I. Cor. Real. pag. 451.
De' Ss. Martiri Tebei. 63
cappella , chiamata delle Reliquie , fu
con pompa collocato nella medefima ,
e come Protettore del Marchefato vie-
ne ora con molta divozione venerato.
Annotazione.
TUtto queflo racconto pare fofpetto
a Baglietto , perchè il nome di
Teofredo , o Chiafredo non era ne Ro-
mano , né del J ecolo di S. Maurilio .
Ma con buona pace di queflo dottiffimo
Scrittore , egli dovea fare attenzione ,
che i Soldati Tebei facevano si una
parte dell' Efercito Romano , ma non
erano Romani , né Italiani di nafcita ;
onde potevano avere nomi differenti da
quelli , eh! erano in ufo appreffo de*
Romani .
S. Costanzo fu uno de' principali
della Legione Tebea , che calato in
Piemonte ritiroffi nel Marchefato di
Saluzzo con alcuni de' fuoi compagni.
Quefti furono martirizzati nella valle,
che dal fiume , che la bagna, fi chia-
ma
6 4 De' Ss. Martiri Tebei,
ma di Macra ; e Coftanzo , il quale
agli altri fopravvifTe , ebbe cura di fep-
pellirli onorevolmente . Poco appretto
caduto anch' egli nelle mani de'perfe-
cutori , fu nella fìmil guifa morto in
odio della fede , che profeffava . Col
progreffo del tempo fu a fuo onore
eretta una Chiefa tra Dronero , e 1
Villare . Come poi fianfì fcoperte le
fue reliquie, raccontalo Baldeflani nelr
la fua floria Tebea ? . Un Negroman-
te veduto P avello del Santo , eh' era
di pietra affai bella , s' immaginò, che
forfè ivi colle reliquie ftefle riporto
qualche gran teforo : e però dando di
piglio ad un piccone ruppe il fepol-
cro , e ne tolfe la fpada , ch'era in
qualche parte dorata , e di bel lavoro.
Or avvenne , che net ritirarti a cafa
foffe il Negromante da una fquadra di
venti , e più ladroni affalito : impugna-
ta la fpada , tuttoché naturalmente t>
mido , e mal difpofto di fua perfona,
egli maneggiolla sì bene, che non fo-
lamente fi difefe , ma ne uccife tre ,
molti
I Lib. 2. pag. 262.
De' Ss. Martiri Tebei. 65
moki ne ferì, e il redo li diede a pre-
cipiterà fuga . La ritenne poi il Mago
in fua caia ; ma gli fu tolta da un Cat-
tolico , al quale fa altresì involata ,
non fenza fofpetto , che o il Mago
colle fue malie la ricoverale , o che
folle da un eretico alcofamente afpor-
tata . Il foprammenzionato Baldeflani
racconta , come cofa fucceduta quali
a' fuoi tempi , che due eretici volen-
dola rubare , nei toccarla, ancorché ri-
polla nel fodero , trovarono feriti nelle
mani , e colle dita poco meno che ta-
gliate , e però aigretti furono di la-
rdarla . Ma non fapendofi più , dove
flia , fi laida luogo a dubitare , che
dappoi cadette in mano di qualcuno ,
che ne facefTe fine .
NelP avello fu ritrovato il Corpo del
•Santo con un pezzo del fuo ftendardo
di feta roda , e bianca : vi mancava il
capo , che li dice eflere flato portato
nella Città di Milano . Nella pietra fu-
periore erano fcolpite quefte parole ,
Hic jacet Martyr Domini Conflanùus
ex Tkebceorum Legione , qui ad diern
Tom, L E XFIII.
66 De' Ss. Martiri Tebei.
XVlll. Septembris martyrìum fub Dio-
cletiano , & Maximiano bnperatoribus paf-
fus cfl . Non fi nota 1' anno -, convie-
ne però dire , che foffe 1' anno feguen-
te al martirio degli altri Tebei , non
dovendoli penfare , che il martirio di
lui precederle quello della Legione .
Nella Chiefa dedicata a quefto San-
to è itata eretta una nobile Badia di
Monaci Benedittini per opera del Re
Ariperto , la quale rovinata da' Sarace-
ni fu riftorata dalla pia Adelaide. E'
ora data in Commenda , e s'intitola Ba-
dia del Villare de' Santi Coftanzo , e
Vittore. Era Hata arricchita di molti
beni dai Marchefì di Saluzzo , e di
Bufca , e di nobili privilegi sì dai Som-
mi Pontefici , che dagli Arcivefcovi di
Milano , che n' erano Metropolitani .
L' Abate Commendatario anche a' no-
tòri giorni ha giurifdizione quali Epi-
fcopale in alcuni luoghi del Marche-
fato. Oltre alla Chiefa Abaziale , fcri-
ve Monfignor della Chiefa , vederi fui
monte un' altra Chiefa al medefimo San-
to dedicata , la quale colla fua gran-
dezza,
De' Ss. Martiri Tebei. 67
dezza , e bruttura , efTendo ricca di
bianchi/lìmi marmi , e avendo il fuo
Rettore, ch'è Commendatario con ti-
tolo di Priore , e le primizie di tutta
la valle di Macra , in quale coniidera-
zione ella foffe a' tempi antichi , chia-
ramente manirefta .
Del refto nel Marchefato di Saluz-
zo grande è la venerazione al Santo
Martire Coftanzo a cagione delle gra-
zie , che per di lui interceflione otten-
gono i popoli . Si racconta , che una
donna di Dronero gravida cadendo da
una grande altezza , invocato V ajuto
del Santo , fenza faper come, ritrovoffi
nel luogo , donde era caduta . E ap-
preso BaldelTani l fi legge , che con-
ducendo gli eretici un loro confratello
per feppellirlo in quella Chiefa , avvi-
fati da Flamminio Vacca Gentiluomo
di Saluzzo , che badaflero a fé , per-
chè fi udivano tuoni , e ftrepiti in
aria ; quelli con tutto ciò non celiaro-
no di {limolare i buoi , che conduce-
vano il carro. Ma che avvenne? Com-
E 2 parve
1 Lib. i. pag. 264*
6$ De' Ss. Martiri Tebei.
parve fopra il carro una nuvola nera,
che rapì il cadavero , talché non fu
mai più veduto , e quelli , che lo ac-
compagnavano , atterriti dagli eftraor-
dinarj ftrepiti, recarono sì {lorditi , che
alcuni ne morirono .
Maggiori notizie avremmo di S. Co*
ftanzo , fé non fofle fmarrita la fua fto-
ria , che manofcritta fi confervava . Si
perdette quella per quanto fulla tefti-
monianza di un pio Sacerdote afleri»
fce Baldeflani ■ , allorché neli' anno
1579. il Duca di Bellagarda occupò
Saluzzo .
S. Costantino . Alcuni martirologi
al dire del più volte lodato BaldefTani
2 danno per compagno a S. Coftanzo
un Coilantino . Giova ricordarne il ne-
nie ^ perchè altro di lui non ci refta;
fuorché fue fieno alcune reliquie, che
ìnfieme con quelle di Coftanzo nella
Chiefa foprammenzionata Abaziale del
Villare fi confervano .
S. Dalmazio . Anche di quefio San-
to Martire Tebeo fi fa menzione tra
i
1 L. 2. pag. 262. 1. L. i. pag. 28.
De' Ss. Martiri Tebei. 69
ì compagni di S. Coftanzo ■ , né altro
fi la di lui .
S. Desiderio forfè donò il nome ad
una terra della Valle di Sufa , che cor-
rottamente chiamano Si Didier.
S. Demetrio è nominato fra' Santi,
de' quali confervanfì le reliquie nella
Badia di Caramagna , donate dal pio
Manfredo Marchefe di Sufa , e dalla
Contefla Berta fua conforte a .
S. Difendente , le cui reliquie fi
venerano in Cafale di Monferrato nel-
la Chiefa de' Padri Agostiniani . La di-
vozione a quello Santo "Martire è mol-
to fparfa nel Piemonte ; fpezialmente
è venerato in CivafTo , e in Cafale ,
come altresì in Novara , nel Genove-
fato , e nello Stato di Milano : molte
cappelle truovanfi dedicate al fuo no-
me j anzi alcuni luoghi ne folennizza-
no la fefta coli' allenerà* dall' opere fer-
vili , la quale cade ai due di Gennajo,
nel qual giorno fi fa in Ci^aiTo a fuo
onore una folenne proceflìone , afcri-
vendon* alia fua protezione la libeta-
E 3 zione
I Baldef. ibid. 2 Baldef. Ift. Teb. pag. 374.
jo De' Ss. Martiri Tebei.
zione da non fo qual difaitro . Carlo'
poi ' a Bafìlica Petri Vefcovo di Nova-
ra x aggiunge » cne il nome del no-
ftro Santo fi dà non di rado per titolo
di pietà , e chr è invocato contro gì'
incendj , e nelle infeftazioni de' lupi.
Annotazioni.
Pietro Gale/ino mette il martirio del
noflro Santo neW anno 308. Si cre-
de però , che morijfe alcuni anni prima
fono Maffimiano , il quale infieme col
fuo compagno avev abbandonato già L'Im-
pero neW anno 308. An^i è probabile ,
che (offe mar urinato poco dopo la flra-
ge della Legione , vale a dire , mentre
il Tiranno area fpedito bande di foldati
in cerca de Tebei avanzati dal macello .
Ferrari z nel fuo Catalogo de* Santi
d* Italia penfa , che un folo fia il Santo
di tal nome , vale a dire , quello , che
f offrì il martirio preffo del Rodano con
alcuni compagni , ad onore del quale
S. Teodoro Vefcovo di Marjiglia innalzò
un
1 Noy. Sac. lib. 13. a Pag. $.
De' Ss. Martiri Tebei. 71
un tempio , riponendovi le fue reliquie .
Ma è più certo ciò , che ferire Baldef-
fani l , oltre a quello di Alarflglia ef-
fere flato martirizzato in Piemonte un
altro Difendente ; e di quefla opinione
è anche il Vefcovo di Novara Carlo a
Bafilica Petri a .
Sì dice , che gli Atti di queflo Santo
fieno in un manuferitto confervato in
Bergamo .
S. Atilo è venerato con (ingoiare
divozione in Trino , fortezza del Mon*
ferrato . Se fofTe di nazione Tebeo, o
pure Cittadino di Trino , ma aicritto
nella Legione Tebea alla milizia, co-
me di altri fi fcrive , varie fono degli
Scrittori le opinioni . Si crede , che il
fuo Corpo ripofì nell'antichiffima Chie-
fa di S. Michele , chiamata in Infula
fuori delle mura di Trino . Quivi fi
vede dipinta P effigie del Santo fopra
la muraglia , a pie della quale ita un
pezzo di pietra giudicata avanzo della
fua lapida fepoicrale con quefte paro-
le Atilus . Era quefta Chiefa una di
E 4 quelle,
» Pag. 375. a Nov. Sac. 1. i. pag. 24.
72 De' Ss. Martiri Tebeì.
quelle, alle quali S. Eufebio affegnò
Canonici Regolari per uflìziarla , e co-
me di Collegiata di Canonici Regolari
fé ne fa menzione in alcune Scritture
dell'anno 12 17. confervate nellT Archi-
vio della nuova Collegiata di Trino a
Ma rovinata pofcia la fabbrica prima
da Federigo Barbarofìa , e poi da Ce-
fare di Napoli Capitano di Carlo V.,
più non fi fa , dove fìa il Corpo del
Santo Martire . Continuava ad ogni
modo sì il Clero , che '1 popolo a fre-*
quentarla , e rifpettarla , come matrice
anche nelle fue rovine : ma a dì no-
flri fi è riflaurata , quantunque- vi tìa
in città la Chiefa Collegiata di S. Bar*
tolommeo. Onde fi può giudicare, che
in que' contorni foffe Arilo martiriz-
zato , ed ivi" fepólto . BaldefTani r lo
chiama Etolo , ed Eliano 1' Autore del
Teatro Sabaudo Piemontefe : che poi
foffe di Cafa Bondonis, e però di Tri-
no , afcritto tra* Tebei j a noi non
conila .
S.
« Pag. 543.
De' Ss. Martiri Tebet. 73
S. Barolo ha dato il nome ad un
Cartello porto nelle Langhe , feudo
della nobiliflima Cafa Falletti con ti-
tolo di Marchefato . Quivi il Santo è
venerato con particolar divozione per
teftimonianza di Monfignor della Chie-
fa l . Altro di lui non Tappiamo: anzi
non ritroviamo né pure il fuo nome
nella Storia Tebea del Canonico Bal-
delTani .
S. Fiorenzo . Nella Bartia, terra della
Diocefi di Mondovì , rta una Chiefa
dedicata a S. Fiorenzo Martire Tebeo^
nella quale vederi dipinta la Storia del-
la Legione , alla quale egli era afcritto.
La moltitudine de' voti , che nella me-
desima fi veggono , fono evidenti fe-
gni del concorfo , e della divozione
de' popoli , anzi ancora delle grazie ,
che ne riportano per Y intercertìone
del Santo Martire . Or' avvegnaché fi
giidichi , eh' egli forte compagno de'
Sarti Coftanzo , Alverio , e Sebaftia-
no , e però che riceveffe in que' con-
torni la palma del martirio , non fi fa
però,
1 Cor. R. p. 1. pag. 217.
74 De' Ss. Martiri Tebei.
però , dove ritrovine le fue reliquie *
le quali Iddio per li fuoi infcrutabili
giudi zj ci tiene celate.
Di un altro Martire Tebeo di fimil
nome x hanfì le reliquie in Bona, città
della Diocefl di Colonia ; {limiamo
però , che il noftro fìa differente da
quello, perchè non è verifimile , che
nelle Alpi marittime fi veneri un Te-
beo martirizzato in Germania , di cui
forfè né meno il nome era venuto
a' noftri maggiori , che gli dedicarono
T antica Chiefa . Si può dunque con
ragione conghietturare , che nella Le-
gione Tebea vi foriero più Fiorenzi ,
e che uno di quefìi calafTe nella Li-
guria , quando già l' altro con S. Ge-
reone, e Compagni era flato manda-
to da Maflìmiano nella Bada Lamagna.
S. Gino, o S, Egidio, come lo chia-
mano alcuni, ha dato il nome ad un
Camello della Valle di Sufa . Può ef-
fere , che in quelle vicinanze egli forfè
martirizzato , come S. Valeriano : ma
le inondazioni de' Barbari , le peftilen-*
ze,
z V. Baldef. Ift. Teb. pag. 374,
De' Ss, Martiri Tebei. 75
ze , e gli altri difaftri , che ha patiti
quella Valle , difperfe ne hanno , e dif-
fipate le notizie , anzi per la medefi-
xna cagione remiamo ancora privi delle
Tue lagre reliquie .
S. Giorio , donde è venuto il no-
me ad un Camello (ìtuato vicino alla
Dora , quattro miglia lontano da Sufa,
e poco lungi dalla fpelonca , ove fu
martirizzato S. Valeriano . A' noftri
giorni fé ne fa la fetta ivi nel dì , in
cui fi fa T uffizio del martire S. Gior-
gio . La fomiglianza de' nomi , che
ancora nel Martirologio Romano ha
fatto unire i Santi Anonimi , può aver
dato luogo a quefta fefta . Delle fue
reliquie non fé ne ha contezza .
S. Giorgio è un compagno de*
Ss. Martiri Maurizio , e Tiberio vene-
rati in Pinerolo , come diremo ap-
preso parlando di S. Maurizio ibldato
Tebeo .
S. Magno è creduto uno de' compa-
gni di Coftanzo, che colto nella Valle di
Macra fu da' perfecutori ivi martirizza-
to . In Caftel Magno nella Valle di Gra-
na
7 6 De' Ss. Martiri Tebei.
na fi venerano alcune fue reliquie in una.
vecchia Chiefa , le quali fono vifìtate
da1 popoli vicini , in fegno delle gra-
zie, che da Dio ottengono per la Tua
interceffione, come attefta nella Tua Co-
rona Reale Monfignor della Chiefa x.
S. Giuliano fu uno de' compagni di
S. Martiniano venerato in Torino , co-
me diremo a fuo luogo.
S. Marchese è in molta venerazio-
ne nella Villa d' Alteflano poco dittan-
te da Torino , Dopo la ftrage fatta
della Legione in Agauno , egli paftò in
Piemonte , e da' foldati mandati da Maf-
fimiano in cerca de' Tebei fuggitivi
raggiunto nelle vicinanze di Torino ,
fu da medefimi ivi trucidato , e poco
lungi dal luogo del fuo martirio ono-
revolmente fepolto . Reftò il fuo Cor-
po dimenticato fino, alla metà del fe-
colo decimo fedo , che piacque a Dio di
manifeftarlo nella maniera feguente z .
Cavando alcuni contadini la terra in
una pofleflione di Francefco Gu eri Ilo
Senatore , e Collaterale del Regio Par-
la-
i P. i. pag. 466. 1 Baldef. Irt. Teb. pag. 173.
De* Ss. Martiri Tebei. 77
lamento di Torino , e facendo alcune
•foffe non molto lontano dal Caitello
^PAlteffano , venne loro fatto di fco-
prire un fepolcro , e in effo un cada-
vere con un calice , ed un libro , che
conteneva la vita del S. Martire , e
faceva fede , che quelle erano fue re-
liquie . I contadini , pigliato il libro ,
ed il calice , fé ne andarono , lafcian-
do fcoperte quelle facre offa . Ma Id-
dio , che ne cuftodifce ogni particella,
fece comparire una venerabile Matro-
na , creduta la Santi/lima Vergine , ad
un pover' uomo , che talora portava!!
in quel diftretto non tanto per cavarli
la fete ad un fonte , che fcaturiva in
quelle vicinanze , quanto per recitare
ivi le fue orazioni ; e incaricollo non
folamente di avvifare il Paroco , e i
Signori del Luogo a fabbricare una
Cappella al Santo Martire , ma perchè
fé gli predarle fede , gP impreffe nella
mano i fegni d'una mano candidi/lima.
Si accinfero pertanto tutti alla fabbri-
ca delia cappella , e ripofero nelP al-
iare il fagro teforo col calice , e co^
libro.
yS De' Ss. Martiri Tebei.
libro , che già dai contadini aveano
ricuperato . Ma feguita in quei tempi
nel Piemonte mutazione di dominio ,
per effere flati reftituiti gli Stati al
Duca Carlo Emmanuele Filiberto , il
libro fi è fmarrito, che fi crede foffe
portato in Francia da qualche Cava-
liere Francefe , che fi era pigliato l'af-
funto di farlo tradurre . A' noftri tem-
pi rovinata la Cappella , fi confervano
le reliquie fotto l'altare maggiore della
Chiefa parrocchiale d' Alteffano in una
cafietta preziofa di madreperla, tenen-
done le chiavi il Marchete di Carma-
gnole Signore del Luogo , com' ere-
de del Conte di Druento di Cafa Pro-
vana .
Dal nome , che ha del Tedefco ,
pigliò motivo Baldeflani di giudicare ,
che S. Marchefe non folle Tebeo d'ori-
gine , ma Alemano , e fola mente ai
Tebei aggregato .
S. Martiniano . Negli archivj della
Cattedrale di Torino faffi memoria de*
Santi Martiniano , Giuliano , e Bifuzio
Tebei, e fé ne recita l'uffizio ai nove
di
De' Ss. Martiri Tebei. 79
di Decembre . Si crede , che avendo
eglino patito il martirio nelle vicinanze
di quella Città , in effa veniffero fe-
polti , e che fletterò le loro reliquie
nella Chiefa parrocchiale , che ora va-
namente , come dice con ragione Bal-
deflani ■ , è intitolata a' Santi Procettb,
e Martiniano , de' quali fi fa la fetta
ai due di Luglio.
Dobbiamo avvifare ', che fotto 1' al-
tare maggiore della Metropolitana fta
l'intero Corpo di un Santo Martire ,
a cui fi è dato il nome di Martinia-
no ; ma quello nulla ha che fare co'
Tebei ; perchè fu portato da Roma
dopo la metà del fecolo pattato . Né
coftando dell' identità dei Corpo , fi
efpone bensì alla venerazione in una
delle felle della Pentecotte , ma non
fé ne fa 1' uffizio a tenore del Decre-
to della Sacra Congregazione de' Riti.
S. Maurizio femplice foldato Tebeo,
differente da quello , eh' era Capo , e
Condottiere della Legione Tebea. Nella
Badia di Santa Maria di Pinerolo, fon-
data
1 L. 2. pag. 175.
So De' Ss. Martiri Tebei.
data dalla pia Adelaide Marchefana di
Sufa , ripofano i Corpi de' Santi Mar-
tiri Tebei Maurizio , Giorgio , e Ti-
berio . Era quefta Chiefa uffiziata dai
Monaci Benedittini y ma dal famofo
Cardinale Vincenzo Lauro , degno fuc-
cefìore di S. Pio V. nel Vefcovado di
Mondovì , ch'era Commendatario di
quella Badia , furono in loro vece col-
locati i Padri Ciftercienfi Riformati ,
i quali per la vicinanza degli eretici
delle Valli di Lucerna più yolte fono
flati neceflìtati di portare altrove quelle
reliquie per falvarle dal loro furore .
Si confervano ancora ad ogni modo ,
e dura la divozione del popolo di Pi-
neroio verfo i Santi Martiri 7 de' quali
a cagione delle guerre , che per lungo
tratto di tempo affliflero que' contorni,
ii è fmarrita la Storia.
S. Mena . In una Parrocchia poco
distante da Geneva fi onora S. Mena,
creduto Tebeo, e fi conferva nella me-
defima una fua reliquia . Viene parti-
colarmente invocato, da' lebbrofi , ed
è cofa notabile , che facendo quefti
ivi
De' Ss. Martiri Tebei. 8i
ivi la novena , e toccandoli colPacqua,
in cui fianii immerfe le fue reliquie ,
guarifcono perfettamente . Anzi , cola
mirabile ! confeguifcono la medelìma
grazia gli eretici ; onde lì vede , che
il noftro Mena ugualmente, che l'Egi-
zio ricordato nel Martirologio ai quin-
dici di Novembre , opera miracoli an-
che a favore degi' infedeli .
S. Tiberio . Di quello Santo Mar-
tire altro non abbiamo , che '1 Tuo no-
me , e che fu compagno di S. Mauri-
zio venerato in Pinerolo .
S. Tegolo è uno di quei Tebei ,
che fcampati dal furore de' foldati, al-
lorché nelle campagne d' A^auno tru-
cidarono la Legione , lì condulTero in
Piemonte ; ove raggiunto dai perfecu-
tori nelle vicinanze d' Ivrea , con un
gloriofo martirio terminò la vita. Re-
ftò il fepolcro del Santo fenza venera-
zione inlìno ai tempi del Beato Ve-
remondo Arboreo Vefcovo di quella
Città , Prelato di tanta fantità , che
meritò gli veniffe rivelato da Dio il
luogo , ove ftavano ripclte le reliquie
Tom. L F del
8 2 De' Ss. Martiri Tebei.
del Santo Martire . Portatoti adunque
con alcuni del Clero al luogo dimo-
fìrato , appena fi cominciò a fcavare
il terreno , che ne ufcì una fragranza
di paradifo , dalla quale ricreati i cir-
colanti concepirono vie maggior di-
vozione verfo le fante reliquie ; le
quali furono con folenne proceffione
portate nella Chiefa Cattedrale , e ri-
porre fotto un altare . Per li grandi
benefizj ottenuti da Dio ad interceffio-
ne del Santo , hanlo quei cittadini elet-
to per comprotettore della loro Città,
e fé ne recita l'uffizio fotto rito di
doppio maggiore ai 25. d' Ottobre.
S. Valeriano . Nella Valle di Sufa,
ove fu martirizzato , in Cumiana , ove
viffe Qualche tempo , e ancora ne' con-
torni, ove ha fatto molte grazie a'fuoi
divoti , è tenuto in grande venerazio-
ne S. Valeriano Martire Tebeo. Que-
sti calato dal monte Giove fi portò in
Piemonte , e o forfè allettato dalla fo-
litudine , o incitato dal zelo a con-
vertire que' popoli , fermò il fuo do-
micilio in Cumiana , dove è fama, che
pre-
De* Ss. Martiri Tebei. 83
predicale il Vangelo . Non fu però la-
fciato lungo tempo in ripofo : imperoc-
ché la fagacità de' foldati mandati da
Maflimiano in cerca de' Tebei , che fi
erano (buratti dal generale macello del-
la Legione , lo colle Copra d' un colle
vicino a Cumiana . Era egli giovine ,
e robufto , onde per allora gli riufcì
di larvarti colla fuga dal furore de' per-
fecutori , avendo però prima lafciate
imprefle le orme dei due ginocchi , e
di una gamba in un fafTo , che dura-
no ancora a' noftri giorni . Ma fegui-
tato da' miniitri dell'Imperatore dopo
qualche tempo fu ritrovato in una ca-
verna tra Borgon , e Chiavrie , e fui
rifiuto d' adorare gì' idoli barbaramen-
te uccifo .
Che ivi il medetimo fia flato fepol-
to , fi rende verifìmile dal vederti in
quel luogo un' antichi/lima Cappella da'
divoti a fuo onore fabbricata , predo
della quale fé ne vede un' altra più
ampia, e forfè eretta, perchè la pri-
ma congiunta alla rupe è affai umida.
E' quella Cappella vititata con gran di-
$4 De' Ss. Martiri Tebei.
vozione da' popoli , fpezialmente il lu-
nedì dopo Pafqua , a cagione delle
grazie , che ne riportano . Né minore
è il concorfo al luogo , dove fu colto
il Santo Martire , ma non già tra Cu-
miana , e Giaveno , come fcrive Bal-
deffani ■ , ma tra Cumiana', e Frofa-
fco , dove imprefTe avea le veftigie di
una gamba . Perchè ivi oltre ad un
Pilone fopra la miracolofa pietra , in
cui egli è rapprefentato in atto di
orare, fabbricatati* fino ab antico una
Cappella , che fi è ingrandita , e ri-
modernata dopo F ultima guerra , è
quel luogo affai frequentato , Più vol-
te fi è efperimentato , quanto fia va-
lido appreffo Dio il fuo potere , effen-
dofi veduti ivi liberare gP indemoniati,
ceffate le febbri , e reftituire la fanità
agP infermi . Anche fopra di un colle
vicino a Piofafco ha il Santo una Cap-
pella , indizio evidente della divozio-
ne , che in quelle vicinanze fi porta a
S. Valeriano $ il quale in tutti i luoghi
è rapprefentato in abito di foldato
Tebeo . S.
I L. 2. pag. 268.
De' Ss. Martiri Tebei. 85
S. Gingolfo . Tra Geneva , e '1 Bor-
go di S. Maurizio fi ritrova una Terra,
chiamata corrottamente S. Gingò, ove,
come fcrive BaldefTani ■ , fi onora un
Santo , che chiamano Gingolfo . Vie-
ne comunemente giudicato foldato Te-
beo , e come tale rapprefentato in an-
tichifftme pitture : da quefte ricavai!
effere quel Santo differente da S. Gan-
golfo gentiluomo Borgognone , che fa
uccifo a tradimento dall' adultero di fua
moglie 400. anni dopo '1 martirio de'
Tebei . Non fi ha altra notizia di que-
fto Santo , e reftano ancora ignote le
fue reliquie , che forfè furono malme-
nate nelle frequenti fcorrerie , che fe-
cero gli eretici in quelle parti .
S. Giovenale . Poco lontano dalla
terra , che chiamano Andrate della Dio-
cefi d' Ivrea , hawi una Chiefa cam-
pestre con un cimiterio attiguo, in cui
fi feppellifcono i defunti , dedicata a
S. Giovenale, creduto Martire Tebeo,
e forfè compagno de' Santi Beffo , e
Tegolo , e con effi martirizzato in
F 3 quelle
1 Pag. 525.
86 De' Ss. Martiri Tebei.
quelle vicinanze < Dà indizio , che ivi
fieno ripofte le fue reliquie * il vederli
in quella Chiefa un fepolcro con una
mano dipinta nel muro , ed un' liba-
zione , che parla di un S. Giovenale .
Così fcrivea a' Tuoi tempi BaidefTani * .
Nella Parrocchiale del prenominato
Luogo è dipinto il Santo in mezzo a
due altri in fegno della divozione di
quel popolo . Da Torrazzo i Sala , e
Dona , luoghi poco difcofti ogni anno
nella fefta dell' Afcenfìone di Noftra
Signore portane a quefta Chiefa que*
terrazzani in proceflìone a dimandare
il di lui patrocinio contro P irritazio-
ne de' lupi -, e per quanto mi afficura-
no perfone degne di fede , quando han-
no tralafciata la vifita , ne hanno pro-
vato 1 flagello , onde è flato d' uopo
continuarla , come fi pratica oggidì .
Ss. Solutore , Avventore , ed Ot-,
TAVio . Quefti Santi , che furono i pri-
mi' Protettori dell' Augufta Città di
Torino , ebbero per panegirica S. Maf-
fìmo , che nella fua omilia quarantèii-
ma
I Pag. $24.
De' Ss. Martiri Tebei. 87
ma ne parla con quella energia di Uri—
le , che vale ad imprimere negli ani-
mi una {ingoiare divozione verfo de'
medesimi . Due Leggende antiche ab-
biamo , nelle quali fi legge la loro vita;
una più breve , che co' Refponforj fer-
viva di lezioni nell' Uffizio , che fi re-
citava, opera, come credono gli eru-
diti , di Guglielmo Vefcovo di Torino,
che vifle nel principio del fecolo de-
cimo ; l' altra verifìmilmente componi-
mento del medefimo Autore , più lun-
ga , che porta quello titolo , Sequun-
tur qucedam de ipjìs Sanclis reverta in
antiquis libris inclita Abbatta S. Solu-
tori* . A' noftri giorni ne ha ferino la
vita il P. Carlo Giacinto Ferreri della
Compagnia di Gesù . Seguendo io dun-
que le tracce di uomo sì erudito dirò
in riftretto quello , eh' egli ne fcrive
in nove brevi capitoli , e vi aggiun-
gerò alcune cofe , le quali potranno
illuftrare alcuni punti ofeuri della Sto-
ria di tutti gli altri Santi Tebei .
Furono dunque i noftri Santi nativi
di Tebe, Città famofa del Reeno d'Egit-
F 4 to,
8 8 De' Ss. Martiri Tebei.
to, la quale prima fa ridono di abbo-
minazione nel tempo dell" idolatria , e
poi teatro di tutte le virtù , e patria
d' infiniti Santi . Fra quefti contanti i
foldati di una Legione comporta de'
fuoi Cittadini , che meritò d'avere luo-
go fra le Legioni Palatine , deftinate
alla cuftodia dell' Italia , e della perfo-
na de' Cefari . A' tempi di Diocleziano
aveva per Generale S. Maurizio , uo-
mo di gran valore nelP efercizio dell*
armi) e di Angolari virtù per lafan-
tità della vita . Suo Luogotenente era
S. Secondo, già allevato nella Corte
di Cefare , dalla quale ufcì fotto pre-
teso d' attendere alio Audio , ma in
realtà per profetare con libertà la fe-
de di Crifto . Alfiere di tutta là Le-
gione era Efuperio , il quale portava
un montone d' oro nel fuo ftendardo ,
che S. Gontranno Re di Borgogna pi-
gliò poi per imprefa , ed ora è l'info*
gna dell' Ordine del Tofon d' oro .
S. Candido era Auditore di Guerra ,
cioè giudicava le caufe de' foldati . In
una Legione sì numerofa non doveva-
te
no
De' Ss. Martiri Tebei. $9
no mancare i Colonelli , e i Maeiìri
di Campo , quali fi crede foriero i
Santi Gereone^ Tirfo , ed Orio, man-
dati nella BalTa Germania , ed ancora
i Centurioni , fra' quali li giudica tenef-
fero i primi luoghi i noirri tre Santi .
Portavano quefti per contraflfegno di
loro autorità una verga di vite , la
quale ferviva ancora per gaitigare i
foldati , che mancavano, e farebbe fta-
to delitto capitale il far renitenza .
Vaghi/limo era il loro abito militare i
di cui ne abbiamo la detenzione nel
racconto dell' invenzione del Corpo di
S. Gereone ritrovato in Colonia per
rivelazione fattane a S. Norberto. Ave-
vano un'ampia, e lunga fopravvefr.a
di colore vermiglio, che feorreva tre
dita fotto '1 ginocchio, e fopra^fiaun'
altra di feta più corta , e di più vivo
fcarlatto , e immediatamente fui corpo
un' altra di feta fottiliiìima, un poco rof-
feggiante . Le calze erano ricamate a
fiori , a foggia d' occhi di coda di pa-
vone fpiegata , a' fianchi portavano una
cinta di cuojo nero per reggere la fpa-
da,
9© De' Ss. Martiri Tebei;
da, e fui petto una croce d'oro gra-
nito , larga un dito , e lunga un piede -,
il che accrefceva in loro la maeftà , e
la leggiadria .
Ora (lava bensì quella Legione fe-
condo F ufo delle Palatine in Italia; ma
perchè accadde una rivolta in Egitto,
nella quale fperimentò l'Imperatore la
di lei fedeltà , e valore , fconfitti i ri-
belli , e dato alle fiere Achille loro ca-
po, ei giudicò di lafciarla in quel Re-
gno per annodare la tranquillità del
paefe . I foldati dalla voce, e dall'efem-
pio animati del loro Generale S. Mau-
rizio profittarono dell' ozio , che donò
loro la pace , per predicare a' popoli
la fede di Crifto , con gran vantaggio
della Religione, che fi andava propa-
gando , infinchè Ci die principio alla
fiera perfecuzione, che donò tanti Mar-
tiri al Cielo . Imperocché allora i Te-
bei , come dichiarati Criftiani , fi die-
dero ad aflifiere a' Martiri , a conc-
iarli ne' tormenti , e a dare onorata
fepoltura a* defunti . E ben previdero ,
che niuno de' perfecutori avrebbe ar-
dire
De' Ss. Martiri Tebei. $1
dire di far motto , o di vietar loro
quelle dimoftrazioni di carità criftiana
pel loro gran numero. Ma perchè era-
no ancora Catechumeni, ftimò il San-
to Generale di condurre tutta la Le-
gione a Gerufalemme sì per vifitare le
l'agre memorie del Redentore, che per
ricevere il battefìmo , il quale fu loro
amminiftrato al Giordano dal S. Ve-
fcovo Zambda , o come penfa Tille-
monte nel tomo quarto delle fue Me-
morie, da Imeneo Vefcovo della me-
desima Città .
Ritornati a Tebe ripieni di nuovo
fervore , continuarono ad efercitare il
loro appoftolico impiego , fintantoché
dopo Tanno 291., o come vuole Tii-
Iemonte , nel 286. fu la Legione chia-
mata in Italia a cagione de' rumori ,
che facevano nelle Gallie Eliano , ed
Amando , e uniti a loro i Bagaudi .
Conobbero i Tebei d' eflere chiamati
piuttofto al fupplizio , che alla batta-
glia ; ad ogni modo vollero ubbidire ,
e per armari! colle armi de' veri Cri-
ftiani , in Roma gettatifi a1 piedi del
Pon-
fi De7 Ss. Martiri Tebei.
Pontefice S. Marcellino , o Cajo , al
dire di Tiliemonte , da lui ebbero con
molti fanti ammaeftramenti ancora il
Sagramento della Confermazione. Da
Roma paiTarono verfo le Gallie per in-
groffare l' efercito di Maffimiano , de-
sinato contra i popoli , che tumul-
tuavano ; e nel breve foggiorno , che
fecero in Torino , è fama , che i no-
ftri Santi contraefTero amicizia con al-
cuno de' cittadini , e concephTero an-
cora il deriderlo di convertire una Città,
nella quale non aveano potuto fcorge-
re orma di Criftianefimo . Perdettero
nel Canavefe S. Secondo , e tirando
dritto , ove loro comandava Cefare 9
paffati i monti , perdettero ancora in
Agauno il Generale con tutta la Le-
gione , che dopo la feconda decima-
zione fu ivi interamente trucidata . f
noftri Santi però nel veder venire
T efercito Cefareo per fare il generale
macello , aflaliti da due contrarj af-
fetti , o di dare ivi la vita per Cri-
ito , o di rigenerare a Crifto i Tori-
nefi , mentre ftavano in quefta perplef-
iltà,
De' Ss. Martiri Tebei. $$
iità , fotirattifi per divina infpirazione
fegretamente da' compagni, fi condu£-
fero per gioghi alpeftri in Piemonte ,
e vennero a Torino .
Giunti felicemente in quefta Città
incominciarono , fecondochè veniva lo-
ro l' occaiìone , a predicarvi il Van-
gelo . Sulla fera però , affine di non
effere colti da' Miniftri di Cefare f
ritiravanfi in una fpelonca , che aveano
eletta preflb la Dora , e della notte
parte ne davano al ripofo , parte ali*
erazione , iniìnchè dopo '1 tratto di tre
meri furono ritrovati da' Miniftri dell'
Imperatore . Quefti , che avevano or-
dine da Maffimiano di trucidare i Te-
bei , che fottratti fi erano alla fpada
in Agauno , e di farfì confegnare dalle
Città , ove eranfì rifuggiti , chiunque
della Legione in effe viveva , feppero,
che in Torino trovavano i noftri tre
Santi . Laonde ricercatili con diligen-
za , finalmente fui far del giorno ìi
videro ufcire dalla loro caverna . Al-
lora interrogati , fé voleffero ubbidire
a Cefare , e adorare gli Dei , fui ri-
fiuto,
94 De' Ss. Martiri Tebe!.
fiuto , che ne fecero , corlero ioro ad-
dotto colle lance bafle i foldati . I
Santi Avventore , e Ottavio colti in
mezzo a più colpi refìarono morti, e
diftefi in terra . S. Solutore più giova-
ne , e più deftro , fu bensì ferito , ma
fi pofe in falvo , riferbandolo Iddio per
un più gloriofo trionfo . A, gran parli
portatori ad Ivrea , ivi in una grotta
fi afcofe , ove veduto da un fanciullo,
fegli tante carezze , eh' egli ogni gior-
no veniva poi a vietarlo . Intanto Cor-
revano per le campagne i perfecuto-
ri , di lui cercando novelle , quando
feoperto dalP innocente garzoncello ,
fu col cofìui indizio ritrovato , ed in-
terrogato , fé volerle rinunziare alla
fede di Criflo. Erano i foldati accom-
pagnati da gran numero di popolo ve-
nuto per riconofeere un uomo cercato
con tanta premura d'ordine di Cefare;
il che ofTervato, dimandò, ed ottenne
licenza il Santo di parlare . Salito dun-
que fopra un farlo vicino , efpofe ad
alta voce la cagione , per la quale egli
era cercato a morte , e parlò con grand*
^ner-
De' Ss. Martiri Tebei. 95
energia de' mifterj della Criftiana Re-
ligione . Poco tempo però fugli dato
di parlare ; perocché udendo i foldati,
com' ei deprezzava il culto degl'idoli,
gettatolo a terra , fu quello fteiìb faflò,
ove predicava , troncarongli il capo .
Onorò Iddio la morte del Santo con
due miracoli, de' quali poterono effere
teftimonj tutti i circondanti . Il primo
fu, che il fangue s'incorporò nel fallo,
quaiì quello folle u#a fpugna , come
fi vede ancora a' noftri giorni , rite-
nendo la pietra il colore vermiglio •
Il fecondo , che gittato il corpo per
difprezzo in una palude, quelle acque
immonde 11 ritirarono , e tutta la pa-
lude s' inaridì . Anzi avendo un gran
fervo di Dio dappoi veduto quel luo-
go illuminato da celefte fplendore ,
fabbricò ivi una Chiefetta ad onore del
Santo, la quale fu illuftrata da molti
miracoli . Succedette il fuo martirio
in Caravino preffo d'Ivrea , nel qual
luogo continua la divozione al Santo
Martire , che col fangue inaffiò quel
terreno .
Vi-
9 6 De' Ss. Martiri Tebei.
Viveva di quei tempi in Ivrea una
Tanta Matrona, Criftiana di religione,
per nome Giuliana , della quale a fuo
luogo daremo la vita . Or quella tro^
vatafi prefente al martirio, ed oflervati
i due miracoli , conobbe da eflì i me-
riti del Santo , e concepì il defìderio
di dare al #fuo cadavere onorevole fe^
poltura. Avvicinatati dunque deftramenr
te a' faldati , invitogii con belle manie-
re , come mini%t fedeli dell'Impera-
tore, a tua cafa. Incamminaronfl que-
fli colla fcorta d' un fervo alla cafa ,
ed efìa frattanto con altri raccolfe il
facro Corpo , e portolo in fìcuro in-
fìeme col farlo , volò alla fua abitazio-
ne per trattare i fuoi ofpiti , col peri-
fiero di fapere da loro , chi folle il
Santo Martire . Intefe la fanta donna
con fuo fommo rammarico la ftoria
della pa/ììone di tutti i Tebei in Aga-
uno , e de' due compagni di Solutore
uccifi preffo di Torino ; onde pigliò ri-
foluzione d' unire infieme i tre Corpi,
e feppcliirli , acciocché reftaffero uniti
in un fepolcro quelli , che furono sì
«y con-
De' Ss. Martiri Tebei. 97
congiunti di patria , di fede , e come
41 crede , ancor di fangue .
Sopraffatti dal vino i Cefariani refta^
rono profondamente addormentati : il
perchè Giuliana fatto alleitire un car-
ro, andò a raccogliere il Corpo di S.So-
lutore , e fi pofe in cammino verfo
Torino , con ordine a' dimettici di dire
agli ofpiti , che un affare di gran ri-
lievo aveala coftretta a partire prima
del giorno . Iddio , che aveale fugge-
rito un tal difegno , gliene agevolò an-
cora P efecuzione con più prodigj: per-
chè non folamente arrivò a falvamen-
to , ma pafsò il carro , ed ella a pie
afciutti la Dora Baltea, fiume da nou
arrifchiarvifi in verun modo sì per la
rapidezza , che per la copia delle fue
acque : feguitando poi il carro a pie
nudi lafciò imprefle le fue pedate in
un farlo , che volle portar a Torino ,
e dura ancora a' noftri giorni . Lo fief-
fo favore di parlare a pie afciutti le
acque , fi crede , eh' ella riceverle negli
altri quattro fiumi , che s' incontrano
tra Ivrea , e Torino ; e non minore fu
Tom. L G l'aver
98 De* Ss. Martiri Tebei>
l'aver ritrovati per rivelazione i Cor*
pi de' Santi Avventore , ed Ottavio .
Incerta poi , ove avefìe a feppellirli ,
le fu da Dio rnanifeftato di feppellirli
nella parte quali oppofla al luogo del
martirio , cioè tra ponente , e mezzo
giorno , ove allora era il tempio d'Ifìde,
e oggidì fi vede la Cittadella . Quivi
fabbricato un picciolo oratorio per li
Santi , ed una cella per fé , ripofe i
facri pegni , e dimenticata la patria
fpefe il rimanente de' fuoi giorni in
opere pie, e fante meditazioni. Man-
cata poi da' viventi fu fepolta a canto
de' Ss. Martiri . E' da crederli , che
quello folle il primo oratorio eretto
ad onore di Dio nelP Augufta Città, e
che i pochi Criftiani , che vi erano ,
avellerò da Giuliana le notizie degli
avvenimenti feguiti , che tramandatili
per qualchei fecolo da padre in figlio
furono poi regiftrati dai primi Monaci,
che ufìiziarono la Chiefa de' Ss. Solu-
tore , Avventore , ed Ottavio .
Quelli, che fcrivorio il martirio di
quelli Santi , vogliono , eh' elfi venil-
fero
De' Ss. Martiri Tebei. 99
fero in ajuto di Coftantino , che nelle
campagne Torinefì inferiore di forze
vinfe il partito di Meflenzio : peroc-
ché è fama pubblica , che in quel fat-
to d' armi calò dal Cielo un efercito
d' uominiarmati , i quali dicevano d'an-
dare in foccorfo di Coftantino , affin-
chè debellata la formidabile Cavalleria
Torinefe fi apriffe a Coftantino la ftra-
da per annientare l'idolatria. E al cer-
to dopo due fatti d'armi, ne'quali egli
rimafe vincitore , ordinò , che disfatti
i tempj degl'idoli, fi donafTero a'Cri-
fliani ; onde S. Vittore il primo fra'
Vefcovi di Torino, recato a niente il
tempio d' Iride vicino all'oratorio fab-
bricato da S. Giuliana , ne impiegò le
rovine per edificare una fontuofa Ba-
fiìica ad onore de'noftri Santi, richiu-
dendovi dentro l'oratorio della fanta
Matrona , e alzando in faccia del fagro
edifizio un belli/limo portico fecondo
1' ufo di que' fecoli .
Due fecoli durò quella Chiefa fotto
il governo de' Vefcovi , ad onore de'
quali abbiamo un iermone del Gran
G 2 S.
ioo De' Ss. Martiri Tebei.
S. Maffimo , infinchè introdottivi i Mo-
naci verfo il principio del fecolo fefto,
fu data ai Benedittini , ed eretta in
Badia . Fra' Monaci fi diftinfe Anafta»
fio 9 che è annoverato fra' Santi , e fra
gli Abati Gozzelino, de'quali daremo a
iuo luogo la vita . Ma decaduta poi la
Badia dall' antico fuo fplendore a ca-
gione dei difaftri , prima fu riftorata
dal Vefcovo Landolfo , ficco me era ftar
ta accrefciuta di rendite da Olrico Man-
fredo , e Berta Marchefi di Sufa , ge-
nitori della pia Adelaide ; e poi dal
Vefcovo Giacomo , che la fottopofe
all'Abate Gufino . Ma poco dopo ef-
fe ndofi rimeria nelP antica libertà , dur
rò in effa fino all' anno 1536., e non
1559., come vuole Tillemonte , che
occupata la Città di Torino da'Fran-
cefi , a titolo di fortificare la Città ne
fu diroccata la Chiefa, e '1 Monifiero.
Comparve allora , quale foffe la divo-?
zione de' Cittadini a' loro Santi Pro-
tettori . Imperocché febbene venifTe la
Città riftretta , anzi dimezzata colla
rovina di quattro gran Borghi, che la
cir-
Di' Ss. Martiri Tebei. ioi
circondavano , di quelli nulla folleciti,
tutta la lor cura fi fu di falvare le re-
liquie de' Santi Martiri . In fatti rau-
i^tifi in Coniglio fpeziale i Decurioni,
quando già i Francefi col cannone at-
terravano la Chiefa , eglino col Clero
sì Regolare , che Secolare , e col po-
polo fi portarono alla Bafilica de' Mar-
tiri ; e pigliate le urne , che contene-
vano le loro ceneri , ed ancora quelle
di S. Giuliana, e di S. Gozzelino, con
effe proceflìonalmente pattando fuori
delle mura s1 incamminarono verfo la
parte oppofta della Città, e per modo di
depofìto lafciaronle nella Chiefa di S.An-
drea nella venerabile Cappella della
Beatiffima Vergine , detta la Confolata,
Monailero pure de' Benedittini , nella
quale fletterò da anni trenta nove, cioè
fintantoché rellituiti furono gli Stati ad
Emmanuele Filiberto Duca di Savoja .
Allora Vincenzo Parpaglia Commen-
datore della Badia di S. Solutore , uo-
mo di grandi talenti, Ambafciatore del
Duca in Roma , afflitto , perchè la Ba-
dia era fenza Chiefa , e le reliquie de'
G 3 Santi
io2 De' Ss. Martiri Tebei.
Santi quafi fenza venerazione , col
confentimento del Duca negoziò con
S.Francefco Borgia Generale della Com-
pagnia di Gesù. , acciocché i Padri po-
co prima introdotti in Torino fi pigliaf-
fero il carico di fabbricare una Chiefa
ad onore de' tre Santi , con promefla
di applicare al Collegio parte delle ren-
dite della fua Badia , e vale a dire ,
quanto poffedeva in Torino , Settimo,
Druento , e Pianezza , e di far loro
dono de' Santi Corpi . Ottenuta poi an-
che da S. Pio V. Sommo Pontefice una
Bolla , che ciò approvava , in data de-
gli otto di Luglio dell'anno 1570. ,
fi venne all' atto di fare la traslazione
delle reliquie , anche prima che foffe
terminata la Chiefa , perchè quefto
portava lunghezza di tempo .
Pertanto col confentimento di Gre-
gorio XIII. fucceduto a S. Pio , anti-
cipatavi la traslazione , quefta feguì ai
19. di Gennajo del 1575. vigilia della
loro fetta . Si fece la traslazione con
pompa, intervenutivi oltre all' Arcive-
fcovo della Città con Monfìgnor Nun-
zio
De' Ss. Martiri Tebei. 103
zio i due Arcivefcovi di Vienna , e di
Tarantafia co' Vefcovi di Geneva , e
di Venza , arrivato un poco tardi quel-
lo di Vercelli . Concorfero ancora i
Cavalieri dell' Ordine de' Santi Mauri-
zio , e Lazzaro col Duca , e col Prin-
cipe di Piemonte per rendere più ma-
gnifica la folennità . Furono per allora
depofitati i cinque fanti Corpi nel pic-
ciolo oratorio de' Padri. Alzata poi la
nuova Chiefa neh" anno 1584. ai 23.
di decembre fi fece una nuova trasla-
zione coli' intervento del Duca , e di
tutta la Corte , affittendovi ancora i
due Cardinali Guido Ferrerò , e Vin-
cenzo Lauro , i quali portarono effi
medefimi la facra Urna , che ora fi
vede fotto l'altare maggiore della Chie-
fa , a' lati del quale ftanno le due mi-
racolofe pietre , la prima tinta del fan-
gue di S. Solutore , e l' altra colle pe-
date di S.' Giuliana.
S. Mafììmo nella fua omilia fa men-
zione di molti fegnalati miracoli, che
feguivano alla giornata per li meriti
di quelli Santi Martiri , e '1 Vefcovo
G 4 Gu-
104 De' Ss. Martiri Tèéeì*
Guglielmo nella citata Storia fcrìve *
che al loro fepolcro gì' infermi, i leb-»
brofì , gli ofceffi , i ciechi , i muti , i
paralitici ricuperavano la falute .
A noi viene in acconcio il ricordare
quel tanto , che accadde nell'anno 1537.
PofTedevano allora i Francefi la Città,
quando i Corpi de' Santi Martiri fi ri-
trovavano nella Cappella della Confo-
lata prefìb al baftiorte , che chiamano
di S. Giorgio -, e Celare da Napoli Ca-
pitano di Carlo V. tentava .tutte le
maniere per ricuperarla. Non avendo
egli forze badanti per efpugnarla, di-
fegnò di tentarne la forprefa con qual-
che intelligenza, che dentro ci avea.
Era fuo penfìere trucidato il prefìdio
dare a facco , e a fuoco la Città . Ma
Iddio per interceflione de' Santi Mar-
tiri , che vegliavano alla di lei difefa,
per difturbare gli umani difegni fece
nafcere un picciolo intoppo , che baftò
a fconvolgere una macchina sì ben or-
dinata . Saliti fu i baluardi gli aggref-
fo'ri fenza eflere fcoperti s' avviarono
verfo la porta, che fecondo l'accordo
do-
De' Ss. Martiri Tebei. 105
dovea effere aperta ; e aperta appunto
fi era lafciata da chi avea ordito il
tradimento . Ma fpingendola con forza
in vece di trarla a fé , come fi doveva
per aprirla, e vedendo, che non ce-
deva agli urti , fofpettarono di eflere
traditi da' loro corrifpondenti . Or men-
tre (lavano perpieffi , fé aveflero a ri-
tentare P entrata , alzati gli occhi vi-
dero tre foldati d' alta fratura in atto
minacciofo , e con em* una fchiera di
guerrieri , onde datili alla fuga , chi
non potè arrivare alle fcale , gettofli
giù dai baftione. Quei romore , che
fu udito da un artigiano , che a cafo
pafTava in quelle vicinanze , gli diede
motivo di rifvegliare le guardie, colle
quali faliti i cittadini fulle mura , ac-
corfero alla difefa , quando già fi era
ritirato l' inimico , e ritrovata la porta
aperta fi venne in cognizione", che fen-
za la protezione de' Santi , i Corpi de'
quali ftavano nella Chiefa vicina , era
evidente la rovina di Torino . Confef-
farono dappoi gì' Imperiali d'avere ve-
duto in aria foldati di fovrumano af-
petto;
io 6 De' Ss. Martiri Tebei.
petto ; e fu tale la perfuafìone de' cit->
ladini, quelli effere flati i Santi loro
Protettori , che uno di effi regiftrò il
cafo , e un altro lo fece rapprefentare
in un quadro .
E' altresì opinione ben fondata , che
i medeiìmi Santi difendeffero la Città
a' tempi del Dighiera , all' interceffio-
ne de' quali era ricorfa una Gentildonna
Torinefe, anzi tutta la Città, che te-
meva di fé , e molto più del Sovrana
allora adente . Anzi alla protezione de'
medefimi fu afcritta la liberazione di
Torino dal contagio nell'anno 1599.,
quando per voto obbligarono i citta-
dini a farne due volte l' anno la fefta.
E non è minore la grazia l' effere flati
nel corfo delle guerre fofferte nel fine
del fecolo paffato , e nell' incominciarfi
del prefente prefervati da que' difaftri,
che temevano giuftamente i più avve-
duti .
Celebra tutta la Città la fefta de'
Santi Martiri ai 20. di Novembre, nel
qual giorno fi fa di effi menzione nel
Martirologio Romano , e ai 20. di
Ceti"
De' Ss. Martiri Tebei. 107
Gennajo , giorno della loro traslazione.
Ma nella Chiefa ad effi dedicata fi fa
ancora l' uffizio dell' invenzione delle
loro reliquie nel mefe di Febbrajo ai
dieci .
Oltre alla Chiefa Abaziale era anti-
camente in Torino un' altra Chiefa in-
titolata a S. Solutore , che a distinzio-
ne della prima chiamavafi S. Solutore
Minore . Di effa non fé ne vede più
alcun veftigio .
Annotazione.
Tlllemonte non fa intendere , come
S. Solutore ricevuta la ferita fé ne
/za fuggito , perchè , dice , non fé ne
trova un altro, che condannato dal giù-
dice a morire per Gesù Criflo flap fug-
gito : aggiunge ancora , che S. Ma/fimo
nella fua omilia fuppone , che fia flato
ugualmente , che gli altri due , uccifo in
Torino . Non mancano però efempi ; ab-
biamo negli Atti de* Martiri , che S. Gè-
nejio d' Arles fu uccifo fuggendo , an^i
per ifchivare il furore della perfezione
fi
io 8 De' Ss. Martiri Tebei.
fi gettò nel Rodano . Né fi può dire $
che S. Solutore foffe da Giudici condan-
nato -, imperocché era piuttofio ricercato^
come gli altri , con ordine di farne fine
fen^a formalità di proceffo . Havvi poi
differenza tra floria , ed omilia ; quefìa
non abbraccia tutte le particolarità dei
fatti , come la floria . Onde a S. Maf*
fimo baflò il dire , che furono i tre
Santi martiri^ati in Torino , abbenchè
uno di loro abbia finito altrove il fuo
martirio .
Ss. Alverio , e Sebastiano . I Bol-
landifK fotto i due di Gennajo fcrivo
no , che avendo dimandato delle noti-
zie di quelli due Santi ai Canonici di
Foffano , che ne pofTedono le reliquie,
fu loro rifpofto , che avendo mandate
le fcritture al Canonico BaldefTani , al-
lorché componeva la ftoria della Le-
gione Tebea , quefte dappoi fi erano
Smarrite ; rincrefcere però loro di non
poter contribuire alla gloria de'Ss. Mar-
tiri , ed alle loro erudite fatiche ; fic-
chè que* Padri poco poterono dirne, e
ciò che ne difTero , lo ricavarono dai
P.Fi-
De' Ss. Martiri TEBEt. io*
P. Filippo Ferrari , che nel fuo Catalo-
go de' Santi d'Italia fé ne fpedifce in
poche parole, dolendovi anch' egli, che
non fi trovafTero gli Atti di quelli due
Santi ; difgrazia comune a parecchi al-
tri, che fi onorano in Piemonte. Con-
viene però dire , che fcarfe follerò le
memorie mandate a BaldelTani; poiché
te ne fpedifce anch' egli in poche pa-
role j ficcome faremo noi ancora co-
rretti di fare .
Furono dunque i Santi Alverio , e
Sebaftiano foldati della Legione Tebea,
e del numero di quelli , che o non fi
riprovarono nelle campagne d* Agauno,
o da effe fi fottrafTero , allorché feguì
il generale macello de' loro compagni.
Portatili in Piemonte , ivi anelerò a
fantificare fé ftefli colla meditazione
della Legge Vangelica , e alla conver-
fione de* popoli , in luoghi però poco
frequentati. Ma fu tale la diligenza de-
miniilri mandati dietro a' Tebei, i quali
fuggirono , che i noitri due Santi fu-
rono colti nelle vicinanze di Romani-
fio , prefTo '1 qua! luogo fu pofcia fab-
bri-
^£o De' Ss. Martiri Tebei.
oricato Follano , ed ivi martirizzati in
odio della fede .
Coli' andare del tempo fmarritefi le
loro reliquie a cagione delle guerre, e
calamità fofTerte dal noftro Piemonte,
piacque finalmente al Signore di farle
ritrovare con un prodigiofo avvenimen-
to . Stavano que' facri pegni fepolti in
un campo preffo alla Chiefa campeftre
di S. Martino , che fu altre volte par-
rocchia di un picciol borgo , il quale
pofcia fi unì a FofTano . Ora accade ai
due di Gennajo dell'anno 1417., che
alcuni ^trlanelli, i quali cuftodivano gli
arménti in quel campo , udifTero una
celemale melodia del tutto infolita ,
che pareva loro ufcilTe dal terreno .
L'interiore confolazione , che quelli al-
lora provarono, gi'induffe a ritornare
ne' giorni feguenti allo fteflò luogo , e
di nuovo udirono la melodia di pri-
ma ; onde avendone dato ragguaglio
a' cittadini, quefti infieme co' Superiori
Ecclefìaftici vennero a quel campo , e
udito il canto , fcavarono ivi la terra,
e ritrovarono due caflette ben chiufe,
orna-
De' Ss. Martir? Tebei. m
ornate d' alcuni lavori , e afficurate con
latóre di ferro , lunghe circa tre palmi.
Avendole poi aperte , dall' ifcrizione
ritrovata vennero in cognizione , effe-
re quelle facre offa de' Ss. Martiri Al-
verio , e Sebatóiano * indi le portarono
con grande folennità nella Chiefa Col-
legiata di S. Giovenale , al prefente
Cattedrale ; e con appiaufo di tutto '1
popolo furono pofcia i Santi acclamati
Tutelari , e Compatroni della Città .
La loro traslazione fi celebra ai 16.
di Gennajo .
S. Innocenzo . Molti foldati della
Legione Tebea portarono il nome d'In-
nocenzo -, a noi non occorre parlare ,
che di uno , il quale fu martirizzato
cogli altri nelle campagne d' Agauno .
Ne fcoprì le facre reliquie il Rodano,
preffo cui il Santo era tóato fepolto ,
al dire di Surio ; onde concorrendo a
venerarle i popoli , vi fi conduffero
ancora con S. Grato Vefcovo d' Aofta
i Vefcovi di Sione , e di Geneva . Le-
vate quelle con onore , le trasferirono
folennemente nella Chiefa proflìma di
S.
xi2 De' Ss. Martiri Tebei.
S. Maurizio ; ed allora fu, che S. Gra-
to ottenute alcune reliquie de' Tebei ,
ergere volle nella fu a Cattedrale un al-
tare al Santo Condottiere . Il capo di
S. Innocenzo fu poi portato in Auffe-
ra, ove fino ab antico è una Chiefa
dedicata a? Tebei da S. Germano, nella
quale dicono ritrovarli ancora il Corpo
di un altro Tebeo , chiamato S. Amore.
Quanto al Corpo di S. Innocenzo ,
ora fi crede in Colonia col Capo di
un Santo Vitale . Scrive Baldeffani x ,
che Adelaide Marchefana di Sufa , al-
lora Sovrana della Valefia, li fece do-
nare ad Annone Vefcovo di Colonia ,
divotiflìmo de' Martiri Tebei , che go-
vernava P Italia a nome d' Enrico III.
Imperatore coi titolo di Legato Impe-
riale , e che vi furono ricevuti con giu-
bilo univerfale , e con folenne procef-
fione , anzi ancora collocati nella Ba-
dia Sigebergenfe nell'anno 1070. , cor-
rendo la feria dell' Afcenfione . Anche
i Monaci della Badia di Siburgo fitua-
ta a quattro leghe da Colonia, fecondo)
1 L. 2. pag. 187»
De"' Ss. Martiri Tebei . j 1 3
la teftimonianza dei Bollandoti ■ , pre-
tendono d'avere delle reliquie de'Ss. Vi-
tale , ed Innocenzo j e però ne cele-
brano la fe/la della traslazione ai 13.
di Maggio .
Annotazioni.
TUtto quejlo racconto è di Guglielmo
Baldeffani , nel quale mi di/piace
ritrovare , che a tempi di S. Grato vi-
veffe un Domiziano Vefcovo di Genevay
ed un Protajìo Vefcovo di Sione , il che
non fo , fé vorranno ammettere i Critici.
I Sammartani mettono Domiziano neW
anno 816. Grato neW anno 7 7 5 . Prota-
jìo prima del 650., e quejli intervenne
al Sinodo Cabillone fé nel 644., al quale
ritroviamo parimente Papolo , o Paolo
di Geneva . Io per isfuggire una diffi-
coltà , che non fo diflricare , mi fono
contentato di nominare i Vefcovadi , ta-
ciuto il nome de Vefcovi , che qualche
copìfla può aver alterati , o pofli a fuo
capriccio , perchè può effere vera la nar-
Tom. L H ' rapo-
x Tom. 3. Maii p. 187.
n4 De' Ss. Martiri Tebei.
ragione , e falfo il nome de1 Vefcovi . Il
medejìmo sbaglio Jì legge in Surio , e
fulla fede di Surio neW Abate deW Ifola .
Della traslazione di S. Innocenzo al
Monijlero Sigebergenfe fondato da S.An-
none , non v* è luogo a dubitare , feri'
vendone quanti regìjtrano le anioni di
quel finto Arcivefcovo , il quale dedicò
il Monijlero a S. Michele fono V patro-
cinio di S. Maurilio , e fuoi Compagni,
Si dee ancora notare , che i primi Mo-
naci chiamati dal Santo per ufficiare la
Chic fa , furono poi da lui onorevolmente
rimandati a loro Monijìerj , quando ri-
tornato di! Italia vi collocò dodici Monaci^
che feco avea condotti dal Monijlero di
S. Benigno Fruttuarienfe x.
S. Vittore . Oltre a Vittore, di cui
parlano gli Atti de' Santi Tebei , fal-
dato non Tebeo , ma veterano, che fu
ucciib nel medeiimo giorno , che la
Legione Tebea fu trucidata ne' Campi
Agaunefi in odio della fede , haffi me-
moria d'un altro Vittore loldato Te-
beo, il Corpo del quale fu trasferito
a
i V. Dionif. S. Marth. in Archiepifc. Colon.
De' Ss. Martiri Tebei. 115
a Valencene Tanno 1133. Seguì la
traslazione per opera della pia moglie
di Ferrante di Portogallo Conte di
Fiandra , la quale fece fabbricare una
preziofa caiTa d' argento per riponere
le fante offa ; e quella fu collocata
nella Chiefa , che la medefima avea
fatta edificare per li Padri di S. Fran-
cefco .
Gli eretici nel fecolo decimo fefto
impadronitili di quella Città diffiparo-
no le reliquie del Santo , e con effe
ancora le altre , che arricchivano quel-
la Chiefa . S. Vittore viene parimente
venerato in Pùvalta , come fuo Protet-
tore , ed è dipinto in abito cavalle-
refco , come i Tebei .
Di un altro Vittore fi fa memoria
nella Badia di S. Coftanzo , e fi ri-
trova un S. Vittore trasferito a Gene-
va da Soleura forto Clotario II. Panno
fettimo di Teodorico Re di Borgogna,
cioè P anno 601.
S. Valerio . Nel Monferrato fi ono-
ra un Santo di quefto nome , creduto
comunemente Martire Tebeo .
H 2 S.
n6 De' Ss. Martiri Tebei.
S. Mombo , o Momboto . Non fi ha
alcuna memoria del luogo , ove ftia ri^
porto il fagro Corpo di quello Santo,
ehe fi crede fofTe martirizzato nella Valle
di Stura . Egli è particolarmente vene-
rato in Moiola , terra di quella Valle,
ove fé ne confervano alcune antiche
pitture . A lui fanno ricorfo i popoli in
occasione di qualche infermità dei be-
ffami , e fpezialmente de' buoi , forfì
perchè porta un bue nella fua infegna,
come lo portavano gli Egizj '.
S. ^Isidoro . Di un S. Irtdoro Tebeo
fanno menzione alcuni antichi Mano-
fcritti della Cattedrale di Torino per
tertimonianza di Baldeffani 2 . Ma di
lui non è venuto a nortra notizia al-
tro , che '1 nome .
S. Teodoro. Memoria di S. Teo-
doro fa Baldeffani 3 , il quale penfa ,
che ila uno di que' Tebei, che furono
martirizzati in Piemonte.
S. Candido . In Merufengo, Cartel-
lo poco difcorto dalla Città di Cafale,
con-
i Baldef. I. 2. pag. 265. 1. L. I. pag. 29.
3 L. 1. pag. 113. — 129.
De' Ss. Martiri Tebei. 117
conferva*! buona parte delle reliquie
di S. Candido Martire Tebeo , e non
P intero Corpo , come pare , che ac-
cenni BaldelTani l . Coniiilono quelle
nel cranio, o fìa nella coppa del capo,
e in un braccio con molti frammenti,
che fono polli in un butto d' argento
per relazione di D. Michele Ghiotti ,
Rettore di quella Parrocchiale dedica-
ta a S. Antonio , febbene S. Candido
ila il Protettore del Luogo . Ne fanno
que' Terrazzani la fella nel giorno de-
dicato a S. Maurizio , e l'onorano con
folenne proceffione , quantunque fi cre-
da , che foffe infieme con S. Quilico
martirizzato otto giorni dopo, che la
Legione fu trucidata . Ed è tradizione
collante , che in que' contorni venifTe-
ro ambidue uccifì in odio della fede ,
fìcchè ivi reflaflero le loro fpoglie .
L'Abate Ughelli -, che nel parlare
de' Vefcovi d' Afli fa menzione di que-
lli due Santi, fcrive , che S. Candido
fu Pretore militare della Legione , Bal-
delTani lo chiama Auditore di Campo ,
H 3 Tille-
i L. a. pag. 268. 2 lui. fac. tcm. IV. Col. 382.
1 1 8 De' Ss. Martiri Tebei.
Tillemonte Senatore , che è anche il
nome , che gli dà S. Eucherio . Del
luogo , ove ripofino le altre fue reli-
quie , a noi non è giunta la notizia ,
e nò meno degli altri fatti , che a lui
appartengono .
S. Quilico , o come lo chiama Bai-
deflani , Quirico , il crede fofie infie-
me con S. Candido martirizzato nel
Monferrato , e vicino a Merulengo : è
ora venerato con culto fpeziale in Afti,
avvegnaché non li fappia , ove ftiano
le fue reliquie. E* però credibile, che
ripofino nella Chiefa , che a lui fu de-
dicata , allora quando furono portate
in Adi , il che avvenne nella feguente
Qccaiìone .
Guerreggiando gli Àftigiani col
Marchefe di Monferrato per ragione
de' confini , accadde , che quelli ricu-
perafTero Merufengo , uno de7 feudi del-
la Chiefa d' Arti , di cui erari impadro-
nito il Marchefe - Ora avendo i vin-
citori intefo , che colà ri confervava il
Corpo del S. Martire Quilico, il quale
prima flava in maa Chiefa prefìb d'Ol-
dalen-
De' Ss. Martiri Tebei. 119
dalengo , e per maggior cautela fi era
portato nel ricuperato Caftello , deli-
berarono di farlo trasferire in Aiti ; e
per maggiormente meritarli la fua pro-
tezione gli fabbricarono una Chiefa- ,
intitolandola al fuo nome . La trasla-
zione delle fante reliquie fi fece con
folennità , e gran pompa ; ed è nota-
bile , che non vollero già , che il Sau-
to Corpo entrafie per una delle por-
te ; ma gettarono a terra una parte
dei muri , come fi praticava nelP in-
greffo , che tacevano nelle Città gl'Im-
peratori . Affegnarono poi rendite fuf-
fìcienti per due Monifteri , uno di Mo-
naci Umiliati , e Y altro di Religiofe
del medefimo Ordine , che in tempi
differenti , e in Cori dipinti cantava-
no le divine laudi giorno , e notte ;
e fabbricatali una porta vicino alla
Chiefa fu chiamata di S. Quilico . Tut-
to ciò feguì a' tempi del Vefcovo Uber-
to , o Oberto II. , che cominciò a go-
vernare la Cattedrale d' Arti nell' anno
1283. Fu poi la Chiefa, che per l'an-
tichità minacciava rovina , rincorata con
H 4 varie
no De' Ss. Martiri Tebei.
varie altre a' tempi di Monfìgnor Ga£
paro Capris fui declinare del fecolo
decimo fedo , ed ora porta *il titolo
di Prepofìtura .
Annotazione.
SCrive P Abate Ughelli , che S. Qui"
Lieo era nella Legione Nomenclatore
quejlo ufficio a mio parere confifleva nel
tenere il ruolo , o regijlro de nomi de'
foldati . So , che quejla parola s intende
in altro fenfo preffo gli Autori Eccle-
fiaflici , e talora fignifica chi chiamava
per nome quelli , cK erano invitati alla
menfa del Papa , e riceveva i memo-
riali , che fé gli presentavano . So anco-
ra , che gli autori profani cosi chiama-
vano alcuni , che conofeevano per nome
tutti i cittadini \ onde accompagnavano
poi le perfone grandi per dir loro, chi
foffero quegli. , che li falutavano * An^i
preffo degV idoli per offprva^ione delP
erudito Lipfìo flava ancora uno, il quale
recitava i nomi di chi gli adorava , e
loro offriva fagrifi^j . Ma perchè nella
Legio-
De' Ss. Martiri Tebei. m
Leoìone Tebea non pareva necejfario
quefT ufficio , di cui nella milizia non
truovo e [empio , io piuttojlo inclino a cre-
dere , che S. Quilico teneffe il ruolo de*
foldati .
S. Teonesto . Non è così facile de-
cidere , chi tofte S. Teonefto , tutela-
re della Città di Vercelli . Si crede da
molti , eh' egli fofle uno di que' Te-
bei , che fuggiti dalla ftrage fatta in
Agauno della Legione, venifle a Ver-
celli a predicarvi la fede , come fece-
ro in Torino i tre Santi Solutore, Av-
ventore, ed Ottavio. Altri portarono
opinione , che fofle un femplice citta-
dino di Vercelli , che per lo zelo della
fede Criftiana fu martirizzato . Final-
mente Monsignor Ferreri, il P. Cor-
bellini , ed altri vogliono , che Teo-
nefto fofle infieme Vercellefe , e della
Legione Tebea , cioè Vercellefe di na-
feita , ed aggregato alla Legione Te-
bea . Noi non veggendo ragioni né
da una parte , né dall' altra , che per-
fettamente ci appaghino, feguiremo per
ora la coftoro opinione.
E'
ili De' Ss. Martiri Tebei.
E' dunque tradizione , che paiTando
S. Secondo Luogotenente generale di
S. Maurizio coli' accompagnamento di
varj altri a Vercelli , vi faceffe nota-
bili acquifti per la Cattolica religione,
cui egli fotto mano andava insinuando;
ed avendo fatto amicizia con Teone-
fto patrizio Vercellefe , uomo di gran-
de integrità , e di buon giudizio , ab-
biagli perfuafa colla vanità del genti-
lefimo la verità del Vangelo . Fatto
Criftiano per opera di S. Secondo, volle
in ogni maniera eflere aggregato ,alla
fua Legione in compagnia d' un altro
cittadino chiamato Teodoro . Scrivono,
che a lui , come a perfona di merito,
fofle affegnato 1' uffizio d' affegnare alla
truppa gli alloggiamenti.
Bramofo pertanto il Santo Campio-
ne di comunicare agli altri quella fe-
de , che rendeva lui sì contento , ftu-
diavafi di guadagnare i (uoi concitta-
dini ; nò pago il tuo zelo di riitringerfì
tra le private mura di una , o più caie,
ufciva ben fovente in pubblico predi-
cando il Vangelo , e catechizzando chi
deli-
De' Ss. Martiri Tebet. 125
defiderava irruzione . Anzi perchè fi
fcarfeggiava di Sacerdoti , egli mede-
fimo amminiftrava il fanto Battefimo -y
donde viene , che in alcune pitture an-
tiche fi vede rapprelentato in abito
facerdotale . Ma non potè lungo tem-
po efercitare il fuo zelo : imperciocché
effendo allora la perfecuzione nel mag-
gior Tuo furore , i miniitxi dell1 Impe-
ratore lo fecero chiudere in un'orrida
prigione , ove fu battuto , e in più
maniere afflitto .
Nulla tralafciò il Proconfolo per far-
lo ritornare al culto degP idoli, minac-
ciando caftighi , e promettendo ricom-
penfe . Ma quando vide , che niente
profittava , e che tutto ail'oppofto egli
non cefTava di predicare contra le va-
nità degP idolatri , detestando fpezial-
mente quegli ofiequj , che ad onore
d' Apolline facevano i Vercellefi , con-
dannollo a morte . Penfando poi , che
i patimenti d'uno, ove foflero de' più
barbari , fervirebbero per far ravvedere
molti altri Criftiani , che fapeva effe-
re nella Città , ordinò , ch'ei morùTe
fulla
124 De' Ss. Martiri Tebei,
fulla ruota . Apparecchiato dunque fol-
la pubblica piazza il fiero ordigno tut-
to ripieno di chiodi, e coltelli acutif-
fimi , a quello fu Teonefto fofpefo , e
tra due ruote, che {tracciarono tutto il
fuo corpo , terminò la vita , come un
gloriofo Martire . Seguì ciò ai 2 o, di
novembre dell' anno trecentefimo di
Crifto . Con lui furono ancora marti-
rizzati Albano , ed Orfo , i quali è tra-
dizione , che ficcome gli furono com-
pagni, nella milizia , così gli tennero
anche compagnia nel fofTrire collante-
mente la morte per Crifto.
I Fedeli afflitti per la perdita fatta
di tanto uomo , che loro era padre, e
maefiro , tolto fegretamente il di lui
cadavere , feppellironlo con onore pref-
fo della porta orientale della Città -,
ove ripofarono le fue reliquie , fintan-
toché ceffate le perfecuzioni , fu data
la pace alla Chiefa . Allora per opera
di S. Eufebio fu eretta a fuo onore
una magnifica Chiefa , che fervi in fe-
guito di Cattedrale , e s'intitolò col
fuo nome : rifabbricatati pofcia dal Ve-
fcovo
De' Ss. Martiri Tebei. 125
fcovo Albino I. chiamoflì d' allora in
poi di S. Eufebio . Nella riftaurazione
del Coro fu ritrovato il fagro Corpo
del S. Martire a' tempi del Cardinale
Guido Ferreri con quefta ifcrizione :
Hic jacet S. Theoneflus Martyr Chrijll .
Era il fanto Corpo confalo con al-
tre reliquie credute degP Innocenti ,
che dall' Oriente portò S. Eufebio ; ma
fi vedeva veftito con abito militare ,
adorno di lamine d' oro ; di oro pari-
mente era la croce , che gli pendeva
fui petto , e T anello , che teneva in
un dito , nel quale erano fcolpite alcu-
ne lettere , che non fi poterono più
leggere . Nel cingolo , e in altri fru-
menti , o abbigliamenti militari eranvi
fìbbie altresì di puro oro ; onde fi cal-
colò , che T oro afcendeva al valore di
cinquecento feudi ; indizio non meno
della dignità , che il Santo aveva efer-
citata in vita, che della divozione del
popolo , che lo feppellì con tanta fpefa.
Chi legge in Surio l' invenzione del
Corpo di S. Gereone Martire Tebeo,
che fu uccifo in Colonia , ritrova cofe
con-
nò De' Ss. Martiri Tebei.
conlìmili erTerfi ritrovate nel di lui fe-
polcro , onde havvi ragione di penfa-
re , che tutti due foriero della mede-
fìma Legione .
In Vercelli fé ne fa i' uffizio iVto
rito di doppio di feconda clafTe , e H
mantiene ih vigore la divozione al
S. Martire .
Annotazioni,
ALcuni appreffo Ferrari nel fio Ca-
talogo de Santi dy Italia , hanno
confufo S. Teonefo Martire con S. Teo-
neflo Vefcovo d1 Aitino $ e ciò majjìma-
mente , perchè da qualche pittore antico
il Vercellese fu , come accennammo, rap-
prefentato in abito Sacerdotale . Ora io
non nego , che le pitture poffano ammae-
strarci in qualche punto di Jloria ; ma
farà fempre con tre condizioni . La pri-
ma , che non fieno fatte da gente igno-
rante ; perchè taluno per ef empio dal fen-
tir dire , che Teonejlo predicò , e bat-
terò , può per ignoranza avere pigliato
motivo di dipingerlo in abito facerdota-
fc;
De' Ss. Martiri Tebei. 127
Le ; quafi in qui tempi attefo la fcarfe7?a
di Sacerdoti non fojfe lecito , unn anco-
ra talvolta nece [farlo a Laici Cammini''
Jìrare il Battefimo , non che predicare ,
e catechi^are . In fecondo luogo convie-
ne effere ficuri , che il Pittore non fiafi
prefo licenza di fingere a capriccio , il
che non meno a Pittori , che a Poeti
fuole rimproverar fi . Donde ne fé gite ,
che allora potranno le pitture fervire a
provare la fiori a , quando fi avranno al-
tri documenti , perchè poco fondamento fi
può fare di effe , quando quefii mancano;
che è la ter^a condizione , cti io ricer-
cherei , allorachè di effe voleffi valermi ,
come di pruova .
Qitanto a Teonefio Vefcovo d1 Aitino,
vogliono i Ver celle fi , eli egli foffe di-
fcepolo di S. Eufebio , e che ivi foffe
martirizzato dagli Ariani . Gli Atti però
di lui al P. Ferrari l fembrano viziati,
e con ragione . Ma non è mia provincia
C efaminarli . Dirò folamente parere ,
che fiano flati per la famigliarità di no-
mi confufi con quelli del nofiro Santo
Mar-
1 Ai 20 di novembre pag. 718.
n8 De' Ss. Martiri Tebei,
Martire , e maffimamente parlandofi in
ejji di un Sf Albano , e di un S. Orfo9
ì quali al certo è pia credibile foffero
compagni del nojlro Teoneflo . Fra i Ve-
scovi a" Aitino riconojce Ughelli nel
tom. 5. coi 8. S. Teoneflo ; il Martiro-
logio Romano ancora ne fa menzione ai
30. a" Ottobre . Il Colletti però nel tom.
io. , o fla ne IP Appendice all'opere
d* Ughelli al cap. 1 o. dice , che Jìccome
è certo , che Teoneflo fu martire in Ai-
tino , cosi è molto dubbio , fé ne foffe
Vefcovo .
Leandro Alberti nel fuo catalogo chia-
ma S. Teoneflo Sacerdote , e Martire j
ma V invenzione del fuo Corpo lo mani-r
fefla Tebeo , e /' ammetterne due in Ver-
celli pare fen^a fondamento . Chi ne bra-
ma pia ampie informazioni , può appa-
gar/i leggendo , quanto ferire Monflgnor
Ferreri nella vita di ■ S. Eufebio del no-
flro Santo. Ivi r -acconta , veder fi Teone-
flo in alcune immagini antiche , ed an-
cora in monete rapprefentato in abito
talare , ma colla fola palma in mano , e
fenici yerun fegno di Vefcovado . Mette
però
De' Ss. Martiri Tebei. 129
però ancora la figura £ altra moneta^ in
cui fla in abito militare , ma in tutte
dice non ritrovarfi altro ferino a parer-
go , che S. Theoneftus Martyr , fegno,
che non aveva altra qualità. Sono quelle
monete del Principato di Maff erano , e
del Marchesato di Crevacuore , ove la
divozione al Santo è molto in vigore .
Nelle antichiffime Litanie ufate nella Chie-
fa di Vercelli S. Teoneflo è invocato pri-
ma di S. Maurilio , e di alcuni altri
Tebei , e nella Diocefi s1 incontrano molti
tempj > e^ aUari •> i quali fono unitamente
ad ambidue dedicati .
Tom. 1. I DI
i 30
DI S. EUSEBIO
VESCOVO DI VERCELLI, E MARTIRE,
Soprannominato il Grande.
Eca a molti non poca maraviglia
il vedere , che la Chiedi Roma-
na abbia ripofto nel fuo Calendario
col foio rito di femplice l' Uffizio di
un Santo, il quale e per l'eccellenza
della dottrina, e per la fantità della
vita , e per li martirj {offerti fi è me-
ritato il nome di Grande con infinito
numero d'elogj. E creice ancora l'am-
mirazione , fé fi riflette , che quefto
fteflb infimo luogo , eh' egli ha nel Bre-
viario , non 1' ebbe , fé non fé per le
richiede di Monfìgnor Gianftefano Fer-
rea , com' egli medefìmo accenna nella
fua dedicatoria della vita del Santo ,
e riferifee il Gavanto ai 1 6. di decem-
bre , che fu il giorno di fua ordina-
zione . Ma ben fanno gli eruditi , non
do-
Vescovo di Vercelli . 131
doverti giudicare de' meriti , né della
gloria de' Santi dal rito , con cui ne
celebra la Chiefa la feria , o dagli
onori , che loro fi tributano in terra .
Anzi né meno fi può formarne giudi-
zio per quel tanto , che di loro fap-
piamo . Imperocché il meglio delle ope-
re loro a noi non è palefe , proceden-
do dagli atti interni, che a Dio folo
fono manifefti .
Nel macrcrior furore della perfecuzio-
ne , che fecero alla Chiefa Dioclezia-
no, e Maflìmiano Imperatori Romani,
fu condotto dall' Africa a Roma il Pa-
dre del noftro Santo , uomo per nobil-
tà di fangue , e ancora più per la fede
riguardevole . Non poterono ad ogni
modo i Tiranni faziare la loro barba-
rie coi fargli fofTrire il martino , per-
chè morì nel corfo della navigazione,
e fenza dubbio a cagione de'patimenti.
La madre , che Reltituta chiamavafi ,
e che in Cagliari di Sardegna nell'an-
no 286. avea già partorito il Santo ,
e fucceffivamente una figlia, vedendoli
vedova , pigliò rifoluzione di portarti
li a
132 Di S. Eusebio
a Roma infieme con fuoi figliuoli -, ne
faprei , fé a ciò la fpingefle divozione,
come fi può prefumere in una donna,
che tutti fcrivono forfè molto data alla
pietà , o pure qualche altro motivo .
Refia in Cagliari ancora la cafa, in cui
è fama nafcefle Eufebio , che ora con-
vertita in un oratorio è dedicata a
Santa Reftituta, degna madre di sì gran
Figlio .
Giunta la fanta Dama in Roma, la
fua prima follecitudine fu di far ammi-
nifirare il fagramento del Battefimo
a' figliuoli , il che prima in Sardegna
per la perfecuzione non fi era efegui-
to . Prefentogli dunque a S. Eufebio
Sommo Pontefice , il quale allora go-
vernava la Chiefa di Dio . Conobbe il
Santo Papa per divina infpirazione, che
un grand' uomo farebbe nella Chiefa il
Catecumeno , che gli fi offeriva , e ri-
trovandolo ammaendato a perfezione
ne' dogmi della fede per opera de' fuoi
genitori, non folamente amminiffrogli
il facro lavacro , ma ancora gli die il
proprio nome nella vigilia del fanto
gior-
Vescovo di Vercelli . 133
giorno di Pafqua. E' fama, che nel me-
defimo dì fotte ancora battezzata la fo-
rella , che fu anch' ella chiamata Eu-
iebia , e fiorì per fantità in Vercelli nel-
lo flato di vergine .
Era Euiebio nell'anno vigefimo quar-
to di fua età , quando ricevette il fan-
to Battemmo , il che non fembrerà Ara-
no a chi fa , che in que' tempi era fti-
le de' Catecumeni di ^ non ricevere il
Battemmo, che in età molto avanzata ;
coitume , per cui togliere molto fi ado-
perarono in Occidente i Santi Ambro-
gio , ed Agogno , e in Oriente i Santi
Bafilio , e Gregorio Nazianzeno . La
dilazione però del Battefimo nel noftro
Santo non procedette da verun reo mo-
tivo , ma dal furore della periecuzione;
onde fé fi crede a S. Antonino , e a
Vincenzo Belluacenfe, non accadde fen-
za miracolo : imperocché fcrivono, che
comparve vilibilmente un Angelo in
forma umana , che con iftupore di tutti
levollo dai fagro fonte .
Dopo il Battefimo il tanto Giovine
attefe a perfezionarfi nelle arti liberali,
1 j
i34 Di S. Eusebio
e nella cognizione delle divine Scrittu-
re , ma molto più nella fcienza de' San-
ti, che confìtte nella pratica delle virtù
Criftiane . Fra quelle rifplendeva in lui
una fomma modeilia , e un amore rin-
goiare alla purità verginale , cui egli
conferve» fino agli ultimi Tuoi giorni -,
anzi può dirli , che in lui la mantenne
Iddio con un palefe miracolo . Era egli
flato dalla natura dotato di belli/lime
fattezze , e d' un' aria sì avvenente , e
infieme modefta , che fi guadagnava
ogni cuore . Ora avvenne , che una
Dama invaghitavi di lui , giunfe a fe-
gno di andare alia fua camera per in-
durlo a peccare . Qualunque indufiria
ufafTe la rea femmina , non potè giam-
mai ritrovare la porta della camera
d' Eufebio , o come altri fcrivono, non
le fu potàbile d' entrarci dentro , fen-
tendofì da forza fuperiore refpinta . At-
territa pertanto, e fpaventata nel vederlo
ufcire , gettoffegli a' piedi, chiedendogli
perdono , e ritirandoti confufa, pentita,
è lagrimante . Quello Cafo,che lo refe
dappoi anche più guardingo , tantoché
fug-
Vescovo dì Vercelli . 135
fuggiva ancora la familiarità della ma-
dre , e della forella , maggiormente
affezionollo ad una virtù , che rende
1' uomo fimile agli Angioli , e lo difpo-
neva a maggiormente avanzarvi nelle
lettere , e nella pietà .
Mancato il Santo Pontefice , da cui
aveva ricevuto il Battemmo , il nome,
e la Confermazione , fu eletto Melchia-
de , che ben fapeva i meriti , e le vir-
tù del noftro Santo , e che volendolo
confagrato a' minifterj Ecclefiaftici, or-
dinollo Lettore . S. Silveftro poi iucce-
duto a Melchiade , che ville poco tem-
po , lo promofle agli altri ordini facri
infino al Diaconato , e finalmente da
S. Marco fugli conferito il Sacerdozio,
talché pattava gli anni ieflanta, quando
arrivò a quel grado fublime , che al-
lora conferivafi folamente a perfone
provette in età, e in virtù. Deftinollo
ancora il Papa , per teftimonianza di
S. Gerolamo , ad interpretare le divi-
ne Scritture , avendo a ciò grande abi-
lità , attefo loit,udio, che fopra di effe
aveva tatto , e la cognizione delle let-
I 4 N tere
136 D I S. E U S E B I o
tere Greche , la quale in lui era {in-
goiare .
Ma più ampio campo fi dovea alla
virtù del noftro Santo , e a maggiori
cimenti avealo deftinato la Provviden-
za. Sollevato dunque fui trono di S. Pie-
tro Giulio Sommo Pontefice , il quale
da lungo tempo conofceva i rari talenti
d' Eufebio , deftinollo per mantenere la
Fede Cattolica nell' Infubria col carat-
tere di fuo Legato Appoftolico . L' ere*
sia d'Ario , febbene condannata da più
Concilj , faceva continui progreffi per
le ingannevoli arti de' Vefcovi Urfazio,
e Valente con altri dei loro partito .
Era però neceffario , che qualche per-
sonaggio di petto uguale alla dottrina
loro fi opponeffe ; ed a ciò fu Eufebio
giudicato fra gli ottimi il migliore .
Girò per alquante Città , e finalmente
capitato in Vercelli , che fra molte te-
neva il primato, fermom* in effa lun-
go tempo , e colle prediche non mer
no, che co' difcorfi familiari fi fiudiò
di purgarla , e di prefervarla dagli
errori.
Le
Vescovo di Vercelli. 137
• Le belle qualità , che in lui ebbero
campo d'offervare i Vercellesi , l'affa-
bilità, con cui accoglieva ancora gl'in-
fimi, la gravità de'coftumi, la ferenità
del volto , 1' uguaglianza dello fpirito
lo facevano da tutti ammirare, e te-
nere in conto di padre ; onde era de-
fìderio di tutti il non averne giammai
a perdere la prefenza . Lo chiefero per-
tanto al Papa per loro Vefcovo ; nel
che vi fu tale conformità di voleri ,
che S. Ambrogio nella fua epiftola a'
Vércellefi l fcritta in occafione della
difcordia , in cui erano per eleggere un
fucceffore a S. Limenio , ebbe a dire,
che ben aveva a crederfì edere flato
eletto per divino giudizio quello , che
da tutti era flato chiamato. Condifce-
fe il Papa alle loro dimande : chiama-
tolo a Roma confagrollo Vefcovo , e
lo rimandò a Vercelli , donde egli po-
teva giovare a molte Città vicine, fenza
trafcurare la propria Diocefi .
Fu Eufebio al parere degli eruditi
il primo Vefcovo di Vercelli, ed av-
ve-
i Tom. z. part. I. epiftol. 63. pag. iozi.
138 Di S. Eusebio
vegnachè non fi fappia, in qual anno
fi portaffe a Vercelli , molte conghiet-
ture però ci perfuadono , ciò effere ac-
caduto circa Tanno 340. di Crifto .
Sollevato all' Epifcopato , come una lu-
cerna pofta fui candeliere , incominciò
per le fue private , e paftorali virtù a
rifplendere nella Chiefa in guifa , che
i Vefcovi , ed i Sacerdoti non meno ,
che ogni ordine , e grado di Fedeli,
poterono in lui ritrovare un efemplare
perfetto, a cui conformare nel vivere. E
che tale eì fofle già in quel tempo ,
lo fa palefe la fua Leggenda , che rife-
rifce , come non di rado , mentr' egli
celebrava il Santiffimo Sagrifizio, udite
furono armonie di paradifo , o veduti
Angioli, che fervivanlo fìa nelPammi-
niftrare il fanti/fimo Sagramento a' Fe-
deli , fìa nel maneggiarlo full' altare .
L'acqua, con cui dopo la meffa lava-
vafi le mani , era un fìcuro rimedio
ad ogni malattia , tantoché i di lui di-
fcepoli fenza fua faputa la confervava-
no per diftribuiria a chi la chiamava .
Avve-
Vescovo di Vercelli . 139
Avvegnaché egli dato fofTe affai alla
contemplazione , non lafciava ad ogni
modo di accudire daddovero alla vita
attiva , propugnando la verità della fe-
de co' fuoi fermoni , attendendo a pa-
trocinare le vedove , ricevendo i pel-
legrini , vietando gì' infermi , aflìften-
do i poveri . Premendogli di condurre
la Tua greggia a pafcoli falutari della
vera perfezione, conobbe, che ciò in
gran parte dipendeva dalla cultura del
Clero . Laonde applicofH a ridurre ì fuui
Canonici , e Chierici ad unire la vita
monaftica colla vita Clericale , abitan-
do in comune, e fotto lo fteffo tetto.
Ebbe S. Ambrogio ad ammirare la buo-
na condotta d'Eufebio, il quale fu il pri-
mo, com'egli fcrive neh" epiftola a' Ver-
cellefi, che nell'Occidente unì nel Clero
due cofe tra fedifparate, ricche porto
in una Città ritenerle l' iftituto de' Mo-
naci , e facefle a prò de' proflimi, quan-
to devono i Chierici : lo fteffo ripete
nel fermone fefTantefìmo nono .
Ma fé ebbe il noftro Vefcovo un
Santo per ammiratore , può dirfì , che
molti
i4© -Di S. Eusebio
molti Santi furono fuoi imitatori} un
Ilario di Pottieri, un Martino di Tours,
un Maffimo di Torino , un Agoftino
di Bona , un Remigio di Rems , un
Patrizio , e cento altri, i quali ad efem-
pio d' Eufebio vollero , che nel loro
Clero foffe in vigore colla follecitudi-
ne , che loro prefcrive il minuterò ,
anche la folitudine , e ritiratezza, che
deve offervarfi da' Cenobiarchi .
Quale poi foffe il profitto , che Te
ne ritraile , lo manifefta il medefimo
S. Ambrogio, che nella pillola citata
fcrive, che le vicine Cfriefe non d'al-
tronde Colevano pigliare i Vefcovi, che
dal Clero di Vercelli, Seminario di Pre-
lati. Di là ufcì un Dionigi per Mila-
no , il quale fi tiene per certo, che dal ,
noftro Santo foffe conflagrato -, S. Gau-
denzio per Novara , S. Elìiperanzio per
Tortona, S. Donato per Arezzo, S. Eu-
logio per Ivrea , S. Zenone per Vero-
na, S. Teonefto per Aitino , S.Siro per
Pavia , S. Evario I. per Arri , i Ss. Li-
menio , ed Onorato fuoi fucceffori , e
S. Maffimo per Torino .
Nò
Vescovo di Vercelli . 141
Né fu fola l'Italia a partecipare del
bene , che proveniva da quella Congre-
gazione . Anche alle provincie più ri-
mote propagom* ; la Francia ebbe S. Mar-
tino di Tours , e S. Marcellino d'Am-
brun , la Spagna Olio di Cordova colli
Santi Modello, e Manfueto, la Gallia
Trevirefe S. Paolino , e ancora l'Orien-
te S. Evagrio d' Antiochia . E' opinio-
ne di molti, che il grande S. Girola-
mo dopo averlo avuto per maeftro in
Roma , mentre interpretava le Divine
Scritture, lo abbia ancora feguitato a
Vercelli, e così S. Tigrino Prete , e
S. Vittorino Eforciita , e tanti altri ;
onde potè S. Ma/fimo fcrivere di lui ,
che plures reliquit fui facerdotii fuccef-
fores .
Ma tempo è ormai, che difendia-
mo a raccontare que' cimenti , a'quali
fu efpofto il noftro gran Santo , per
occafìone dell' Arianifmo , che dopo la
morte di Collante , Imperatore Catto-
lico, favorito da Coftanzo fuo fuccef-
fore pigliava ogni dì maggior vigore»
Lunga cofa farebbe qui il raccontare
tutte
i42 Di S. Eusebio
tutte le controverse , eh' eccitarono
nella Chiefa di Dio Urfazio , e Valen-
te Vefcovi Orientali con Saturnino
d' Arles , e le perfecuzioni , che forni-
rono i Cattolici , le quali furono così
fiere , che fé alcuni Vefcovi refiftette-
ro con petto facerdotale alla violenza,
altri per fievolezza cedettero al volere
del Regnante . Non ebbe poco che fare
il noftro Santo per mantenere lontana
dalla fua Città l'eresia . Ma voleva Id-
dio anche di più da un tant' uomo ,
e vaie a dire , che la sbandirle dal
mondo .
Il Papa Liberio , che aveva desina-
to a Cefare Lucifero Vefcovo di Cagliari
con Pancrazio Prete , e Ilario Suddia-
cono nella medefima qualità di fuoi
Legati, ch'erano fiati in Oriente, don-
de venivano di frefeo , volle , che Eu-
febio grFaccompagnafle, ficcom' ei fece.
Abbiamo ancora due lettere fcrittegli
dal Papa in tale occafione , che faran-
no un' eterna tefiimonianza della ftima,
che fi faceva di un Santo , di cui era;
a Roma palefe la dottrina fana egual-
mente
Vescovo di Vercelli. 143
mente che '1 zelo della Cattolica Reli-
gione . Iti dunque in Francia i Legati,
ove (lava allora 1' Imperatore , da lui
ottennero ciò , che bramava Liberio ,
vale a dire , che in Milano fi teneffe
un Concilio , giacché ivi doveva por-
tarli Cefare nell'anno feguente.
Fu dunque intimato dal Papa il Con-
cilio ; e nell'anno 355. congregatiti ben
trecento Vefcovi tutti Cattolici , trat-
tone alcuno , che feguitando la Corte,
dipendeva dalla Corte anche nel cre-
dere, Liberio refcrifle ad Eufebio, rac-
comandandogli non meno i Legati , eh'
erano gli ftem" , che gì' intere/fi della
Religione. Ma egli odorando , che il
fine della Corte non era /incero , per-
chè fi pretendeva la condannazione di
Atanafio Santo Vefcovo d' Alexandria ,
eh' era il principale difenfore della fede
in Oriente, e però l'oggetto dell'odio
degli Ariani , non giudicò di andare al
Concilio . I Padri pertanto , e fpezial-
mente gli eretici conofeendo , quanto
avrebbe accrefeiuto di luftro alle loro
determinazioni l'autorità d'un tanto uo-
mo,
144 Di S. Eusebio
mo , inviarono alcuni Vefcovi con let-
tere fcritte dal Concilio per invitarlo .
Non arrendendoti Eufebio , V Imperato-
re , e ancora i Legati aggiunfero nuo-
ve iftanze , le quali furono a lui por-
tate da quattro Vefcovi , e da Dionigi
Vefcovo di Milano già fuo difcepolo,
dal quale intendendo , in quanto peri-
colo foffe la caufa di Dio , finalmente
fi arrefe di portarti a Milano dopo
avere da Dionigi intefo in che flato
erano le cofe .
Notabile fu il primo incontro de 'due
Vefcovi maeftro , e difcepolo . Impe-
rocché quefti effendoti lafciato indurre
a fottofcrivere la condannazione di
S. Atanatio, il che ti può dire faceffe
con fine non reo , nel vedere Eufebio
gettoifegli a' piedi, tenendo in mano il
fanto Vangelo , e la Croce, e dicendo*
Padre , peccai , liberatemi , fé potete -,
il che fugli promefib dal noftro Santo.
Diffi, che ti era fottofcritto con fine
non reo , attefochè incominciateti* le
Congreghe del Concilio , pretefero i
Legati, ed i Padri, che ti venifle alla
prò-
Vescovo di Vercelli. 145
profeflìone del Simbolo Niceno , lad-
dove la fazione delia Corre altro non
bramava , che la condanna d'Atanaflo.
Ora il Vefcovo Dionigi dimoftrandofl
prontiflimo di aderire alla inchiefla de'
Legati colla fottofcrizione de' Simboli,
pigliò la penna , e già flava per fe-
gnare la carta , quando Valente gliela
rapì di mano con violenza indegna di
queir auguito luogo . Sollevo/li allora
fra gli Ariani , ed i Cattolici un gran
contrailo , (ottenendo quelli eflere con-
gregato il Concilio non per un fatto
particolare , ma per materie generali,
e dogmatiche ; e opponendo quelli ef-
fere mente dei Papa , e di Celare, che
prima li delle luogo alla giuftizia, ap-
provando le condanne già prorerte con-
tro d' Atanaflo dai Conciìj Orientali, e
che poi efaminate iarebbonii le cofe
fpettanti alla tede . Dopo una lunga con-
teia Dionigi filila ingannevole Speran-
za datagli , che condannato Atanaiio lì
procederebbe ad aflicurare i punti con-
troverti della fede Cattolica , non ri-
flettendo , che il condannare il Santo
Tom. L K Ve-
146 Di S. Eusebio.
Vefcovo era condannare la dottrina da
lui proiettata , lafcioffi. indurre a fotto^
fcrivere la condanna , Checché ne feri-
va un autore l , certo è tal cofa effe-^
re fucceduta , prima che Eufebio giun^
geffe in Milano .
Il noft-ro Santo adunque dopo aver
corretta Pingiuftizia del fuo difcepolo,
efortollo a ritrattare . Ma a che avrete
be giovato proteftare violenza , e dis-
approvare in voce il fatto , quando gli
Ariani tenevano in mano la ferma di
proprio fuo pugno? Si ftudiò dunque
di toglierla dalle loro ugne con un*
induitria fuggerita fenza dubbio dallo
Spirito Santo .
Giunto Eufebio in Milano fu invita-
to dagli Ariani nella prima fefììone del
Concilio , cui egli intervenne , a fot-
toferivere la condanna d* Atanafio ad
efempio di Dionigi, il quale doveva
confiderarfi di molto , attefo il gran po-
flo , che teneva tra' Vefcovi . Eufebio
coftantemente rifiutò di ciò fare , e die-
de per ragione del fuo rifiuto, che non
dove-
1 Battaglini in Conci!. Med.
Vescovo di Vercelli. 147
dovevafi alterare il Cerimoniale della
Chieia , fecondo cui egli Vefcovo mol-
to più anziano av^va a fottofcriverfì
prima di Dionigi , effendo un difordine
r anteporfì il figlio al padre in terra ,
da chi negava , che il Figlio forfè al
Padre uguale in Cielo . Applaudirono
tutti al dire dei Santo, e i'ìando loro
a cuore d* avere del partito un uomo
famofo in tutto Occidente, pigliarono
il mezzo termine di radere con dili-
genza dal foglio il nome di Dionigi ,
fìcchè non potefìe venirfi ili cognizio-
ne , che giammai ci fofTe flato, per dare
il primo luogo ad Eufebio , nulla du-
bitando , che dopo di lui Dionigi , e
molti altri fegnato avrebbero la carta .
Ma il Santo , che per dire con S. Pao-
lo , cum ejfem ajlutus , dolo vos capi ,
allora proteflò , che ne efTo , nò fuo fi-
glio mai avrebbero confentito di con-
dannare un innocente fenza udirlo, vie-
tandolo ogni legge umana, e divina.
Quali follerò allora le furie degli
Ariani, non è facile il ridirlo, ma fol-
levatitì i Cattolici per difendere i due
K z Col-
14S D.lS. EUSEBIO
Colleghi , mentre quelli avanzane per
opprimerli , fi riempì il Confetto di
confufìone , con crje terminoflì infeli-
cemente la feflione . Ora acciocché
quefto più non fuccedeffe , fi ordinò ,
che dalla Chiefa fi trafportafle l' adin
nanza nell' imperiale [palazzo , fperanr
do , che la prelenza di Cefare calme-
rebbe gli fpiriti : e quefta fu apparen-
temente induftria degli Ariani , che
avendo P Imperatore favorevole, la cor
flui maeftà proccurato avrebbe favori
alla loro fentenza.
Fu dunque celebrata la feconda {e(-
fione dal Concilio nel palazzo alla pre^
fenza di Coftanzo ; e in quella Luci-
fero di Cagliari col noftro Eufebio fu^
rono i primi a parlare , dicendo , che
le accufe contro d' Atanafio erano ca-
lunnie per teflimonianza degli ftem* Urr
fazio , e Valente , i quali nell' antece-
dente Sinodo di Milano avevano ritrat-
tato i loro errori : eiTere pertanto inu-
tile P occupare i Padri nello fcrutinio
di cofa , che già fapevafi effere falfa .
Più volevano dire ; ma P Imperatore
alza-
Vescovo di Vercelli. 149
alzatoli per dar pefo alie querele, dnTe,
lui effere P accufatore d' Atanafìo , e
pretendere , che fi facefle un conve-
niente rifleflb alle accufe . Non fi fgo-
mentarono perciò i Padri Cattolici, che
anzi con petto facerdotale replicarono,
trattarli ivi non d' un affare dell' Im-
peratore , in cui dovette prevalere il
detto di Cefare , ma bensì della caufa
d'unVefcoYO, che apparteneva al Con-
cilio .
Alterato Coltanzo fece cacciare dalla
Tua prelenza i Vefcovi , che le gli era-
no oppofti , e diede fine al Concilio ?
il quale ficcome incominciò male, così
malamente terminò col bando de' più
accreditati Prelati , che lo componeva-
no . Dionigi fu trasferito in Oriente
dopo effere fiato in più guife maltrat-
tato ; Eufebio prima firafcinato giù del-
la fcala , fu mandato ad una Città della
Paleftina , chiamata Scitopoli , ma rin-
chiufo in una gabbia di ferro , in cui
è facile di argomentare , quanto eg\{
avefle a foffrire per la malignità de'
foidati , che lo accompagnavano, e per
K 3 la
150 D 1 S. Eu S E B I o .
la povertà , e malagevolezza della (ba-
da . Ad ogni modo il fuo efilio fu e
di lui , e della (qòq un trionfo . Im-
perocché non toccava villaggio, cui co*
fuoi infervorati difcorfì, e col fuo efem-
pio non giovante .
Giunto finalmente in Scitopoli, ove
Patrofilo uomo Ariano era Vefcovo ,
farebbe flato malamente accolto, fé non
incontravafì colà Giufeppe , fopranno*
minato il Conte , che già da Coftan-
tino Magno beneficato r era nemicifìi-
rao degli Ariani i ed il principale di-
fenfore della fede Cattolica in quevpaefi.
Volle il Conte albergarlo nella propria
cafa, e riflorollo dai patimenti fofTerti
nel lungo non meno , che penofo viag-
gio ; e fu il Santo vifìtato da quanti
in quel distretto erano riguardevoli o
per nafcita, o per merito. Fra quefli
debbe contarfì S. Epifanio Vefcovo di
Salamina in Cipro , che lo racconta .
Arrabbiando però gli Ariani nel vede-
re gli onori , e i trattamenti , che fi
facevano al Santo Vefcovo , valendoli
del credito 9 in cui erano preffo dell'
Impe-
Vescovo di Vercelli . 151
Imperatore , violentemente rapironlo
dalla cafa del Conte , e così ordinan-
do Patrofìlo in un' ofcura prigione lo
rinchiufero.
Non rallento/li punto il zelo d' Eu-
febio , ed .il fervore della lua fede j
parve anzi , che gli ftrapazzi , e le in-
giurie gii dettero lena, onde dalla pri-
gione facevafi fentire co' fermoni , che
faceva a chi lo vifitava , e con lettere
giunfe , ove non poteva arrivare la
voce . ScruTe a' fuoi Vercellefi per man-
tenerli fedeli ; e fapendo , quanto fof-
fero anguitiati i Milanefì, a' quali dopo
Tefilio di Dionigi aveva Cefare dato
per Vefcovo un Ariano, ( Aufenzio chia-
mavafi ) anche quelli efortò con una
fenfatiilìma epiftola a ritenere l'antica
fede , e a durarla coftantemente nella
confefììone della fede Cattolica . Ab-
biamo ancora a difpetto del tempo ,
che ha confumato tante altre cofe ,
quelle epiftole , dalle quali fi vede per
una parte il zelo del Santo , e per
l'altra , quanto gravi foffero i fuoi
patimenti , e quale la fua generosità* ,
K 4 e
152 Di S. Eusebio
e l'averfione, che aveva agli eretici»,
Coflantemente rifiutò di pigliare il
cibo , che dagli Ariani eragli manda-
to non tanto per foflentarlo in vita ,
quanto per vanamente gloriarfi, ch'egli
feco loro avelie comunicato/ ne' cibi i
oppure per infamarlo rifiutandoli , col
dire, che da fé fi era uccifo. Previde
Eufebio le loro arti , e perciò in un
libello da fé pubblicato, e fatto tene-
re a Patrofilo., p rotella , che per non
comunicare con effi non avrebbe gu-
idato boccone di pane, né ftilla d'acqua,
fé non fi confettava a' Cattolici di re-
care a le, ed a'fuoi compagni gli ali-
menti . Quattro giorni la durarono in
queflo flato , dopo i quali furono ri-
mandati ad un ofpizio , ove prima
abitavano .
Dimoflrarono i Cattolici il loro giu-
bilo per la liberazione d' Eufebio coir
attorniare l'albergo di lumi in fegno di
fefla. E datofi il Santo, come prima,
a fovvenire i poveri , né potendolo fof-
frire gli Ariani , non paffirono venti-
cinque giorni, che di nuovo furono i
com-
Vescovo di Vercelli . 15$
compagni violentemente rapiti , e dif-
perfi in varie prigioni , ed egli lafciato
coi folo Tigrino Tuo prete . Per fei
giorni lafciati furono fenza cibo , prof-
umi a venir meno , quando fu permeilo
ad un Cattolico di portar loro di che
ristorarli ; ma vietato a chi che fia di
vietarli . Scrive inoltre S. MafTimo, che
più volte lo ììrafcinarono per una (cala,
interrogandolo , fé voleva comunicare
con eflì , e rifpondendo fempre di no,
replicavano quello ftrazio; onde infranti
ne recavano il capo , e le membra ,
ma l'animo fempre collante . Accenna
il Santo quefto fuo martirio nel prin-
cipio delle fue lettere a Patrofìlo . Con
ragione adunque fi lamenta , che fotto
un Imperatore Criitiano era egli co'fuoi
compagni trattato affai peggio di quel-
lo foffero da' Pagani tormentati gli an-
tichi martiri ; ed era certo cofa deplo-
rabile vedere la Chiefa perfeguitata dal
figlio di Coftantino più acerbamente,
che da Diocleziano . Tre volte gli fece-
ro cangiar luogo , facendolo paflare da
Scitopoli in Cappadoccia, e dalla Cap-
pa-
1 54 Di S. Eusebio,
padocia in Egitto . Iddio però folito a,
convertire in bene anche le perii me
volontà degli uomini, ciò difpofe non
folamente per confermare molti nella
fede Cattolica, ma anche per cavare
moiri dagli errori della Gentilità .
Accadde intanto , che nel Concilio
di Sirmio il grande Ofio fi lafciò pre-
venire , e in" quello di Rimini la mag- .
gior parte de' Vefcovi, ed alcuni ancora
de' Legati lafciaronfi fedurre, tanto che
S. Girolamo « ferirle : lngemuit totus
orbis , & fé Arianum ejfe miratus efi .
La nuova della caduta ài sì grandi uo-
mini giunfe adEufebio apparentemen-
te per lettere di Gregorio Vefcovo di
Coliure nella Spagna . Gli referiffe il
Santo Prelato , dimoftrandofi afflitto per
la caduta degli uni , e rallegrandoli con
lui per avere foflenuto la vera religio-
ne ; e lo prega a dargli nuove di quelli,
ch'egli colle fue efortazioni avrebbe
potuto o mantenere nella via della ve-
rità , o alla via della verità ricondurre.
Da
1 Dialog. adverfus Lucifcriaoos rom. 4« Part- **
C«l. 300. 301.
Vescovo di Vercelli . 155
Da quella lettera fi vede , che già tre
volte gli era flato mutato il luogo delP
efilio , e fi erede forfì fcritta tre anni,
dappoiché fu trasportato in Oriente .
Né fi dee lafciar di ricordare, che fu
quivi da Siro Diacono, e da Gauden-
zio fuo difcepolo vifìtato : ma egli
amando meglio provvedere alla fua Dio-
cefi , che avere conforto nelle lue pe-
ne , rimandò Gaudenzio a Vercelli co-
flituendolo tuo Vicario Generale .
Ma oh come Dio è mirabile ne'
fuoi Santi! Coftanzo , che faceva pro-
feffione di Criftiano , e voleva efiere
tenuto in conto di Principe pio, per-
seguito in mille guife non Solamente i
Vefcovi Cattolici , ma ancora i Sommi
Pontefici ; e da Giuliano Y Apoftata ,
che a lui Succedette , gli efiliati furo-
no alle fedie loro rimandati . Allora
l'Egitto, fono parole di S. Girolamo,
f ricevette vittoriofo il fuo Atanafio ;
la Chiefa Gallicana abbracciò il fuo Ila-
rio , che ritornava dalla battaglia ; l'Ita-
lia cangiò le lue vefti lugubri nel ri-
vedere
1. Nel citato Dialogo,
156 Di S. Eusebio
vedere Eufebio . Non volle però il no*
Aro Santo iittofto abbandonare l'Orien-
te , ove vedeva eflere necefFario un
Concilio generale per riftorare i danni*
che nell' imperio di Coflanzo patiti
aveva la Chiefa Cattolica. A querV ef-
fetto dopo aver fatti molti viaggi, por-
toni in Alexandria per concertare col
grande Atanasio ciò, che in tali con-
giunture far fi doveva .
Il punto principale era trattare, fé
doveflero riceverli , o no a penitenza
que' Vefcovi , che nel Concilio di Ri-
mini erano caduti : il perchè il noftro
Santo pregò Lucifero di Cagliari a
portarti con etib lui in Alexandria .
Ma Lucifero giudicando migliore par-
tito l'andare in Antiochia ad oggetto
d' efHnguere la fcifma , che da lungo
tempo vi regnava , nel che però non
riufcì , dettino due fuoi Diaconi, ( Ruffi-
no fcrive un foto ) che a nome fuo inter-
veniffero nel Sinodo AlelTandrino .
Congregatiti i Vefcovi, ch'erano pò*
chi pel numero , ma che pei meriti ,
e per l'integrità della fede potevano
con-
Vescovo di Vercelli . 157
contare per moki , difaminarono , co-
me potette dopo tante tempere met-
terti in tranquillità la Santa Chiefa .
Pafsò dipoi il Santo ad Antiochia , re-
candovi la lettera del Concilio ; e ri-
trovando quel popolo divifo in fazio-
ni, perchè non fu da tutti ammefTa la
elezione di Paolino in Vefcovo fatta
da Lucifero , difapprovò nel fuo cuore
k condotta di Lucifero , abbenchè pel
fommo rifpetto , che gli portava , nulla
gli dicefle . Ma Lucifero avvedendote-
ne , lo ebbe tanto a male , che più
non volle comunicare con lui , anzi
eflendo di fpirito aiuterò, ebbe difpia-
cere , che i Vefcovi caduti rimefìì fol-
lerò nelle loro fedi , e che Eufebio
a tal effetto andando per le Città li
reftituiffe alle loro cattedre fecondo '1
decreto del Concilio . E quefta fu T ori-
gine della fcifma Luciferiana, che die-
de pofcia tanto che fare alla Chiefa ,
dappoiché Lucifero feparatofì da Eufe-
bio, e difguftato cogli altri , ritircilx
alla fua Diocefi .
Intan-
i58 Di S. Eusebio,
Intanto Eufebio , come raccontano
Ruffino, e Socrate , girando per l'Orien-
te , a gisifa di Medico eccellente ftu-
diavafi di rifanare coloro , ch'erano
fiacchi nella fede , o che in efla va-
cillavano , ammaendando que7 popoli in
guifa, che infiniti ne riduffe all'ovile
di Crifto . Partendoti poi per ritornare
in Italia col nuovo carattere di Lega-
to del Concilio Alefìandrino , vifitò
tutte le Chiefe dell'Illirico, e dell'Ita-
lia , eh' erano fui cammino , riconci-
liando tutti que' Vefcovi , che a gara
ivano a lui, confettando bensì d' efiere
ftati o deboli nel refiftere, o poco cauti
neh" aderire a' Vefcovi , ne' quali non
fofpettavano eresia , ancorché fottero
eretici ; ma proiettando per altra parte
di non avere giammai aderito agli er-
rori d'etti nel Concilio Ariminefe.^
Ritornato in Ponente , il fuo primo
penliero fi fu portarli a Roma, e ren-
dere conto al Sommo Pontefice delle
cofe , che in qualità di fuo Legato ave-
va operate in Oriente . Dall' epiftola
di S. Atanafio a Ruttino fi ricava, che
furo-
Vescovo di Vercelli. 159
furono mandati a Roma gli atti del
Concilio Aleflandrino , ed è forte la
conghiettura per dire, eh' Eufebio ne
fotte il portatore . Ma impazientiffimo
il noftro Santo di rivedere la fua Dio-
cefi , licenziatoli dal Sommo Pontefice
s'incamminò a quella volta. Il Papa,
che ben conofeeva i bifogni della Li-
guria , e dell' Infubria , raccomando-
gli con calore quelle Chiefe , cui non
meno dell' afTenza Tua , e del Vefcovo
Dionigi aveva danneggiato la prefenza
d'Aufenzio Vefcovo Ariano, il quale
fotto afpetto di Cattolico a' Cattolici
faceva occulta guerra .
Noi non abbiamo termini per efpri-
mere le fette , e '1 giubilo de' Vercellefi
nel rivedere il loro ottimo Pallore , e
amantifììmo Padre , che gloriofo per la
confezione della Cattolica fede, per la
difefa della religione , per fantità, e per
meriti ritornava alla fua fede. La Città
di Milano ancora , quantunque gover-
nata dall' empio Aufenzio, giubilò nell'
udire la nuova , eh' egli era ripatriato,
e per quanto ne dicono le antiche me-
morie
i6o Di S. Eusebio
morie della Chiefa di Vercelli , {pedi
a Eufebio lettere, e Legati, rallegran-
doli con lui del iuo ritorno , e pregan-
dolo di vilitare la loro afflitta Chiefa.
Aggiungono ancora , ch? egli condifcenr
dendo al loro genio li portò a Milano,
ove fu ricevuto dal Clero , e dal po-
polo , quali folle il loro proprio pallo-
re , e padre . Ma chi può dubitare di
quello , fé riflette alle già citate parole
di S. Girolamo , che l'Italia tutta canr
giò le fue velli lugubri nell' arrivo del
noftro Santo ? Sei anni durò il fuo pe-
nofo pellegrinare in efìlio, nel qua! tem-
po ebbe a l'offrire tanti patimenti , che
per quelli foli alcuni Scrittori gli dan-
no il titolo di martire .
Non fu però fìttofto in Vercelli Eu-
febio , che ben lungi dal refpirare , e
prendere ripofo dopo tante fatiche ,
intraprefe con cuore magnanimo nuo-
ve opere per la gloria del Signore , e
per la riforma de collumi . Era crefciu-
to in Città il numero degli Ariani :
applicofri dunque il Santo a convertirli,
ed avvegnaché galleggiati , e favoriti,
non
Vescovo di Vercelli . 1 6 1
non ardivano però alzare il capo , e
palefarfì per tali, dappoiché conobbe-
ro , quanto egli poteva anche predo
Dio . Erann" gli Ariani col favore d'Au-
fenzio impadroniti della Bafìlica di
S. Maria , che chiamano Maggiore ,
ch'era la Cattedrale, prima che il no-
ilro Santo ergeffe il tempio ad onore
di S. Teonello . Era ftata quella Chiefa
prima tempio di Venere ; rifforata poi
dal gran Cottantino in occasione, ch'egli
pafsò in Vercelli , fu dedicata alla Gran
Madre di Dio . Ora occupata quella
dagli Ariani , pretefe il Santo di cac-
ciarli di là, e a tal effetto già era in
cammino , quando effi avvedutici delia
fua intenzione , chiufe le porte , e affi-
curatele con ogni diligenza , 'penfarono
d'efcludernelo , e che non ardirebbe ufa-
re violenza . Ma il Santo Vefcovo , ri-
trovate le porte chiufe, porte a terra
le ginocchia , kcc una breve orazione,
la quale fu così efficace , che da fé me-
desime fpalancateiì tutte le porte , egli
ebbe agio d' entrare , di riconciliare la
Chiefa , e di offerire a Dio in ringra-
zi. I. L zi**-
I 62 D I S. E U S E B I o
ziamento del manifefto miracolo l' in-
cruento fagrifizio della Mefla .
Al certo era cofa a' buoni non poco
grave il vedere , quanto poterle Aufen-
zio nella Corte di Valentiniano ; don-
de ne veniva , che gli Ariani pigliava-
no maggiormente ardire . Ora avendo
Eufebio conofciuto , di quanta impor-
tanza foile pel bene di tutta l'Infubria,
tanto raccomandatagli dal Papa, il por-
tarti in Milano , e follicitato ancora
dai Milanefi , imprefe il viaggio a quel-
la volta . Studiofli di fcoprire a Valen-
tiniano , eh' era di ritorno dalla guer-
ra Germanica, le frodi, e P ipocrisia di
quell' empio , il quale da lui furrepito
aveva un referitto alla fua falla fetta
molto favorevole, perchè fi faceva, e
fpacciava come zelante Cattolico ; il
che fu origine di molti mali nella Chiefa
di Milano . In ciò fu il noftro Santo
ajutato da Ilario Veicovo di Pottieri ,
ti quale però come calunniatore fu ri-
mandato ai fuo Vefcovado , e da Fi-
larino Vefcovo di Brefcia, che fu an-
che flagellato, e da Evagrio d'Antio-
chia,
Vescovo di Vercelli. 16$
chia, che aveva dall'Oriente feguirato
Eufebio per l'amore , che a lui portava.
La cagione , per la quale Valenti-
niano fu si crudele co' Vefcovi Catto-
lici , non procedette da altro , fé non
fé dall' opinione , che fi aveva di Au-
fenzio, creduto comunemente Cattoli-
co 5 perchè nonfolamente fi fìngeva tale,
ma ancora con un libello prefentato
all'Imperatore, nel quale faceva mille
lamenti d' Eufebio , e d' Ilario , fece
una profeflìone di fede ingannevole, e
frodolenta . Ben ne fcoprì Ilario le ca-
villazoni ; ma perchè Aufenzio fece ,
che nei volgo 11 fpargeffe la fama , che
la fua profeflìone di fede in nulla era
differente da quella del Vefcovo di
Pottieri , quefto fu conlìderato , come
calunniatore , ed Aufenzio, come Cat-
tolico . In fine tanto potè Aufenzio ap-
pretto l'Imperatore , che arrivò a dargli
ad intendere, che in tutti quefti gar-
bugli nulla ci era , che intereflarTe la
fede , e baftare di non dar orecchio
agli uomini fediziofi , e torbidi , quali
erano Eufebio , ed Ilario , per aver pace
L 2 nella
164 Di S. Eusebio
nella Chiefa di Dio : di tutto ciò po-
terne dare teftimonianza i due Magi-
{Irati , che di fuo ordine avevano udite
le difpute fatteti in tale occafìone .
Fatto perciò più audace Aufenzio ,
tanto che gli riufcì colle frodi di gua-
dagnare F animo di Cefare , e guada-
gnato l'animo di Cefare, di cacciare
i Vefcovi fuoi contraddittori da Mila-
no , e dalla Corte , ufcì anche Eufebio,
e vifìtò tutte le Chiefe dell' Infubria ,
e della Liguria per confermare nella
fede i Cattolici . E quantunque S. Da-
malo in un Concilio Romano averle
condannato Aufenzio, e i di lui fegua-
ci , e tutti gì' inimici di S. Eufebio ,
il che fecero ancora alcuni Sinodi con-
gregati nelle Gallie , e nelle Spagne ,
ad ogni modo non vi fu mezzo di cac-
ciare Aufenzio da Milano , il quale fi
può dire , che sì per ragione della vi-
cinanza , sì per ragione dell' autorità
niuno più temeva d' Eufebio . Non ar-
diva , è vero , invidiargli palefemente
alla vita ; ma occultamente proccurò di
farlo togliere dal mondo col perfuadere-
agli
Vescovo di Vercelli. 165
agli Ariani, eh' etfendo in concetto di
uomo fediziofo preflò ali' Imperatore ,
non vi era da dubitare, ch'egli non
avrebbe giudicato reo , chi lo avefTe
tolto dal mondo .
E quella è la ragione a mio parere,
per la quale alcuni anni dopo em* pre-
fero la baldanza di levarlo dal mon-
do ; e il loro delitto appunto reftò im-
punito, almeno niuna memoria fi ha,
che fé ne facefle il minimo rifentimen-
to . E' credibile , che folle ad Eufebio
palefe il mal animo degli Ariani ; e
perciò a livello degl' infegnamenti evan-
gelici , per isfuggire la loro perfecuzio-
ne , non di rado ritiravafi negli eremi,
e ne' luoghi più aipeftri della fua Dio-
cefi . Noi portiamo opinione , che de-
siderando il ianto ozio di Maddalena
averle ancora per fine in qualche oc-
cafione di raccogliere il fuo fpirito nella
contemplazione delle verità eterne. Ma
è forza confetfare , che talora die mo-
tivo a' fuoi ritiri la perfecuzione deo-li
eretici , i quali fatti baldanzofi pel fa-
vore , che ad Aufenzio accordava Ce-
L 3 fare
166 Di S. Eusebio
fare unitamente colla conforte Giunti-
na , non poco moleftavanlo .
Due luoghi fono reftati in fomma
venerazione preflb a' Fedeli, per eflere
flati frequentati dal Santo Vefcovo , e
fono i monti d' Oroppa , e di Crea *
Nel ritorno dalla Palestina avea recate
feco Eufebio varie reliquie, fra le quali
tre Corpi de' Santi Innocenti con tre
fìmolacri della Beatiffima Vergile Ma-
ria , opera , come credefì , dell' Evan-
gelica S. Luca . Di quefti tre fìmolacri
uno ne mandò a Cagliari fua patria ,
ov' è in (ingoiare venerazione ; un altro
ne collocò in un monacello del Mon-
ferrato, vicino al caftello diCreadonr,,
di cui appena più ne reftano le vefti-
gie , ed ora chiamati il monte di Crea:
il terzo ripofe fopra un monte orrido
al di fopra della Città di Biella , che
dal torrente Oroppa, che ivi ha fua
origine, pigliato ha il nome.
Sopra di quefU due monti , ove ora
più che mai fono venerate le ftatue di
Maria Vergine lafciate da S. Eufebio,
ritiravafi non di rado il Santo, e quivi
per
Vescovo di Vercelli. 167
per eflere allora amendue nella fua
Diocefì, attendeva alla meditazione de*
fanti mifterj . E* fama corroborata dall'
antica Leggenda , che di lui ha la Chie-
fa Vercellefe , avere egli in quel pollo
fcritti di proprio pugno i quattro Van-
geli, che confervanfi nel teforo di Ver*
celli . Si può penfare , che in quel fa-
gro riiiro componete parimente le ope-
re , che di lui ci reitano . Certo è ,
che que' due luoghi furono fovente fan-
tiflcati dalla fua prefenza , e non è cofa
nuova il vedere nelle vite de'Santi Ve-
fcovi , com' effi talora interrompevano
le cure laboriofe della vita attiva per
ripigliare lena , e fpirito , attendendo
per qualche tempo alia vita contem-
plativa. Di là fu, ch'egli portava quel-
lo fpirito Appoftolico , con cui fi op-
poneva agli eretici , quella carità, colla
quale affiiteva i poveri , gli orfani , le
vedove , quel zelo , con cui proccura-
va la falute di tutti. E non è già ,
eh' egli impiegale per quefto fine le
fole efortazioni, e i foli ragionamenti
paflorali ; non meno di efìì giovavano
L 4 le
168 Di S. Eusebio
le fue lagrime, le Tue preghiere , lafua'
Criftiana manfuetudine , i fuoi digiuni,
le veglie , in fomma i vivi efempj d'ogni
virtù, che in lui fi notavano. Contali
modi ridurle a Dio innumerabile molti-
tudine di perfone d' ogni fedo * e con-
dizione , pofìedendo appieno i' arte di
governare Y anime , e la difcrezione
degli fpiriti .
Su tale propofìto leggiamo di lui i
che venuto a ritrovarlo un Romito quan-
to povero di virtù , altrettanto ricco
d' oro , e d' argento , fìnfe di volerli
rendere fuo difcepolo . A quefV effetto
coprendo (otto '1 velo dell' ipocrisia ciò,
che covava nel cuore , pregollo con
molta iftanza d' accettarlo tra' fuoi , e
d' ammaeftrarlc nella via della perfe-
zione . Ed Eufebio , a cui per lume fo-
prannaturale era manifefta la coftui fin-
zione , rimprocciogli la fua ipocrisia ,
e peflìma vita con tal vigore, che con-
fuso , e turbato per alcun tempo non
potè aver pace . Finalmente compaflìo-
nando lo flato di quel miferabile , il
buon Vefcovo pregò per lui , liberollo
dall'
Vescovo di Vercelli. 169
dall'inquietudine , e colle lue efortazio-
ni lo ridurle ad efTere veramente vir-
tuofo , e a darri alla pratica d'ogni ope-
ra buona .
Era poi in (ingoiare venerazione pref-
(o de' Vercellesi S. Teonelto , che in
tempo degP Imperatori Diocleziano, e
Maflìmiano era ftato martirizzato nella
loro Città . Ma perchè parve ad Eufe-
bio i che le reliquie del Santo Martire
non fodero decentemente cuftodite, fe-
ce fabbricare a di lui onore un magni-
fico tempio , che poi ottenne il titolo
di Chiefa Cattedrale , ove ripoie folen-
nemente le reliquie del Santo Martire.
Parve , che con ciò egli apparecchiale
ancora a fé il fepolcro, perchè di là a
poco venendo a morte fu nella mede-
rima Chiefa collocato il fuo corpo .
Continuava Aufenzio non a governa-
re , ma a dilli pare la Chiefa di Mila-
no , covando nel cuore il livore molti
anni prima conceputo contra '1 noftro
Santo Vefcovo , e proteggendo a tutto
potere gli Ariani , i quali perciò erano
molto infoienti . Aggiungeva loro ardi-
re
170 Di S. Eusebio
re l'Imperatrice Giuftina , che nell'ari*
no 370. fpofato avea l'Imperatore Va-
lentiniano , femmina orgogliofa per in-
dole , e Ariana di fetta . L'Imperatore
poi poco zelante della fede o chiude-
va gli occhi per non vederne i pregiu-
dizi > ° *n a^tre cure diftratto a quefto
nulla badava ; onde gli eretici, fi crede,
pigliaffero baldanza di dare la morte
al Santo Vefcovo . Per dar luogo al fu-
rore di quefti non di rado configliollo
la prudenza a fuggire dalla Città , e
ritirarfi nel fuo folito deferto ora d'Orop-
pa, ora di Crea. Ebbe finalmente il
Santo una vifione , nella quale fagli
chiaramente fignificato , com' egli nelle
calende d' Agofto farebbe volato da un
monte all'altro, e portato in un palaz-
zo più rifplendente del fole , il che egli
interpretò di fua morte .
Congregato dunque il fuo numerofo
Clero , e tutti i fuoi difcepoli , narrò
ad e/fi la vifione avuta , come indizio
del fuo proffimo martirio , ed efortò
ciafcuno ad apparecchiarfi per ogni ca-
fo , che potefle accadere , collo #are
co-
Vescovo di Vercelli . 171
cottami , e di animo forte per la glo-
ria di Critto . Afllcurogli , eh' ei folo
farebbe uccifo , raccomandando loro ,
che perfeverafTero dopo fua morte nel
bene incominciato , e che con lui fep-
pellhTero ogni fua vette . Ed ecco ap-
punto , che pochi giorni dopo ritorna-
to dal fuo ritiro fu il S. Vefcovo afla-
lito nella propria cafa da una truppa di
Ariani , i quali violentemente ttrafei-
nandolo giù delle fcale , e poi maltrat-
tandolo in varie guife , finalmente a col-
pi di pietre ne fecero fine*, rettando il
pavimento tinto del fuo fangue , e dal
fuo celabro . Così con tre laureole di
Vergine , di Dottore , e di Martire volò
il Santo alla gloria del Cielo , e ali*
amplefib di quel grand' Iddio, per amo-
re del quale aveva intraprefe fatiche
fenza numero , e fofferto ogni genere
di patimenti . Correva allora F anno
371., come dice chiaramente S. Giro-
lamo , e di fua età era V ottantennio
quinto . I fuoi difcepoli terminato il fu-
rore degli Ariani raccolfero con dili-
genza le fue fante reliquie , e colloca-
tele
171 D i S. Eusebio
tele in un preziofo avello , le ripofero
nella Chiefa Cattedrale , che , come
accennammo , egli aveva dedicata a
S. Teonefto .
Fu neir anno 1575. ritrovato il fuo
fanto Corpo fotto V altare , che flava in
mezzo del Coro j il che riempì di giu-
bilo il Clero , e '1 popolo di Vercelli,
anzi può dirfi ancora tutta l' Italia .
Monfignor Bonomio deaerando cele-
brarne folenne traslazione , dato aveva
tutti gli ordini necelTarj ; ma prevenu-
to dalla morte in Vienna , non la potè
efeguire . Sopra '1 coperchio del fepol-
cro {lavano alcuni verfi acroftici, le pri-
me lettere de' quali dicevano Eufebius
Epìfcopus , & Martyr ; grande argomen-
to , che antichiffima è la tradizione in
Vercelli del martirio di S. Eufebio, con-
fermata ancora dall' aver trovate nel fuo
avello alcune pietre tinte di fangue, e '1
fagro Corpo infranto dai colpi delle
medeilme, ed i capelli increfpati a ca-
gione del fangue uicito dalle ferite .
Che il fepolcro del noftro Santo re-
{tafTe poi famofo per miracoli, lo rac-
conta
Vescovo di Vercelli. 175
conta l'antica Tua Leggenda, nella quale
il legge , che ivi i ciechi ricevevano la
viltà , i lordi V udito , i muti la loque-
la , gì' infermi la fanità ; che in quel
luogo non di rado vedevano" Angeliche
apparizioni ,. che il Santo compariva ta-
lora a' fuoi difcepoli , inftruendoli ne"
dubbj , consolandoli nelle afflizioni , e
foccorrendoli ne'bifogni. Né lafciò Id-
dio impunita del tutto la malvagità de-
gli uccifori del Sdnto : imperocché ofcu-
ratoft il fole , e ingombrata V aria da
folte tenebre , riempì di tale fpavento
gli Ariani, che niuno di loro potò d'air
lora in poi abitare in Vercelli , o en-
trare nella fuaChiefa, per testimonian-
za del mede/imo autore della citata
Leggenda. Anche S. Gregorio Turonen-
fe regiftra varj miracoli feguiti per la
di lui interceflìone in Vercelli . E che
altrove ancora manifeftafle il Signore
con molti prodigj il potere, ch'egli ha
in Cielo , lo dimoftrano i molti tempj
in varie parti della Criftianità fabbricati
a fuo onore . Uno ve ne ha nella Dio-
cefi di Lofanna , a cui Monfìgnor Ago-
* ftino
174 Di S. Eusebio
{lino Ferreri donò di confenfo del Ca-
pitolo di Vercelli nell'anno 1515. un
foglio del libro de' Santi Vangeli , che
ferino di proprio pugno del Santo il
conferva nel teforo della Cattedrale ,
ricoperto di lamine d' argento , opera,
come porta la tradizione, del Re Be-
rengario , e lo dicono ancora alcuni
verS pofti fotto la fua effigie , che fi
vede nel primo foglio .
Annotazioni,
POtrehbè dubitar fi , fé S. E ufebio pris-
ma , o dopo 7 fuo efìlio ridotto ab*
bla il Clero di Vercelli alla vita mona"
jìica , avvegnaché il gran Padre della
Storia Ecclefìaflica appoggiato ad alcune
conghietture penfi , che ciò egli impara [fé
in Oriente . Nientedimeno giudichiamo
più veriflmile l' opinione di Monfigncr
Ferreri , il quale fcrive , che il Santo
fece la riforma del fuo Clero prima del
fuo viaggio ; e ne è un forte argomen-
to il vedere in primo luogo, che S.Gau-
den^h'y il anale accompagnollo in Oriente^
fi*
Vescovo di Vercelli . 175
fu da lui rimandato a Vercelli per go-
vernare in fua ajfen?a la Diocejl , di*
cendoji nella fua vita , cìi egli èra già
prima fi sto fuo difcepolo , e però Cajio-
nico Regolare in Vercelli : fecondarla*
me ite , che ne1 fermoni de* Santi Ambro-
gio , e Maffimo fi parla prima dell' ere-
zione del Moniftero , che della perfecu-
7Ìone , per la quale egli fu difeacciato
dalla fua fede ed è credibile , che fa-
puta la pratica dy alcuni Santi Vejcovi deW
Oriente già del tempo , cK egli era in
Roma , giunto poi alla fua refiden^a ivi
volejfe introdurla . Si giudica di più ,
ck" e orli introducete anche nelle donne lo
fiato monaftico , e lo a [f cura una fua vi-
ta manoferitta antichiffima , ove fi rac-
conta , che Santa Eufebia vergine fua fo-
rella fu madre di molte religio fé , e che
del mede/imo monijlero foffero poi le quat-
tro Sante Vergini forelle Leonia , Li-
cinia , Ampelia, e Flavia.
E? una queflione molto controverfa tra
gli Scrittori , fé il nofiro Santo moriffe
di morte naturale , 0 pure foffnffe il mar-
tirio . Noi abbiamo feguitata opinione
co-
176 Di S. Eusebio
comune de noflri Scrittori , che accorda*?
no al Santo la qualità di martire non
tanto pel Juo efilio , e pei crudeli pati'
menti /offerti in vita , quanto per la vio-
lenta fua morte . Per altro non ci è
ignoto ciò , che [opra quefto punto ha
fcritto con molta dottrina , ed erudizione
Tillemonte nel tomo fettimo delle fue Me'
morie pag. 777.
Oltre a tutti i Martirologj parlano di
S. Eufebio martire con fomme lodi i
Santi Atanajlo , Ilario , e Girolamo . Ab-
biamo intere omilie fatte a fuo onore da
Santi Ambrogio , e Maffimo di Torino ,
e ancora da Atone Vefcovo Vercellese . Il
Dottor Muratori a nojlri giorni ha dato
alle /lampe alcuni f emioni inediti afcritti a
S. Ma (fimo in laude del mede fimo Santo.
Sono i fuoi fatti regifìrati negli Annali
del Baronio , e preffo a tutti gli Anna-
Ufi della Chiefa . Diede inoltre F Abate
Ughelli alle flampe una Leggenda , ca-
vata dagli archivj della Badia di No-
nantola , della quale noi ci Jiamo in molti
punti volentieri ferviti . Giudica il detto
Abate , che fia opera antichijfima^ come.
ma-
Vescovo di Vercelli . 177
mani f eflava il codice, da cui la eflraffe-,
ma perchè è ferina 7 nome deW autore ,
non è poffibile fapere in qual j ecolo fojfe
ferina .
Per la fua dottrina il noflro Santo è
ripoflo nel Catalogo degli Scrittori Eccle-
Jiaflici da S. Girolamo , e da altri . Ab-
biamo le fue Opere nella Biblioteca de
Santi Padri , che conflflono in una lunga
lettera al fuo Clero , in un libello a Pa-
troclo Vefcovo di Scitopoli , ma Ariano,
e nella traduzione del Commentario d' Eu-
fdbio Cefarienfe fopra i Salmi, nella qua-
le però , come dice S. Girolamo , Com-
mentarium hseretici hominis venir in
noftrum eloquium , licet haeretica pras-
termittens optima quoque tranftulerir.
Reflano inedite altre fue Opere , e nella
Biblioteca Vaticana fi ha un amìchìfjìmo
Codice, intitolato Opus S. Eufebii Ver-
cellarum Epiicopi de imitate Trinita-
ri s . Una copia di tal Codice ho veduta
nella Biblioteca de PP. deW Oratorio di
Torino , che fu loro donata daW Abate
Lorenzo Scoto , forfè perchè ufficiando
F antica Parrocchiale dedicata al Santo
Tom. I. M in
ijS Di S, Eusebio Vesc. di Ver.
in Torino , ny erano , come lo fono anche
ora , particolarmente divoti .
Finalmente è da notar fi , che in Ver'
celli folevano far/i i pubblici giuramenti
col toccare il Codice dei Vangeli , ferino
da Eufebio , il quale niuno , dice/i^ toccò
mai giurando il falfo fen^a perdere /' ufo
degli occhi , o di qualche altro membro .
Scrivono ancora , che queflo Codice , con
cui a fomiglian7a degli antichi Crifiiani
camminava fempre il Santo , nel poffare
il fiume Sejìa gli cadde di mano , men-
tre portavafi a Milano , e piangendone
la perdita nel ritornare gli veniffe refli'
tu ito dalle rapide acque illefo , e fen^a
cancellatura .
DI
179
DI S.BERNARDO
DI MENTONE
Fondatore dei Monisteri
di Monte di Giove.
QUefto gran Santo , che da S. Fran-
cefco di SaJes fu chiamato l'Alef-
fio delle noftre Alpi , e di cui
ebbe in animo di fcrivere la vita , na-
cque nell'anno 913. da una delle più
illuftri famiglie del Geneveie , che pre-
te il fuo nome daMentone, luogo fi-
tuato fui lago d' Annefsì , che fino ab
antico ebbe il titolo di Baronia . Suo
padre fu Ricardo Barone di Mentone,
e fua madre Bernolina di Duino , di-
fcendente dai Conti di Geneva , e fu
il figliuolo loro primogenito . Ebbe per
patrino Bernardo Barone di Belforte ,
che gli diede il fuo nome -, e quafi vo-
lerle Iddio dare fin nella fua infanzia
qualche indizio della fua futura fantità,
M t fi
180 D i S. Bernardo
fi offervò , cti egli follevava non di ra-
do gli occfii al Cielo , e le mani an-
cora , allorché le aveva libere , o pure
le teneva giunte a guifa di chi fa ora-
zione . Già grandicello abborriva ogni
traftullo de' fanciulli , e '1 maggiore fuo
divertimento confifteva nel maneggia-
re alcuni libri divori de' fuoi genitori,
anzi non fi fentiva mai piangere, che
quando glieli toglievano di mano. Que-
llo fuo genio fece, che imparò facil-
mente a leggere, e feorgendo fuo pa-
dre in lui un' indole tutta inclinata
alle virtù , giudicò dovergli dare ogni
comodità di attendere alle feienze .
Affegnatogli dunque un eccellente mae-
ftro , che lo potelTe promuovere ugual-
mente nello ftudio delle lettere, e della
pietà, fotto gli occhi de' fuoi genitori
imparò la gramatica , e V umanità .
Pofcia il padre mandollo allo Audio di
Parigi , accompagnato dal medefimo
maeftro , che avea avuto in cafa ; e
ne' cinque anni, che dimorò in quella
Università , fu a fuoi compagni fr.udenti
un modello d' ogni virtù Criitiana .
Avvan-
Di Mentone. 181
Avvantaggiatofì intanto il giovane
Bernardo più nella fcienza de' Santi ,
che in crucila delle fcuole , andava Tem-
pre più fcoprendo le fallacie del mon-
do , e gF inganni , ne' quali vivono gli
uomini : il perchè animato ancora dal
fuo maeftro , eh' era uomo di gran pie-
tà , e defiderofo di darli del tutto a
Dio , fece rifoluzione di rinunziare ad
ogni cofa del mondo . Ben previdero
ambidue le gravi difficoltà , che avreb-
bero ad incontrare per parte de' geni-
tori , ma non difperarono di fuperarle.
A queiV effetto invocarono la protezio-
ne di S. Niccola di Bari , le cui reli-
quie di frefeo erano ilate portate in
Lorena , ove operava Iddio molti mi-
racoli per la di lui interceffione . Non
perdeva però tempo il Demonio , il
quale da que' principi di fantità argo-
mentando P afpra guerra , che apparec-
chiavagli Bernardo , con tentazioni vio-
lente lo affali , e combattè per lungo
tempo , rapprefentandogli nella mente
la grave afflizione del padre , e della
madre , cui egli tanto amava, e da' quali
M 3 era
182 Di S, Bernardo.
era teneramente amato , ove gli ab-
bandonale, e accendendogli inoltre nel-
le vifcere tal fuoco di concupifcenza ,
che ne reflava il buon giovane per la
novità attonito . Refìftette Bernardo a
tutti quefti affarti , e coli' ajuto di Gesù
CrocififTo , davanti a cui paffava le gior-
nate in atto fupplichevole , e colle la-
grime agli occhi , trionfò di tutte le
tentazioni .
Mentre in fimil guifa pacavano gii
affari di Bernardo in Parigi , trattava
fuo padre di accafarlo con una Dami-
gella pari fua in Savoja . Scriffegli dun-
que , che fenza dilazione partirle da
quella Città per ritornare a Mentone,
come fece 1' ubbidiente figliuolo . Ri-
trovò ivi alcuni Nobili venuti per ve-
derlo, ed accoglierlo, talché parlarono
parecchi giorni in banchetti , danze ,
e caccie . Ammirava ognuno nel fanto
Cavaliere infieme colla prontezza di
fpirito una Criftiana moderazione. Paf-
fato qualche mefe, il padre prefolo in
difparte , gli ditte , eh' era tempo di
penfare ad ammogliarti, e pertanto gli
la-
Di Mentone. i8j
lafciava la libertà di eleggere una con-
forte fra quelle, che gli andò propo-
nendo . Un tale difcorfo fu al Tanto
giovine una voce di tuono , che Io fpa-
ventò . Inginocchiatofegli adunque di-
nanzi gli rifpofe di eiTerfi già confà-
grato al fervizio del Signore , e che
però lo fcongiurava a dargli agio di
profeguire gli ftudj per poterfi meglio
applicare a que' minifterj , a' quali il
Signore da lungo tempo chiamavalo .
Si sforsò il padre di rimuoverlo da tale
rifoluzione , e impiegò ancora gli uf-
rlzj della madre , la quale e colle pre-
ghiere , e colle lagrime lo efortava di
fare il volere del padre , potendo cre-
dere*, che in ciò farebbe il volere di
Dio . Ma Bernardo inoltro/fi infleflìbi-
le a tal fegno , che infuriato il padre,
afcrivendo tale rifoluzione alle fugge-
ftioni del maeftro , e di tre altri , che
avevanlo fervito in Francia , licenzi-
gli dalla cala , e né pure volle udire
ciò , che in loro difefa potevano addur-
re . Quelli , che tutt' altro fi afpettava-
no , attribuirono alla divina provviden-
M 4 za
184 Di S. Bernardo
za il colpo; laonde ritiratici nel vicino
moniftero di Taloira , pigliarono in eflò
l'abito religriofo.
Continuavano ad ogni modo le furie
di Ricardo ; per la qual cofa il buon
giovane pensò di burlare il nemico con
una fìnta pace , riftringendofì (blamen-
te a dimandare qualche dilazione di
tempo . Ma perchè non finiva mai di
rifolverii , il padre fenza affettare altro
confentimento del figliuolo , fece diman-
dare per ifpofa una figlia del Barone
di Miolano , che ben volentieri gli fu
accordata ; e da ambe le parti furono
fegnati i capitoli del matrimonio . In
quali ftrettezze fi ritrovarle il cuore di
Bernardo , Iddio lo fa : con tutto ciò
fperando nella divina grazia non fi per-
dette d' animo . Era egli sì ofTervato ,
che il fuggire di giorno gli pareva im-
poffibile ; flabilì dunque nel fuo cuore
di farlo di notte . Il modo però fu ma-
ravigliofo . Era già il Caftello di Men-
tone ripieno di nobiltà per le nozze
imminenti , quando dovendo il giorno
appreflo venire la fpofa , egli la fera
dopo
Di Mentone. 185
dopo aver complito co' foreflieri , fìn-
gendo d' avere qualche affare in came-
ra , ritiro/lì nella medefima . E chiufa
la porta fece fervente orazione , e fi
raccomandò alla Santiffima Vergine Ma-
ria , ed al fuo S. Niccola , il quale è
fama, che allora apparendogli lo ani-
mante a fuggire , indirizzandolo a Pie-
tro Arcidiacono della Cattedrale d'Ao-
fta. E così appunto egli efegui, dopo
avere fcritto in una lunga lettera, quan-
to poteva recare qualche follievo in tale
incontro a' fuoi genitori . Ma per fug-
gire non ci volle meno di due mira-
coli . Il primo fu , che gettatoti da un'
alta fineftra del cartello , non foffrì al-
cun danno nella perfona : il fecondo ,
che la mattina feguente per vie a lui
dei tutto incognite fi trovò alle porte
d' Aofta , ficchè in poche ore fece il
cammino di tre buone giornate . E qui
non fi può negare , che F Angelo fuo
cuftode lo foftenne pei capelli nel ger-
tarfi dalla fineftra , e che S. Niccola gli
fece fcorta , o fervi di guida nel viag-
gio . In Aofta il Santo ritrovò nella
Cat-
i$6 Di S. Bernardo
Cattedrale 1' Archidiacono Pietro , il
quale avvifato precedentemente dal Si-
gnore , lo accolfe con ogni amore , e
condottolo a cafa fi riputò fortunato
neh" efìerfl degnato l'Altiffimo di fargli
capitare un tanto ofpite ; ficcome egli
ebbe occasione di ringraziarlo per aver-
lo miracolofamente cavato dall' Egitto
del mondo .
E' facile cofaora P immaginare, qual
folle lo ftupore di chi era reftato a
Mentone , quando la mattina feguente
non 11 ritrovò Bernardo ; quale il cor-
doglio del padre, allorché ritornarono
a cafa tanti merli , che in ogni vicolo
cercato 1' avevano inutilmente j quali le
furie del Barone di Miolano, che te-
nendoli offefo , e burlato minacciava
guerra , e fuoco . Al certo era inevita-
bile lo fpargimento di fangue , fé la
fpofa tocca nel cuore dall' efempio del
fanto giovine , e molto più dalla divi-
na grazia , non averle placato il padre,
avendogli dimandato per favore di po-
tere anch' efla entrare in un Moniftero,
Ora
Di M e n t o n e. 187
Ora mentre in Savoja ftavali in in-
quietudine per la fuga di Bernardo, e
fi continuavano le ricerche per fapere,
dov' ei fuggito fi fofle , godeva il San-
to in Aorta quella pace , che Iddio
promife a fuoi fervi fedeli ; onde tut-
to era intento a fantificare fé fteflb .
Ma perchè non può ilare lungo tem-
po afcofa la fantità , offervando i Ca-
nonici di quella Cattedrale le molte vir-
tù , che ogni dì più fi andavano in lui
fcoprendo , conferirongli una prebenda,
che venne a vacare ; e però dal Ve-
fcovo fu ordinato Sacerdote . In quefto
nuovo flato ftudiofli il Santo d* adem-
piere efattamente que' doveri, eh' efìge
un ministero così iublime . Pattava le
notti nella contemplazione de' divini
miilerj , e la giornata nel comporre
paci , nel vifìtare infermi , e in altre
opere di carità Criftiana . Desinato dal
fuo Prelato a predicare la divina paro-
la , ciò efeguiva con tal profìtto degli
uditori , che fi guadagnò gli applaufi
di tutti , e quel che più importa , an-
cora molte anime a Dio : tanto che
palla-
1 88 Di S. Bernardo
paffato a miglior vita P Arcidiacono
Pietro , Tuo maeftro , fu con voti con-
cordi a quella dignità follevato nell'an-
no 962. , correndo di fua età il quaran-
tenni ofefto . Una tale dignità, cui egli
non accettò , fé non per ubbidienza ,
impegnollo a fervire Dio con maggiore
perfezione di prima ; il perchè fi riduffe
a non volere per cibo , che puro pane,
ed acqua , per letto , che le nude ta-
vole , per abito , che un drappo rozzo,
e vile . Impiegava le rendite del fuo
benefìzio a prò de' poveri , e delle Chie-
fe ; vifitava a piedi le parrocchie , ed
accudiva per tenere ognuno nel fuo do-
vere , Premevagli affai , che non fi pro-
moveiTero agli ordini facri, fenonper-
fone di buoni coftumi , delle quali ù
poteffe fperare riufcita , e fopra tutto
premevagli , che le terre , e i villaggi
foffero provveduti di maeftri, che colle
lettere infegnaffero la pietà a' fanciulli .
Adoperandoli dunque il Santo in que-
lli , e confimili efercizj di pietà , la
provvidenza , che di lui voleva fervirfi
in cofa di grande rilievo , infpirogli la
fon-
Di Mento ne. 189
fondazione di due monifterj, o fia ('pe-
dali , che già chiamarono di S. Nic-
cola per la divozione , eh' egli aveva
a quel Santo , ed ora da lui avendo pi-
gliato il nome, chiamanti di S. Ber-
nardo , r uno Culle Alpi Pennine nel
gran cammino, che dalla Città d'Ao-
ila conduce ai Valefiani ; e T altro full'
Alpi Graje nella via , che dalla mede-
timi Città mette nella Tarantatia. Con-
fiderò il Servo del Signore , che i pel-
legrini nel paiTare quelle Alpi , attefa
f'afprezza delle ftrade incontravano mol-
ti incomodi , anzi talora venivano me-
no pel mancamento delle cole necef-
farie . Pensò dunque di fabbricare ivi
due monifterj , dove continuamente lì
lodatie Iddio, e fi foccorrefTero con ogni
carità i viandanti, che per colà patina-
vano : e così fece chiamando i Cano-
nici Regolari di S. Agoftino sì per uffi-
ziare le Chiefe , che per fervire i paf-
feoraieri .
Non farà rincrefcevole al mio leggi-
tore , che io qui traferiva ciò , che di
quella Congregazione dice S. Francefco
di
190 Di S. B ERN ARDO
di Sales nel capo nono del libro otta-
vo del Tuo Teotimo , perchè in poche
parole fa conofcere quanto eccellente
carità ììa quella de'Religiofi , che da
S. Bernardo furono intimiti : V ospita-
lità fuori di cafi d* efrema necejjità è
un configlio : ricevere il forestiere è il
primo grado di effo , ma porf fulle ve-
nute delle fìrade per invitarlo , come fa-'
ceva Abramo , è un grado più alto , e
ancora tpià prendere albergo ne1 luoghi
pericolo fi per ritirarli , ajutarli ,follev ar-
ti, e fervidi . In quejto fi fegnalò il
Gran S. Bernardo di Mentone , origi-
nario di quefta Diocefì , il quale ufcito
da una cafa illuflre , abitò molti anni
fulle cime delle nojlre Alpi , raunò molti
compagni , per afpettare , albergare , f oc-
correr e ^ e liberare da? pericoli de turbi-
ni i viandanti , che non di rado mori-
vano tra le bufere , le nevi , e i freddi
fen^a gli fpedali , che quejto grand* ami-
co di Dio fi y abili , e fondò ne due mon-
ti , che perciò portano il fuo nome , chia-
mandofì il S. Gran Bernardo quello ,
che fi a nella Diocejl di Sion , e picciolo
Di Mentone. 191
& Bernardo /' altro , c/i è nella Dioceji
di Tarantajìa .
Sin qui il Santo , che in poche pa-
role defcriffe il fine , eh' ebbe S. Ber-
nardo nella fondazione de' due Moni-
fterj , e fu un panegirico della fua ca-
rità , e di quella de' buoni Religioti ,
eh' emoli della fua virtù ancora oggidì
ivi fuffitiono 1 . Ora il Santo affinchè
più pretto foffero terminati i Monifterj,
contribuì buona fomma di contante ri-
cavato o dalle limofine de' Fedeli , o
da' fuoi rifparmj ; e per follecitare la
fabbrica fece alcuni tugurj per fé , e
per li compagni , adoperandoti tutti an-
che col lavoro delle mani . Sono quetti
Monitterj in diftanza di due giornate
1' uno dall' altro , ed in effi flava a vi-
cenda il Santo sì per confortare i Re-
ligioti a perfezionarti , che per animare
i matta al compimento dell' opera ,
quan-
1 Sufliitevano al tempo dello Scrittore i Canonici
Regolari di S. Agoflino ne' due fpedali fondati
da S. Bernardo di Mentone; ma nel 1752. per
Bolla di Benedetto XIV. in data de' 18. d' Ago-
ilo i due Spedali furono eretti in Commende,
e congegnati alla cura de' Cavalieri da' Ss. Mau-
rizio , e Lazzaro .
192. Di S. Bernardo
quando portò l' occafione di ritornare
in Aofta .
Era morto il Vefcovo Luitfredo già
fuo grande amico , ed a lui era fucce-
duto Bofone . Ora il Santo giudicò di
dover andare a rendergli ubbidienza .
Fu dal buon Prelato , a cui erano pa-
lei! i fuoi meriti, ricevuto con vene-
razione ; in modo che fenza il di lui
configlio niuna cofa egli voleva delibe-
rare ; e ricordando»* , che da' fagri Ca-
noni r Arcidiacono è chiamato l'occhio
del Vefcovo, diceva, non effergli le-
cito di rimirare , non che di operare
fenza ricercare il parere del Santo .
Reflò dunque nella Città qualche tem-
po S. Bernardo ; ma per respirare ta-
lora da quelle occupazioni , che ivi lo
afTediavano , di quando in quando fi ri-
tirava fui monte per attendere a fé, a
Dio , e alla grande opera , alla quale
Iddio avealo deftinato .
Ora fondati , e già compiti i Moni-*
fterj continuo era il concorfo dV paf-
feggieri, i quali nelle loro patrie, ed
ancora ne' luoghi , per dove portava
P in-
Di Mentone. 193
F incontro di tragittare , non celavano
di lodare la carità de' Religioiì, da' quali
erano albergati , e molto più la fan-
tità dell'Arcidiacono , che oltre al tem-
porale follievo , cui loro proccurava ,
con efortazioni efficaci ftudiavah* di con-
fortarli a vivere criftianamente . Por-
tò per appunto il cafo , che alcuni uo-
mini , i quali nel Moniftero dell' Alpi
Graje erano ftati accolti dal Santo colla
folita Tua benignità , pattarono a Men-
tone , e raccontando a' Genitori di
Bernardo le fante di lui maniere , e
con quale carità ricevevano in quelle
alpeftri montagne gli ofpiti , Ricardo,
e Aia Conforte pigliarono rifoluzione
di portarfi colà ad oggetto principal-
mente di fapere per via di quel fant'
uomo, di cui avevano udite tante ma-
raviglie , fé fi potefTe avere nuova del
loro figliuolo , la memoria del quale ,
come è naturale , non erari in loro
eftinta . Accompagnati adunque dal Ba-
rone di Belforte , eh' era loro parente,
e da competente fervitù , andarono al
Moniftero, e ricevuti dal Santo, che
Tom. I. N tofto
194 Di S. Bernardo
tolto li riconobbe , avvegnaché da eflì
conofciuto non folle , gì' indulìe a fare
una buona confezione . Finalmente il
Santo dopo varj ragionamenti fcoper-
toii loro , ognuno può credere , quali
lagrime di conl'olazione da ogni canto
fi fpargefTero . Lo fcongiurarono in fe-
guito di ritornare a Mentone, promet-
tendo di fargli fabbricare ne' monti vi-
cini un moniilero , nel quale a fuo ta-
lento potrebbe fervire al Signore , e
nello fteflb tempo confolarli negli ulti-
mi anni loro . Ma il Santo fece loro
intendere ,. che Iddio avendolo desina-
to a quella imprefa , egli non poteva
abbandonarla. Pregogli bensì d'ajutar-
lo a compirla con una porzione de'
loro beni , e datafi vicendevolmente la
benedizione , egli in qualità di Sacer-
dote ad elfi, ed eflì a lui in qualità
di genitori, fi fepararono per fempre,
non fapendo io dire, fé quelli follerò
più ripieni o di allegrezza per avere
ritrovato un tale figliuolo , o di dolore,
perchè non fperavano più di riveder-
lo in vita , In fatti alcuni anni dopo
ma-
Di jrf e n t o n e. 195
morirono ambiclue , ma migliorati affai
di coturni . D'allora in poi i poverelli
erano la loro più cara compagnia , le
rendite fi {pendevano o in foccorfo di
quefti , o in ornamento delle Chiefe .
Impiegavano la maggior parte del tem-
po in orazioni , o in altri efercizj fpi-
rituali ; in fine fi vide una grande ri-
forma anche in tutte le perlone della
Baronia di Mentone , attefo gli efem-
pli virtuofi , eh' effi davano ai Sudditi.
Fra le altre pratiche di pietà dee an-
noverarvi la frequente vinta del vicino
Moni^rero di Taloira , e ricordevoli de'
rigori ufati col maeiìro di Bernardo ,
che ivi fotto nome di D. Germano fer-
viva fedelmente , e ferventemente il
Signore , proccurarono di riparare al
torto fattogli ; anzi convinti , che chi
ammaeftrò sì bene il figlio nella gio-
vanezza , farebbe loro flato nella vec-
chiaia ugualmente guida fìcura per ar-
rivare alla CriiHana perfezione, lo vol-
lero per direttore delle proprie cofeien-
ze , coficchè gli morirono , per dir così,
nelle braccia . Oltre le limoline abbon-
N 2 danti
196 Di S. Bernmdo
danti inviate in vita a Bernardo , la-
fciarongli in morte un grotto legato }
il che molto contribuì per terminare
le vafte fabbriche da lui intraprefe; e
in quello furono parimente imitati dal
Barone di Belforte .
Intanto il continuo concorfo de' pel-
legrini , e de'paffeggeri portava in ogni
parte d' Europa la fama della fantità
di Bernardo , e con ciò molte limofi-
ne ai Conventi , fra le quali ancora di
molti beni {labili . Fra gli altri fegna-
lofìl un Cavaliere Inglefe , chiamato
Barone di Montecornuto , il quale ol-
tre all' aver fatto donazione de' fuoi ca-
melli , che fi fono in parte goduti fino
alla fcifma di quel regno , fi vuole, che
fiafi fatto anche Religiofo.
Vedendo Bernardo crefcere di con-
tinuo F opera fua sì nel materiale, che
nello fpirituale , ed eflere fradicate con
ogni reliquia d' idolatria le fuperftizio-
ni in quelle vicinanze , affinchè con
autorità Appofiolica avvalorato foffe il
fuo difegno , volle a difpetto della fua
grave età fare il viaggio di Roma. Fu
rice-
Di Mentone. 197
ricevuto dal Vicario di Crifto con fe-
gni di particolare benevolenza, e dalla
Corte con quell' onore, col quale fono
accolti i Santi, elTendo ben note a tutti
le di lui virtù per le relazioni avute
da' paffeggeri . Non gli fu difficile per-
ciò di ottenere F approvazione delle
Cafe da fé fondate . Mentre ritornava
in Aorta , offervò in qualche luogo al-
cuni veftigj di gentilità , e varj coftu-
mi , che non poco fentivano di fuper-
ftizione . Applicatoti dunque colle fue
prediche per ifradicarli , gli riufcì di
toglierli del tutto , comprovando Iddio
la verità delle fue parole con grande
abbondanza di miracoli .
Giunfe finalmente in Novara corren-
do F anno ottantennio fecondo di fua
età , e pigliò albergo nel moniftero di
S. Lorenzo Prete , di cui nel dì feguen-
te fi celebrava la fetta. Ivi forprefo da
gagliarda febbre , ben fi avvide avvi-
cinarli F ora di fua morte . Di ciò fu
poco dopo afficurato ancora dal fuo gran
protettore S. Niccola : per la qual cofa
fi difpofe cogli atti i più eroici a quell'
N 3 ulti-
198 Di S. Bernardo
ultimo patto . Sei fertimane durò lafuà
infermità , e fcrive un antico autore ,
eh' egli {ì confettava fovente , e comu-
nicava ogni giorno , coronando in tal
guifa le fante operazioni fatte in vita.
Ordinò pofeia , che il fuo Corpo fofle
portato nella Cattedrale d'Aorta, o al
Moniftero di Monte di Giove , e rac-
comandò a' Preporrti dei due Monifterj
di riconofeere per fempre i fuoi Succef*
fori neli' Arcidiaconato quali fondatori.
Era cofa degna di maraviglia vedere
il buon vecchio in quelle ultime ore,
che ad efempio di S. Martino in niun
modo ceffava dall' orazione , e dal ra-
gionare con Dio , fé non in quanto di
tempo in tempo diceva qualche paro-
la d' edificazione a' circolanti . Tra
quefti colloquj veduta una moltitudine
d'Angioli, che gli veniva all'incontro,
tutto fereno in volto, e lampeggiando
per lo fplendore , che da quello ufeiva,
fra le Angeliche melodie rendette lo
fpirito al Signore ai 15. di Giugno dell'
anno 1008. in giorno di venerdì.
U
Di Mentone. 199
Il Tuo Corpo fu tenuto tre giorni
fulla terra per appagare la comune di-
vozione ; ed avvegnaché foffe di fiate,
non perciò tramandò un minimo feto-
re . Fu feppellito come per depofìto
nella Chiefa del Moniftero di S. Lo-
renzo , ove fi era infermato ; ed inco-
minciò fubito a ricevere da' popoli of-
fequj , e venerazione non meno per la
fama delle virtù da lui praticate in vi-
ta, che della gran copia de' miracoli,
che dopo la morte operava Iddio per
fua interceflìone . E quella fu la cagio-
ne , per cui la Città di Novara non
potendo foffriré , che le follerò tolte
quelle fante reliquie , non ha mai vo-
luto permettere, che follerò portate in
Aofta , come il Santo avea difpoilo .
E (ebbene ferivano alcuni eiTere la fua
tefta , almeno in parte , nella Chiefa
principale de' fuoi Monifterj , il corpo
non pertanto è reftato nella predetta
Chiefa di S. Lorenzo , infinchè nell'
anno 1552. eflendofì gettata a terra
quella Chiefa , la quale minacciava ro-
vina , e noceva alle fortificazioni della
N 4 Città,
200 Di S. Bernardo
Città , furono di là tolte le reliquie
del Santo con quelle di S. Lorenzo
Prete, e fuoi fanciulli uccifi dagl'ido-
latri alcuni fecoli prima , e collocate
nella Cattedrale.
Sta il Corpo di S. Bernardo nell'al-
tare maggiore -, ed ivi fu vifitato nel
fecolo paflato da S. Francefco di Sales,
il quale fermoffi a bella pofta in No-
vara per venerarlo , e morirò di defì-
derare-, che fofTe tenuto con maggior
venerazione . Aveva in pendere , co-
me abbiam detto , di fcriverne la vita,
ma le molte fue occupazioni hanno
privato lui di quefta confolazione , il
Santo di sì grand' onore , e '1 Mondo
dello fpirituale profitto , che ricavato
avrebbe, quando un Santo avefle fcrit-
to dell'altro. 11 Canonico di Valle d'Ife-
ra, che in vita gli fu indivifibile com-
pagno, ne regiftrò qualche fatto, ma
Spezialmente fece una raccolta de' mag-
giori miracoli da lui operati.
In Vercelli ha il Santo una Chiefa
dedicata ai fuo nome', che è ora uffi-
ziata dagli Agoftiniani della Congre-
ga-
Di Mentone. 201
gazione di Lombardia . La divozione
di que' Cittadini al Santo può aver da-
to cagione ali' erezione della Chiefa ;
imperocché fi fa , aver Iddio in quella
Città per l'interceflione Tua operati molti
miracoli . Del retto nella Savoja , e in
tutta la Lombardia il fuo nome è mol-
to divolgato , appena vedendovi villag-
gio , nel quale di lui non fi abbia al-
meno qualche immagine .
Annotazioni.
IZ Canonico di Valle d'I fera fcriffe il
primo in latino la vita del Santo af-
fai femplicemente , il che la rende più
pregevole . Sofpetta però il P. Papebro-
chio l , che qualcuno le abbia fatto delle
giunte , perchè racconta co fé favolo fé cir-
ca la fondazione d* Aofla , e fa S. Ber-
nardo Duca di Savoja , vale a dire in
un tempo , che la Savoja non aveva Du-
chi , ed era una provincia del Regno di
Borgogna . Io aggiungo dì più non pia-
cermi né meno ciò , che ajferifce il Ca-
noni"
i Tom. 2. Junii pag. 1071. & fcq-
201 Di S. Bernardo
/ionico , che fla flato S. Bernardo fanti*
ficato nel feno di fua madre ; privilegio
sì raro , che non fi dee ammettere in
veruno fen^a fondamenti ben certi.
La vita del Santo fu pofcia fritta
nel f ecolo paffato dal P. Aleffandro Fi-
chet della Compagnia di Gesù , nato nel
piccolo Bornand in Savoja , e ancora da
Niccola Farnefio di Fonone . Noi abbia-
mo cavato queflo rifiretto da quello,- che
ne feri jf e Antonio Berthod Prepoflo del
Moniflero del gran S. Bernardo in lin-
gua Francefe , che fu poi tradotto in
Italiano V anno 1690. Scrive queflo au-
tore 1 che il noflro Santo correffe Enrico
Re di Lombardia , // quale tiranneggia-
va i fudditi , e che lo riduffe a fgra-
varli . Chi fia queflo Enrico , non fareb-
be facile il faperlo , quando non foffe
Enrico III. Imperatore , che dominò an-
che la Lombardia . Ma s' egli è deffo ,
come potrà effere , che moriffe il noflro
Santo r anno mille , e otto ? In queW
anno , e ne"* precedenti niuno di tal no-
me regnava in quelpaefe . Converrà dun-
que dire , o che il nome Jia alterato , o
che
Di Mentdneì 20$
che il noflro Santo più oltre portale gli
anni fuoi . E non farà temerità il giu-
dicare , che fia(i ferino Enrico in vece
di Arduino ; mentre quefli regnò a tem-
pi del Santo , e ben fi meritò le fue cor-
rezioni per le violente ufate al Clero di
Vercelli . E non è gran mutazione f cri-
vere Enrico in vece di Arduino , come
taluni chiamano Arduino. Io non negoy
che ciò non fìa ancora regiflrato in al-
cune Leggende antiche riferite dal P . Pa-
pebrochio , in una delle quali legge fi il
fatto differentemente , cioè che amaffan-
do Enrico un efercito per andare contro
del Papa Gregorio VII. , portoffi da lui
Bernardo , e fi fi ud io di fraflornarlo da
si reo penfiere , che non otterrebbe il fuo
intento , e che an^i ne riporterebbe gra-
vi danni , come feguì . Imperocché effen-
do fucceduta unat grave mortalità ne1 ca-
valli , e Cavalieri , fu afìretto di ritor-
narfene con vergogna . Ma quefie cofe
effendo accadute non prima deli! anno
1 o 8 1 . , conghiettura con ragione Pape-
hrochio , che o il Santo apparve dopo
morte ad Enrico , 0 che fia attribuita al
Santo
i©4 D1 S. Bernardo
Santo la predizione di qualche altro fer-
vo di Dio .
Né fi può dire , che Bernardo vivejfe
infino a quel tempo , atte foche incontra fi
uri altra difficoltà . Si vuole , cK egli mo-
riffe , mentre Bofone era Vefcovo , il
quale di poco pajsò gli anni di Bernar-
do , fé crediamo alU Abate Ughelli , che
nel 1014. dà Anfelmo per fucceffore a
Bofone . Monfignor della Chiefa però fa
vivere Bofone fino aW anno 1099., ed
allora potrebbe dirfi , che fé a tempi di
Bofone mancò S. Bernardo , ben poteffe
aver conofciuto , e corretto Enrico il Ne-
ro , che dominava la Lombardia , nel
qual cafo però dovrebbe dirfi , che il San-
to moriffe molti anni dopo il mille , e
otto . NeW uffìzio proprio de* Canonici Re-
golari Lateranenfi abbiamo legioni pro-
prie per la fifia del Santo , nelle quali
fi dice , eh! egli morì neW anno 1108.
Ma £ autorità di quelle legioni non con-
vince ; perchè fi dice nelle medefime ,
che al Santo fu conceduta da S. Orfo
Vefcovo cP Aofla la cura di predicare m9
e S. Orfo né fu Vefcovo , né xviffe a
quey
Di Mentone. 207
que* tempi , come hanno notato varj au-
tori , e tra gli altri terrari nel fuo Ca-
talogo de1 Santi a" Italia l . Sofpetta , e
non fen^a ragione il P . Papebrochio, che
ex Viro fecerint Urfum ; ficchi laddo-
ve dicefi Bernardum ad Virum devotif-
mum praefentavit , abbiano [crino ad Ur-
fum devotiiTimum .
// citato Ferrari dimenticatoli di ave-
re notato al primo di Febbrajo, ove fcri-
ve la vita di S, Orfo , che quefii non
fu Vefcovo , ai quindici di Giugno fcri-
vendo quella di S. Bernardo dice, cKegli
fu Canonico Regolare nella Canonica di
S. Orfo Vefcovo , e cita il Breviario de
Canonici Regolari . Nelle annotazioni pe-
rò fcrive , che fu Arcidiacono nella Cat-
tedrale . In due altre cofe ancora pare ,
che quefio erudito Scrittore fiafi lafciato
ingannare . La prima dicendo , che Ber-
nardo nacque in Aofla , effendo certo ,
che fu di Mentone ; la feconda, che mo-
rijfe nel mille cento , e fettantaquattro
d tempi di Gregorio VII. , al quale anno
non è verifimile , che fia giunto , perchè
nacque
1 Jiin. 15. pag. 366.
io6 Di S. Bernardo
nacque neW anno 923. per teflimonìan^a
del Canonico di Valle d" Ifera juo coeta-
neo . Veda , chi vuole maggior dichia-
razione , il P. Papekrochio , che ne re-
giftra gli atti , e Carlo a Bafilica Pe-
tri nella fua Novara , che a noi bafia
accennare, dove fia P errore , non avendo
ne o^io , né talento per ifiricarci da tante
difficoltà .
Il Martirologio Romano a tempi del
Cardinale Baronio non faceva del Santo
alcuna menzione . Ora però a quindici
di Giugno fi vede notato il fuo nome .
Si lamenta Pennoni nelle fue annota-
zioni , che alcuni autori , come Molano ,
e Arnoldo , ferivano , che il nofiro Santo
foffe Monaco , o Romito . E in fatti ri-
pugnano tutte le memorie della Chiefa
d1 Aofla , ove viffe , e di quella di No-
vara , ove mori . Le fue immagini , ed
havvene dy anvchijfìme , lo rappref emano
coW abito di Canonico Regolare , come fi
portava allora, cioè fé in abito di coro,
con cotta colle maniche larghe , e colla
cappa bigia $ e fé in abito ordinario ,
tolla fafeia di lino pendente dalle Jpalle
tu
Di Mentone. 107
al lato Jìnijlro , eli è il fegno ufato in
Francia , ed in Germania da Canonici
Regolari . E così veflono ancora al pre-
fente i fuoi Succejfori ne due Moniflerj ,
Ma oh come fempre è vero , che an-
che i più oculati abbagliano nel parlare
di cofe particolari , e lontane ! L* erudi'
tiffimo P. Papebrochio 1 piglia un groffo
equivoco , quando fcrive , che Mentone è
nel Velay . Tal equivoco procede dal con-
fondere Anicium , che è le Puy , famo-
fa Città Vescovile Jotto P Arcivefcovado
di Bourges , col no /Irò Aneffium, e A' è
Annefsì Capo del Genevefe in Savoja ,
refìden^a del Vefcovo di Geneva dopo ef-
fere flato dij cacciato dalla fua fede , ce-
lebre anche per lo fepolcro di S. Fran-
cesco di Sales , e per la nafeita, che ivi
ebbe il fanto Ordine della Vi/ìta^ione dì
Maria . In fecondo luogo Papebrochio di-
ce , che Ricardo fcrittore della vita del
Santo habebat peculiare Fefti dominium
Vallis Ifarae finibus inclufum , cujus f:-
tum Sabaudis quserendum rdinquo .
Conveniva leggere Sextum , o meglio
Se-
1 Tom. 11. Jun. pag. 1075.
208 Di S. Bernardo
Seftum , e allora avrebbe ritrovalo Sext,
grò (fa parrocchia a pie del piccolo S. Ber-
nardo vicino al Marchefato del Borgo di
S. Maurilio , poco lontano dal fiume Ifie-
ra , che dà il nome alla Valle . Ter^o
penfa , che la madre del Santo foffe della
flirpe dei Conti du Dunois en Beaucc
nelV Orleanefe , il che è falfo : ella era
del nobile Cafiato de Duin , che ancora
fiujjifle fiotto il nome di Vificonti di Ta-
rantajìa , Conti della Valle a" Ifiera , e
Baroni di S, Elena , famiglia , che ha
prodotti uomini fempre ri guar devoli nella
Corte de nofilri Sovrani .
Nella Leggenda del Sdhto ficritta dal
Canonico di Valle d"1 Ifiera legge fi, che mori
nel venerdì dopo la fefila della Santifjì-
ma Trinità , e che fiu fiepolto ai 15. di
Giugno : grande intervallo farebbe pajfia-
to tra la morte , e la fiepoltura , e forfie
originato da contraffa; perchè i fiuoi com-
pagni in adempimento del fiuo teflamento
r avranno voluto in Aofila . Io però fiono
di parere, che le parole poft feftùm^San-
fìiffims Trinitatis fer. 6. non flano deW
autore. Quando egli ficriveva, poche Chiefie
face-
Di Mestone. 209
facevano la fefia della Santijjlma Trinità.
Può per altro effere jalfa la mia conghiet-
tura , perchè la Chiefa a" Aojla ha un
rito molto differente dal Romano , il qua-
le fol da tempi di Giovanni XXII. cele-
bra la fcfla della Santijjlma Trinità .
Sin qui il noflro autore , il quale aven-
do feguitato paffo a paffo i Bpllandijli ,
non Juf potuto a meno di non cadere in
molti affurdi nella narrazione della vita
di queflo Santo , /imponendolo nato nelC
anno 923. ,#£< morto nel' io 08. Quanto
però fia faljw queJF epoca, chiaramente lo
dimojlra in una [uà differtarione ancor
manofcritta Giambatifìa Bartoli Canonico
di S. Gayden^io di Novara , il quale fla-
bilifce r anno della morte del Santo neW
anno 1086. appoggiato ad un ifirumènto
pubblico del 1424. dei 15. di Giugno ,
rogato da Antonio Prine , nel quale leg-
ge fi ; Praefatus Beatiffimus Levita Ber-
nardin ex hac labili vita tranfivit ad
Coeleftem patriam anno millefìmo ocìua-
gefìmo fexro , Oc iacratus , Se pofìtus
in Catalogo Sanclorum a R. Epifcopo
Novarienfì Ricardo anno MCXXIII.
Tom. I. O Le
no Di S. Bernardo
Le quali cofe attefla il Notajo di nar-
rare , prò ut veritas eft , &: antiquse
fcriptura? indicant . Quefie fcritture an-
tiche fono cinque Codici mano ferini, de
quali due efiflono neW archivio della Cat-
tedrale di Novara, uno nclì? archivio del-
la Chiefa di S. Gaudenzio , un altro ap-
preffo i Canonici di S. Giuliano , il quin-
to finalmente nella Collegiata di S. Giu-
lio nelt Ifola dy Orta , tutti ferità qua/i
del mede fimo carattere proprio del f eco-
lo XII. , e concordi neW affegnare il tem-
po fuddetto della morte del Santo . Ed
in fatti /' epoca dei Codici Novarèfi mol-
to meglio fi confà con ciò , che narrafi
nella di lui vita , cioè , che fi fia porta-
to da Enrico IV. Imperatore per diflo-
g li e rio dall' imprefa contro di Gregorio
VII. , fen^a che fia neceffario di ricor-
rere a vifioni , o leggere Arduino, o Ar-
duigo in vece a" Enrico , Imperciocché
non effendo morto il Santo, che nel 1086.,
ha potuto benifjlmo abboccarfì con Enri-
co IV. Imperatore , Si accorda parimente
in queflo modo la morte di lui col tem-
po del Vefcovado di Bofone in Aofia ,
non
Di Mentone. in
non di B afone , che precedette ad Anf el-
mo , e che è il primo di tal nome , ma
del fecondo , dato vivente ancora nel
1099. sì daW Abate Ughelli , che da
Monfignor della Chiefa . Onde ciò , che
nella vita di S. Bernardo fi dicedi Luit-
fredo , dovrà riferirfi ad Agofiino ante-
ceffore di Bofone 11. Giova finalmente of-
fervare , quanto fi narra nella vita del
Santo intorno al fuo maeflro , che ritiro fji
nel Moni fiero di Taloira , ove fu poi fe-
rente vifitato da' Genitori di Bernardo ,
concio jjiachè il Moni fiero non fu fondato,
fé non fé nel? anno 1025. fecondo la
Carta di fondazione di Ermengarda re-
gistrata da Guifcenone. Stabilita pertanto
la morte del Santo- nel 1 086. tutto benif-
fimo concorda y né fi dà luogo ad alcun
anacronifmo .
Convengono anche i Codici tutti nel
mefe , e giorno della morte , cioè nel gior-
no quintodecimo di Giugno , in cui fé ne
celebrò uppreffo fempre lafefia doli
fa Novarefe , come né fanno tefìimoman-
fa i Calendarj , ed i Manirclogj , che
fi confervano tuttora tanto nella patte-
O 2 draley
212 Di S. Bernardo
drale , quanto nella Chiefa di S. Gau-
denzio .
Riguardo alle reliquie del Santo , non
parlano i foprammen^ionati Codici di ve-
run fuo tejlamento , e cK egli dopo morte
lafciaffe il fuo Corpo al Moniflero di Mon-
te Giove . Narrano bensì , che fu collo-
cato in un avello di marmo , nel quale non
fi fai quanto tempo egli refi affé . E però
cofa coflante , che fu il fuo Corpo in ap-
preffo divifo , ed una parte ne fu rìpo-
fia in un urna di pietra , la quale fi ri-
trovò fono lJ altare dedicato al mede fimo
Santo nella Chiefa di S. Lorenzo, e V al-
tra in una caffa di legno in forma di
fepolcro , pofla fono /' aitar maggiore .
Il Capo fu racchiufo in un tabernacolo .
Ciò fecero i Monaci di S. Lorenzo per li-
berarfi dalle moleflie de Canonici di Mon-
te Giove , che domandavan loro continua-
mente reliquie, come flava fcritto in una
pergamena ritrovata infieme colle reliquie.
Di queflo fatto rendono chiara xeflimo-
nianja un iflrumento del 1552. rogato
da Giammaria Clape , allorché diroccata
la Chiefa di S. Lorenzo furono le reli-
quie
Di Mentone. 213
mule rimeffe a Canonici della Cattedrale ,
e ripofle da' medefimi nella loro libreria,
ed un altro del 1562., quando da Mon-
signor Ferao-uta Coadiutore del Cardinale
Seri elioni Ve f covo di Novara furono le
reliquie trasportate dalla libreria nella
Chiefa Cattedrale , e collocate fono V al-
tare mav priore ; e finalmente Monfignor
Carlo Bafcapè neW autentico deW ultima
depofcione delle medejime reliquie da fé
fatta neW anno i 5 9 5 . ■
Molto poi s* ingannano coloro, che pre-
tendono effere almeno il Capo del Santo
flato traf portato altrove : imperocché leg-
giamo in uno finimento del 1424. roga-
to da Antonio Prine , che fu da Rufino
Abate di S. Lorenzo poflo in una cufla-
dia a" argento in p refenda de Magiflrati,
e di tutto 7 popolo Novarefe : fu in ap-
preffo trafportato nella Cattedrale, dove
fi conferva tuti! ora : an^i ne fono flate
in varj tempi concedute alcune particelle
ad iflanra di perfone illuflri ; cosi nel
1664. effendo fiata prefentata una fup~
plica da Conti di Mentone per ottener*
O 3 una
1 V. Nov. fac. 1. 2. pag. 238.
214 Di S. Bernardo di Mentone .
una reliquia di S. Bernardo, con licenza
del Vefcavo Giulio Maria Odefcalco fi
donò loro da Canonici un dente, rogandone
r atto Carlo Moneta Cancelliere della Cu-
ria. Parimente nel i 7 i 9. il Conte Gau-
denzio Caccia ottenutane la facoltà dal Car-
dinale Borromeo impetrò da! Canonici una
particella del Capo fuddetto da riporfi. in
un Oratorio da efjo fabbricato in onor
del Santo nella terra di Cafiella^o . Fi-
nalmente nel 1738. fu dal mede fimo Car-
dinale donato un altro dente efiratto dal
Capo di S. Bernardo al Cardinale Fer-
reri Vefcovo di Vercelli.
DI
*•* ■*- + +'* + +'■»• +'*>■*■ + + <>+ v*» ♦•*■'•* + ♦,
> jmok ..+:,* ..■*..+ *OMC* **J* «OMO* +v* *.♦.* *J*L
DI S. GAUDENZIO
VESCOVO DI NOVARA.
TRA i molti Difcepoli del grande
S. Eufebio , Vefcovo di Vercelli,
intigni per virtù , e per meriti , è ce-
lebre S. Gaudenzio , il quale fece tale
progreflb nella fcuola di sì degno Mae-
ftro , che meritò d1 eflere follevato il
primo alla Cattedra Episcopale di No-
vara . Di lui fcrivono Ughelli , Ferra-
ri , Bafcapè , e molti altri . Abbiamo
ancora la Tua vita dirtela in lun^o da
Filippo Bagliotti patrizio Novarefe, e
più in breve da D. Giacomo Ropolo,
Curato di Fiorano , la quale però non
è ancora ftampata , e che noi riftrin-
geremo in compendio .
Ebbe Gaudenzio i Tuoi natali in Ivrea
da una nobile famiglia , chiamata dei
Soleri , o Solari . Suo padre chiamo/li
Adalberto , e fua madre Prifcilla , cre-
O 4 duta
ii 6 Di S. Gaudenzio
ditta di Caia Challant ; perfonaggi fra*
cittadini d' Ivrea molto considerati a
cagione de' loro beni , e delle loro ric-
chezze , ma idolatri . Il fanciullo neh1'
andare del tempo riufcì così avvenen-
te, e manifeftò un' indole sì dolce ,
che guadagnom* la ftima di quanti eb-
bero a conofcerio . Niuno però più gli
fi affezionò , che una fama Matrona
fua congiunta , chiamata Giuliana , la
quale crederi parente ancora di quel!'
altra Giuliana , cui toccò la buona for-
te di feppellire i Corpi de' Ss. Martiri
Tebei Solutore, Avventore, ed Otta-
vio . Quefta gentildonna con belle ma-
niere incominciò ad iftruire ne' mifterj
della fede il buon fanciullo, ed in ciò
fu cotanto fortunata , che radicatavi la
religione Cridiana nel cuore di Gau-
denzio, né l'Inferno colle fuggeftioni,
né Adalberto colle minacce , né Pri-
scilla colle lufinghe poterono mai più
sbarbicarla dal fuo petto . Correvano
gli altri al tempio d' Apollo, che ora
è convertito nella Cattedrale dedicata
a Maria Vergine affunta in Cielo ; ma
egli
Vescovo di Novara. 217
egli ad efempio di Tobia fuggiva la
compagnia degli uomini idolatri, e fi
ritirava in cala della fua maeftra per
fare con elfo lei eiercizj di divozione,
e per ricevere nuove irruzioni .
Racconta l'antico autore di Tua Leg-
genda con brevi , ma fuceofe parole ,
com' egli datofi già da' Tuoi primi anni
allo ftudio dell' orazione , praticando
aufterità , e mortificazioni, non cefla-
va di predicare a' compatriota la di-
vina parola fecondo il fuo potere, tal-
che parve avergli Iddio accordato prius
Doclorem effe , qua'm Sacerdotem . Anzi
già fin d' allora aveva incominciato a
renderfi chiaro per miracoli , coficchè
coli' orazione curava gl'infermi, e cac-
ciava i Demonj dai corpi invafati .
Ora fé Gaudenzio efercitava il fuo
zelo cogli eiteri , ben fi può argomen-
tare quello , eh' egli facefTe co' dim erti-
ci , e fpezialmente co' fuoi genitori .
Ma quelli neli' idolatria oftinati per le-
varli V importunità de' fuoi configli, de-
liberarono di allontanarlo da fé, e dalla
patria . Mandaronlo a Vercelli in cafa,
dico-
1 1 8 Di S. Gaudenzio
dicono , de' Vialardi loro parenti con
incumbenza di allevarlo in tutto da no-
bile , e di adoperarli con ogni forta di
converfazione per levargli dalla mente
gì' infegnamenti di Giuliana . E ben
proccurarono i Vialardi fecondo l'ordi-
ne ricevuto di alienare Gaudenzio dalla
religione Criftiana ; ma non riufcì loro
il difegno ; che anzi vivendo in quel
tempo S. Eufebio a Vercelli in qualità
di Vefcovo , il Tanto Giovane tofto por-
toni a' Tuoi piedi per chiamargli nuove
irruzioni, ed il Tanto battefìmo. Andò
intanto a Ivrea la nuova di una tale
rifoluzione ; e. però Adalberto , e Pri-
fcilla portatifi a Vercelli pofero ogni
cofa in opera , affine di levargli dall'
animo la pigliata rifoluzione ; ma tut-
to indarno : concioiììachè rifuggito*!
nella cafa di S. Eufebio, fupplicollo
d'accordargli torto il fanto Battefìmo,
e di ammetterlo nel numero de' fuoi
Cherici . Così correndo Gaudenzio l'an-
no decimo quarto in circa di fua età,
ebbe la buona forte d' efìere afcritto
nel numero de' Fedeli diCrifto, e de'
Che-
Vescovo di Novara . 119
Cherici della Chiefa Verce'iefe in offi-
zio di Lettore , fenzachè potefTero im-
pedirlo i Tuoi genitori , a cagione de-
gli Editti Imperiali pubblicati da Co-
stantino a favor de'Criftiani .
Intanto avanzandoli Tempre più nella
pietà, e nella dottrina, ancorché gio-
vane d' età , fu giudicato maturo per
T Appoftolico miniftero. Volendo Gau-
denzio incominciarlo dalla converfio-
ne de' fuoi , pigliata la benedizione di
S. Eufebio , ritornò a Ivrea . Quivi ri-
fiutatogli dal Padre l'albergo, fu agret-
to più volte a patire tutte quelle in-
comodità , che reca feco Y Apposola-
to , fé non in quanto condiva Iddio
i di lui patimenti, e travagli colle fue
confolazioni , e ancora colle converfio-
ni, che faceva de' cittadini , o de' po-
poli della campagna .
E coftante tradizione, che arrabbian-
do gli Idolatri nel vedere la frequen-
za delle convezioni , una fera giunto
alla porta della Città , gli venifTe que-
lla chiufa in faccia dalle guardie, co-
ircene non potè ricoverarvi al coperto,
no Di S. Gaudenzio
o ritirarfì in cafa della fua parente Giu-
liana . Non è inverifimile, che il col-
po gli venifle fatto ad hìigazione del
padre, il quale faceffe intendere al Go-
verno , che quel giovine macchinava
qualche cofa contro la patria , e che
andava di villaggio in villaggio iolle-
vando i popoli, ond' era prudenza non
riceverlo dentro alle mura . Ma che
ne avvenne ? Portoli a dormire iopra
una rupe in poca distanza dal Borghet-
to , lafciò-ivi impreile le veftigie del
fuo corpo , come ancora il vede : il
perchè in memoria di tale prodigio
a' giorni noftri vi fi è eretta una Chiefa
ad onore del Santo .
Chiamato poi altrove, come fi cre-
de piamente , per divina infpirazione ,
e dal vederfì ivi ferrata la itrada per
profeguire la grand' opera della con-
verfìone de' fuoi, per andare dove Dio
lo voleva *, era neceffario paffare la
Dora Baltea . In tale incontro fi vide
un miracolo non inferiore del primo ;
imperocché fé ne)T altro la pietra fi
ammollì per ricevere T impresone del
fuo
Vescovo di Novara . m
ftfo corpo, qui le acque s'indurarono
per lafciarlo valicare il rapida fiume,
tanto che né pur bagnaronglì un filo
del mantello , che gli fervi di nave .
PalTato all' altra ripa in aria tra amo-
rofa , e compaffionevole , diede un ad-
dio alla patria , cui non era più per
rivedere , e ben lungi dal rimprove-
rarla d' ingrata , come decanta il genio
di fcherzare , e farebbe ftata cola dif-
dicevole alla fua fantità , è credibile ,
che pregaffe rAltiflimo ad illuminarla,
ed a toccare il cuore a' fuoi genitori,
i quali di tatto lì fa , che in feguito
abbracciarono la Criiliana Religione.
Quelli , che di perfecutori divennero
poi difenfori della Chiefa, arricchirono
la Cattedrale d' Ivrea con molte pof-
feffioni , onde fi meritarono il titolo
di Vifconti di quella Chiefa , doven-
doti credere , che Gaudenzio ottenefle
colle orazioni ciò, che colle prediche
non avea confeguito .
Così ufcito Gaudenzio quale altro
Abramo dalla fua Patria , e dalla fua
Cognazione , fi condufìe a Novara. Era
a luì
212 Di S. Gaudenzio
a lui giunta la fama de' meriti di S. Lo-
renzo Prete , il quale in quella Città ,
e ne' contorni fi affaticava per conver-
tire a Dio i pagani ; onde volle effe-
re a parte delle fue appoftoliche fati-
che , Era Lorenzo uno de' più letterati
uomini di que' tempi , verfatilìimo nel-
le lingue Greca , Ebraica , e Caldea ,
e perito in ogni fcienza divina , ed
umana ; ma quel che più importa, un
vero efemplare di fantità . Sotto la
fcorta di un tal Maeftro mirabili furo-
no i progrefli, che fece il noft.ro San-
to sì nella pietà , che nelle lettere ,
coabitando feco lui pel corfo di fette
anni , ed ajutandolo a confutare il Pa-
ganefimo , e l' Arianifmo , che regna-
vano in quel paefe ,
Portofn* ancora infìeme con S. Eufe-
bio al Conciliabolo di Milano raunato
dall' Imperatore Coftanzo , nella quale
occafìone avvenne , che il batello lega-
to alla ripa oppofta del fiume Ticino,
per mano Angelica fu loro condotto ,
affinchè non aveflero a perder tempo
nelP afpettare i nocchieri, che ftavano
dall'
Vescovo di Novara. 223
dall' altro canto del fiume . In Milano
per avere foftenuti i dogmi della fede
fu a parte delle perfecuzioni, e prigio-
nie , che foffriroiio i Prelati Cattolici .
Concilio/!! in tal occafione la familia-
rità di S. Martino , che dimorò qual-
che tempo in Milano , e ad ìftanza di
lui accettò la carica di Notajo Appo-
itolico col pelo di registrate tutti i fatti,
che fuccedevano in quella Città contro
gli Ariani . E ben fi dee credere , che
Siccome gli fu giovevole la familiarità
de' Santi Eufebio , e Lorenzo, cosigli
riufcifTe vantaggiofa per fare fpirituali
progrefli quella di S. Martino .
Ma per le frodi di Aufenzio Vefco-
vo Ariano cacciato da Milano Martino,
donde già era flato efìliato Eufebio a
Scitopoìi , tutta la perfecuzione rivol-
tofìì contro di Gaudenzio, il quale do-
po aver fofTerti molti ilrazj, e tormenti
in una prigione , fu mandato in bando
nella Pregallia , valle nelle vicinanze
di Coirà di venticinque Comunità, o
lia della Rezia Superiore , oggidì chia-
mata il Paefe de1 Grigioni , ed allora
teatro
224 Di S. Gaudenzio
teatro di fpavento non meno per l'or-
ridezza del paefe, che per la barbarie
di chi lo abitava . Varie famiglie faci-
norofe avevano cjuivi, come in luogo ri-
moto dal conforzio degli uomini, e però
ancora da' Magistrati , riabilito il lor
domicilio . 11 minor male di coftoro era
vivere da aflaffini , giacché niuna reli-
gione profetavano , abbenchè vi reftaf-
fe qualche culto per gl'idoli, parendo,
che l'idolatria fcacciàta per opera d'uo-
mini Apposolici dalle profììme contra-
de , il fpfTe colà ritirata , come in luo-
go di ficurezza .
Neil' efìliare Gaudenzio ebbero gli
Ariani un fine , che fu di levarfi dagli
occhi un Santo , che dava loro non
poca pena ; ma Iddio ne aveva un al-
tro , cioè la converlione di que' popoli.
Ed in vero. fé fu a Gaudenzio penofo
1' efilio in un paefe , che pareva dalla
provvidenza deftinato per punire fcelle-
rati, gli riufcr per altra parte foave ,
come fcrive Buccelino , perchè ridufìe
que' barbari alla cognizione di Dio .
Scarfe fono le notizie 3 che fi hanno di
, quai>
Vescovo di Novara . 225
quanto patì , e fece ivi il Santo per
propagare la fede Cattolica . L' antico
Breviario di Coirà, che lo chiama Ap-
posolo della Rezia , ed una Chieia a
lui in quella valle dedicata, di cui veg-
gono* ancora le veiHgie a difpetto de-
gli eretici , che nel fecolo decimo feflo
la diftruffero , ben manifestano , che
molte furono le convenzioni .
Portato^ pofcia a Coirà , Città me-
tropoli della Provincia , ritrovò un mi-
fcuglio di Cattolici , e d' Idolatri ; fé
non in quanto quefti , eh' erano i più
in numero , in dignità , ed in ricchezze,
foperchiavano i primi . L' energia del
fuo predicare , la grandezza de' mira-
coli , la maniera del fuo operare rimife
i Criftiani vacillanti, e conquiftò anco-
ra molti pagani, onde il partito Catto-
lico retto il più forte , a fegno che que'
Cittadini dopo averlo ammirato, ed of-
fequiato come Appostolo , deaeraro-
no , che tra loro rimanere in qualità
di Vefcovo . Una tale proporzione, che
non fi confaceva colla fua umiltà , gli
fece affrettare la partenza da quel luo-
Tcm, I, P go$
n6 Di S. Gaudenzio
go , e 'l derìderlo di rivedere il Tuo
Maeftro S. Eufebio donogli le ali per
portarfì nella Paleftina per lunghe , e
difaftrofe (brade .
Vicendevole fu la confolazione de'
Santi nell' abbracciare , e nel racconto
delle avventure loro . Gaudenzio ram-
memorò , quanto egli aveva operato
in Milano , nella Pregaliia, ed in Coirà;
ed Eufebio le prigionie , le nudità , le
lunghe inedie forTerte in Scitopoli, ove
il partito di Patroclo Vefcovo Ariano
era il dominante . Mandato poi Eufe-
bio nella Cappadocia in bando, come
in paefe di clima più rigido, il noftro
Santo apparecchiato a patire, e mori-
re con lui, volle tenergli dietro, anzi
ancora accompagnarlo in varie provin-
cie , che gli convenne vifitare per or-
dine del Papa Liberio ; il quale febbe-
ne perfeguitato , ed imprigionato da7
Cefarei, aveva mandato patenti di Le-
gato Appoftolico al Santo Prelato . Vi-
etarono dunque molti paefi, raunaronò
Sinodi , e riconduffero all' ovile di
Criflo non folamente pecore fmarrite ,
ma
Vescovo di Novara . 217
n>a ancora Pallori fedotti. In qualche
luogo diftruflero gl'idoli, e confutaro-
no i pagani , tanto che il loro efìlio
riufcì un trionfo della fede.
Frattanto giunto ad Eufebio l'avvifo,
che Vercelli era in gran pericolo, at-
tefo la prepotenza degli Ariani, il San-
to Vefcovo ordinò a Gaudenzio di por-
tarti fubito a quella Città per riparare
a7 danni fofTerti , ed impedire maggiori
rovine . Ubbidì il noit.ro Santo agli or-
dini dei Prelato ; e giunto in Vercelli
pubblicò le lettere paftorali d' Eufebio,
ripiene di paterno affetto verfo il fuo
gregge, e nelle quali dichiaravalo fuo
Vicario ; ed egli come tale tutto ado-
peroilì per ben governare quella Dio-
cefi . Quale fofle il fucceflb delle fati-
che , e diligenze di Gaudenzio è facile
l'argomentarlo dagli onori, che al dire
d' un antico Storico fegli Eufebio, quan-
do in capo a tre anni reltitutto al fuo
Vefcovado per comando di Giuliano ,
che liberò dal bando i Vefcovi efìliati,
ritrovò sì bene ordinata la Diocefi .
Il
ii8 Di S. Gaudenzio
Il noftro Santo però poco dimorò in
Vercelli dopo l'arrivo di S. Eufebio .
Imperocché parlato a vita immortale
colla palma di martire S. Lorenzo già
fuo maeftro , egli ritornò a Novara, af-
finchè quella Criftianità restando fenza
guida non andarle in perdizione . La
prima fua imprefa fi fu cavare dal poz-
zo , ove i Pagani gettato lo avevano,
il fagro cadavere di S. Lorenzo , e de'
fanciulli con efìb lui trucidati, e por-
tarli come in trionfo ad una Chiefa ,
che già a S. Lorenzo avea edificata .
Attefe poi ad ammaestrare non meno
i popoli della campagna , che quelli
della Città, fra' quali contavano ancora
parecchi idolatri , e colla fantità dell'
efempio , coli' efficacia della dottrina ,
anzi ancora colla grandezza de' mira-
coli gli riufcì di purgare tutto quel
paefe . Abitava egli una cafuccia più
da romito , che da uomo nobile, e tutr
ta la fua cura era fantificando gli altri
colle prediche, crocifiggere la propria
cat ne colle penitenze . E parve un pre-
fagio di ciò , che doveva avvenire ,
l'offer-
Vescovo di Novara . 219
l'ofTervarfi , ch'egli pigliò albergo vici-
no ai tempio principale dedicato agi'
idoli , dove fu pofcia eretto il Vefco-
vado , il Duomo, e le cafe Canonicali.
Abbattuta l'idolatria fé la pigliò co-
gli Ariani; ma per opera di Aufenzio,
che foggiornava ancora in Milano , fu
imprigionato , e flagellato per le vie
pubbliche con fommo godimento del
fuo fpirito fempre mai avido di pati-
menti . Da Novara , ove fi vide perfe-
guitato , prefe il partito di ritornare a
Coirà per rivedere quei Criftiani . Due
anni foggiornò ivi il Santo con fomma
confolazione de' Fedeli, e con grandif-
fimo loro vantaggio ; onde con ragio-
ne viene da quei popoli confiderato ,
come loro Vefcovo al dire di Buccel-
lino .
Morì intanto Aufenzio, e fu folle-
vato alla fedia Epilcopale di Milano
S. Ambrogio ; per la qual cofa Gauden-
zio fé ne ritornò in Italia , ove con
quell'incomparabile Prelato ftrinfe una
particolare amicizia , e familiarità ; ed
è credibile , che da lui ricevette Ara-
P 3 brogio
230 Di S. Gaudenzio
brogio quelle notizie, che colla fua pen-
na d' oro tramandò a* poileri , di S. Eu-
febio , e di altri Prelati di que' tempi.
Ritornato poi Gaudenzio a Novara, fer-
mò quivi (labile la fua dimora , conti-
nuando a menare una vita da Romito
per ciò , che riguardava fé fleiTo , a
cagione delle fue aufterità 7 ma da Ap-
posolo in riguardo degli altri ; per-
chè era tutto intento a fantificàre i
popoli .
Segnalò Iddio il fuo Apposolato con
molti , e palefi miracoli , tantoché la
fua cafa era fempre attorniata da feb-
bricitanti , malagiati , ed orTeflì dal De-
monio , fopra del quale egli aveva un
gran potere . L' acqua ftefla , con cui
fi lavava le mani, operava prodigj a
prò degl'infermi. Si racconta, l che
efìendofi accefo il fuoco in Novara, mi-
nacciava una totale rovina della Città,
né valevano umane diligenze per eftin-
guerlo, perchè avendo incominciato di
notte, prima che s' acco^eflfe al ripa-
ro, già erano incenerite più cafe. Gau-
denzio
* Nov. fac. I. 2. pag. 145.
Vescovo di Novara . 231
denzio dopo breve orazione fi mite a
girare attorno le cafe, che ardevano,
recitando falmi , ed inni , e pofcia for-
mato un fegno di Croce , come le be-
nedicefTe il fuoco , in un momento fi
eftinfe del tutto . Infermatovi parimente
V Imperatore Teodollo in Novara neir
andare nelle Gallie contra MarTirno ufur-
patore dell'Imperio , e temendofi di fua
vita , il nofiro Santo chiamato in Cor-
te con un fegno di Croce guarì 1' in-
fermo Monarca , il quale per gratitu-
dine , e ad ifianza di Gaudenzio rifto-
rò le rovine di Novara ; onde in una
fupphca data nell'anno 1554. a Carlo V.
da' Cittadini , fi legge , che Novara in
gran parte diftrutta sì dall'incendio, di
cui abbiamo parlato, che dalla barba-
rie di Maffimo, che l'avea occupata ,
fu da Teodofio riedificata per le pre-
ghiere del noftro Santo .
Ch' egli pofiedefTe ancora Io fpirito
di profezia , lo manifefta il cafo fèguen-
te . Erafi portato S. Ambrogio a Ver-
celli ne' tempi del Vefcovo S. Onorato
per comporre alcune differenze : ora nel
P 4 ritor-
23i Di S. Gaudenzio
ritornare alla iìia Metropoli, pattando
per Novara gli venne in mente di vifi*
tare il noftro Santo ; ma tra fé ftabilì
di tirar oltre , perchè fi avvicinava la
fera . Ritrovò però il fuo cavallo reftio*
che quantunque adoperale la sferza ,
e lo fperone, punto non fi moveva . Co-
nofciuto adunque effere volere di Dio,
eh' egli confolaffe colla fua vifita il fuO
amico , rivoltò il cavallo verfo la cafa
di Gaudenzio , ed allora la beftia fu
ubbidiente, "ed arrendevole. II noftro
Santo informato per divina rivelazione
del cafo, volò air incontro d'Ambrogio,
lo accolfe nel fuo povero albergo , e
con efpreflloni di vicendevole giubilo
pattarono infieme parecchie ore . Cioc-
ché fa più a mio propofito, fi è , che
avendo il S. Vefcovo predetto a Gau-
denzio , che fra poco egli farebbe fol-
levato al trono Vefcovile di Novara ,
quelli gli rifpofe , che farebbe Vefcovo
sì , ma che non avrebbe Y onore d' ef-
fere da lui confacrato ; perchè ben to-
flo voleva Iddio rimunerarci fuoi me-
riti , come in fatti fi vide fra poco avve-
rare
Vescovo di Novara. 133
rare dall'evento . Scrivefi ancora , che
la mattina condottolo come a diporto
nel fuo orticello , gli fece vedere nel
cuor dell'inverno una primavera di fiori.
Per mantenere la memoria di tal pro-
digio , i Decurioni di Novara fogHono
nella feda del Santo ai 11. di Gennajo
offerirgli alcuni rami di fiori formari di
cera , che fi appendono poi alla volta
della Chiefa a vifta del popolo.
Morto che fu S. Ambrogio , i Citta-
dini di Novara deiiderofi d' avere un
Vefcovo , fiiTarono gli occhi fopra Gau-
denzio , amato da loro come padre, e
riverito qual Maeflro , e Paftore . Per
la tema, eh' egli ripu^naiTe a' loro de-
fiderj , ottennero da Siricio allora Som-
mo Pontefice un comando al Santo di
accettare un onore , eh' ei fempre ave-
va rifiutato , e una delegazione a S. Sim-
pliciano di ordinarlo ; iìcchè fu necefiì-»
tato di piegare '1 capo, con quella con-
folazione de'Novarefi , che ognuno ben
può immaginare . Creato Vefcovo, fic-»
come nulla fi vide in lui di cangiamen-
to, continuando la vita penitente me-
nata
154 Pi S. Gaud enzio
nata fino allora , così maggiormente
comparve l'ardore del fuo zelo.
Duravano ancora le fuperftizioni in
Novara, fomentate da alcuni nobili -9
ed egli tutto s'impiegò vivamente per
annientarle ; e quello , che non potè
confeguire colle prediche in pubblico ,
0 colle private esortazioni , finalmente
gli riufcì d' ottenere cogli editti Impe-
riali da lui proccurati a favore della re-
ligione Cattolica , tanto che a niun pa-
gano reltò la libertà d' abitare iti No-
vara . Diftruffe i tempj degl' idoli, con-
fervando folamente il principale , che
da lui fu convertito in una Bafilica dedi-
cata al culto della Santiflìma Vergine.
In quella fece innalzare il fuo trono Pon-
tificale di fodo marmo , che ancora fi
conferva nella Chiefa a lui intitolata ,
come un'infigne reliquia, maflìmamen-
te per averci fcolpite miracolofamente
le veftigie de'fuoi piedi. Serve anche
a' dì noltri quei trono a'Vefcovi, che
prima di. pigliare il poffeflb nella Catte*
drale , ivi s'intronizzano ; ed allora fono
riconofciuti per Pallori della Greggia,
quan-
Vescovo di Novara. 235
andò fi veggono federe nella venera-
ta Tedia del primo loro Prelato .
Moire akre Chiefe fece innalzare sì
nella Città, che ne'fobborghi, dividendo
la fua Diocefì in varie parrocchie , alla
fervitù delle quali dettino Ecclefiaftici
zelanti, fìccome per uffiziare la Cattedra-
le ad efempio di S. Eufebio dettino un
numerofo Clero, che viveva in comune,
e fì meritò da S. Leone IH. il belP elo-
gio di Magnum Capitutum Novarienfe . E*
fama, che per efercitare la gioventù
non meno nella pietà , che nelle lette-
re , fondarle ancora alcuni Collegi ; il
che riufcì e di decoro , e di vantaggio
a tutta la Diocefì .
Ma non fi riftrinfe alla fola Diocefì
di Novara il fuo zelo . Per ordine di
S. Anaftafìo Papa raunatifì in Milano i
Vefcovi dell' Infubria a' tempi di S. Ve-
neri© fucceflbre di S. Simpliciano , ri-
trovofTì a quel Concilio Gaudenzio , e
cogli altri Prelati approvò la condanna-
tone degli errori d'Origene feminati
in Roma da Ruffino, e da Melania. In-
tervenne umilmente nel Concilio Roma-
no,
136 Di S. Gaudenzio
no , ove agitoflì la caufa di S. Giovanni
Grifoftomo, ingiuftamente depofto dalla
fedia Coftantinopohtana per opera dell'
Imperatrice Eudoffia. Effendo poi flato
dichiarato innocente Grifoftomo, piglia-
tafi la rifoluzione di mandare ad Arca-
dio un' ambafciata di cinque Vefcovi
Occidentali , e di cinque Orientali, fra'
primi fu deftinato il noftro Santo . Ma
non poterono i Prelati recare a queli'
ingannato Cefare i difpacci del Papa ,
eh' era S. Innocenzo , né del Concilio ,
o di Onorio , che governava il Ponente .
Imperocché giunti in Atene ritrovaro-
no gente armata , dalla quale ad nega-
zione d' Attico , a cui Eudoffia procu-
rato avea la Cattedra di Coftantinopoli,
furono malmenati , fvaligiati , imprigio-
nati, e finalmente tentata in vano la
loro fede colla prometta di tremila mar-
che d'argento, in una mal concia nave
efpofti furono ad evidente naufragio .
Iddio però, che tiene il dominio fopra
i venti , e '1 mare , miracolofamente li
condufle a falvamento ne' lidi d'Italia
dopo quattro mefi di faftidiofa naviga-
zione.
Vescovo di Novara. 237
zione . Scrive Bagliotti , che in tal tem-
po i Santi Prelati ricevettero molte con-
foiazioni dal Cielo , e che fi meritaro-
no un' apparizione di S. Paolo ; ficchè
mentre {offrivano le perfecuzioni di gen-
te empia, ebbero da' Beati follievo, e
conforto.
Dopo avere in Roma informato il
Sommo Pontefice dell' infelice fuccefTo
di fua legazione , incamminom* Gauden-
zio di ritorno alla fua fede , fempre ac-
compagnato dalla povertà , che in un
incontro impegnò Iddio a foccorrerlo
con evidente miracolo . Giunto a Secu-
gnago, terra della Diocefì di Lodi alle
ventitré ore, ed ancor digiuno, ritiroflì
in una Chiefa per far orazione, e dopo
averla terminata dimandò al Paroco ,
che ferviva la Chiefa , qualche ritloro.
Quelli quanto confolato per avere nell'
ofpizio un Prelato di tanto grido , al-
trettanto confufo, perchè nulla avea da
dargli , fi fcusò con parole di tutta cor-
tesia . Ma il Santo continuando le iftan-
ze , e dicendo, che un poco d'erbag-
gio ballava al fuo bifogno , fentì repli-
carti,
238 Di S. Gaudenzio
earfi , che correndo il gennaio, era di-
futile il penfare di ritrovarne . Ma Gau-
denzio pigliate alcune Temenze , le fé
gettare nelP orticello , e dopo due ore
pallate in fanti colloquj 11 ritrovarono
crefciuti gli erbaggi , che poi ferviro-
no per imbandirgli una povera cena .
E perchè Petà, e le fatiche óeì viag-
gio richiedevano pure un poco di vino,
di cui mancava il Curato, il Santo Ve-
fcovo formato un fegno di Croce fopra,
un vafo d' acqua , convertillo in vino
fquifìto . A cagione di quelli due mira-
coli que' Terrazzani dedicarono poi a
fuo onore la loro Chiefa , e ne fanno
ancora annualmente la fella .
Redimito a Novara continuò i fuoi
folitj efercizj, e premendogli di vedere
onorata la memoria di S. Lorenzo già
fuo maeftro , fece fabbricare una ma-
gnifica Chiefa nel porto, ov' era il poz-
zo , in cui fu gettato il Santo . Scatu-
riva da quel pozzo un olio maraviglio-
fo, che rifanava ogni fona d'infermi-
tà , che qualche fecolo dopo la morte
di Gaudenzio cefsò -, e fu allora , quan-
do
Vescovo di Novara . 139
do P avarizia infegnò a diftribuire per
danari un liquore, che la mano divina
liberalmente avea donato . Attiguo alla
Chiefa fabbricò anche un Moniìtero di
Monaci , il quale durò lungo tempo ,
e quivi appunto mori alcuni fecoli dopo
il noftro S. Bernardo di Mentone . In
quel Moniftero ritiratali non di rado
il Santo per godere della dolce con-
venzione di quegli Anacoreti , che
per fuo ordine vivevano , come quelli,
ch'egli aveva veduti in Egitto, ed an-
cora per riitorare con fante meditazio-
ni il fi?f> fpirito dalle occupazioni del
fuo uffizio paitorale talora oppreflo .
Terminata quella fabbrica diede prin-
cipio ad un' altra Bafilica poco lonta-
no dalla Città, ove defìderava d' effe-
re feppellito , già avendo dal Signore
avuto rivelazione del giorno, e dell'ora
del fuo paflaggio .
Finalmente fentendon* mancare, tutto
follecito d'incamminare al Cielo il fuo
gregge , e di provvederlo dopo fé d' un
buon Paitore , fecefi condurre fui pul-
pito. Dopo un fervorofo fermone, che
fu
i4o Di S. Gaudenzio
fu come un' efpreffione della fua ulti-
ma volontà , efortò il Clero , e '1 po-
polo a collocare fulla fua fedia chi di
lui era migliore , accennando Agabio
fuo difcepolo , cui avea già predetto 'l
Vefcovado; ed ottenuto l'univerfale con-
fentimento , il Santo vecchio, alzati gii
occhi al Cielo in rendimento di grazie,
con faccia giuliva refe a Dio la fua beli'
anima ai 22. di Gennajo , correndo
l'anno ottantefimo ottavo di fua età ,
ed il quattrocento diecifette di noftra
falute , e il ventefimo del fuo Vefcova-
do . Così , come di lui fcrive uno bo-
rico l , dum ad populum concionem ha-
beret , fuum Deo reddidit fpìritum , co-
ronando i fuoi giorni con una morte de-
gna dell' Appoftolico miniftero da lui sì
lungamente efercitato ,
Calato che fu con riverenza il fagro
cadavere dal pulpito , celebrom* il fuo
funerale con lagrime inconfolabili, tal-
ché o forfè per appagare la divozione
del popolo, o per dar tempo, che fi
terminaffe la Chiefa , nella quale aveva
defi-
f Ferrari n, gen. pag. 86-
Vescovo di Novara. 241
desiderato d1 eiìere feppellito , reitò il
fuo Corpo fei meiì , e dodici giorni in-
fepolto , ed efporlo nella Cattedrale . In
tutto quel tempo , ancorché paflaflero
i mefì più caldi dell* anno , non fola-
mente confervofìì incorrotto , e fenza
verun cattivo odore , ma ancora parve
vivo, e come fé vivo folTe, crefcevan-
gli le ugne , i capelli , e la barba. Ter-
minata poi per la follecitazione di
S. Agabio Tuo fucceflbre laChiefa, alla
quale Gaudenzio avea dato principio
fuori della Città , nella medefìma fu
folennemente portato il fagro cadave-
re , e decentemente feppellito corren-
do il terzo giorno d'Agoito. Fu quella
Chiefa da Agabio confecrata al Santo,
e divotamente uffiziata da buon nume-
ro di Canonici fin da più antichi fe-
coli : ma diroccata poi a' tempi di Car-
lo V. per meglio fortificare la Città ,
il Cardinale Morone , che n' era Ve-
fcovo , fece trafportare quelle fa gre offa,
che fparfero fragranza di paradilb , alla
parrocchiale di S. Vincenzo ai 12. d'Ot-
tobre del 1 5 53.
Tom. L Q Accad-
242 Di S. Gaudenzio
Accadde pofcia , che nel 1576. fu-
neftando il contagio buona parte della
Lombardia, reftaflero ad interceflione
del Santo prefervati i Novarefi, i quali
perciò mofìì dalla gratitudine nel pri-
mo di Maggio dell' anno feguente get-
tarono la prima pietra del Tempio, che
ricco di marmi , di bronzi , e d' ar-
gento, e magnifico per l'architettura
fi ammira dentro le mura della Città,
ed è uffiziato da un nobili/fimo Capi-
tolo di Canonici , ed è fituato appun-
to nel luogo , ove prima era la Chiefa
di S. Vincenzo . Lungo tempo pafsò
prima che fofTe ridotta a compimento
quella Bafilica a cagione delle guerre:
fu ad ogni modo notabile , che la pri-
ma funz ione , che in effa fi fece , fu
una MeiTa folenne in rendimento di
grazie a Dio per la pace de' Pirenei
fra la Francia , e la Spagna . Quivi in
una delle più vaghe , e doviziofe cap-
pelle , che vanti l' Italia , fta ora ripo-
llo il fuo Corpo , che fu trafportato
ai 1 4 . di Luglio del 1 7 1 1 . con una
pompa fenza pari , che il curiofo , e
di-
Vescovo di Novara . 24$
divoto Lettore potrà leggere per Tuo
appagamento nella erudita relazione ,
che ne donò allora il Teologo Prina ,
Curato di S. Matteo , e fu itampata
con figure in rame in Milano , e in
Novara.
La Chiefa Ambrofianafa memoria del
noltro Santo , e i Canonici Regolari La-
teranenfì ne fanno Y Uffizio lotto rito di
doppio con lezioni proprie. Quella di
Coirà lo venera come uno de'fuoi Vefco-
vi . Ivrea ne fa l'Uffizio, come di fuo cit-
tadino, e Fiorano Cartello poco difco-
fto da quella Città lo ha per Titolare
della parrocchiale , credendoli , che i
fuoi Genitori follerò Signori di tal Ca-
ftello , o almeno , com'è più venlì-
mile , che ivi avellerò beni , giacché
a' tempi del Santo non davanfì ancora le
terre in feudo . In Fiorano fi crede, che
il Santo ivi predicaiTe nelia fua giova-
nezza .
E qui non è da tacerli, che febbene
Ivrea fempre abbia venerato il fuo cit-
tadino , di cui aveva nella Chiefa de'
Padri Conventuali una reliquia , da al-
Q 2 cuni
244 Di S. Gaudenzio
cuni anni però fi è maggiormente pro-
pagata , ed accefa verfo di lui la pub-
blica divozione . E ben ne hanno dato
quei Cittadini un convincente indizio
nelP erezione della Chiefa a lui dedi-
cata nel luogo , ov' egli fi ritirò dopo
effere ftato dalle guardie ributtato ,
Chiefa , che per effere in (ito fcofcefo,
ed angufto , non fi è potuto alzare fen-
za riguardevoli fpefe . Ma ben ha ri-
munerato il Santo la pietà de' Tuoi di-
voti , avendo mollo il Canonico Bian-
chi di Novara a fare il donativo di una
parte di un dito alla Città ad iftanza
dell'Abate Pinchia Prepofto Coadiutore
della Cattedrale d' Ivrea . Fu ricevuta
dal Clero , e da' Cittadini quella reli-
quia con tale folennità , che non fo, fé
avrebbero potuto rare di più , quando
in vece di una piccola porzione aveffe-
ro ottenuto tutto il Corpo ; e lo fteffo
fi praticò, quando con folenniffima pro-
ceflìone fu dalla Cattedrale trafporta-
ta la fagra reliquia alla nuova Chiefa
nella vigilia della fua fefta dell' anno
1727.
Anno-
Vescovo di Novara. 145
Annotazioni.
IL primo , che fcriffe la vita del San»
to , fu non Leone Ve f covo di No-
vara , che viffe a1 tempi di Stefano II.9
e di Paolo I. , come ferire Pietro Ga-
leoni , ma un Autore Anonimo , che a
Leone dedicò la fua Operetta , diflinta
in quattro capi , neW ultimo de* quali lo
nomina. Quefla Leggenda però è imper-
fetta , non parlando né di Giuliana , né
dei miracoli operati nel fuggir dalla pa-
tria , ne della fua miffione nella Preval-
lia , né della prima andata a Vercelli .
Pare , che indichi , effere andato Gau-
denzio con S. Eufebio in e/ilio -, ed é
per altro più verifimile , che andaffe a
ritrovarlo . Notano ancora i Bollandifli , *
che nella narrazione vi è qualche para-
cronifmo , che noi abbiamo proccurato di
sfugglre • In una parola non ha queir
Opera tutta r accurate^ , che fi defe-
derà . Viene non pertanto traferitta da
Mombri^io . Pietro dey Natali ne mette
Q ? u
1 Tom. a. Jan. pag. 417.
246 D 1 S. Gaudenzio
la morte ai 3 . di F ebbra] 0 ; altri ai \ .
dJ Agofio /' ordinazione , ma pia verifl-
milmente quello fu il giorno della fua
depo fifone .
Parla di lui ampiamente Monfignor
Carlo a Bafilica Petri , * e ne fanno
menzione tanti altri , che farebbe tediofo
il farne il Catalogo . Appreso V Abate
Ughelli 2 abbiamo alcuni diplomi ; ni
quali fi legge >, che in grafia di S. Gau-
denzio più favori fonofi accordati alla
Chiefa di Novara, ed a fuoi Canonici»
Noi però abbiamo per lo pia feguitató
Bagliotti, il quale fcrive bensì alcuni av-
venimenti del Santo, che non pajono appog-
giati dalla teflimonianza dì antichi Scrit-
tori -, ma che però nulla hanno a" inveri-
fimile , nulla di contrario alla religione .
Vogliono alcuni , che Gaudenzio an-
daffe con S. Martino nelC ifola Gallina-
ria : ma a noi fembra più veri fimi le ,
che in quel tempo egli andaffe nella P re-
galila . Molti fondamenti per tale afferà
^ione lejffl in un manofcritto di D. An-
tonio
1 Novar. fac 1. a. pag. 241.
a Ital. facr. tom. IV. pag. 698. & feq.
Vescovo di Novara. 247
tomo Scala Priore di S. Antonio d'Ivrea ,
che viveva neW anno 1 6 7 1 .
Si può dubitare , fé S. Gaudenzio fof-
fe il primo Vefcovo di Novara , e la
comune opinione è affermativa . Almeno
è certo. , che al fuo tempo, voglio dire,
mentre faticò in quella Diocefi prima
d' efferne ordinato Vefcovo , non v era
alcun Prelato . Primo , Vefcovo Cabilo-
nefe , fa memoria di un S. Aven?io ,
Pietro Galefini di un S. Godefcalco mar'
tire , come di Vefcovo di Novara . Ma
come fi. nota nella nuova fiampa dell Ita-
lia facra dell'1 Abate U ghetti, non ve-
dendofi , in quale anno effi fedeffero , fi
dee penjare , che fé ne furono Vefcovi ,
lo furono dopo 7 noflro Santo . Come
credere , che Novara , ed i contorni fof-
fero ancora così involti nelle fuperfli^io-
ni deW idolatria , fé prima che i Santi
Lorenzo , e Gaudenzio vi fi affaticarono
per efiirparle, aveva avuto Vefcovi quella
Diocefi ì Non faprei poi, con quale fon-
damento Giacobilli neWanno 416. mette un
Valerio Antimo Vefcovo di Novara , fé
in queW anno viveva il nofiro Gauden*
Q 4 {ìo>
148 Di S. Gaudenzio
7Ìo , ed è certo , che a lui fuccedette
A g ab io .
// fucceffore del nojlro Santo, che da-
gli altri è chiamato Agabio, da Ughel-
li è nominato Agapito . Noi ci fiamo
accojlati al parere della pluralità ,
Di un altro Gaudenzio fanno memo-
ria le florie della Re^ìa, che però è dif-
ferente dal nojlro , e forfè di qualche fé-
colo è più giovine . Quegli fu martirina-
to da alcuni malviventi, che avea cor-
retti, e canonicato , come dicefi, da Ur-
lano IV. Le fue offa furono difperfe dagli
Zuingliani. Veggafi Bdgliotti l. 2. e. 5.,
il quale fcrive , che il Martire fu Sepol-
to in una Chiefa dedicata al noflro Santo,
nelle rovine della quale fi. vedeva ancora
a giorni fuoi la di lui immagine a dif
petto del furore degli Eretici.
Qualche Scrittore ha dubitato, fé ve-
ramente la morte del* Santo fa feguita
dopo la predica . Ma vi è forfè in ciò
cofa , che ripugni ?
Refla , che qui ad eterna memoria fi
vegga un oratone, e (ir atta da un Bre-
viario antico- che (ì conferva mano ferino
ncW
Vescovo di Novara. 149
neW archivio della Cattedrale a" Ivrea , ih
fegno che non è nuovo il culto del Santo
concittadino nella fua patria ;
„ 'I^AEUS , cujus donò fides noftra
>» J_-/ ed , qui nos ad perfecìam le-
„ gem , & inftitutionem per Beatum
„ Confeflbrem tuum , & Sacerdotem
» Gaudentium docuifti ; per eum* qui
» eft omnium Fidelium caput , da Eo
clefiae tua? , ut dignum fit capiti tuo
corpus* ut nullum in ea amplius zi-
zanise i'emen increfcat , & nulla fur-
tiva germina incalefcant . Per Do*
minum &c.
:«,,^"sy&
DI
it^éieti^èt^Lt^^iA^fc ±Ì=^ £^£i ^^fc et^fei^ìf èt^Lfc iì!L&
DI S.MAJORINO,
O MELIORI.NO
VESCOVO D'ACQUI.
A Città d'Acqui , cui i popoli chia-
mati Statielli fondarono preflb del-
la Bormida nel Monferrato, e che dalla
iàlubrità de' fuoi bagni pigliò il nome,
{è vanta d'avere ricevuto la Fede da
S. Barnaba , non ebbe non pertanto
Vefcovo fecondo la più verifìmile opi-
nione , che a' tempi di S. Silveftro .
Dei feflantacinque Sacerdoti, che que-
fto S. Pontefice inviò in varj luoghi
d' Italia per promuovere la fede di Cri-
fto , uno 11 tiene per tradizione , che
capitafle in Acqui , e ne fofTe il pri-
mo Vefcovo ; e quefto fu Majorino ,
o Meliorino , che vogliamo dirlo . Di
lui abbiamo poche memorie , il che
fece giudicare al P. Filippo Ferrari " ,
eh' egli
i J«rt. 27. pag. 391.
Vescovo d'Acqui. 15 1
eh' egli ila molto antico ; e di fatto ne'
Catalogi , che abbiamo de' Vefcovi di
quella Città , egli è pollo nel primo
luogo. Fu Acqui già fedia d'uno de'
Duchi de' Longobardi , eh' è un indi-
zio della iua nobiltà , i quali vi eref-
fero la Chiefa Cattedrale ad onore dell'
Apposolo S.Pietro. Ma dappoi per le
feorrerie de'Saraceni del Fraffineto per-
dette molto del Tuo antico fplendore •
Di quefto Santo fono totalmente pe-
riti gli atti . Si fa pero > che il fu o Tan-
to Corpo dalla Cattedrale di S. Pie-
tro fu trasferito nella nuova Cattedra-
le dedicata alla B. Vergine per opera
di S. Vidone , del quale parleremo a
fuo luogo , e che in Acqui fé ne ce-
lebra la fefta ai 27. di Giugno , nel
qual giorno ne fanno ancora memoria
i Continuatori degli Atti de' Santi .
Annota zioni.
OS fervano i Bollandifli , che quando
il P. Ferrari dice , che Major ino
amminiflrò la Chiefa dy Acqui prima di
s.
2 5 * Di S. Majorino.
5*. Vidone , «0/2 ^ev' intender fi , cAe ^«tf-
y?i /òj/e immediato fucceffore di S. Majo-
rino . Imperocché Vidone nel Catalogo
deW Abate Ughelli è il decimo quinto
Vefcovo , e in quello di Monfignor della
Chiefa è V undecimo , perchè ne lafciò
alcuni per difetto di memorie. Onde non
farà difcaro , credo , al leggitore il ve-
dere la differenza , che corre tra P Abate
Ughelli , e Monfignor della Chiefa nel
fare il catalogo de* Vefcovi d? Acqui fi-
no a S. Vidone.
Monfignor della Chiefa,
Ughelli .
I.
S. Majorino .
1.
S. Majorino .
2.
Biftaldo .
2.
Diftaldo, 0 Biftaldo .
3-
Severo .
3-
Dodone .
4-
Maffimo .
4-
Severo .
5-
Valentino, nominato
5-
Maffimo .
in un Concilio Roma-
6
. Franco , di cui il Baro-
no fotto Agatone.
nio an. 579.
6.
Odelverto .
7-
Fauftino preflb '1 Ba-
7-
Oddone , che inter-
ronio an. 588.
venne al Sinodo di
8.
Valentino .
Pavia •
9-
Odalberto . Baronio
8.
Sedaldo ,
an. 844.
IO.
Vescovo d'Acqui. i*j
9. Baderne . io. Badone . Baronio an.
IO. Gottofredo , che fu 879. , fu nel Concilio
prefente in un Conci- di Pavia 876 , e di
lio provinciale di Mi- Ravenna 877.
il-
lano .
aliis Dodone .
S. Vidone .
11.
Teodaldo , 0 Sedaldo .
12
Guidone .
»3-
Adalgizio , intervenne
ad un Congreflb inti-
mato da Ottone il
Grande 952.
14.
Gottofredo .
*5-
S. Vidone •
DI
M4
^* * •* ■+• •& -fr ♦ •* * -4' "*'* *9* ♦ *fr *$» * -4* ■* -fr ■* •H)f^
DI S. VIDONE
VESCOVO D'ACQUI.
Vidone, che altri chiamano Gui-
s
• done , Protettore della Città an^
tichiffima d' Acqui , ove fu Vefcovo
nel feeolo undecimo, ebbe nobiliifimi
natali nella Liguria . I fuoi Antenati
vi poffedevano molte Cartella , e fra gli
altri Melazzo , ch'ebbe l'onore di ve-
derlo nafcere nell'anno 1028. , come
fcrive Ferrari l . Pafsò i primi anni
della fua età in cafa del padre, il cui
nome non è venuto a noftra notizia ,
ed efTendo di ottima indole , e d'inge-
gno perfpicace , volle quegli , che at-
tenderle agli ftudj ; ed era appunto fe-
condare il fuo genio . Morti pofcia i
genitori , dato ch'ebbe ordine a' fuoi
affari , commettendone l'amminiftrazio-
ne a' Tutori , fé ne andò alla famofa
Università di Bologna , ove attefe non
meno
t Jvm. 2. pag. 337.
Vescovo d* Acqui . i y 5
meno allo itudio delle lettere, che all'
acquifto delle virtù Crittiane .
Ritornato poi alla patria in abito
fconofciuto , tu come pellegrino rice-
vuto per carità nella propria cafa, dove
nel lavargli i piedi lo riconobbe la mo-
glie del Tuo Cattaldo , già Aia nutrice,
da un fegno , eh' egli avea nella gam-
ba . Grande perciò fu il giubilo de'
fuoi fudditi , e conofeenti nel riveder-
lo , correndo già parecchi anni , che
non ne avevano nuove . Intanto confe-
fegnategli le rendite del pingue Tuo pa-
trimonio , parte egli ne donò genero-
famente a chi le avea ritirate , parte
ne distribuì caritatevolmente a' poveri,
tantoché ognuno ammiravalo, come un
Santo . La fama delle fue virtù per-
venne agli orecchi del Vefcovo, il quale
pensò di nobilitare la fua Chiefa con
legare ad effa un tanto uomo , e però
conferigli un Canonicato della Catte-
drale , nel qual impiego diede faggi di
fomma probità di coitumi , e di non
ordinaria prudenza nella condotta di
fua vita . Venne poco dopo a vacare
quella
15 6 Di S. Vi do ne
quella fedia Vefcovile , e procedendoli
all' elezione , fu con univerfale confen-»
ti mento eletto tra molti il noftro Vi-
done per riempierla . Fece prima mol^
ta renitenza, non volendo la fua umil-
tà caricarti d' un pefo , che giudicava
fuperiore alle fue forze , ma gli con*
venne alla fine cedere ai volere degli
Elettori . Fu dunque ordinato Vefcovo,
e nel nuovo grado fi vide maggior^
mente rifplendere in lui la pietà , ed il
continuo deiìderio d* avanzarli in virtù.
Non ci hanno lafciato gli Storici me-
moria de'fuoi fatti particolari ; ma la
fua Leggenda ci afficura , che fu mol-
to dato alle veglie , air orazioni , ai
digiuni , alle limofine , ed ad ogni al-
tro efercizio di divozione . Soggiunge
ancora , che ardenti/lìmo fu il fuo amo-
re a Dio , infigne la fua umiltà , finr
golare la fua benignità verfo de' fud-
diti , e ammirabile la fua compaffione
in riguardo de' poveri . Non hanno però
taciuto la fua magnificenza, virtù, che
fi può dire di lui propria, nella quale
fegnalofli in guifa, che fra tutti i Ve-
fcovi
Vescovo d' Acqui . 257
fcovi d'Acqui non fi trovò il fimile a
lui n'eir efercizio d'efTa. Vide, che la
Tua Cattedrale , opera de' Re Longobar-
di , era bensì vaita , ampia , e degna
della pietà di que'Regi, ma incomo-
da al popolo, per eilere fuori delle
mura della Città , e però fi accinfe a
fabbricarne un' altra , che dedicò alla
Beatiffima Vergine Maria, della quale
era divori/lìmo ; ed è la Cattedrale d'eor-
gidi . Riufcì la fabbrica non folamente
comoda a* Cittadini , che d'allora in
poi fi videro frequenti afTìltere alle fun-
zioni ; ma ancora molto pulita , ficchè
fu di decoro , e d' ornamento alla Città.
Nel confagrarfi la nuova Chiefa agli un-
dici di novembre dell' anno 1067. chia-
mò i Vefcovi Pietro di Tortona , e
Oberto di Genova , Prelati di gran vir-
tù , e prudenza , fuoi particolari amici:
accrebbe ancora , e tondo varie pre-
bende Canonicali .
Non volendo ad oo^ni modo , che re-
ftafle la Chiefa di S. Pietro fenza cul-
to, come quella, che fra gli altri fuoi
pregi vanta di avere F altare confagra-
Tom. L R to
258 DlS. VlDONE
to dagli Angioli fecondo un' antica, e
non mai interrotta tradizione , chiamò
un buon numero di Padri Benedettini,
che F uffiziallero . Ed affinchè avellerò
i Monaci di che fuffirtere , aflegnò loro
abbondanti rendite de' fuoi beni patri-
moniali , tanto che riufcì una delle più
infigni Badie , che avefle F Ordine nel
Monferrato , la quale oggidì fi dà in
Commenda . Nella nuova Cattedrale
trafportò poi il Corpo di S. Majorino,
il primo Vefcovo della Città .
Accadde frattanto , che fofle il San-
to Vefcovo vilìtato da Dio con grave
pericolofa infermità , la quale tenne
lungo tempo il Clero, e '1 popolo in
timore di perdere il caro , ed amato
Pallore . Era egli cosi moleftato da do-
lori di tefta , che reftava inabile a fare
qualunque funzione , né poteva accudi-
re al governo della fua Chiefa. E però
più follecito dei vantaggio della fua
greggia , che della propria dignità ,
fece a fé venire Obizzone Vefcovo di
Lodi , e a lui rinunziò il Vefcovado .
Efaudì il Signore le comuni preghiere,
e
Vescovo d1 acqui . 259
e reftituigli la fanità corporale , ond*
'egli ripigliò la cura paftorale ; ed al-
lora piucchè mai fi diede alla pratica
delle virtù Criftiane . Volle fpogliarfi.
affatto del fuo patrimonio , che coniì-
fteva in molte Cartella , le quali appli-
cate furono al culto divino , ed al man-
tenimento o delle Chiefe , o di perfo-
ne religiofe . Sollecito ancora di dare
un ricovero alle fagre Vergini defide-
rofe di fervire a Dio , fondò , e con
grotte rendite dotò un Monillero del
fàttC Ordine Benedettino , che dura an-
cora a' noftri tempi . Né di ciò con-
tento edificò parimente due altre Chie-
fe ; grande indizio della fua divozione,
e del zelo , che gli ardeva nel petto
di propagare il culto di Dio, e de'fuoi
Santi .
Lungo fu il fuo Vefcovado , ma an-
che più per le grandi opere da lui a
fine condotte , che per lunghezza di
tempo , che fi legge effere ftato di anni
trentafei , e che fu illufixe per molti
miracoli . Si crede , che paflaflfe alla
gloria immortale a' tempi d' Aleflan-
R 2 dro
160 Di S. Vidone
dro II. nell'anno 1070. ai due di Giu-
gno . Fu il fuo fanto Corpo fepolto
nella nuova Cattedrale edificata a lue
fpefe , che ora è dedicata a fuo onore,
in un fepolcro di marmo, che fu ono-
rato dal Signore con continui , e fa-
moli miracoli operati particolarmente
a favore degl'infermi, e de' carcerati.
Dura ancora la memoria di cert' uo-
mo , il quale avendo rubato un panno,
che adornava il fepolcro del Santo ,
non potè mai ufcire della Chiefa, ab-
benchè ne foflero aperte le porte , in-
finchè confettato il fuo peccato ne re-
ttimi il furto . Si celebra folennemen-
te la fefta del Santo in Acqui, ov'è
riconofciuto qual Protettore primario,
ed in tutti que' contorni regna la di-
vozione v-erfo del medefimo , fomen-
tata da non interrotte grazie , che fi
ottengono da Dio per la fua prote-
zione .
Anno-
Vescovo d'Acqui. i6t
Annotazioni.
NEgli Atti de Santi » de Bollando
Jìi abbiamo la Leggenda del no-
firo Santo Vefcovo , dalla quale abbiamo
ricavato , quanto qui fi regi fir a ', e fi dice
ancora , che Lorenzo Calciato ne fcriffe
la vita nell'anno 1558. la quale io non
giudico fiampata. Ha il P. Papebrochio,
e meritamente in conto di favola ciò ,
che vi fi feri ve della fi ir p e del Santo ,
dicendo , che fu d? origine Regale ', cioè
che capitando un Imperatore a prendere
albergo nella cafa a" un contadino in un
luogo vicino ad Acqui, / innamorò d'una
fua figlia , dalla quale avendo avuto
un fanciullo , il fé Signore di tutti que*
contorni .
Ne ben faprei dire, fé abbia maggior
apparenza di verità ciò, che fi ciggiugne
nella detta Leggenda, eh' ei foffe anti-
quus dominus Meladii , Cartofri , Ca-
taletti , Septebrii , Aheri , Urfaria? ,
ac ceterorum fìmul cura ocìava parte
R 3 Civi-
1 Tom. 1, Junii pag. 20.9.
161 Di S. Vi d o ne
Civitatis Acquis . La Leggenda rappor-*
tata dal P. Ferrari pare più veridica ,
fcrivendo, eh1 egli fu Signore di Melalo,
di B e /lagno i di CaJlellettoi e Settebrio,
( forfè Strevi a" oggidì ) i quai luoghi
egli donò alla Chiefa , dappoiché guarì
della fua infermità .
Si legge ancora, nella fua vita , eli egli
fondò la prebenda Arcidiaconale, laPre-
pofitura , /" Arcipresbiterale con dodici
Canonicati , jicchè converrebbe dire -, che
prima non aveffe Acqui alcun Canonico i
il che non pare credibile . Oggidì nella
Cattedrale contanfi cinque dignità , e otto
Canonici .
Si aggiunge , eli ei fabbricò il Moni-
fiero delle Benedettine ad nutum matris
fuae Lancese. Ma come concordare quefló
racconto con ciò , che fi legge da princi-
pio , che gli morirono i Genitori , ejfen-1
do lui ancora ben giovine ì Forfè è er-
rore deW Amanuenfe i dovendofi leggere
iflatronae , e non matris , come penfa il
P. Papebrochio . Calciato prevedendo que-
fla difficoltà dice, che lo fondò prò re-
miflìone anima? nobili/lima? , ac reve-
re n-
Vescovo d' Acqui . 263
rendiflìmae matris fuae D. Lanceae .
Obliane Vefcovo dì Lodi è chiamato
nella meiejìma Leggenda fratello del no'
flro Santo. S* egli f off e fratello carnale ,
a noi non è noto . Si fa però , che fu.
Prelato di gran merito, cui Calciato chia-
ma Mar chef e . D1 Olinone dice P Abate
Ughelli , chC ei fu commendato per la-
pietà da S. Gregorio VII. in una pi-
flola a Cittadini di Lodi , e che fé ne
fa memoria nella vita di Niccolò IL
Non fi dee poi imputare a colpa nel
noftro Santo P avere rinunciato il Vef-
covado nelle mani delC Imperatore Arri-
go III. , come dice la Leggenda : impe-
rocché allora non era ancora condannato
P abufo delle invefliture laicali , abufo ,
che fu finalmente vietato fotto gravi pe-
ne nel Concilio Laleranenfe , e già pri-
ma combattuto da Gregorio VII, e coflò
molti crucj a Sommi Pontefici.
Offerva Ferrari nel citato luogo del
fuo Catalogo de Santi a" Italia, che dan-
dofi trenta fei anni di Vefcovado a S. Vi-
done, convien dire, ch'egli nafeeffe molto
prima delP anno 1028. , an^i fé il fuo
R 4 ante-
264 Di S. Vi done
antecejfore era già Vefcovo neW anno
$6 6, , è da credere , che di poco paf~
/offe il fine del f ecolo decimo > Che Got-
tifredo pofio in tutti i Catalogi Vefcovo
d1 Acqui immediatamente prima del no-
firo Santo poffedeffe quella Cattedra neW
anno 966., fifa palefe dal ritrovarlo
nel Concilio provinciale dì Milano tenu*
to dall' Arcivef covo Valperto . Si dee
perciò giudicare , che manchi il Catalo-
go de Vescovi d? Acqui, e che dopo Got-
tifredo flavi fiato qualche altro Prelato,
il nome del quale non fia venuto alla
notizia d£ pò fieri .
Di S. Vidone fcrijfie il citato Ferrari^
Ughelli , Baldejfani , Brillo , ed altri •
E queJT ultimo ci afiicura , averne Mow-
fi gnor Crova , che morì /' anno 1645. Ve~
fcovo dy Acqui , ferino la vita , che io
non ho potuto vedere, perchè non è fiata
pubblicata colle fiampe .
Mira-
Vescovo d* Acqui . 165
Miracoli ferirti da Lorenzo Calciato.
/ miracoli , che nella Leggenda di
S. Vidone fi raccontano in generale, fu-
rono regiflrati in particolare da Lorenzo
Calciato nella vita manoj crina , che ab"
biamo di lui , Sono pochi in numero ,
e /acceduti dopo la morte del Santo , e
fono i feguemi in poche parole .
Manfredo Engerammo Cittadino
d' Acqui pigliato prigione in guerra ,
fu condotto nelle carceri di Nizza, non
di Provenza , come penfarono i Bollan-
doli , ma di Monferrato , che chiamali
delia Paglia . Viveva il buon uomo
affai angustiato di fpirito , perchè non
aveva, onde pagare il prezzo del fuo
rifeatto , né fperava alcun ajuto dagli
amici . Ora avendo altre volte udito
parlare de' miracoli , che operava Iddio
per T interceilione del noftro Santo, in-
vocollo di cuore , e promife di vinta-
re il fuo fepolcro , portandovi le fue
catene, fé fi degnava di liberarlo dalla
prigionia . Fatto il voto ritrovò rotte
le
166 Di S. Vidone
le catene, che aveva a' piedi, e aperte
le porte della carcere : anzi ciocché più
cagionogli ftupore , colle Tue catene in
mano pafsò tra mezzo a' Tuoi nemici ,
onde potè andare ad appenderle al fe-
polcro del Santo , ove a' tempi di Cal-
ciato fi vedevano ancora .
Un altro della Diocefi d'Acqui pofto
ne' ceppi in carcere sì riftretta, che ap-
pena poteva refpirare , invocò 1' ajuto
di S. Vidone , Tuo particolare avvoca-
to . Chiamava/i coflui Arnaldo . Non
mancò il Santo d' ajutare il fuo divoto;
perocché rotti i ceppi , ed aperta la
prigione fano , e falvo egli potè ritor-
nare a cafa , e pofcia andare a rende-
re grazie al fuo liberatore .
Il miracolo del panno lino raccon-
tato nella Leggenda , viene fcritto da
Calciato con qualche differenza . Scrive
dunque , che un uomo di Bilragno chia-
mato Scota ebbe un giorno occafione
di portarfi in Acqui . Era coftui pieno
di vanità, e andò con peffime difpoii-
zioni d' animo a vifitare il fepolcro di
S. Vidone. Vide ivi un panno lino ,
che
Vescovo d1 Acqui < i6y
che copriva il fepolcro , e parendogli
a proposto per farfene una camicia ,
ebbe la temerità di rubarlo. Ma non
andò fenza gaftigo il fuo facrilegio .
Fattavi fare la camicia, fé la pofe in-
dofTo , ma volendo poi ufcire dalla Cit-
tà, ancorché forfè chiaro il giorno, e
giraffe per molte parti , non potè mai
ritrovare le porte , né per confeguen-
za ufcire della Città . Finalmente rav-
vedutoli del fuo fallo, andò a chiedere
perdono al Santo, reftituì il furto , o'i
fuo valore , e così potè ritornare a
cafa .
Un Chierico d' Acqui, che dipoi fu
Vefcovo ( forfè fu Azzone, che dalla
Cattedrale d'Acqui pafsò a quella di
Vercelli ) ritrovando^ da grave infermi-
tà ridotto in evidente pericolo di mor-
te , come aveva molta fiducia nell' ajuto
del Santo, invocollo in quell'eftremo, e
con maraviglia di tutti appena terminata
T orazione ricuperò la falute .
Un altro Chierico per una grave col-
pa commefTa temeva , che venendo a
faperfi , come pareva fuccederebbe fen-
za
1 68 Di S. Vidone Vesc. d'Acqui.
za dubbio , di riportarne non iblam en-
te confusone, e vergogna, ma ancora
d' avere a perdere la vita. Pollo adun-
que in tale pericolo , né fperando d'al-
tronde ajuto , invocò la protezione del
Santo , pregandolo a volerlo liberare
non meno dall' infamia , che da qualun-
que rifchio. Fatta la preghiera , e pro-
melTa una vera emendazione de' coftu-
mi, contro ogni afpettazione trovoffi
libero dai male temuto.
E tanto bajll aver detto ad infìru^io-
ne de* Fedeli , ed in pruova della fantità
di Vidone,
DI
169
DI S. GIULIANA
MATRONA D' IVREA.
NEgli Atti de' Santi Martiri Tebei
Solutore , Avventore , ed Ottavio,
Protettori di Torino , lì fa menzione
di Santa Giuliana , che il Corpo del pri-
mo conduffe in quella Città , ricercò
quelli degli altri due, e tutti tre fep-
pelli prellb le mura della medefìma .
Era Giuliana una Matrona nobile , ric-
ca , e pia , che profetava la fede di
Crifto, a' tempi di Diocleziano, e Maf-
fìmiano ; fegno evidente , che infino
da' primi fecoli della Chiefa era (tato
predicato il Vangelo in Ivrea ; ed aven-
do veduto , che S. Solutore pigliato in
Caravino era poi flato uccifo vicino
alla iua Città , fi pofe in mente di dar-
gli onorevole fepoltura. Per meglio riu-
fcire diflimulato il dolore , che le ave-
va cagionato la morte del famofo Cam-
pione
i7o Di S. Giuliana
pione diCrifto, mottrò anzi d'appro-
varla , e i perfecutori del Santo invitò
alla propria cafa , e quivi lautamente
volle trattargli . Nei tempo della cena
intefo , ch'ebbe effere flati uccifi in
vicinanza di Torino r due compagni
del Santo , fomminifttò loro sì abbon-
dantemente il vino, che iettarono op-
preflì dal fonno . Allora meno folleci-
ta della Scurezza di fua cafa , che dell'
onore dovuto a' Santi , fatto apprettare
da' fervi un carro , invioflì al luogo ,
ove giaceva il Corpo di S. Solutore,
lo fece comporre fopra '1 carro, invol-
gendolo in panni , e fi pofe in viaggio
verfo Torino col penfiere di raccoghe-
le ancora i fagri cadaveri degli altri
due .
Era la ftagione poco opportuna ai
viaggi , perchè correva il fine di no-
vembre ; V ora impropria , perchè di
notte ; la cofa difficile , perchè avéafi
a valicare più fiumi : ad ogni modo la
generofa Matrona animata dalla kde
non fi perdette d'animo. E ben Tetta-
va neceffario il profittar delle tenebre,
atte-
Matrona d' Iurea. 171
attefochè di giorno maggiore farebbe
flato il pericolo a cagione de' foldati,
che andavano in giro per ricercare gli
altri Tebei difperiì ; ed era credibile,
che ove ritrovata l'avefTero col cada-
vere di Solutore , non (blamente di quel
fagro pegno privata 1' avrebbero , ma
ancora arrecata , come CriiHana . Iddio
però , che di fare quella buon' opera
infpirato le avea il pendere , da ogni
difaftro la difefe , e moir.ro con più
miracoli, come approvava il fatto. Ed
appunto appena avea fatto qualche cen-
tinaja di pam" , che incontrata*! nella
Dora Baltea , fiume grofTo, e rapido,
ed imponìbile a valicarli, alzata la men-
te a Dio fece fpingere i buoi nel fiu-
me , che retto fubito fecco , rinovan-
dofì il prodigio operato nel Giordano,
quando pafsò l'arca dei Signore . Il me-
defimo prodigio accadde nel tragittare
gU altri quattro fiumi , che s'incontra-
no per la ftrada , cioè Morgo, o Orco,
il Malone , la Stura , e la Dora Ripa-
ria . Volle il Signore , che del miracolo
rimanefle una memoria eterna ; impe-
rocché
i7* Di S. Giuliana
rocche nel pattare l'ultimo fiume le pe««
date della Santa reihirono imprefTe in
una pietra , quali quella lolle di molle
cera , la qual pietra allora da lei leva-
ta , fi vede , e fi venera ancora a' no-
ftri giorni nella Chiefa de' Santi in To-
rino della Compagnia di Gesù .
Pallata la Dora ricercò la pia Dama
con ogni diligenza i Corpi degli altri
due Santi , ed incontratili nello fpun-
tare del fole , li raccolfe con molte la-
grime, e {ingoiare divozione. Sollecita
allora di dare a quelle fagre reliquie
convenevole fepoltura , pregò il Signo-
re ad infpirarle , dove avelie a riporli;
e la divina clemenza, che infino a quel
punto aveala guidata, le pofe in mente
dì collocarli nella parte oppofla della
Dorai ove fabbricata una cappelletta,
e un picciol romitorio, volle la Santa
finire i fuoi giorni in quel luogo .
Altro di lei non è venuto a noftra
notizia , talché non fappiamo né in qual
giorno , né in qual anno , né di che
tempo ella monile. Ma fé il martirio
de' Tebei accadde negli anni 286. , q
fé-
Matrona d'Ivrea. 273
fecondo altri 297. di Criflo, ben po-
trebbe efTere , che fopravvivefle ad elfi
infino a' tempi di Cotlantino , che die-
de la pace alla Chiefa , il che avvenne
circa T anno 312. Fu fepolta vicino
a' Ss. Martiri . Eretta poi ivi una ibn-
tuofa Chiefa a' Santi Martiri , fi cele-
brava ancora nella medefima la fella di
Giuliana, e a di lei onore fi recitava
T Uffizio , come di una Santa Vedova.
Si cantava in fua laude una fequenzia
nella MefTa, che incominciava,
Laudent Sancii Julianam
Taurìnenfes Chrijìianamy
Cujus duclu fruimur &c.
■Anche a' noftri giorni nella predetta
Chiefa de1 Padri Gemiti fi fa la fetta ,
e fi recita 1' Uffizio della Santa piglia-
to dal Comune delle Sante Vedove ai
13. di Febbrajo . Scrive BaldefTani ■
nella Storia Tebea , che fu la Santa
illuflre ancora per molti miracoli .
Tom. I. S Anno-
1 L. 1. p. 304.
274 D1 S. Giuliana Matr. d'Ivrea.
Annotazioni.
FU opinione dr alcuni , che la Santa
foffe giovine di dodici anni, quan-
do fi moffe da Ivrea per raccogliere le
reliquie de Santi . E veramente quefla
farebbe una circoflan^a da non tacer fi ;
perchè manifeflerebbe , come nella J uà età
più immatura già viva, e genero/a era in
lei la fede , che fpingevala a dare con
tanto fuo coflo la fepoltura a Santi . Ma
le fue pedate da noi pia volte vedute ,
e venerate dimoflrano , che la fua fi atu-
ra , ed età non era di fanciulla di do-
dici anni. Di uri altra Giuliana nipote
di quefla fafji menzione nella vita di
S. Gaudenzio , ove fi legge , che fu da
lei ammaeflrato nella fua infanzia ne*
primi rudimenti della fede ♦
DI
*71
D I
S DOMIZIANO
ROMITO.
LA Leggenda di quefto Santo , che
abbiamo negli Atti de' Santi l al
primo di luglio , è sì ripiena di anacro-
nismi , e di cofe poco veroiimili , che
eravamo quali in penfìero di lafciarla
affatto , contentandoci di dire , che per
relazione del Santo Vefcovo di Vienna
Adone egli fu il primo ad abitare quel
luogo nel territorio di Lione, che al-
tre volte chiamo/Il Vebronna , o Be-
bronna , ove oggidì è il Moniftero di
S. Ramberto ; che ivi congregò molti
Difcepoli , fondò un Moniftero, e chia-
ro per grandi virtù , e per gloriolì mi-
racoli andò al Signore ben vecchio .
Ma perchè il P. Soleri ne'fuoi Com-
menti ci ha fomminiftrato tanto , che
S 2 bafta
i Bolland. tont i. Jul. pag. 49.
iy6 Di S. Domiziano
bada per emendare gli errori, noi da-
remo in riftretto quella Leggenda, av-
vifando però il Lettore , che fecondo
1' oflervazione di Samuello Guifcenone
nella ftoria della Brefla , febbene il no-
ftro Santo fi ritruovi ne' Martirologi , ad
ogni modo poco ne diflero gli antichi
Scrittori , non eflendo quella Leggenda
molto antica .
Domiziano ebbe chiari natali in Ro-
ma a' tempi dell'Imperatore Coftanzo.
Suo padre chiamoffi Filippo , ed eflen-
do buon Cattolico , dalla fazione degli
Ariani fu coronato di gloriofo marti-
rio , e fua madre Marzianilla, che morì
di dolore , lafciando il figliuolo orfano
sì , ma già battezzato , e adorno di
tutte quelle fcienze , eh' erano compa-
tibili coli' età fua d' anni quindici .
Dopo aver feppelliti i Genitori , inco-
minciò a penfare , quale {lato di vita
avefle egli ad intraprendere , e per con-
fìggo di un fervo fedele data la liber-
tà agli fchiavi , diftribuì tutto il fuo
avere a' poveri , per non reftar fervo
delle ricchezze , o folìecito de' beni tem-
porali,
Romito. 177
porali , ed abbracciò la vita monaftica.
E perchè Giuliano obbligava i Monaci
a militare , egli per non eflere agret-
to alla milizia , imbarco/Ti per andare
nella Tebaide ; ma poi riflettendo, che
per efTer ivi molti Monaci , maggiore
ci farebbe la perfecuzione , cangiò di-
fegno , e portom* in Provenza .
Conobbe quivi gli uomini intigni di
quel diftretto , Salviano , Vincenzo Li-
rinenfe , Ilario Arelatenfe , e profittò
molto de' loro infegnamenti , tantoché
queft' ultimo giudicollo degno degli Or-
dini facri -, il perchè ordinollo Sacerdo-
te . Ma veggendofi più onorato , che
non avrebbe voluto la iua umiltà , ot-
tenuta la benedizione dal Vefcovo, tirò
verfo Lione , con animo di parlare con
S. Eucherio , di cui avea udito la fama,
e di afconderfi in qualche romitorio per
vivere iblo a fé , e a Dio . Il Santo
Vefcovo lo accolfe con fommo godi-
mento , lo animò a perfeverare nella
pigliata rifoluiione , e lo regalò d' un
altare portatile , in cui conteneva^! al-
cune reliquie de' Santi Crifanto, e Da-
S 3 rio .
ijS Di S. Domiziano
rio . Ritiratofi in un orrido deferto, fab-
bricovvi un picciol oratorio , che per
ordine di quel Vefcovo dedicò a S. Cri-
ftoforo ; donde alcuni conghietturano ,
fia venuto , che con tal nome fi chiami
un Borgo vicino al fiume Ains.
La fama delle virtù di Domiziano at-
tirogli molti difcepoli ; e però venen-
do più onorato di quel che voleva la
fua umiltà* pigliò il partito d'abban-
donare anche quel luogo . Ma per ope-
rare con maggior prudenza , volle pri-
ma ricercare il configlio del Vefcovo*
dal quale animato a cercarli un porto
anche più ri moto dai concorfo dei po-
poli , tirò verfo i monti, che chiamanti*
di Jura con un folo difcepolo per no-
me Modefto . Quivi ritiratofi in una
fpelonca , che a cafo incontrò , fulla
mezza notte comparvegli il Salvatore,
e gì' ingiunfe di fabbricare ivi una Chie-
fa con alcune celle attigue , e più al
piano vicino alla pubblica lìxada un ofpi-
zio per li poveri , e pafTeggieri ; il che
era per appunto ciò, che la fera pre-
cedente a lui era venuto in pendere.
Rifve-
Romito. 179
Rifvegliato dal fogno , rendette molte
grazie a Dio , il quale moftrava di gra-
dire il Tuo buon desiderio, e ritornò
a' fuoi Difcepoli .
Abbandonata dunque la cura dell'
oratorio da fé fabbricato, e dell' orti-
cello , e delle vigne , che piantate ave-
vano , e tolte le poche fuppelletili, che
già avevano, tornò con efli al luogo,
che dal Signore eragli flato indicato .
Tale fu la iua diligenza , che nel breve
corfo di due anni furono coitrutti due
oratorj , uno ad onore della Beatiffima
Vergine Maria, e l'altro di S. Crifto-
foro , con abitazione povera sì , ma
fufficiente per ricoverare i fuoi Difce-
poli, i quali impiegandoti nel lavorare
i terreni , colla fatica fi procacciavano
le cofe neceflarie al vivere umano.
Accadde in quenV occafione cofa me-
morabile , e da non lafciarfi : mentre
un giorno V uomo di Dio lafTo per la
fatica era entrato nel fiume per lavarli,
e rinfrefcarfi co' compagni, una volpe
vedute le di lui pianelle lulla ripa , il
mife a roderne il cuojo , talché le refe
S 4 inu-
i8o Di S. Domiziano
inutili a calzare. Ciò veduto, Domi-
ziano pregò il Signore a degnarfi di pre-
fervare lui , e gli abitanti di quel luo-^
go dall' infeftazione di quelle beftiuole*
E eh' egli veniflè fubito efaudito , ne
fu un indizio, l'efferfi veduta immanti-*
nente venire a' piedi di lui la volpe, e
cadere morta a terra . D'indi in poi.
non fi è mai più fentito , che le volpi
abbiano recato un menomo danno al
Moniftero . Scrivono anzi , efferfì ivi
vedute le volpi fcherzare colle galline
contro '1 loro naturale iftinto, fenza pun-
to nuocer loro , né fpaventarle ; donde
è venuto , come racconta Antonio Léo-
nard Camerario di S. Ramberto , che
i villani raccomandino a S. Domiziano
le loro galline per effere liberate dalle
infeftazioni di quegli animali.
Era poi tale P austerità della fua vita$
che appena prendeva il cibo una volta
la fettimana. Imperocché avendogli Id*
dio accordato la grazia di fare mira*
coli , e fpezialmente di cacciare i de-
monj da' corpi ofleffi , grande era il con*
corfo de' popoli , che a lui venivano .
Per-
Romito. i?i
Perciò il Santo temendo più gli ap-
plaudì, e gli onori, che qualunque al-
tro male, ri ritirava nel più tolto del
deferto tutto folo , ed il fabbato le ne
veniva cogli altri a recitare i divini
uffizj , e con elfi pigliava la fua refe*
zione . Ma vedendolo i Difcepoli così
estenuato dalie attinenze , che gli era
imponìbile il campare più lungamente,
con molta iftanza gli rappreientarono
il bifogno, eh' effi tenevano de' fuoi in*
dirizzi , onde pregaronlo di moderare
( i fuoi digiuni . Condifcefe il Santo uo-
mo alle loro fuppliche , e dappoi pi-
gliava ogni fera il cibo , febbene fem-
pre con fomma temperanza , tantoché
non folo era poco , ma ancora della
qualità più vile . Così avendo ripiglia*
te un poco le forze , pofe in efecuzio-
ne 1' antico fuo derìderlo di fabbricare
vicino alla llrada pubblica un orato-
rio , e alcune cafe per comodità de*
viandanti .
Or mentre fi accudiva alla fabbrica^
per la carestia , che fi pativa nelle Gai-
lie , venne a mancare il pane, coficchè
egli
i$2 Di S. Domiziano
egli non aveva con che pafcere né i
fuoi Difcepoli, né gli operai . Pigliò
dunque il partito d' andare nelle ville
vicine a procacciare qualche limofìna.
Salito pertanto (opra un afìnello portoflì
ad una certa villa poco datante, e quivi
incontrato un forno , in cui que' Ter-
razzani avevano il giorno antecedente
cotto il pane , il Santo vi rimirò den-
tro , e ci vide una pagnotta di ftraor-
dinaria grandezza , e candore . Cava-
tala dal forno col fuo baffone , diman-
dò a quegli abitanti , fé talora alcuno
T aveffe dimenticata . Ma venendogli
detto , che niuno aveva fatto pane sì
bello , il Sant' uomo comprefe , Iddio
averlo apparecchiato pel fuo bifogno ;
onde ritornato al Moniftero , con quel
folo pane diede mangiare per dieci gior-
ni, a fedici Monaci , e quattro operaj,
vedendoli beniffimo, che nello fpezzar-
lo fi moltiplicava .
Affinchè però non veniffe a mancare
l'opportuno foftentamento a' fuoi, paf-
futi cinque giorni egli ritornò in cerca,
ed incontrato un gran Signore con fua
Con-
Romito. 28$
Conforte , che dopo la ricreazione del-
la caccia ftavano neh1' aja oflervando i
fervi , che vagliavano il grano , avvi-
cino/fi ad e/fi , e pregogli a donargli un
poco di granaglia per fomentare i fuoi
Religiofi , che faticavano nella fabbrica
d' un oratorio . Latino , così chiama-
vali quel Signore , gli rifpofe con alte-
rigia , che avendo egli più aria di buf-
fone , che di fervo di Dio, non voleva
ufargli alcuna carità . Era Latino Aria-
no di religione , e fentendofì replicare
da Domiziano , eh' egli era fervo dei
fervi di Dio , interrogollo , qual fede
egli profefTafle ; e quando intefe , che
la Cattolica , lungamente difputò con
lui fopra la Confultanzialità del Ver-
bo -, né potendolo Domiziano convince-
re colle ragioni, volle convincerlo coi
prodigj .
Stavano poco difeofto dai luogo, in
cui fi ritrovavano, due tempj dedicati
uno a Giove, e l'altro a Saturno: per-
ciocché quantunque il Criftianeiimo
foffe di que' tempi affai propagato , tra
là gente rufticale però erano ancora
molti
. a&4 Di S. Domiziano
molti pagani. Il Santo adunque piglioni
a dire , le la fede , eh' io profeffo , è
vera , nel nome del Figlio unigenito di
Dio , il quale è uguale in tutto, e coe-
terno al Padre , cadano a terra quei
due tempj desinati al culto degP idoli.
Allora , cofa veramente mirabile ! ca-
derono a terra i due tempj ; ma nello
fterTo iftante tremò la terra , e ingom-
bratoti il Cielo , che prima era fereno,
fi udirono tuoni fpaventofi, fi vide Paria
lampeggiare per li folgori, e abbondan-
temente grandinare con furia, a fegno
che appena potè Latino ritirarli co*
fuoi nel fuo vicino palazzo ; e tutto ftu-
pefatto andava dicendo a fua conforte,
che Siagria chiamava!! , Dama Cattoli-
ca, e molto data alle opere di pietà ,
e come mai ha voluto Iddio per una pa-
rola di quel ruflico operare tanti prodiga
Allora Siagria prefe a dirgli con gran-
de umiltà , che ciò certamente non era
accaduto a cafo , ma avere voluto Id-
dio difingannarlo per mezzo di quel fuo
fervo , nella faccia del quale aveva
effa rimirato fplendori di paradifo,che
glielo
Romito. 1S5
glielo avevano fatto comparire , come
un Angelo.
Ceffato intanto il temporale, Latino
già defìderofo di meglio conofcere il
Servo di Dio, comandò, che fofle ri-
cercato , né ritrovandoli in verun an-
golo del palazzo , fu creduto morto
dalla furia della tempeiìa . Poco dopo
fu da' fervi incontrato nella medefima
aja , nella quale era reftato, e ciò, che
cagionò maggiore ammirazione , sì
afciutto,come fé non fofle caduta goc-
cia d' acqua . Lo fleflb era avvenuto
al fuo afino , ed al formento , eh' era
full' aja , perchè il Santo col fuo batto-
ne girando attorno aveva difefo il tut-
to dalle grandini , e dall' acqua . Con-
dotto poi dinanzi a quel Signore, que-
fli lo pregò a perdonargli la fua feor-
tesia , udì gì' infegnamenti , che gli
diede , e rinunziò agli errori di Ario
con grande confolazione della pia con-
forte . Volle poi ritenerlo per tre gior-
ni in fua compagnia , né licenziollo ,
che con péna , dopo avergli donato
non folamente vettovaglie fufHcienti al
bifo-
^%6 Di S. Domiziano
bifogno , ma ancora qualche podere vi-
cino al fuo oratorio .
Ritornando Domiziano al Moniflero
ritrovò per iftrada gli operaj , che per
mancamento di pane fé n' erano partiti r
i quali oppreffi dalla fame profonda-
mente dormivano ; e rifvegliatili di nuo-
vo fece loro animo , acciocché ritornaf-
fero al lavoro. Ed appunto ben due
giorni interi , e due notti avevano dor-
mito , avendogli in tal guifa foftentati
T Altiffimo , affinchè non abbandonaf-
fero del tutto l'imprefa. Anche i Mo-
naci cacciati dalla fame eranu* difperfì,
ma raunati di nuovo , in breve tempo
fu terminato l'oratorio, il quale fu poi
arricchito da Latino , e da Siagria, che
talvolta venivano a vietarlo .
La fama , che correva delle virtù di
Domiziano , e de' fuoi Difcepoli , vola-
va intanto in tutti quei contorni; onde
molti Nobili vennero a pigliare 1' abi-
to religiofo . L' oratorio fu in feguito
confagrato dal Vefcovo di Lione, ed
era di continuo vietato da' popoli. Con-
tinuò dipoi l'uomo di Dio nelle fue
adi-
Romito. 287
attinenze , e buone opere , ed affine
di non eflere ditturbato dagli fpirituaii
efercizj , volle , che un Tuo Difcepolo,
chiamato Giovanni, fi prendere il ca-
rico di governare il Monittero , onde
maggiore agio a lui reftaiTe d attende-
re all' orazione .
Finalmente già molto invecchiato
fentendo , che fi avvicinava T ultima
fua ora a cagione d' una moietta, e lun-
ga febbre , chiamati a fé i Religiofì ,
eh' erano venticinque , in prefenza del
prenominato Giovanni fece loro una
fervente efortazione , che terminò con
quefte parole : Proccurate , dilettijjlmi
miei , di confervare la pace, e di acqui-
flare la fatuità , fen^a di che niuno ve-
drà Iddio . Studiatevi di avvicinarvi a
lui , ed egli a voi fi avvicinerà : in tutto
ubbidite ai comandamenti del vojlro pa-
dre , il quale confido Jia per indirizzar-
vi nella via più retta , e fappiatey aver-
mi il Signore manijeflata la mia morte
vicina , che fuccederà al primo giorno di
luglio . Si videro allora grondare dagli
occhi de' Monaci abbondanti le lagri-
me,
i88 Di S. Domiziano
me , e tra' finghiozzi andavano dicen-
do : adunque fittoflo ci taf date , o Pa-
dre} Ma nò , replicò il buon vecchio,
non vi abbandono già , miei diletti Fi'
gliuoli , che an^i vado a raccomandarvi
al Signore ; e fattigli accollare tutti li
ricevette ai bacio , e nel licenziargli
dirle : andate in pace , e quegli , che fi
è degnato di patire per voi , e per tuttiy
fi degni ancora conservarvi nel fuo fan-
to fervido .
Arrivò intanto il giorno , eh' egli
avea predetto , e ratinati di nuovo tutti
i Monaci nella Chiefa , e avendo fatto
celebrare la fama Merla , fi cibò dei
Santi/lìmo Sagramento dell'Altare , e
poco dopo follevate al Cielo le mani
pronunziò con ringoiare divozione le
parole del Salmifta , in manus tuas, Do-
mine , commendo fpirìtum meum , e alla
prefenza de' fuoi Religiofì dolcemente
fpirò, e mandò la fua bell'anima al
Cielo. Fu una pruova della beatitudi-
ne appunto dell' anima una fragranza ài
paradifo, che ufcì immediatamente da
queir eftenuato , ed eftinto Corpo ; e
* che
Romito. 189
che fu ancora molto falutevole agl'in-
fermi. Quanti fi ritrovarono ivi dete-
nuti da qualche malattia , rimafero in
un fubito rifanati , fra' quali contanfì
uno , eh' era moleftato da febbre quar-
tana , un altro , che fi ritrovava addo-
lorato per molti buboni -, e finalmente
un altro oppreffo da umore malinconi-
co , che gli cagionava oftruszioni di
vifeere .
Il Corpo del Santo uomo fu onore-
volmente fepolto in un fepolcro vicino
air altare di S. Genefìo , e continuò per
lungo tempo Iddio ad accordare mol-
te grazie a chi ne' fuoi bifogni ricor-
reva alla di lui intercefììone. Negli Atti
Benedettini » fcrive Mabillone, che dal
fepolcro del Santo ufeivano bronchi di
rofe , {imboli di quelle virtù CrifHane,
e religiofe , che adornarono la fua beli'
anima .
Tom. h T Anno-
1 Li. 8. pag. ni, tom. 1.
290 Di S. Domiziano
Annotazioni.
AVvegnachè fia difficile affegnare il
vero tempo , in cui vijfe il nofiro
Santo , perchè poco ci pofjiamo fidare
della Leggenda, nella quale citafi S.Eu*
cherio , e gli altri, ad ogni modo non
vi è ragione di penfare, eh' egli fia po-
fteriore a S. Benedetto , e però Monaco
Benedettino , come fcrijfe Vione nel fuo
martirologio Monaftico . Ciò riconobbero
anche crii eruditi/fimi Dacherio , e Mcbil-
lone x . Ma con tutto ciò come penfare ,
che nafcejfe /otto Coftanio , fé da S. Ila-
rio Arelatenfe fu ordinato Sacerdote ? Que-
fti fu fatto VefcovO circa C anno 43 4- > *
quegli morì ne IP anno 361., quando fi
fuppone , che già foffe adulto : ficchè il
meno, che fi poffa dire contro la Leggen-
da, fi è, che r autore abbia errato ne' no-
. mi a" Ilario , di Eucherio , e degli altri , fé
nacque f otto C fianco . Si potrebbe dire , che
il Santo trattò nelle Gallie con S. Ilario
diPotùeri, e con S. Giufio di Sione, e
che
1 Loco fup. cit.
Romito. 291
che lo Scrittore fallò ne nomi di qué*
due Vefcovi , ed allora ogni cofa po-
trebbe quadrare .
Non approva il P. Soleri C opinione
del P. Mabillone , il quale giudica , "
che Siagria , di cui Ji parla nella Leg-
genda , Jia la fteffa , che fi memora ne-
gli atti di S. Augendo, e di S. Epifanio
di Pavia ; perchè quefia viffe fui fine
del f ecolo quinto, nel qual tempo pare ,
che già foffe p affato alla gloria S, Do-
miziano , quantunque fi fupponga , ch'egli
moriffe affai vecchio , come lo indica la
Leggenda , che tale lo chiama .
Z'- Oratorio fabbricato dal Santo , e
dove egli morì , fu poi convertito in una
celebre Badia , che portò il nome di
S. Ramberto , il quale fu martirizzato a
tempi del tiranno Ebroino in quelle vi-
cinante . Ed ora fi filma , che le reli-
quie si di luì , che di S. Domiziano fi
ritruovino nel Priorato di S. Ramberto
come dice Giufcenone nella fua fioria
della Breffa . z S. Ramberto è venerato
ai 15. di Luglio . Emmanuele Filiberto
T 2 ereffe
1 Ibid. 2 P. 2. e. 47.
292 Di S. Domiziano Romito.
treffe quel luogo in Marchefato in fa-
vore di D. Amedeo fuo figliuolo*
Nella Leggenda jla inferta una carta,
che contiene la donazione fatta da Lati'
no , e da Siagria co* loro figliuoli a
S. Domiziano in data degli otto delle
Colende di Luglio /' anno primo di Va"
lentiniano : ma ha tutta V apparenza d?ef-
fere uri invenzione deW autore , 0 di qual-
che altro 7 e però da noi fu ommeffa.
D!
*95
1 41
D I
S GIACOMO
Arcivescovo di Tarantasia.
SI crede , che Giacomo Arcivefcovo
di Tarantafìa fofle 'di nazione Affi-
no , e che da principio abbracciale
la profeflìone di foldato. Ora abbenchè
nobile di condizione , Temendo dire ,
quanto {betta fi a la firada, che condu-
ce alla vita, lafciata la milizia deter-
minò d' entrare in Religione . Ricerca-
va perciò con grande diligenza, chi po-
tette ammaefirarlo, e indirizzarlo nella
via del Cielo ; quando non fi fa come,
imbattutoli nella perfona di S. Onora-
to , che allora fioriva nelle Gallie, fece
fotto <T un tale maeftro tale avanzamen-
to nella perfezione ^ che il Santo feco
lo volle ne' fuoi viaggi a preferenza
d'ogni altro. Ed avvenne per appunto,
T 3 che
i^4 fri S. Giacomo
che effondo infettata l' Ifola di Lerind
da un fiero dragone, che colP alito pe-
ftifero attofficava chiunque avvicinava*!
a queir Ifola , Onorato col folo fuo Di-
fcepolo entrato in una barca pigliò po-
rto in Lerino , e colFefficacia delle fue
orazioni ne difcacciò la beftia velenofa.
Fabbricarono quivi un oratorio, ove at-
tendevano a fervire con tutta fedeltà il
Signore ; ficchè volando ben tofto ne*
contorni la fama delle loro virtù, avva-
lorata da molti miracoli , incomincia-
rono molti a frequentare quel luogo i
nel quale fabbricatori poi un ampio Mo-
niftero , riufcì un Seminario di Santi, e
di Vefcovi .
In fatti fu S. Onorato di là a qual-
che tempo chiamato alla fedia Arcive-
fcovile d'Arles, avvegnaché contrafua
voglia , e feco volle il noftro Giacomo*
dei cui configlio fervivafi in molte cofe
pel buon regolamento della fua Diocefi.
Ma conofcendo poi i talenti particolari,
che Iddio aveagli dati pel bene dell'
anime , {limò cofa più utile il privar-
fene, e mandarlo nel paefe de'Centroni,
oggidì
Arcivesc. di Tarantasia. 295
oggidì Tarantafia , per convertire que'
popoli , i quali o erano ancora involti
nelle tenebre dell' idolatria, o per la me-
fcolanza degl' idolatri praticavano molte
fuperiì:iziont . Congregati dunque i Ve-
fcovi più vicini , ed i Sacerdoti più ac-
creditati del Tuo Clero ,. ordinò Giaco-
mo Vefcovo, e invidio a predicare la
parola di Dio nella Valle della Taran-
taiìa . Per ogni regola di buon governo
portovviiì il Santo con poco accompa-
gnamento , e qua/i di nafcofto, non vo-
lendo da principio ipaventare que' po-
poli . Ma ben torto fpargendoiì la fama
delle fue virtù , ognuno diceva, che Id-
dio aveva loro inviato un uomo degno
d' effere udito pel loro fpirituale van-
taggio .
Il Santo ringraziato eh' ebbe il Signo-
re , il quale aveagli aperta una porta
grande , e fpaziofa per annunziare a' po-
poli la fua divina parola , incominciò
a predicare il Vangelo , e con tale fac-
cetto, che in breve tutto il Borgo ab-
bracciò la fede CritHana, e fu da lui
battezzato. L'efempio del Borgo prin-
T 4 cipale
$.96 Di S. Giacomo
cipale fu feguitato da tutti gli altri
luoghi , che {lavano all' intorno , cor-
rendo egli follecito in tutte le popola-
zioni, ed afcoltandolo tutti con divo-
zione , tantoché in poco tempo da tut-
ta quella Valle ne fu difcacciato il Pa-
ganefìmo . Non potè S. Onorato udire
la fama di tale mutazione , perchè dopo
il breve Vefcovado di due anni volò
al Cielo .
Intanto il Servo di Dio applico/lì a
fabbricare una Chiefa . Ammirabile fu
la prontezza de' fuoi Difcepoli per con-
tribuire a sì buon' opera , impiegando^
chi a portar le pietre , e chi a tagliare
i legnami per coprire il tetto. Avven-
ne un giorno , che mentre alcuni fui
carro conducevano travi per compire
la fabbrica , un orfo ufcito dalla fore-
fla uccidere un bue , che tirava il gio-
go . L' arrivo della fiera intimorì in
guifa i condottieri , che abbandonato
il carro , fé ne andarono a raccontare
il cafo al S. Vefcovo . Quefti veloce-
mente correndo al luogo, ritrovò, che
P orfo divorava il bue j onde con viva
fede
ÀRCIVESC. DI TARANTASIA. I97
fede cornandogli , che fottentrafìe egli
al lavoro , che avrebbe fatto la beitia
divorata . Cola prodigiofa ! Sitamen-
te ancorché urlando foggettò il collo al
giogo, e contra '1 fuo naturale iftinto
condufTe il carro , dov' era desinato ,
con ammirazione di tutti . Compita
T opera , volevano alcuni uccidere la
beftia, ma vietollo il Santo, dicendo,
che non avendola egli pigliata, e aven-
do quella fervito al fuo difegno , do-
vea lafciarfì andare libera ; laonde co-
mandatole , che fi allontanale da quelle
vicinanze, lafciolla andare in pace, né
mai più fu veduta .
Maggiore miracolo però può dirfì
T avere colle fue orazioni , e coll'afper-
fione dell' acqua benedetta allungato di
<inque piedi il trave , che fi trovò fcar-
fo di mifura nel collocarlo al pofto de-
sinato ; cofa , che offervata da tanti
fece^ che i Fedeli recarono maggior-
mente affezionati alla religione Criilia-
na , e che i più oftinati 1' abbracciai
fero, onde niuno rimafe nelPinfedeltài
ficchè perfezionata la Chiefa, che de-
dicò
198 Di S. Giacomo *
dico al Protomartire S. Stefano , ebbe
il buon Prelato la confolazione di ve-
derla rirAna di Criftiani .
Così ftabilite le cofe nella fua Città,
pensò il Santo di portarli dal Re , che
comandava in quella provincia , e fi
fuppone folte Gondicario Re della Bor-
gogna . E per recargli qualche cofa ,
che poterle fargli piacere, caricò un
fomaro di neve , perchè effendo di fra-
te , quella giudicava poterle riceverli
con gradimento . E fu cofa miracolofa
T offervare , che quantunque grandi fof-
fero i calori , la neve punto non fi li-
quefece ; il che attribuito dal Re a male-
ficio, fece, che il Santo fofTe da lui mala-
mente ricevuto , e con mali modi licen-
ziato . Partitoli appéna il fervo di Dio,
fu il Re afTalito da acutiffimi dolori ; né
quelli celiando , fece per configlio di un
fuo Barone ricercare di nuovo il Ve-
fcoVo, il quale ritornato colle fue ora-
zioni perfettamente fanollo. Per la qual
cofa il Re cangiando in venerazione i
difprezzi , gli offerì , quanto fapelTe di-
mandare , e profittando il fervo di Dio
di
ARCIVESC. DI TaRANTASIà , É99
di si buona difpofìzione , chiefe , ed
ottenne alcuni poderi per la fua Chiefa.
Si può dire i che i miracoli lo ac-
compagnavano ad ogni paflb, fra' quali
merita ancora d' efTere ricordato quello,
che gli avvenne prima di giungere alla
Città, dove il Principe faceva fua re-
fidenza . Affannato per la franchezza ,
e pel calore , mentre in un bofco pi-
gliava un poco di ripofo , anche il fuo
fomaro addormentom* coricato all' om-
bra d' un albero . Allora un corvo, forfè
invefKto dal Demonio fempre infetto
a' fervi di Dio , calatovi fulla beftia, ca-
volle un occhio, e gracchiando forte-
mente fé ne giva in aria . Videro i fer-
vi la mafcella fanguigna dell' afino , e
ne avvifarono il Vefcovo : ed egli ve-
duto il cafo , con viva fede comandò
al corvo di riportare l'occhio , dove
avealo pigliato, il che fu fubito efegui-
to , fenzachè comparirle nel giumento
alcun fegno della ferita .
Non 'ne dice di più la Leggenda, per
efTere fiata troncata o fla per le ingiu-
rie de' tempi , o ila per qualunque altra
ca-
3©o Di S. Giacomo
cagione . Non dee però dubitarfi , che
molte altre opere ftupende fece il San-
to Vefcovo , la cui morte fi fuppone
fuccedeffe nel giorno decimofefto di
gennajo nel fecolo quinto, e fenza dub-
bio alcuni anni dopo la morte di S. Ono-
rato , che accadde nelP anno 429. Sauf-
fay nel fupplemento del Martirologio
Gallicano fcrive del noftro Giacomo le
feguenti parole : » In Tarantafia nella
„ Gallia Narbonefe S. Giacomo Vefco-
» vo di quella Metropoli , e ConfefTo-
» re ; quefti ripieno di fpirito Appofto-
,> lieo illuftrò quella regione col Tanto
» Vangelo , riempiendola di fede, e di
I, religione . Quivi {labili per Tempre
M la fedia Vefcovile , ordinò la Gerar-
M chia Ecclefiaftica , e desinato Mar-
„ Cellino uomo di provata virtù , e
5) grazia , eh' ei lafciò erede non me-
£ no del fuo carico, che del fuo fpiri-
5) to, dopo avere fantiffimamente go-
5> vernato la fua greggia, ricevette dal
» Signore , cui diligentemente aveva
y> fervito, la ricompenfa dovuta alle fue
„ fatiche . Fondò ancora la Chiefa Ve-
fcovile
Arcivesc. di Tarantasià. 301
„ fcovile d'Aofta , alla quale deiHnò per
M primo Prelato S. Euftachio .
Annotazioni.
IL P. Pier Francefco Chiffle^io della
Compagnia di Gesù ricavò da un an-
tico Manofcritto la vita di quefio Santo
Arcivescovo , c/i egli giudica J crina da
Guidone de Conti di Borgogna , che fu
poi Cali fio IL La ragione , per cui egli
giudica Guidone autore di quefia vita ,
fi èj perchè ella fi ritruova in un volu-
me , che contiene la fior la della trasla-
zione , e de1 miracoli di S. Giacomo Ap-
pofiolo , opera fen^a dubbio di lui j e poi
ancora , perchè fi fa , che Guidone feri ff e
la vita dy alcuni Santi ; onde è da cre-
dere , che a preferenza degli altri abbia
ferina quella de* Santi del paefe . Ora è
chiaro , che la Tarantafia era un mem-
bro dell' antica Borgogna . Chiunque ne
fìa C Autore , i Bollandifii la inferirono
nella loro grande opera ai 16. di gen-
najo * , fof penando però , che fia in qual-
che
1 Tom. 1, pag. i6«
joi Di S. Giacomo
che parte tronca . Noi da quefla abbia"
mo raccolto , quanto di /opra abbiamo detto
di queflo Santo , avendo però aggiunte
alcune cofe ritrovate in altri Autori .
Pare favolofo il racconto del dragone
ad alcuni ; pure ne parla anche il P. Dio*
nigi di S. Marta nella vita di S. Ono-
rato . E non fembra co fa tanto incredi-
bile , che un Ifola dij abitata foffe mole-*
fiata da bejlie velenofe , come lo fcrive
S. Ilario nel fermone , che fa ad onore
di S. Onorato ,
La Cattedrale , o anp la Metropolita*
na di Moutiers è 'ora dedicata a S. Pie-
tro Appofiolo $ e forfè non è pia nel fito
di quella - che fu eretta dal noflro Santo
al Protomartire . Da principio era fola-
mente Vefcovado , ma nel f ecolo fefbo fu
dichiarata Metropoli . #
Erra Mon/ignor della Chiefa, e chiun-
que vuol pretendere , che S, Giacomo foffe
Monaco Benedettino . Queflo iftituto na-
cque dopo la fua morte , o almeno dopo la
fua ufcita da Lerino , che fi governava
fecondo i regolamenti lafciati da $. Ono-
rato.
Dice '
Arcivesc. di Tarantasia. 305
Dice Sauffay 7 che il noflro Santo la-
fciò per fuo fuccejfore Mir Cellino , e de'
putò Euflachio per Vefcovo a" Aofla ; il
che non fi accorda coi Catalogi , che di
que Vefcovi abbiamo . In* fatti tanto an-
tichi noi non fappiamo , qual opinione ab-
bracciare . In Aofla fi crede , che il pri-
mo Vefcovo foffe Domiziano nel? anno
347. , o P rota fio nel 408. , al quale fuc-
cedette Euflachio , a nome di cui Grato
preteAottofcrìffe il Concilio di Milano .
A oT Giacomo fi dà per fuccejfore San-
zio , che ritrovo/fi nel Concilio di Jena.
Forfè di Marcellino non è rimafia memo-
ria , perchè vijfe poco ; forfè ancora non
accettò il Vescovado defiinatogli dall' an-
teceffore . Altri con maggior fondamento
penfano , che il primo Vefcovo a" Aofla
foffe Euflachio , in favore di cui Euf eh io
Vefcovo di Vercelli f eparò colla permif-
fione del Papa dalla fua Diocefi la pro-
vincia a" Aofla .
DI
5<M
I
D I
S GUGLIELMO
ABATE FONDATORE DE' ROMITI
DI MONTEVERGINE
Sotto la Regola di S. Benedetto .
NEL medefimo fecolo , che^fu il
duodecimo di Grido , fiorirono
due grandi Uomini , i quali fecero ri-
fiorire nel Regno della Sicilia, e di Na-
poli T antico Iftituto di S. Benedetto .
Il primo fu S. Giovanni di Matera, la
cui Congregazione è ora eftinta . Il fe-
condo è il noftro Guglielmo, del quale
dura ancora V Iftituto , avvegnaché ria
molto diminuito il numero de' Moni-
fieri , attefe le vicirlitudini del tempo.
La coftui vita fu fcritta da Giovanni
di Nufco fuo difcepolo , e fu poi pub-
blicata da Giordano Generale dell'Or-
dine . Noi feguiteremo fedelmente Gior-
dano nella diftribuzione delle materie,
cor;
Fondatore de' k. 3.05
con ofTervare l'ordine, aBj tenne, ma
non. pertanto non brfjfékmo a luogo a
luogo d' aggiungere ciò, che ci fugge-
rifcono akri Aifcori , o di fpiegare le
cofe, che pofìbno incontrare.qualche
difficoltà , valendoci delle annotazioni
fatte o da noi , o da akri .
Fu Guglielmo di patria :VercelIefe , e
nacque nell'anno 1085. ^a nobili ge-
nitori . Suo padre era ci una famiglia,
che portava per cognome de Véilpe ,
e coirne .perfona cjata molto alla pietà
proccurò inlìno da primi anni d'initil-
largli nel cuore il fanto, timore di Dio,
nel che era ancora fecondato dalla di-
vota fua conforte . Mancogli il genito-
re , correndo V anno undecimo di fua
età, e nell'anno feguente gli morì an-
cora la madre , iicchè reftando orfano
fi farebbe facilmente dato alle 'libertà
giovanili , fé Iddio prevenuto non lo
avelie colle fue benedizioni , metten-
dogli nel cuore un grand^bborrimen-
to alle vanità del m^ndo , ed un fom-
mo amore alle vir^. Ammiravano i
parenti , che doponfa morte de' fuoi
Tom. I, V geni-
5o6 Di S. Guglielmo Abate
genitori pigliato avevano il governo di
lui , e de' fuoi beni , nella tenera ^ età
del giovane Guglielmo una gravita di
coftumi , che non era c#nfacevole a' fuoi
anni , onde amavanlo teneramente : ma
non pertanto non fi lafciava egli inca-
tenare gli affetti , che anzi afpirando
a maggior perfezione , e non potendo
intendere , come fi potette tra gli agi
della vita farcia propria falvezza, al-
tro n#n meditava , che di allontanarli
dalla patria per darri tutto a Dio.
Entrato dunque #nelP anno decimo-
quarto di fua #età con tal penfiere in
capo , pigliato un abito modello , e
fuccinto da pellegrino, e nudo ne' pie-
di, abbandonò Vercelli, e le comodità,
che poteva godere nella propria cafa,
intraprendendo il lungo , e difaftrofo
viaggio di S. Giacomo di Compoftella.
Ardeva , dice V autore di fua Leggen-
da , nel cuore del Beato giovane il de-
fiderio di venerare in terra le fagre
fpoglie di quelli , de' quali la divina
grazia predeftinato avealo fino ab eter-
no compagno uè' Cieli . Ma parendogli,
che
Fondatore de' Romiti ec. 307
che ancora fofle poco il viaggiare fcal-
zo ne* piedi, s'incontrò una fera d'ef-
fere albergato da un uomo da bene ,
il quale foieva ogni fera dare alloggio
a' pellegrini , provvederli di vitto , e
prima di condurgli al npoib lavar loro
i piedi.
OfTervò il buon albergatore, che Gu-
glielmo fra tutti gli. altri pellegrini il
diftinfe per la modeftia, per lo fìlen-
zio, e molto più per l'attinenza, per-
chè contentom* di poco pane con acqua
pura . Vide di più , che rifiutata la co*
modità del povero letticello , corico/lì
fulla nuda terra: per la qual cofa da
tanti indizj argomentando le virtù del
Servo di Dio , fui mattino volle parlar-
gli a folo , giacché nella fera' antece-
dente non potè cavargli di bocca una
parola -, e ciò , perchè Guglielmo ar-
rivato ad una certa ora fi era preferir-
lo d' offervare rigorofo fìlenzio . Nel
difeorrere con lui maggiormente venne
in cognizione delle perfezióni del Ser-
vo di Dio ; laonde affezionatofegli pre-
gollo a ftabilire ivi il fuo foggiorno ,
V 2 prò-
308 Di S. Guglielmo Abate
promettendogli di fabbricare un orato-
rio ne' fuoi poderi , affinchè in quello
poteffe attendere alla vita divota. Gradì
il Santo l'offerta, ma non Faccettò,
perchè fi era proporlo di fare varj pel-
legrinaggi.. Bensì pregollo, ( era egli
fabbro ferraio ) di fargli due cerchi di
ferro , che gli cingeffero e reni, e ven-
tre , e braccia per tormentare, diceva,
la fua carne peccatrice . Ammirò l'.ofpi-
te il fervore del giovane , e pronta-
mente compiacendolo , adattogli fui
corpo quei penofo ordigno, e fi licen-
ziarono con fomma cordialità , e di-
vozione . Cinque anni pafsò. il Santo
nella Francia, e nelle Spagne, vietan-
done i Santuarj ; e portatori finalmen-
te a Roma , appagò in quella Città
appieno la fua divozione neli' adorare
le gloriofe memorie -de' Principi degli
Appoftoli , e di tanti Martiri, che l'han-
no renduta venerabile. .
Non retto ad ogni modo con quefK
pellegrinaggi paga la pietà del Santo,
che anzi fpingevalo al viaggio della ter-
ra fanta per vifitare que' luoghi , che
furono
Fondatore de' Romiti ec. 309
furono fantificati dalia prefenza del SaJ-
vatore , e dalla benedetta fua Madre .
Ora mentre afpetrava opportuna occa-
fìpne di viaggiare , portoflì a Monte
Gargano., e poi a.Bari luoghi celebri,
quello per 1' apparizione di S. Michele,
quello per le reliquie di S. Niccola il
Grande . Ma Iddio , che per la falvezza
di molti avealo deftinatq pel Regno
di Napoli , lo ritenne in Melfi , Città
Epifcopale della Bafìlicata . Quivi pi-
gliò albergo con un certo Roggeri ,
e deiìderando d'imparare le divine Scrit-
ture, ( cofa veramente infolita, e prodi-
gi jfa!) ancorché dà Roggeri non gli
veniiTe fpiegato , che il folo Salmo cen-
f erimonono, Dixit Dominus Domino meo,
in cui contengono più miften , che fìl-
labe , maflìmamente (opra '1 miitero
deil' incarnazione del Verbo , coli' in-
telligenza di quello . venne a capire
quanto di più aftrufo , ofcuro , e pro-
fondo contengono i libri del Vecchio, e
del Nuovo Teftamento . E ne parlava
per appunto in«guifa, che. ben vedeva^
parlare per la Tua bocca lo Spirito Santo.
V 3 Da
5 io Di S. Guglielmo Abate
.Da Melfi portatoti ad. un caftelltf
vicino , che allora chiamavalì Monte
Solicolo, ed ora apparentemente o è ro-
vinato , o ha cangiato di nome , fog-
giorno due anni con un faldato, che
chiama vafi Pietro . E non è già , che
folle in lui celiato il derìderlo di far
il viaggio di Gerufalemme -, ma Iddio,
che indirizza i palli dell' uomo, al-
trimenti aveva desinato , affinchè egli
coli' efempio di^ fua vita riducete molti
fui buon fenderò . A queft' effetto in-
cominciò a renderlo famofo per mi-
racoli, fra' quali raccontali, che refti-
tuì ii vedere ad un cieco , a cui la
cecità, aveva introdotto in cafa ancora
la povertà , onde ne pativa sì egli ,
che la famiglia . II Santo folito por-
tarli ad un'ora determinata del giorno
vicino ad una rupe , flava ivi , ancor-
ché . fotto la sferza del fole , prolun-
gando le fue orazioni, ed implorando
dal Sole di giuftizia que' lumi, che gli
erano neceUarj per crefcere nel fuo fan-
to amore . Accadde dunque un giorno,
che mentre il cieco veniva da' fuoi po-
deri
Fondatore de' Romiti ec. 311
cleri condótto per mano da una fua
figlia , quefta avvifollo , che colà ritro-
vavafì in orazione il Servo di Dio ; ed
egli gettatovi a' .di lui piedi, pregollo
con molte lagrime ad avere di fé pie-
tà , e col restituirgli il lume degli oc-
chi dargli agio di poter fomentare la
# povera famiglia . Compatì il Santo il
buon cieco , ma gli ditte , non effer lui
da tanto , che poteffe far miracoli, ed
efortollo a foffrire con pazienza la tri-
bolazione , e a confidare in Dio, il quale
ficcome talora percuote , così può ri-
fanare . Ora mentre così andava efor-
tandolo , addormento/fi il buon uomo ;
e poi rifvegliatofi , ricevuta la benedi-
zione di Guglielmo , ricuperò iti un
fubito 4a vifta degli occhi , e molto
più chiara , che non l'averle avuta giam-
mai . La fama di sì gran miracolo di-
volgoffi ben pretto per le .vicine con-
trade : per la qual cofa temendo il San-
. to pregiudizj alla fua umiltà , pensò di
fuggire , e fare il viaggio di Gerufa-
lemme .
V 4 Prima
3 1 i Di S. Guglielmo Abate
Prima però di partirli, volle vietare
un fervo di Dio famofo per fantità ,
che in quel Regno fabbricato aveva
un Moniftero . Era quefti il Santo Gio-
vanni , che dalla patria chiamom* da
Matera , e per ragione del luogo* ove
fondo la fua Congregazione vicino a
Canofa , fi denominò da Polfano . Vi-
etandolo adunque , dopo vicendevoli
ampie/lì incominciarono a parlare del
difprezzo delle cofe mondane, della bel-
lezza della virtù , è del^ obbligazione
di fervire unicamente a Dio. 'Dimorò
ivi Guglielmo tutto quel giorno , paf*
fandol'o in fanti colloquj ; ed il giorno
appreffo narrando a Giovanni il fuo de*
fìderio di fare il" viaggio "della Paletti*
na , quefti difapprovò il fuo pendere
con dire , che Iddio lo voleva in quel
paefe per la falvezza di molti , e non
che and affé in Gerufalemme . Ma non
perciò arrendendo»* il Santo , fi mife
in cammino . Vicino ad Oria fu affa-
lito ,Te così maltrattato da' ladri , che
allora conobbe avere Giovanni parlato
con ifpirito profetico . Per la qual cofa
ritor-
Fondatore de' Romiti ec. 313
ritornò al Moniftero , e méntre ad iiìan-
za del medelìmo Giovanni itava pen-
fando di fiiTar ivi Tua abitazione , fu
dopo lo fpazio di quindici giorni avvi-
fato in fogno dal Signore., eflere egli
desinato a fondare da fé una Congre-
gazione . Incontanente dunque fé ne
partì , e andò per varj monti cercando
un pofto , che foffe a propofito pel fuo
difegno . In Atripalda albergò ih cafa
d' un1 onefta matrona , dalla quale in-
tefe {tare in quelle vicinanze il monte
Virgiliano , luogo rimoto , e tutto pro-
prio per vivere a Dio folo * Ma par-
che i ferri , eh' egli aveva indoflb ^ fi
mudavano rompendo , né gli permette-
va F umiltà di moftrargli nel luogo, in
cui faceva fua dimora , pafsò a Salerno
per provvedere d'un abito di ferro meri
foggetto a confumarii coll'ufo. Ed ap-
punto incontrato un foldato, uomo vir-
tuofo , quefti donogli la più pefante
delle fue armadure , cui egli vedi fulla .
nuda carne . Si mife anche fui capo una
picciòla cuffia di ferro , che coperta o
dal cappuccio , o da panno ' da niuno
era
3 1 4 -Di S- Guglielmo Abate
era notata, e che non depofe mai più
infinchè viffe , toltone il tempo , che
celebrava la lama Metta , come con-
diiettura Giordano.
Intanto trattava con quella Matrona
il modo di fabbricare fui monte pre-
detto un Moniftero ; al che faceva la
maggior difficoltà il non ritrovarvifi
acqua . Ed avvegnaché coli' indizio, che
gliene* diede un Romito, s'incontrane
un picciolo fito paludofo , cui efcavan-
do fé ne ritrovava , quella era sì poca,
che non badava al bifogno , anzi dalle
pedate , che fi vedevano fui terreno, fi
fcorgeva , quel luogo eflere frequentato
dagli orfi, che per beverne colà porta-
vano . Continuando ad ogni modo le
ricerche infieme con un fuo compagno
per nome Pietro , fi abbattè in alcuni
cacciatori, che gì' indicarono una vena
più abbondante . Ma giunto al luogo,
fu come un malfattore sì egli, che '1 fuo
■compagno pigliato da' foldati del vici-
no Cartello di Mercogliano, e condotto
dinanzi al Governatore , il quale dal
fuo difcorrere riconofcendolo per quello,
eh' egli
I
Fondatore de' Romiti ec. 315
ch'egli era, vero fervo di Dio, riman-
dollo fubito in pace , e a grande onore.
Ritornato ad Atripalda difpofe le
cofe necefTarie per venire al monte ,
come fece, in compagnia d'alcuni pa-
renti , e vicini "della Matrona, che gli
fabbricarono una capanna , ov' egli re-
ftò folo , attendendo a fervire a Dio in
continue contemplazioni . Andava ogni
giorno ad* attignere acqua al fonte ;
ma ritrovandolo quafì fempre ricoper-
to di fango , perchè gli orfi ci veniva-
no a bere , un giorno , che ne incon-
trò uno , rimprocciogli il guafto , che
faceva del fuo 4avpro , e comandato-
gli, che mai più ivi non 'comparile ,
la beftia feroce quafi dimentica del fuo
naturale ifìinto ubbidì alla voce del Ser-
vo del Signore, né mar più comparve.
Il fuo vitto era per P ordinario po-
che fave , o caftagne , che andava rac-
cogliendo fui monte , e per gran deli-
zia qualche volta pane di puro orzo
cotto fotto la cenere ; La fu a compa-
gnia non altri , che beftie falvatiche ;
feenchè poco dopo un Monaco di rara
virtù
^i6 Di S. Guglielmo Abate
virtù per nome Alberto , conofciftta la
fantità di Guglielmo , dimandò , ed ot-
tenne di ftare con lui. Da quefto fi è
poi faputo, quanto Tantamente, e au-
Meramente egli colà paffaffe tua vita *
e fpezialmente , che dòpo un breve Ton-
no forgendo da terra ,' eh' era il Aio
morbido letto, foftenendofifopra d'un
piede pattava il rimanente della not-
te pregando dinanzi.ad una «Croce, che
inalzata aveva nella fua cella. Era que-
fta vicina al fonte , che chiamafi delle
Colombe ; perchè quivi fu veduto gran
numero di colombe bianche , f>refagio
fénza dubbio de' Monaci, che in quei
luogo -fotto'1 governo del Santo in
vefti candide dovevano fervire al Si-
gnore. Sta ora quel fonte nei Moni-
toro, circondato da un vivo faffo , ed
è tradizione , che diffeccandofi allora
non di rado per avere poca acqua ,
per le orazioni di Guglielmo di nuovo
fcaturì, né mai più è mancato . Le fue
acque fono efficaciffime per rifanare le
infermità non per virtù naturale, ch'effe
abbiano, ma per la fede , che fi ha nei
Santo. Due
•Fondatore de' Romiti ec. 317
Due anni pafsò Guglielmo in quella
guifa y ma volando per tutto '1 Regno
la fama della fua fantità, incomincia-
rono a venire a hai uomini, e donne
per imparare la vera maniera di fervi-
re al Signore . Fra quelli furono alcuni
Sacerdoti, i quali ricercandolo, in quai
maniera poteflero attendere ' alla pro-
pria falvezza , moftrarono defìderio di
renderli fuoi difcepoli . Ed egli , mio
penfìere fi è , rifpofe , che col lavora
delle mani ci procacciamo non folo le co-
fé neceffarie ad. esempio •dell' Appojlolo
S. Paolo , ma ancora di che [occorrere
ì poverelli , e che ad ore determinate ci
ratiniamo per la recitazione del Divino
Uffiiio . Piacque per allora il coniglio
a^que' Sacerdoti , ma poco dopo am-
mutinatili , prima in fegreto , poi pa-
lefemente Ci lamentarono , dicendo ef-
fere cofa indegna del loro grado il col-
tivare la terra , come tanti villani , ed
effere più a proposto il fabbricare fui
monte una Chiefa , ed attendere uni-
camente al culto divino y provvedendoli
a tal effetto di libri , e di fagre fuppel-
lettili .
5i8 Di S. Guglielmo Abate
lettili. Il noftro Santo temendo mag-
giori fconcerti , e di alienargli dal fer-
vizio di Dio , non che dalla fua com-
pagnia , giudicò di fere il loro piacere.
A tal effetto portatori a Bari , dagli
amici , e conofcenti , che ci avea , fu
provveduto, de' libri, e delle foppellet-
tili , che quegli desideravano . Nel ri-
torno giunto a. Gravina, fi ammalò gra-
vemente il fuo compagno , nella qual
occafione lì vide per una parte, quan-
to fotte radicata nel cuore del Santo
la carità del proffimo , e quale fofle la
venerazione, che fi era meritata dall'
infermo . Imperocché volendo Gugliel-
mo cedergli la cavalcatura d'un agnel-
lo, che aveva, lunga fu la contefa ,
pretendendo il compagno , che' conti-
nuarle Guglielmo , come dalle peniten-
ze eftenuato , a fervirfene, e queiti vo-
lendo , che godette P altro quella poca
comodità . Vinfe finalmente la carità
del Santo, ed era cofa di non 'piccola
mortificazione al Monaco vedercelo ve-
nir dietro a {tento per vie difàftrofe
nudo -ne' piedi .
Giunto
Fondatore de' Romiti ec. 319
Giunte al monte, ancorché lo impor-
tunaflero i Sacerdoti , dubitò ad ogni
modo , fé foffe voler di Dio , eh' egli
foddisfaceffe al loro defiderio coli' erge-
re una Chiefa . Adunque per faperne
la yolontà , rimatori in luogo fegreto,
pregò lungamente , e in fine- dimandò
ai Signore >. che f era di Tuo fervizib ,
facefle venire ivi tanta gente , che ba-
ftaffe a dare principio alia fabbrica col
provvedere la calce. Non aveva ancora
il Santo terminata la fua orazione, che
inafpettatàmente comparve in quel luo-
go gran quantità di p#polo , il quale
diftribuito in varie clafli chi formò la
fornace , chi apparecchiò le legne , e
chi raunò le pietre , in guiia che la fera
del giorno feguente fi ebbe pronta gran
quantità di calce. Anzi concorrendo all'
opera le circonvicine Città , in breve
fu fabbricata colla Chiefa ancora una
comoda abitazione per li Monaci .
Si vide concorrere anche vivìbilmen-
te Iddio all'opera con palefi miracoli.
Imperocché primieramente un uomo
della Liguria venuto ivi con un braccio
para-
310 Di S. Guglielmo Abate
paralitico , per la benedizione' del San*
to , che avevaio invitato a lavorare ,
immantinente fu rifanato . E perchè era
architetto, e maftro da muro, non fu
di pòco ajuto all' edifizio , né mai più
abbandonò P uomo di Dio , dal quale
ricevette in feguito P abito religiofo .
Fu poi quelP uomo uno de' più perfetti
difcepoli del Santo , e molto fi adope-
rò nelle varie fabbriche , che dappoi fi
fecero . In fecondo luogo un afino , di
cui fi ferviva per portare le cofé necef-
farie alla fabbrica , effendo ftato divo*
rato da un lupo1 , mentr* era al pafcolo,
il Santo comandò a quella beftia in no-
me di Dio , e della Santiffima Vergine,
;ad onore della quale fabbricava^ la
Chiefa , di fupplire a' lavori del defun-
to animale . Ubbidì la beftia accomandi
del fervo di Dio , ed era fpettacolo ,
che moveva non fo fé più rifo , o am-
mirazione , il vedére un lupo imballa-
to portar pietre . Nota Giordano , che
quantunque fiano frequenti in quel mon-
te i lupi , non fi è però giammai udito,
che abbian danneggiato o gli uomini, o
gU
Fondatore de7 Romiti ec. 321
gli animali domeftiei , il che è un
continuo miracolo del Santo, il quale
pare ne abbia fatto il comando a tutta
la fpezie .
Fabbricata che fu la nuova Chiefa
con alcune celle pei Monaci , pregò il
Servo di Dio Giovanni Vefcovo d'Avel-
lino a volerla conlecrare . Portoni il
Vefcovo fui monte , e nel di folenne
della Pentecoste , vigefìmo quinto di
Maggio in queir anno , che fu il 1 1 14.,
fece folennemenre quella funzione, in-
tervenendovi innumerabile moltitudine
di popolo , né terminò fenza miracoli
la folennità . Imperocché una donna mu-
tola da fette anni fmpetrò da Dio mi-
racojofamente la loquela . E non poco
contribuì la fama de' miracoli del fant*
uomo per muovere e nobili , e plebei
ad ajutare le fabbriche , e a donare po-
deri per la foftentazione de' Monaci .
Fuori! donata una Chiefa dedicata a
S. Cefario , e vietandola il Santo ritro-
vò ivi un avello di marmo, che giu-
dicò poter fervire in qualche opera , e
però ordinò , che di là foife levata .
Tom, I. X Ma
3 2i Di S. Guglielmo Abate
Ma ancorché fi adoperaffero ben cin-
que paja di buoi , non potè quella gran
macchina effere molla dal Tuo luogo.
Avvifatone il Santo fece levare quattro
paja di buoi, e toccati i due, che re-
cavano , col fuo baffone , comandò
loro , che fi partiffero . Ed ecco in un
fubito fu la pietra con tanta facilità
trafportata , che parve un legno fecco,
e non un marmo di mole fmifurata .
E pure il viaggio fu di ben otto ftadj.
Un cafo confimile gli accadde nel fab-
bricarfi il Moniftero di Guleto . Era-
no neceffarie alcune colonne, che do-
veano condurfi da quattro leghe lon-
tano , e perchè la ftrada era afpra affai,
non potevano più paja di buoi ne pur
muoverle . Avvifato il Santo fatti le-
vare tutti gli altri , con un folo pajo
toccato colla verga , che portava in
mano , fattogli fopra ilfegno della cro-
ce, lubito fu condotto con tutta faci-
lità il carro . Per la qual cofa quelle
colonne erano da' Fedeli baciate per di-
vozione , e quafi foriero reliquie, ad effe
applicavano corone, e rofaj .
Abi-
Fondatore de' Romiti ce. 323
Abitando in quel luogo il Servo di
Dio co' fuoi Monaci , ancorché foffe
difficile a faliriì il monte , falvo che
ne tre meli della (tate , concorreva non
pertanto una gran moltitudine di po-
polo , offerendo non che le cofe necef-
ìarie alla vita, ma ancora le fuperrlue.
Egli però come fedele amminiitrato-
re donava a' poveri , quanto riceveva
di più di quel , eh' era confacevole gior-
nalmente alia foilentazione aci.
Non piaceva a quelli una tale pratica,
e già P avarizia occupato avea i loro
animi ; laonde prima con umili rap-
prefentazioni , e poi con manifeiti la-
menti dicevano , che potendo accade-
re , che celTaffero le limoline , dettava
la prudenza di riferbare qualche cola,
e non distribuire il tutto a' poveri .
Egli però faldo nel Tuo proposto dice-
va, che i Mcniiteri co' danari piutto-
sto che mantenere fi diftrue^ono , ed
eiTere cura della divina provvidenza il
pafeere , chi ferve al Signore. Ma ve-
dendo , che quelli non fi arrendevano
alle fue parole , proteico , che fé durava
X 2 in
3i4 Di S. Guglielmo Abate
in eflì il defiderio delle ricchezze, egli
durar con loro non voleva . Per la qual
cofa foftituito Alberto uno de' Cuoi
compagni al comando , con cinque de'
Frati i più idioti partifn per ricercare
qualche luogo anche più fcofcefo, affine
di attendere ivi con pace a perfezio-
narfi. Ad ogni modo affinchè non re-
ftaffero fenza regola, affegnò loro ad
offervare quella del gran Padre S. Be-
nedetto con alcune Coftituzioni da fé
fatte confomma difcrezione, per le quali
meritò d' effere pofto nel Catalogo de-
gli Scrittori Piemontefi . Ma o folle la
diligenza del nuovo Abate, uomo di
grandi virtù, e però degno d' effere dal
Santo follevato a quel pofto; o le ora-
zioni di Guglielmo , come pare credi-
bile , col tempo que'Sacerdoti mutaron
condotta, e in tal guifa avanzarono nel-
lo ftudio della perfezione, che niuno
di quelli , che ne avevano conofciuto i
difetti , fi farebbe afpettata sì notabile
mutazione j e fiorì dipoi in quel luogo
l'offervanza monadica in tutto vigore.
Così racconta Giordano •
In-
Fondatore de' Romiti ec. 3 1 j
Intanto girava il Servo di Dio pei*
que' monti , e giunto al monte Laceno,
luogo tutto proprio per fervirè a Dio,
lontano da ogni commerzio degli uo-
mini , fabbricò quivi per fé , e pei com-
pagni alcuni tugurj , vivendo di pure
radici d' alberi . Ma non ebbero i com-
pagni coraggio di durarla lungo tempo
in un deferto così afpro , mailimamen-
te perchè il freddo era infofTribile :
onde partitivi lafciaronlo folo. Ma folo
non lafciollo Iddio, a cui con tanto fer-
vore egli ferviva , e che non di rado
gli comparve : fu ancora vifitato dai
B. Giovanni di Matera , che ieco lui
pafsò qualche tempo.
Era colhme di Guglielmo prolunga-
re per molte ore della notte le fue pre-
ghiere , e di giorno aflbrto in Dio af-
fine d' indebolire il corpo , che non fi
rubellafle contro lo fpirito, camminava
ne' luoghi più afpri del fuo deferto .
Ora gli avvenne un di , che mentre oc-
cupato in fanti peniieri palleggiava, gli
comparirle il Signore Crocififfb, e fentì
comandarii , che di là partirle , perchè
X 3 altrove
$16 Di S. Guglielmo Abate
altrove gli era neceffario . Guglielmo
pregò il Signore di volerli manifeftare
ancora al fuo compagno ; onde vide
anch' egli, ma non si chiaro, effendori
però degnato di lafciarfi da Giovanni
abbracciare i piedi , Ma perchè differi-
vano la partenza, appicciatofi il fuoco
a5 loro tugurj, ticchè non vi fu industria
valevole a fpegnerlo , conobbero mag-
giormente effer volere di Dio , eh' egli-
no abbandonando quel luogo ; anzi fu-
rono nella notte feguente avvifati in
fogno di partirti l'uno l'oriente, e l'al-
tro P occidente . Giovanni licenziatoti
lafciò il noftro Santo a Serra Cognata,
e pattato il monte Gargano fondò in
quelle vicinanze là fua Congregazione
di Pulfano. Perfevera ancora nel luogo,
dove fu al Santo ingiunto di partirti ,
la divozione verfo di lui, e chiamati
corrottamente Reità, laddove dovrebbero
dire Ne-fta , e quantunque (ia diftrutta
una cappella , che vi era , vanno Con
tutto ciò gli agricoltori de' luoghi cir-
convicini nel tempo delle ficcità ad in-
vocare Pajuto del Santo.
Men-
Fondatore de' Romiti ec. 327
Mentre ivi fi tratteneva Guglielmo ,
incontrato un giorno da' cacciatori del
Signore del luogo , eh' era il Conte di
Caferta, uno di quelli giudicandolo fpia,
lo percofTe fieramente fui capo: ma non
tardò di giungergli addoflò la divina
vendetta : imperocché fé ne impoflefsò
fubito il Demonio - coficchè legato con
grande {tento fu condotto al patrone .
Quelli intefo il fatto , ben riconobbe ,
donde procedere una sì ilrana muta-
zione. Giudicando dunque, che fofTe un
gran fervo di Dio colui , che dal cac-
ciatore era flato villaneggiato, coman-
dò a'fuoi di ftrafcinarlo di nuovo al
monte per ritrovarlo, ed egli fleflb volle
accompagnarlo. Giunti fui monte fi po-
fero tutti a pregarlo di volere colle fue
orazioni liberare quell'uomo da tanto
infortunio . Ripugnò Guglielmo da prin-
cipio , dicendo di non avere meriti per
queflo , ma finalmente veduta la loro
fiducia , e vinto dalle continue iilanze,
dopo breve orazione rimandollo total-
mente libero dalla diabolica infeflazione.
Allora il concorfo de'popoli fu sì grande,
X 4 che
3i§ Di S. Guglielmo Abate
che venendogli offerto dal Conte il fito,
e le cofe neceffarie per la fabbrica di
un Moniftero , e di una Chiefa ad ono-
re della Beatiffima Vergine , egli ac-
cettò T offerta , ed in breve tempo lo
vide non (blamente perfezionato , ma
ancora ripieno di Monaci, a' quali dap-
poiché ebbegli negli efercizj della reli-
gione incamminati, lafciò un Superiore
di grandi virtù .
Ricordevole del comando di Crifto
di dover rivolgerli verfo l'occidente, (1
conduce nella Valle di Confa, Città Ar-
civefcovile ^ ove fabbricò due altri Mo-
nifteri , dopo aver abitato per un anno
nel concavo d' un albero vecchio con
tutte quelle incomodità , che ognuno
può immaginare. In quella Valle fu vi-
etato da un Monaco di Monte Vergi-
ne,, che fu degno nella notte, in cui
col Santo abitò , di vedere due uccelli
iuminofì, che entrati nel tugurio, ov'egli
pregava, riempironlo di fplendore. Chia-
tti avafi quefto Monaco Giovanni di Nu-
fco , il quale ben comprefe , che fot-
to la figura di quegli uccelli fi erano
afcofl
Fondatore de' Romiti ec. 32?
afcofi due Angioli. li più iniìgne però
de' Monilteri fabbricati dal Santo fu
quello di Guleto , ove non folamente
pei Monaci , ma ancora per le fagre
Vergini didime in feparato apparta-
mento , come dipoi ordinò il Salvato-
re a S. Brigida , aprì una fcuola di per-
fezione . Roggeri Conte di Sanfeveri-
no volle la gloria d' efferne fondatore,
né picciola fu la fua confolazione, ve-
dendo abitare ne' fuoi Stati perfone sì
fante . Non intraprefe però il Santo
quella fabbrica , che per ordine di Cri-
fio, il quale comparendo gli ordinò
d' edificare ivi un ampio Moniftero ,
nel quale voleva effere fervito da gran-
de numero di perfone . E per meglio
riufcirvi portatofi a Monte Vergine ,
volle il configlio di Fra Gualtero , ch'era
architetto .
Giova qui ricordare V auftera vita ,
che menavaiì in quel luogo . Non fi
ufava vino nemmeno nelle più gravi
infermità . Carne , e latticini non era
lecito pur nominare . Parlavano que'
Monaci tre giorni d' ogni (ettimana con
puro
3 3 o Di S. Guglielmo Abate
puro pane , erba cruda, e pomi; ne-
gli altri non ufavano , che pane con
mineftra condita con poco olio, dal che
ancora fi attenevano dalla Settuagefìma
infino, a Pafqua .
Anche più auftera però era la vita
del Santo Fondatore; onde maravigliarli
non dobbiamo , fé Iddio dotollo dei
doni di profezia , e di far miracoli .
Una donna di Benevento gravemente
inferma inviò fuo marito a pregare Gu-
glielmo di venirla a vifitare per la fpe-
ranza di ricuperare per mezzo delle
fue orazioni la falute . Era queir uomo
affai famigliare del Santo ; il quale gli
rifpofe , che l'avrebbe ben compiaciu-
to, fé gli forfè fiato comodo, ma im-
pedito da altri affari promife d'andare,
quando ne avefFe l' opportunità . Nella
feguente notte fé '1 vide la donna com-
parire in camera con una candela ac-
cefa , e udì diri! , non temete , già fletè
rìfanata . Difparve poi incontanente il
Santo , ma lafciò due pruove della ve-
rità di cotefla vifione , cioè fanità per-
fetta all'inferma, e la candela nel porto,
ove
Fondatore de' Romiti ee, 331
ove l' aveva metta . Accrefce !a qualità
del miracolo la (Manza , che vi era tra
Benevento , e '1 Moniitero del Santo ,
eh' era di ben quaranta miglia , talché
in quefto fatto intervenne un complelTo
di molti miracoli .
In altra occafione fi era portato il
Santo in Benevento per proccurare la
pace tra Roggero Re di Sicilia, e Rai-
nulfo Conte d' Avellino , il quale trat-
tava peflìmamente Tua Conforte , forella
del Re. Ora avvegnaché egli poterle
avere miglior albergo, contentoftì di ri-
ceverlo da un ortolano, che aveva una
figlia di otto mefi affatto cieca. La ma-
dre nel vederlo venire da lontano , lo
afpettò , e prefa la figlia prefentogliela
dicendogli, prendetela, perchè è nata a
voi , e non a me ; e ritiratavi non com-
parve più . Il compagno del Santo col-
locò la fanciulla nel letticciuolo, in cui
dormiva il fervo di Dio , il quale rif-
vecrliato la notte dal piangere della me-
defima, nel difendere la mano toccan-
dola, le redimì la vifta degli occhi ,
come fi riconobbe fui far del giorno,
e
3 3* Di S. Guglielmo Abate
e febbene aveffe vietato Guglielrrio il
far di ciò parola, non potè la madre
contenere il giubilo -, onde pubblicato
il miracolo a fuono di campane, gran-
de fu il concorfo del popolo alla cafa
dell' ortolano , gridando ognuno ad.alta
voce , eh' egli era veramente Santo, ed
amico di Dio. Furongli perciò donate
alcune Chiefe , le quali ancora a' gior-
ni noffcri fono dipendenze del Monifte-
ro di Guleto .
Nel territorio di Binetta, mentre d'on-
dine del Santo fabbricava^ una cafa , i
Frati , eh' erano fopraftanti all' opera ,
vedendo , che mancava il vino , man-
darono a cercarne . Tardando il meflb,
dubitò chi doveva provvederlo, che non
giungerebbe a tempo opportuno, e però
tenne pronto un barile d' acqua per me-
fchiarla col poco vino, che ancor re-
flava . Facendo poi iftanza gli operai
per avere il vino pattuito, quando il
Monaco fi accinfe per mefchiarlo , ri-
trovò, che l'acqua fi era convertita in
vino perfettiiìlmo , il che attribuì ai
meriti del Santo, la cui affiftenza aveva
egli
Fondatore de' Romiti ec. 335
egli invocato , allorché preparò i' acqua
per mefchiarla col poco vino , che ri-
maneva .
Coltivava Guglielmo a Serra Cogna-
ta un orticello, cui da un cinghiale ve-
niva non di rado dato il guaito . Ora
incontratoli un giorno il Santo di veder-
lo malmenare il Tuo lavoro , gridò ad
alta voce , e dove fono i guardiani del
mio orto ? Allora prefentaronfegli due
lupi , quali i\\ atto d' afpettare i di lui
comandi. E comandato ch'ebbe loro di
far ufcire la beftia fuori del fuo orto
fenza però farle alcun male , i lupi ,
come le foriero dotati di ragione, efe-
guirono i fuoi ordini , né mai più fu
ivi veduto il cinghiale .
Nel tempo delle merli ftava Gugliel-
mo in certo luogo, che chiamavaii Grot-
ta delle Mofche vicino a Guleto, quan-
do accefoli il fuoco in campagna mi-
nacciava di confumare le meffi . Ciò
veduto da' fuoi difcepoli portarono* in
fretta ad avvifarlo del pericolo , in cui fi
vedevano di perdere tutte le fatiche dell'
anno. Allora egli comandò ad uno di loro
di
334 Di S. Guglielmo Abate
di falir a cavallo , e portando in mano
uno {capillare, di cui allora fpogliorTi,
di girare attorno i campi minacciati.
Mirabile cola! a proporzione che il Mo-
naco andava attorno, il fuoco fi riti-
rava, coficchè Tettarono intatte le meilì,
il che non poco giovò per accrefcere
la {lima , in cui V avevano i fuoi disce-
poli , ed in confeguenza l'ubbidienza
a' fuoi ordini .
Che più ? infino 1' acqua, con la quale
egli lavavau* le mani , acquiftava virtù
per far miracoli. Provoilo una donna,
che talvolta aveva la fortuna d' alber-
garlo ; attefochè avendo fatto bere un
poco di queir acqua ad una figlia , che
per effere lunatica , inquietava tutto il
vicinato , liberolla totalmente dal fuo
male .
Non mancarono al fervo di Dio quel-
le contraddizioni , con le quali è {oli-
to il Signore di provare le virtù de'
fuoi . Nella Corte del Conte Roberto
di Caferta molto divoto del Santo vive-
va un letterato , cui davano nell'occhio
gli onori , che '1 Conte rendeva a Gu-
gliel-
Fondatore de' Romiti ec. 335
glielmo . Non celiava pertanto il male-
volo di (ereditarlo, come perfona fem-
plice , e idiota , che non iaperTe quel,
che fi faceva . Accadde un giorno, che
venirle dal Conte il Santo per trattare
con lui qualche affare Ecclefiaftico $
quando il letterato giudicando favore-
vole l' occasione di far comparire l'igno-
ranza dell' uomo di Dio , incominciò
a muovere varie queftioni, e a depu-
tare con lui . Ma lo Spirito Santo, cui
niuno può refiiìere , che parlava per
bocca del Santo , confufe in guifa queir
orgogliofo , che ri ritirò dalla tenzone
umiliato . Volle ad ogni modo vendi-
carvi , e afpettatolo fulla fìxada con una
mafnada di fgherri , lo fece battere
crudelmente , e non andò libero dagli
ftrapazzi il compagno . Era queiK in
penfiero di ritornare addietro per rac-
contare al Conte il tatto, e chiamarne
giulìizia . „ Ma nò , duTe il Santo , i
„ mondani eultodifeono con diligenza
„ le loro ricchezze , e temono, che fi
„ fappia , dove ftanno riporti i loro
H tefori pel timore , che fiano rubati .
Avver-
3 3 6 Di S. Guglielmo Abate
» Avvertite dunque di non perdere il
„ noitro teforo con manifestarlo. Le no-
» (tre ricchezze fono le ingiurie, e gli
„ obbrobrj, e fi perdono colF impagini*
$ za ; e dov' è la maiìima del Vangelo
>t di porgere l' altra guancia a chi ha
„ percoflb la deftra ? Fattevi il fegno
„ della croce fui cuore , e pentitevi
» d' aver dato orecchio ad un tal pen-
>> fiero , e non ne parlate mai . „
Così fecero ritorno al Moniitero . Ma
non lafciò Iddio impunito 1' attentato .
Fu il letterato aflaiito da malattia sì
orrida , che per due anni efalando dal
corpo un fetore intollerabile, era a' fuoi
domestici infortribile , e finì miferamen-
te i fuoi giorni .
Andò la fama della fàntità , e de' mi-
racoli di Guglielmo agli orecchi del Re
Roggero , il quale perciò volle vederlo,
e udirne i difcorfi , e non fenza fuo par-
ticolare profitto . Ma tante ne dicevano
al Re i Cortigiani , che ftava fofpefo,
s'ei veramente fofie quel fant' uomo ,
che compariva , o un ipocrita , che fi
trasfigurava. L'Ammiraglio del Re, che
chia-
Fondatore de' Romiti ec. 337
chiamavafi Giorgio d' Antiochia, era di-
votiflimo del Santo , ne udiva i ragio-
namenti con quel gufto , col quale fen-
tiva la Maddalena le parole del Salvato-
re , e in ogni occafìone proccurava di
pigliarne la difefa . Ora accadde , che
ad una donna dotata di fìngolari bellez-
ze, ma infame per la vita diibneita, che
menava, giungerle la fama della buona
opinione , in cui Guglielmo era preflb
all'Ammiraglio, e de'fofpetti, che talora
aflalivano il Re . Venne pertanto ella
ad offerirli al Re di chiarirlo del fatto,
ov' egli le permetterle di follecitare colle
Tue arti il Santo. Confentì il Re , e la
rea femmina prefentataii al Santo fotto
fpeziofo prétefto , lo ammonì di non ro-
vinare coi digiuni, e di pigliarli qual-
che pafTatempo , giacché ciò non difdi-
ceva alla fua età . In una parola mo-
ftrando d'efìere amante di lui, dimandò
di andarlo a ritrovare nella notte feguen-
te. Moftrò il Santo di contentai fi, e
già cantava la rea donna le fue vittorie}
ma cefsò ben preilo la fua baldanza,
quando portatali la fera alla cella dell'
Tom, L Y uomo
338 Di S. Guglielmo Abate
uomo di Dio , e da quello introdotta
lo vide coricarli fopra accefì carboni ,
che a quell'effetto aveva apparecchiati,
invitandola a farne ella altrettanto fo-
pra quella porzione, 'che aveva per lei
riferbata . Ammirò la donna non meno
la generofità dei Servo di Dio, che l'evi-
dente miracolo da lèi veduto , perchè
né pur un capello , o un filo del Santo
fi abbruciò, quantunque lungo tempo
il rivolgelTe fopra i carboni , Laonde
compunta , e confufa predicava poi le
virtù di Guglielmo, e raccontando al Re
il fucceflb , quelli pentiffi d'avere dubi-
tato della di lui virtù , e d'averla polla
alle pruove. Reflò confolatiflìmo, e glo-
riof© l'Ammiraglio, e la dònna diman-
dò di vivere d' allora in poi a Dio, pi-
gliando l'abito religiofo (otto nome di
Suor Agnefe; anzi fondatoli un Moni-
fiero di donne meritò d' effere fatta Ba-
deffa. Era quel Moniflero pretta di Ve-
nofa , di cui fcrivono non reflarne più
vefligio .
Un tale atto recò non piccioli van-
taggi alla Congregazione del Santo: per-
chè
Fondatore de' Romiti ec. 339
che il Re le hc^ fabbricare varj Moni-
fieri a Palermo , e altrove . In quello
di Palermo profefsò ra Sereniffima Co-
ftanzaj che alcuni vogliono folle figlia,
ed altri pronepote di quel Gran Prin-
cipe . Ora però vi fi oflerva la regola
di S. Baiìlio . Privilegiò ancora quel
Gran Monarca il Moniltero di Monte
Vergine con un ampio diploma nell'an-
no 1 1 37. , e non cefsò infìnchè viiTe il
Santo , di proteggerlo , d' udirne i con-
figli, e di proccurare la dilatazione -del
fuo Ordine , credendo fermamente, che
per la falute fua, e de' fuoi popoli avea-
gli Iddio conceduto un tanto uotio .
Intanto Guglielmo confumato anche
più dalle fatiche, e dalle penitenze, che
dagli anni , fentivafì venir meno , e fa-
pendo per rivelazione, che n* avvicina-
va il hne de' fuqi giorni , derìderò ab-
boccarli per 1' ultima volta col Re. Era-
no già fcorfi otto anni , da che fi era
fondato il Moniftero di Palermo, e de-
lìderava ancora di rivederlo .per dare
alle Religiofe gli avvifi neceflarj per
mantenere in vigore l'oflervanza. Pafsò
Y 1 dun-
34© Di S. Guglielmo Abate
dunque a Salerno, ove fapeva ritrovarti
il Re , dal quale fu accolto con ringoia-
re venerazione , e con lui navigò a Pa-
lermo . Vifitati in Sicilia i Mònifteri
della fua Congregazione licenziosi da
quel Monarca , aflicurandolo , che più
non fi farebbero veduti , e ritornò al
Moniftero di Guleto . Parlò a quelle
Monache per 1' ultima volta , le quali
fentendofi dire , che vicino era il fuo
fine , fpàrfero amare , e copiofe lagri-
me ; ond'egli , eh' era dotato di vifeere
di compaffione paterna, fu aftretto a
ritirarfi .
Afrtlito alcuni giorni dopo da febbre
con acerbo dolore, di tefta andò appa-
recchiandofi alla morte , fenza volere
ne'fuoi mali alcun follievo . Nel fettimo
dì fi fece forza per farli condurre alla
Chiefa , fi coleo davanti ad una Croce,
e vietò , che dopo la morte fé gli to-
glierle checchefia d'indoffo, o fé gli can-
giaflero le vedi . Nella notte feguente
al primo cantare del gallo chiamato dal
fuo Signore , a cui sì fedelmente aveva
fervito , volò a fuoi ampleffi, correndo
F anno
Fondatore de' Romiti ec. 341
Tanno di Crifto 1 i42.*di Tua età il cin-
quantennio fettimo , fedendo nella Tedia
Pontifìzia Innocenzo II. Fu feppellito il
fuo fagro Corpo nella Chiefa del Salva-
tore di Guieto , e le Tue efequie furono
celebrate da'fuoi con pompa, ed onora-
te da Dio con molti miracoli . Fra que-
lli è reftata memoria della guarigione
d'una donna da lungo tempo forda, la
quale confidando ne' meriti del Santo ,
avvicinatati alla bara , col metterti uno
delle di lui dita negli orecchi ricuperò
l'udito. In progrerTo di tempo la Badeffa
di quel Moniftero, che chiamavafi Agne-
fe, gli fece fabbricare una magnifica cap-
pella alla fìniftra dell'Altare maggiore.
Vederi ivi una (tatua del Santo , e della
medesima Badeffa con varj ornamenti
affai belli , abbenchè di fattura antica .
Dopo la morte, e fepol'tura del Servo
di Dio continuò il Signore ad operare
miracoli in favore di chi faceva ricorfo
alla tomba Una fanciulla paralitica da
più d* un anno avvifata ih fogno dal San-
to , vifitò divotamente il fuo fepolcro,
e retto rifanata . Era cittadina di Nufco,
Y ,
34* Di S. Guglielmo Abate
e già aveva invocato P ajuto di moln
altri Santi. Una donna dì Paterno afpra-
mente tormentata dallo fpirito maligno,
condotta a viva forza al fuo Altare, men-
tre ivi fi celebrava la fanta Meffa , ne
fu miracolofamente liberata. Un'altra
fanciulla di Marano invafata dal Demo-
nio, per comando del Santo, che le com-
parve in vifione , porto/fi al di lui fe-
polcro ; e dopo qualche eforcifmo il De-
monio lafciolla per fempre . Fu pari-
mente al medefìmo'fepolcro rifartato un
agricoltore, che da molti anni zoppi-
cava con molta fua incomodità. Né è
da dubitare , che parecchie altre grazie
confeguirono i Fedeli per Tinterceffione
del Sant' Uomo , febbene a noi non ne
fia giunta la memoria «
Annotazione.
COnvien offervare col P. Comodo Ja-
ningo l , che Giovanni di Nufco
premorì al Santo fuo Maeftró ; onde è
for^a dire o che due fo fiero di tal no-
me , come pare più verifimile, o che aW
opera
x Ad Afta Jun. t. 6. 260.
Fondatore de' Romiti ec. 34 %
opera di luì fìafi aggiunta la morte , e
i miracoli del Santo feguiti dopo 7 paf-
f aggio di Giovanni .
Al fepolcro del Santo fu appojta la
feguente ifcri^ione , la quale , tuttoché
fenta della barbarie del j ecolo, è ad og
modo per la fua /implicita degna a" ef-
fere letta .
„ Clauditur hoc opere homo fancìitatis,
„ Per quem Chrifto redolent flores honeftati» .
„ Is in terris extitit cultor Trinitatis ,
„ Et amicus unica^verae Deitatis .
„ Ccenobitas regulans Gulielmus. eft vocatus ,
„ Modo qui curri Superis gaudet laureatus .
„ Carnem inops domuit grafia ditatus ,
„ Qui nunc seternis epulis conftat invitatuj
„ Auxit hanc Bafilicam Agnes Abbatifla ,
„ Huic facrum tumulum corpus locat ipfa,
,, Hic laudis officia redduntur , & Miflfa .
„ Nos Deus ad praemia ducat repromifla .
„ Hoc opus eximium Urfus laboravit ,
„ Iftud fuis digitis artifex paravit .
„ Hujus loci populum ifle qui creavit,
„ Suis ducat mentis , eum quo locavit .
DI
344
D I
5- VITTORE
PRIMO VESCOVO DI TORINO.
CHE fin dal primo fecolo della
Chiefa fìa flato in Torino predi-
cato il Santo Vangelo o da S. Barna-
ba , o da' fuoi discepoli , o forfè an-
cora da S. Pietro , il quale fecondo un'
antichi/lima tradizione pafsò per quella
Città, egli è più che credibile. L'ef-
fere per appunto fìtuata fui paffaggio,
che dall' Italia conduce nelle Gallie ,
dà fondamento di giudicare , che affai
per tempo abbia avuto chi le annun-
ciaffe la divina parola* _
Ora. avvegnaché i Santi Martiri Te-
bei dappoi ivi la pfedicaffero per alcun
tempo , non fi può tuttavia negare, che
il Criftianefìmo vi fu foltanto pubblica-
mente introdotto dopo la famofa vit-
toria , che di Maffenzio riportò Coftan-
tino
Primo Vescovo di Torino. 345
tino il Grande , animato dalla celefte
vifione della Croce , la quale fecondo
varj autori gli parve o Tulle montagne
di Sufa , o ne' Campi Taurini. In que'
Campi appunto debellò Coftantino una
parte dell' efercito di Maffenzio , che fu
poi uccifo in Roma con più piena vit-
toria j nei qual efercito militava una
numerofa truppa di Catafratti Torinefì,
che il Panegirista di Coftantino defcrifTe
vefliti di ferro da capo a' piedi e ca-
valli , e uomini , di afpetto terribili ,
di fortezza invitti , dal ferro impene-
trabili , e per numero formidabili .
Dopo tal vittoria datafi alla Chiefa
la pace , che dalle antecedenti perfecu-
zioni era ftata cotanto agitata 9 allora
maggiormente fi dilatò la fede -, e fé
pur è vero , che già Torino aveffe per
Vefcovo S. Vittore , il quale per tefti-
monianza di Filiberto Pingone " inco-
minciò a federe nell' anno 310., gran-
de convien dire , che fofle la fua con-
folazione in vedere , che per gli Editti
del vittoriofo Auguito era a tutti per-
metto
i Auguft. Taur. pag. 119.
346 Di S. Vittore
medo di abbracciare la Criftiana Reli-
gione . Seguitando dunque il S. Veifco-
vo gì' impubi , che gli dava il fuo zelo,
adoperom* in guifa per dilatarla, ch'eb-
be la buona forte di vedere la Tua Città
in gran parte Criftiana . Ufcirono allo-
ra dalle grotte i Fedeli , dove ave-
vagli obbligati a raunarfi per le ora-
zioni il timore de' Tiranni , e potendo
pregare a Cielo aperto, convenne pen-
sare a dar loro comodità di luogo ,
ove potefTero affiftere a' Sagrifìzj , udi-
re la divina parola, e congregare per
le funzioni Ecclefiaftiche ;
Era già in Torino un. picciolo ora-
torio , fabbricato da S. Giuliana ad
onore de' Santi Solutore, Avventore ,
ed Ottavio Martiri Tebei fopra '1 loro
fepolcro,ove con maggiore pietà, che
pompa, era Iddio adorato da' Criftiani.
Ma non efTendo quei iuogo capace dei
popolo , che ogni dì andava aumentan-
do il numero de' Battezzati , il noflro
S. Vittore per provvedere ad un tal
bifogno fi valfe dell'autorità data dal
pio Imperatore. E ciò fu col conver-
tire
Primo vescovo di Torino. 347
tire i Tempj profani , ne' quali fi erano
adorati gl'idoli , in altrettante Barili-
che del vero Iddio , ove a lui , ed
a' Tuoi Santi fi renderle il culto dovuto .
Non contento adunque di avere ac-
crefciuto eoa fabbriche l' oratorio di
S. Giuliana , dedicò ancora ad onore
di S, Solutore il Tempio d' Iride , che
gli ftava -vicino , purificandolo prima
con facre cerimonie. Altrettanto in pro-
greflb di tempo fu fatto del Tempio
dedicato a Diana , il quale, come por-
ta l'antica tradizione, e fi legge nella
moderna ifcrizione , fu dal noftro S. Vit-
tore confegrato a Dio fotto '1 titolo
di S. Silvefiro , ed ora è uffiziato dal-
la Veneranda Compagnia dello Spirito
Santo , che ha la cura de' Catecumeni ,
e de' Neofiti .
Di S. Vittore altro non abbiamo, le
non che dopo avere donato rendite
confiderabili per lo foftentamento di chi
uffiziava la Chiefa di S. Solutore, Tan-
tamente morì , e come par verisimile,
in quella Bafilica fu fepolto . E non è
picciola perdita P eflerfi fmarriti non
meno
34$ Di S. Vittore
meno gli Atti di lui , che le fue reli-
quie in occafione de' difaftri , che ha
{offerti la Città di Torino.
Annotazioni.
CHE né* Cam pi T aurini i ò nelle mon-
tagne di Sufa abbia Cojlantino ve-
duto la Croce col motto in hoc fìgno
vìnces , è opinione di molti-, ed è fon-
data /opra quello , che ne fcriffe S. Ar-
temio preffo Metafrajle ai 20. a" Otto-
bre , il quale era prefente a tutto , e
Cotto Giuliano poi fu coronato del mar-
tirio . Narrarlo ancora nel Panegirico di
Cojlantino indica , che vicino alla Città
di Torino fu il battagliare pia pericolofo;
e fi crede , che la battaglia , ove i Cata-
fratti T or ine fi furono vinti , feguiffe nella
campagna di Mirafiori .
Non è da dubitarfi , che Cojlantino
abbia permeffo a Crifliani a" impadronirfl
dei Tempj degF idoli , e di confagrarli
al culto del Signore . Egli medefimo ne
die r e f empio convertendo i Tempj a" Ado-
ne , e di Venere , cti erano al prefepio
■ di
Primo Vescovo di Torino. 349
di Betlemme , e fui monte Calvario , in
Bafiliche dedicate ad onore dell1 Altijfi-
mo . Es però vero , che in que principj
non da per tutto ciò fi potè efeguire ,
attefo la prepotenza de Gentili ; ma ne-
gar non fi può , che avveniffe in pia
luoghi , come i nojlri Scrittori afficura-
no ejferfi fatto in Torino dei due tempj
dy Ifide , e di Diana per opera del nofiro
S. Vittore.
Scrivono però alcuni , che il Tempio
d1 Ifide fu non cangiato in Chiefa , ma
atterrato dì órdine del Santo Vefcovo , e
che delle fue rovine fu fabbricata la
Chiefa de Santi Martiri , nella quale en-
trò il loro antico oratorio ; il che fembra
non fi poffz dire del Tempio di Diana y
velendofi ancora aTLoflri giorni fabbri-
cato • con architettura antica .
Aggiugneremo qui alcune cofe di Vit-
tore IL , Vefcovo anch1 egli di Torino ,
quantunque non abbia appreffo gli Scrit-
tori il titolo né di - Santo , ne di Beato,
sì perchè fu Prelato di grandi virtù, sì
perchè le fue memorie fervono a diluci-
dare la floria di S. Vittore I.
Al
350 Di S, Vittore
Al Gran S. Majjimo fu dato per fuc*
cejfore Vittore IL , uomo , che fra tutù
i di lui difcepoli fi. giudicò degno di
riparare la perdita del Santo . Grande
indizio delle fue virtù fi -è /' offervarfi^
che effendo fiato deflinato S, Epifanio
Vefcovo di Pavia dal Re Teodorico per
andare in Francia , affine di rif cattare i
fuoi fudditi , che dal Re Gondebaldo in
una f correria fatta di qua dai monti era-
no flati prefi , il S, Vefcovo dimandò
per compagno in tal Legazióne il noftro
Vittore . S. Ennodio l , il quale I Griffe
la vita di S. Epifanio fuo anteceffore ,
riferifce le parole , che quefli diffe al
Re Teodorico in tale occafione , le quali
fanno molto onore al nojlro Vefcovo -
porgetemi, o feliéftììmo Re, l'obbie-
zione detonata al Redentore pel rifcat-
to de' fuoi Fedeli , ed io farò folleci-
to nelP ubbidire . Ma prego la voltra
Clemenza a concedermi per compa-
gno, e partecipe di quefta Legazione
Vittore Vefcovo di Torino , chiaro
epilogo di tutte le virtù -y e fé avrò
quefto
I In vita S. Epiphanii tom. IX. Bibl. Patrum pag. 390.
^ .mo Vescovo di Torino. 3 5 1
quofto Collega, io ibno fìcuro del di-
vido favore, talché le noftr.e dimande
m andranno a voto .
/ due Vefcovi furono ricevuti in Lio-
ne da Ru/iico , che teneva quella' Catte-
dra Vefcovile dopo la morte del B. Pa-
ziente , con ogni onore . E Vittore colla
fua celefìx eloquenza , di cui ne rejia un
faggio neW orazione recitata a Gonde-
' baldo 7 riferita dal foprahnominato %n-
nodio , talmente piegò C animo dei Re ,
1 che oltre a<rli fchiavi rif cattati col da-
naro , ne donò cinquemila di più fenza
mercede , Ritornato gloriofo il noflro Ve-
fcovo alla fua Città , fi applicò tutto a
ben governare la fua Diocefi , accrefcen-
do ancora il culto di Santi Tebei coW
edificare un Moniflero contiguo alla loro
Chiefa , provvedendolo a" entrate pel man-
tenimento di Religio fi -, nel quale pofcia
furono introdotti Monaci dell' Ordine Be-
nedettino , che per lungo tempo ferviro-
no quella Chiefa con grand? edificazione
de' Cittadini .
Non
x V. Brizio progredì della Chiefa Occidentale p. 261.
3 5 * Di S. Vitt. I. Vesc. di u. o.
Non fi fa né f anno , #£ 7 giorno 9
ne 7 genere di fua morte , a/zp' «t;
«o // /^o^o tó/i2 fepoltura . <Ve pk- '
neW anno 495. aWò «2 Francia, t
501. Ti gridio fuo fucceffore sfotto j crijj e
un 'Sinodo in Roma , convien 'dire , c/£' «
morijfe nel fine del fecolo quinto dì
CriJÌQ ;
Il Fine del Primo Tomo.
v*i